Quando si parla di Napoli e di vulcani, tutti subito a pensare al Vesuvio, con il suo profilo iconico pigramente appoggiato sul Golfo.
Da sempre temuto per la sua attività, con Pompei ed Ercolano lì a due passi per ricordarne la potenza e la forza distruttrice tutt’altro che sopite. Ma Napoli è appoggiata su una zona sismica ben più complessa e interessante. Se il Vesuvio caratterizza lo skyline della città, sono i Campi Flegrei ad aver diretto la morfologia dell’area, incidendo sulla storia del luogo in modi inaspettati. In un itinerario che mette insieme scavi archeologici, fonti termali, laghi e parchi naturali, scopriamo come una zona sismica abbia disegnato le vicende di un’intera area. Tutte le attrazioni presenti in questo percorso suggerito sono visitabili con il pass campania>artecard, che vi aprirà le porte di tutta la regione.
A immaginarla dall’alto, questa zona sembra una serie di quei cerchi concentrici che si formano in un lago tirando una pietruzza. Soltanto che al posto di una pietruzza dovete pensare alla potenza del magma, e i movimenti dilatarli in ere geologiche. Così facendo potrete visualizzare crateri che si formano, eruttano, franano e si ricoprono di vegetazione verde brillante, e poi ancora e ancora fino alla creazione di un ricamo sismico in costante movimento. Questa danza che sposta su e giù la crosta terreste si chiama bradisismo, ed è il fenomeno responsabile di quel che è accaduto da queste parti. I romani hanno scelto di insediarsi qui perché Capo Miseno offriva riparo alla flotta: merito del vulcano. A Bacoli è possibile ammirare i resti di una città sommersa: merito del vulcano. Il tempio di Giove Serapide emerge e sprofonda nel suolo come un vero e proprio termometro geologico: merito del vulcano.
Baia: sopra e sott’acqua
Il nostro tour parte da Baia, un centro ancora poco conosciuto del golfo di Napoli, ma che grazie a un mix inusuale di geologia, archeologia, tramonti e una voglia di emergere sostenibile e creativa dovrebbe diventare un punto fisso del vostro prossimo tour partenopeo.
Recatevi dapprima al Castello che, costruito sul promontorio, domina tutto il Golfo di Pozzuoli fino a Procida, Ischia e Cuma in una posizione strategica per gli Aragonesi che lo costruirono nel 1495, ma anche per i visitatori che possono tutt’ora, con un solo sguardo, abbracciare un paesaggio che toglie il fiato. Passeggiate per le sale ariose del Museo archeologico dei Campi Flegrei, che si sviluppa su due piani del castello, dove sono esposti i resti di Pozzuoli, di Cuma e della parte sommersa di Baia, sono organizzate mostre temporanee e sono conservati il Sacello degli Augustali di Miseno, i gessi ritrovati alle terme di Baia, dove è stato rinvenuto l’unico atelier noto di copisti romani (per intenderci, i maestri nel comporre statue che avessero i corpi della Grecia classica e unirli con il volto orgoglioso del committente) e il pezzo forte: il Ninfeo di Punta Epitaffio, scoperto sott’acqua proprio a Baia.
Ma attenzione, se pensate che il castello sia una struttura grandiosa, è perché non avete la stessa fantasia e la stessa grandeur che avevano i Romani. Pare, infatti, che proprio in questo luogo sorgesse la villa di Cesare: ne parla Tacito, ma soprattutto ne parlano i muri. Recenti scoperte hanno portato alla luce alcuni affreschi che risalgono alla fine del primo secolo avanti Cristo, oltre che a una stanza dai preziosi pavimenti a mosaico che conferma questa teoria. Ma non solo gli elementi del Ninfeo sarebbero stati la facciata di chi approcciava la villa via mare: si trattava di un edificio costruito come una quinta teatrale di tre piani, decorate con statue e colonne. Un trionfo di marmo a sancire il potere del padrone di casa.
Proprio questa prima parte di statue è quella che è stata sospinta sott’acqua dai movimenti sismici della zona e che, a causa di un distacco della faglia, non è più riemerso (come invece è accaduto ad altre aree). Ma cosa vuol dire per un visitatore? Che è possibile ammirare le statue e la pavimentazione del Parco Sommerso di Baia, sia con una pratica barca dal fondo trasparente, dove sarete accompagnati dalla spiegazione dei ritrovamenti, sia con uscite di snorkelling e immersioni. Un’occasione unica per unire escursioni in acque protette e guardare con occhi (o maschere) nuove alla storia del luogo.
