Mi sveglio di buon’ora già pregustando la giornata che mi aspetta.
Il viaggio in Marocco ogni giorno mi offre
uno spaccato sempre diverso di questo Paese.
Sono impaziente di partire per una nuova avventura, ma solo dopo essermi gratificata con una meravigliosa colazione: amo la “pastilla au lait”, un dolce di pasta sfoglia, con crema di latte e mandorle tritate profumata all’estratto di rose e di cannella, che accompagno con un delizioso tè al gelsomino.
Il fuoristrada mi attende! Sono diretta a Ouarzazate. Seguendo una strada ricca di verdi vallate, percorro la catena dell’Alto Atlante e attraverso il magnifico passo di Tich’n’Tichka a ben 2260 m di altitudine. La cittadina si trova nella valle del fiume Dadès e, inoltrandomi nel canyon scavato dal corso del fiume, il paesaggio si modifica e mi regala degli scorci stupendi che definirei lunari.
Mi sono sempre chiesta: come si trasforma un territorio fino a diventare un deserto?
Man mano che mi avvicino a Ouarzazate vedo cambiare repentinamente ciò che mi circonda lasciandomi alle spalle sempre più sporadiche tracce di vegetazione, che vengono rimpiazzate da un terreno più arido, fino ad arrivare a ridosso del deserto, introducendomi al Sahara, dove la sabbia color rosa mi illude di congiungermi direttamente con il cielo.
Raggiungo la meravigliosa piazza centrale, molto vivace, ricca di negozietti e mi concedo una pausa bevendo l’immancabile tè alla menta, mentre inizio a cogliere l’atmosfera affascinante di questa città.
Ouarzazate è molto nota per essere stata scelta, tempo fa, quale cittadella del cinema e ospita grandi studi cinematografici, avendo avviato una preziosa collaborazione con importanti produzioni hollywoodiane che hanno utilizzato questo territorio quale set per la realizzazione di molti film famosi ambientati in zone desertiche. Le condizioni meteorologiche favorevoli durante tutto l’anno e gli spazi enormi a disposizione sono elementi fondamentali che inducono noti registi a trasferire le riprese proprio in Marocco. Anche le stupende kasbah di Ait Benhadou e quella di Taourirt sono state utilizzate per l’ambientazione di numerosi film.
Ripensando a capolavori come Lawrence d’Arabia, al Tè nel deserto, a Kundun di Scorsese, al Gladiatore con Russel Crowe, a Star Wars, alla Mummia, a Sahara con George Clooney, a Cleopatra e a Babel e, più di recente, alla serie-tv Il Trono di Spade, mi guardo intorno alla ricerca di indizi riconoscibili che mi riportano alle scene di epici kolossal che affollano la mia memoria.
Concludo la giornata con la visita ad alcune kasbah. Sono dei tipici palazzi-fortezza abitate fino agli inizi del secolo scorso, costruite con paglia, fango e legno, con bellissimi decori all’interno e arricchite da archi moreschi alle finestre che si affacciano da un lato su meravigliosi palmeti lussureggianti e dall’altro sulle montagne che delimitano il deserto roccioso.
Rientrando dopo il tramonto, il fuoristrada sobbalza ogni tanto lungo un percorso un po’ capriccioso e il cielo, non ancora visitato dalla Luna,
mi accompagna offrendomi lo spettacolo delle stelle
che sembrano vegliare su di me.
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