Alcuni anni fa rimasi sorpresa quando giunsi a Moulay Idriss… era l’ora della ṣalāt al-maghrib, la preghiera del tramonto per la religione mussulmana, e il muezzin, dall’alto del minareto, annunciava ai fedeli l’appello alla preghiera. La città era avvolta da una meravigliosa luce rossastra, ultimi raggi di un sole che si era appena nascosto oltre l’orizzonte, e tutto intorno a me dava la sensazione che il tempo si fosse fermato. Immediatamente colsi l’unicità e il fascino della città, considerata santa per il popolo del Marocco di fede mussulmana.
Dopo una lunga e rilassante camminata immersa nella natura, ricca di scorci adatti a scattare bellissime fotografie, con i suoi uliveti sparsi in una fiorente campagna, Moulay mi apparve arroccata su due colline rocciose che sovrastano la valle dell’Oued Erroumane. L’architettura della città è simile a quella di altre cittadine visitate in Marocco, con vicoli stretti tipici delle medine, ma spicca lo stupendo minareto in stile bizantino completamente rivestito da piastrelle verdi decorate con arabeschi, l’unico a pianta circolare in tutto il Paese. E’ soltanto da poco più di un secolo che la città ha aperto le porte a visitatori di religioni diverse da quella islamica, ma le moschee rimangono inaccessibili se non ai fedeli mussulmani.
Il Mausoleo di Idriss I è il cuore della città, il luogo sacro dove i fedeli, che non possono permettersi di fare il pellegrinaggio alla Mecca, scelgono in alternativa di fare sei pellegrinaggi, compiuti durante la festa annuale del santo, per adempiere ai dettami della loro religione. E’ tradizione che il Re del Marocco, dopo la sua incoronazione, faccia la sua prima visita ufficiale proprio a Moulay Idriss.
Dopo aver posato lo sguardo sulle vicine rovine dell’antica città fenicia, e successivamente romana, di Volubilis, lasciai questa città, un po’ mistica e affascinante, con una sensazione di leggerezza che ancora oggi percepisco ricordando quell’atmosfera magica che ho vissuto intensamente.
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