Sulle tracce della Sibilla
Un altro luogo che unisce il mistero della storia, il fascino del mito e la bellezza del paesaggio è Cuma. Prima colonia greca d’occidente, deve la sua fondazione al fatto che i Greci frequentassero Ischia, ai tempi un vero e proprio “mercato”, dove i commerci avevano la priorità sulle guerre. Ma poco più a Nord la colonia di Cuma segnava il confine e rimarcava la presenza della grande potenza anche su questa costa del Mediterraneo, controllando il confine con gli Etruschi.
In questo sito, abbandonato dal 1207, la terra continua a regalare scavi archeologici che, proprio come un libro, raccontano storie, strato dopo strato, pagina dopo pagina. La protagonista principale è indubbiamente la Sibilla Cumana, che dal suo antro cupo e misterioso (sentirete sicuramente qualche brivido nell’avvicinarvi al sito del suo trono, ma potete sempre incolparne i venti) rilasciava responsi su foglie di palma, che le correnti sparpagliavano e i condottieri e i governanti avrebbero interpretato, cambiando le sorti della Storia. E poi i templi di Apollo e di Giove, chiese e cimiteri di epoca medievale, la via sacra, le torri bizantine e magnifiche tombe dipinte (una ottimamente conservata si trova al Museo archeologico dei Campi Flegrei).
Preparatevi ad avere un ricordo indelebile di questo parco archeologico, un ricordo verde e blu: la veduta dalla terrazza abbraccia la pineta incontaminata della costiera Domizia, dove il fulgore della natura non fa che ricordarci che siamo su un vulcano, fertile, temibile e bellissimo.
Scovare il vulcano che non esiste
Il castello Aragonese, Baia sommersa, l’utilizzo che fecero i Romani delle acque calde, e la loro sistemazione in determinate aree, oltre che la configurazione paesaggistica: tutto è legato al fenomeno del bradisismo e a un vulcano che sembra invisibile. Ma i Campi Flegrei sono vivaci e, una volta imparato a osservarli, troverete la loro presenza molto più evidente.
Iniziate dal tempio di Giove Serapide, a Pozzuoli. Si tratta di un monumento più geologico che archeologico, nonché il termometro del fenomeno studiato qui sin dal 1800. Questo mercato pubblico fu costruito nel primo secolo dopo Cristo, ma la cui pavimentazione fu ricostruita già nel secolo successivo perché sprofondava. Questo perché quando la caldera del vulcano si riposa, sprofonda, e quando si attiva, risale. Si chiama fenomeno di risorgenza e i Campi Flegrei sono conosciuti in tutto il mondo per il bradisismo, testimoniato qui da secoli. Vedere per credere: cercate le 3 colonne di marmo che nella parte bassa sono consumate dai litodomi, i datteri di mare che vivono a pelo d’acqua. Significa che lì c’era il mare, perché è sceso il suolo. Non si parla di centimetri, ma di sette metri nel punto più alto.
Il fenomeno è tutt’altro che estinto: dal 2005 il terreno si sta risollevando: 50 cm dal 2011 con poca attività sismica e molto lentamente. Potrete notarlo voi stessi indagando le formazioni di muschi sugli scogli, tra un tuffo e l’altro.
Se ancora non credete di trovarvi in mezzo a un complesso sistema di vulcani fate attenzione ai palazzi: il tufo giallo con cui è stata costruita Napoli è tutta roccia vulcanica. Utilizzate campania>artecard anche per spostarvi nella zona (il trasporto è incluso ed è possibile viaggiare illimitatamente sulla rete integrata dei trasporti UNICOCAMPANIA). Ecco i punti che vi consigliamo:
L’Eremo dei Camaldoli Costruito a 430 metri, ha una terrazza affacciata su una scarpata di 150 metri con pareti di tufo giallo da cui si vede il Vesuvio, il Vomero e la caldera.
Solfatara Attualmente non aperta al pubblico, ma è possibile intravedere le fumarole passando lungo il perimetro: proprio come in Islanda o a Yellowstone vedrete il potere della terra risalire sotto forma di vapori.
Riserva Naturale Cratere degli Astroni Un’oasi WWF caratterizzata da una flora e fauna specifiche e dove si trovano tre laghetti. Il tutto in un cratere vulcanico.
Rione Terra Quest’area abbandonata di Pozzuoli, mantiene un fascino precario, legato alla sismicità della zona. Passeggiate qui prima di concedervi un aperitivo alla Maison Toledo e godere di un tramonto senza eguali.
Fonte: lonelyplanetitalia.it – Giulia Grimaldi
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