Imbarcarsi sulla nave di Jack Sparrow o ascoltare un brano di zouk a casa fa indubbiamente bene all’umore! Ma i Caraibi, paradiso tropicale, meritano di essere scoperti anche attraverso i grandi scrittori che ne hanno svelato la cultura e
raccontato i destini dei loro abitanti.

La rigogliosa costa di Guadalupa, Caraibi ©BertrandGrieu@gmail.com/Getty Images

Il secolo dei lumi (Antille)

Alejo Carpentier, scrittore cubano di origine franco-russa, scelse per questo favoloso affresco romanzato un titolo da saggio storico. In effetti i personaggi ci fanno rivivere la Rivoluzione francese nell’arcipelago delle Antille, dall’Avana fino a Cayenna passando per Guadalupa. Sotto il fuoco degli inglesi i seguaci di Robespierre diffondono il verbo repubblicano e l’uso della ghigliottina nei Tropici creoli, ridotti in schiavitù. Alejo Carpentier, uno dei maggiori rappresentanti della corrente letteraria del realismo magico, riesce a riportare in vita i sentimenti e gli ideali di quell’epoca. Sotto la sua penna, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo volge alla farsa e alla danza macabra nelle colonie del Nuovo Mondo.

Guadalupa svolge un ruolo da protagonista nel romanzo di Alejo Carpentier per un buon motivo. Fu a Pointe-à-Pitre che il rivoluzionario Victor Hugues emanò, nel 1794, il primo decreto di abolizione della schiavitù, poi ripristinata nel 1802 dall’amministrazione imperiale e definitivamente abolita nel 1848 grazie alle battaglie di Victor Schœlcher, al quale la città ha dedicato un museo. Detto questo, i turisti oggi visitano Guadalupa soprattutto per godersi le sue spiagge idilliache, esplorare le affascinanti isolette Saintes e Marie-Galante e fare camminate nella natura lussureggiante!

Cayo Guillermo è il miglior centro di pesca e di kyte di Cuba ©yykkaa/Getty Images

Il vecchio e il mare (Cuba)

Questo breve romanzo, l’ultimo pubblicato da Hemingway, narra l’eroica lotta che si svolge nelle acque della Corrente del Golfo tra un vecchio pescatore cubano e un marlin (una specie di pesce spada). Si tratta di una limpida metafora del coraggio dell’uomo di fronte alla natura, cui lo scrittore dovrà in parte il premio Nobel per la letteratura assegnatogli nel 1954. L’uomo che gli ispirò la storia, Gregorio Fuentes, comandante di un peschereccio, morì all’età di 104 anni senza aver mai letto il libro.

Con i suoi 5746 km di coste bagnate da acque calde e pescosissime, Cuba è il paese ideale per dedicarsi alla pesca in mare. Tutti i grandi centri balneari propongono battute di pesca d’altura. L’Avana si presta bene alla pratica di questa attività grazie ai suoi due porticcioli turistici, ma il miglior centro di pesca è Cayo Guillermo, immortalato nel romanzo postumo di Hemingway Isole nella corrente. A giugno vi si svolge una gara internazionale di pesca sportiva. Pesci spada, tonni e squali incrociano al largo. Tutti al mulinello!

Tramonto sui tetti della città vecchia di Cartagena.©Starcevic/Getty Images

L’amore ai tempi del colera (Colombia)

Un fulgido romanzo d’amore, dai toni epici e barocchi. García Márquez firma un altro capolavoro dopo Cent’anni di solitudine, ma questa volta le vicissitudini del protagonista si dipanano in un arco temporale di 50 anni. Alla ne del XIX secolo Florentino, un giovane e povero telegrafista con la passione per la poesia e la musica, si innamora della più bella ragazza della città e le giura amore eterno, ma lei, da brava borghese, finisce per sposare un medico. Al timido corteggiatore non resta che cercare consolazione in altre donne, far fortuna come armatore e dimostrare alla sua amata la forza e la fermezza dei suoi sentimenti: il mirabile ritratto di un uomo che non ha altri interessi che l’amore. Nel 2007 Mike Newell ne trarrà un lm con Javier Bardem nel ruolo di Florentino.

García Márquez non colloca la storia in un luogo preciso, ma tutto lascia pensare che si tratti di Cartagena, un porto colombiano sul Mar dei Caraibi che lo scrittore conosceva bene per averci trascorso la giovinezza. Arricchitasi con la tratta degli schiavi e il commercio dell’oro sotto l’impero spagnolo, la città vecchia, inserita dall’UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, ha conservato imponenti forti cazioni, una maestosa cattedrale e palazzi

in stile andaluso. La Cartagena moderna è oggi una metropoli con oltre un milione di abitanti. È una destinazione scelta da molti turisti americani, le cui navi da crociera ormeggiano al largo: siete avvisati.

