Nel 1820, due spedizioni rivali partirono alla scoperta dell’Antartide. Ma solo una riuscì ad arrivare per prima.
A duecento anni dalla scoperta dell’Antartide, il continente ghiacciato è ancora conosciuto come un centro di esplorazione scientifica e un luogo di avventura e ghiacci pericolosi. Ma chi fu a scoprire il nuovo continente? Dipende da cosa si intende per “scoprire”.
Il fatidico avvistamento potrebbe essere attribuito a una spedizione russa il 27 gennaio 1820 o a una britannica appena tre giorni dopo.
All’inizio del XIX secolo, gli esploratori erano andati in cerca di un grande continente meridionale che chiamavano Terra Australis Incognita (“terra meridionale sconosciuta”). Si pensava che questa vasta massa terrestre “controbilanciasse” le terre dell’emisfero boreale. Ma i primi tentativi di trovare il continente erano falliti. Il capitano James Cook lo cercò per tre anni durante il suo secondo viaggio dal 1772 al 1775. La spedizione di Cook e dei suoi uomini arrivò al circolo polare antartico, ma l’esploratore dovette invertire la rotta dopo non essere riuscito a trovare il continente.
Ma Cook era convinto che ci fosse molto di più. “Sono fermamente sicuro che ci sia un tratto di terra vicino al Polo, che è la fonte della maggior parte del ghiaccio che arriva in questo vasto Oceano Meridionale” scrisse alla fine della spedizione, ma “Il rischio che si corre esplorando una costa in questi sconosciuti mari ghiacciati è così alto, che posso dire con franchezza, che nessun uomo potrà mai avventurarsi più lontano di quanto abbia fatto io e che le terre che potrebbero trovarsi a Sud non saranno mai esplorate.” Come poi si è scoperto, Cook era passato a soli 128 km dalla costa del continente, a un certo punto del suo viaggio.
I viaggi di Cook spronarono altri esploratori, ma nessuno ebbe successo e la ricerca della “terra meridionale sconosciuta” fu considerata impossibile. Poi, la ricerca dell’Antartide tornò in auge grazie a rivalità internazionali e ai potenziali profitti ricavati dalle pelli di foca cacciate in quelle acque gelide. La competizione globale per il dominio del territorio e delle relative risorse economiche spinse verso l’Antartide spedizioni di esploratori da Russia, Inghilterra e Stati Uniti.
Nel 1819 la Russia incaricò Fabian von Bellingshausen di superare il punto più meridionale raggiunto da Cook. Il 27 gennaio 1820 il capitano Bellingshausen avvistò quella che probabilmente era una prominenza del territorio antartico nota oggi come la Terra della Regina Maud. Non lo sapeva, ma aveva compagnia: tre giorni dopo, l’ufficiale navale britannico Edward Bransfield avvistò la punta della Penisola Antartica.
UNO STRANO FENOMENO IN ANTARTIDE
Sebbene von Bellingshausen sia stato tecnicamente il primo ad avvistare il continente sconosciuto, scrive lo storico David Day, il suo successo è rimasto nascosto per decenni a causa di una traduzione errata del suo giornale di bordo che ha portato gli storici a ritenere che in realtà non avesse mai avvistato la terra. Gli americani non erano molto lontani: John Davis, cacciatore di foche ed esploratore, fu il primo a mettere piede sulla terra antartica nel 1821.
La corsa per trovare l’Antartide innescò la competizione per localizzare il Polo Sud e scatenò un’altra rivalità. L’esploratore norvegese Roald Amundsen lo raggiunse il 14 dicembre 1911. A distanza di poco più di un mese, lo trovò anche Robert Falcon Scott, il cui viaggio di ritorno ebbe però conseguenze disastrose: l’intero equipaggio morì e la spedizione è tuttora considerata un fallimento.
Tuttavia, quando Amundsen parlò alla Royal Geographic Society in occasione di una cerimonia in onore del suo successo, scrive lo storico Edward J. Larson, i partecipanti applaudirono per i cani dell’esploratore, ma non per lui. L’Antartide è gelida, ma le passioni che alimenta nel cuore degli esploratori e dei loro sostenitori sono davvero infuocate.
Fonte: nationalgeographic.it
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