Dopo due anni di lavori è stato rinnovato, con un ampliamento e nuove funzioni, il museo che custodisce il rifugio della famiglia Frank durante la persecuzione nazista fino all’agosto del 1944.
Un museo, una casa, un luogo dove avevano trovato rifugio non solo due famiglie ebree, ma soprattutto le idee e i sogni di una bambina. Tra le righe di un diario con una copertina bianca e rossa, custodito ed esposto nel museo, sono riposte le speranze di Anna Frank. Come riuscire a insegnare la storia al pubblico? Come far capire ai visitatori ciò che ha vissuto la famiglia Frank insieme alla famiglia van Pels, e il dentista Fritz Pfeffer durante quegli anni? Dopo un intervento architettonico durato due anni, che prevede una nuova area d’ingresso, e maggiore spazio per programmi educativi, la Casa di Anna Frank ha riaperto con una cerimonia alla presenza di Sua Maestà Guglielmo Alessandro, re dei Paesi Bassi.
“Una visita alla Casa di Anna Frank non può mai essere un’esperienza rassicurante”, ha dichiarato durante la cerimonia di apertura Ernst Hirsch Ballin, chairman of the Supervisory Board del Museo. “L’ho sentito anche io quando Otto Frank ha mostrato questa casa a me e mio padre – avevo circa nove anni – poco prima che diventasse un museo, ma non riuscivo ancora a esprimere quel sentimento. Quello che è sempre rimasto con me è l’immagine di quella prima visita: la libreria incernierata che nascondeva l’ingresso nella parte posteriore dei locali commerciali di Otto Frank – l’alloggio segreto. Che ingenuità mettere una libreria piena di documenti lì, e quale paura dietro quella porta tra otto persone che speravano disperatamente che non sarebbero state scoperte, di non essere tradite”.
Per rinnovare il museo che ospita oltre 1,2 milioni di visitatori ogni anno, sono stati investiti 910.000 € dalla BankGiro Lottery, che hanno consentito di costruire un nuovo ingresso, un guardaroba e un’area educativa, progettate dallo studio Bierman Henket Architects. Ora nelle sale vengono fornite maggiori informazioni sugli eventi che si sono susseguiti negli anni ’30 in Germania e durante l’Olocausto nei Paesi Bassi, ma soprattutto sulla vita di Anna Frank, delle altre persone nascoste nell’alloggio segreto e di chi li ha aiutati durante quegli anni. Il concept espositivo è stato realizzato in collaborazione con Dagmar e Georg von Wilcken, e Wim de Bell. La casa resta comunque inalterata, e specialmente l’alloggio segreto che “Otto voleva che restasse vuoto. Ed è così che è ora: vuoto delle persone che si sono rifugiate lì, vuoto delle loro proprietà, ma ora pieno di visitatori e dei loro pensieri e sentimenti”, spiega Ernst Hirsch Ballin. “Quando oltrepassi la libreria con i suoi documenti, entri in uno spazio che per due anni è stato separato dalla violenza e dalla persecuzione; uno spazio oscuro in cui c’era sofferenza, anche se l’inconcepibile peggio doveva ancora venire, dove la gente studiava, litigava e amava, sopravviveva e manteneva viva la speranza. Dietro quella porta c’era un nascondiglio, non solo per le persone che volevano sopravvivere, ma anche per gli ideali che danno vita alla sua forza”.
Fonte: Artribune – Ilaria Bulgarelli
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