Via dalle capanne negre (Martinica)

Joseph Zobel occupa un posto un po’ defilato, ma singolare, nella letteratura creola. Nato a Rivière-Salée, questo scrittore seppe infondere grande sensibilità ai propri ricordi d’infanzia, legati a un quartiere di capanne di Petit Morne dove visse alla metà degli anni ’30. Fornisce, per esempio, un toccante ritratto di sua nonna, M’man Tine, che lavorava nelle piantagioni di canna da zucchero al servizio dei békés, i bianchi creoli che controllavano l’economia locale. Nel 1982 una connazionale di Zobel, la regista Euzhan Palcy, ha trasposto questo libro sul grande schermo, realizzando un piacevole film al quale ha collaborato anche François Truffaut, sempre molto sensibile alle tematiche dell’infanzia. La Martinica, ‘il fiore dei Caraibi’, è un paradiso per i turisti, ma l’isola non offre solamente tintarella e ti punch. Zobel voleva rendere onore all’anima del popolo martinicano. Potete restargli fedeli privilegiando itinerari e sistemazioni che operino nel campo dell’agriturismo e del turismo sostenibile. Sull’isola ci sono numerosi ristoranti, musei, distillerie che rispondono a tali requisiti qualitativi e ambientali.

Les Anses-d’Arlet, Martinica ©Fabrice Rose/500px

Texaco (Martinica)

Per ripercorrere il passato della Martinica potete sfogliare qualche libro di storia, consultare un’enciclopedia oppure Wikipedia; date e fatti sono tutti lì, in ordine cronologico. Se però volete rivivere la storia di quest’isola, vederla incarnata in un volto e riascoltarla in una parola tanto immaginifica quanto colorita, allora è in Texaco che dovete immergervi. La storia della Martinica a partire dall’affrancamento dei primi schiavi, al principio del XIX secolo, è ciò che narra questa voce creola, il cui tono muta con il procedere del libro e l’avvicendarsi delle tre generazioni della famiglia di MarieSophie Laborieux, la fondatrice del quartiere di Texaco. Parigi è lontana da quest’isola delle Antille francesi dove le decisioni assunte nella madrepatria hanno un impatto talora imprevedibile, ma la capitale francese si è fatta a sua volta travolgere dall’onda d’urto di Patrick Chamoiseau e gli ha assegnato il prestigioso premio Goncourt.

Texaco prende il nome dai depositi di carburante della nota compagnia petrolifera americana, attorno ai quali fu costruita una bidonville che più tardi divenne un quartiere a tutti gli effetti. Situato nella zona ovest di Fort-de-France, Texaco conserva, come gran parte della città, un carattere molto popolare e rientra in un ambizioso piano di riqualificazione urbanistica intrapreso da Serge Letchimy, l’uomo cui Chamoiseau si è ispirato per tratteggiare l’urbanista del romanzo.

Pirati dei Caraibi – La maledizione della prima luna (Saint Vincent e Grenadine)

Il primo dei quattro film della saga ha riportato in voga la figura del filibustiere grazie a un cocktail ben dosato di humour, fantasy e avventura. Johnny Depp, bandana in fronte, parte all’inseguimento del malefico capitano Barbossa, che si trasforma in morto vivente al chiaro di luna. Dopo il flop commerciale di altre pellicole sui pirati, i produttori temevano un fiasco clamoroso. Da qui la bella sorpresa: un successo mondiale, e Johnny Depp lanciato nel firmamento delle star.

Mentre la grande palude è stata ricreata in California sugli altopiani degli studios Burbank, sede della Disney, le troupe di ripresa hanno setacciato i Caraibi alla ricerca di antichi covi di pirati. A Saint Vincent e Grenadine sono state scovate diverse location per il film, come Wallilabou Bay e i Tobago Cays. Formata da una grande isola, Saint Vincent, e da 30 isolotti facenti parte dell’arcipelago delle Grenadine, questa nazione delle Piccole Antille si presenta come un vero paradiso tropicale, con spiagge incontaminate e scogliere coralline. Sebbene rock star ed esponenti del jet set abbiano ‘privatizzato’ alcune spiagge da sogno, i comuni mortali possono approdare su questi lidi idilliaci grazie a un servizio di traghetti che collega le isole.

Musica di strada alle Antille ©Iris van den Broek/Shutterstock

Kassav’, Sonjé (Antille)

‘Zouk béton’, ‘zouk love’, ‘zouk variété’ e persino ‘zouk retrò’: Jocelyne Béroard, una delle star del gruppo Kassav’, spazza via tutte le etichette scoppiando in una fragorosa risata: zouk prima di tutto, zouk tout court. Non solo questo termine, ma la musica stessa è frutto del crogiolo culturale delle Antille, retaggio dei sette ritmi del gwoka della Guadalupa, del bélé della Martinica, del kompas di Haiti e via proseguendo fino al rock’n’roll, ed è in continua evoluzione sin dalla sua nascita, alla fine degli anni ’70. Gli strumenti, le influenze e le mode passano, cambiano, i membri dei Kassav’ incidono album da solisti e poi si riuniscono: è questa l’immagine dello zouk, quella di una musica viva e proteiforme, ma al tempo stesso immediatamente riconoscibile. L’ultimo album dei Kassav’, Sonjé, pubblicato nel 2013, è dedicato a Patrick Saint-Éloi, portavoce dello ‘zouk love’.

Lo zouk è diventato uno dei simboli delle Antille francesi, in particolare della Guadalupa e della Martinica, dove risuona ovunque, nei bar e nelle discoteche, sugli autobus e nei piccoli negozi, nei ristoranti sulle spiagge e nei capanni sperduti in mezzo alla foresta. Il miglior momento, musicalmente parlando, per accostarsi a questa cultura è il Carnevale, quando lo zouk e le sue molteplici varianti si esprimono al ritmo delle percussioni dei gruppi di gwoka.

Fonte: lonelyplanetitalia.it