Un progetto ambizioso finanziato interamente dall’Unione Europea con il supporto delle più importanti istituzioni. Sorgerà al Cairo e sarà il museo archeologico più grande del mondo!
Il Museo Egizio di Torino, il Louvre di Parigi, l’Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino e il Rijksmuseum van Oudheden di Leida fanno parte della lega dei musei che coadiuverà le operazioni del grande progetto di ristrutturazione del GEM – Grand Egyptian Museum. Un enorme complesso a pochi chilometri dalle piramidi di Giza e dall’aeroporto del Cairo che sarà fornito di 28 negozi, dieci ristoranti, un centro congressi e un cinema. Un progetto su cui le autorità egiziane ripongono molta fiducia, nella speranza di rilanciare il paese e far tornare l’Egitto una destinazione culturale piena di fascino. Scadenza prevista per il 2020.
Si chiama Transforming the Egyptian Museum of Cairo ed è il progetto di ristrutturazione che darà vita al centro archeologico più grande del mondo. Una missione ambiziosa finanziata interamente dall’Unione Europea e sostenuta dal sopracitato gruppo di musei (affini per tematica). Un museo, il GEM – Grand Egyptian Museum, la cui nascita era stata annunciata tanto tempo fa, già nel 1992, in previsione di aprire vent’anni dopo. Ma, a causa del difficile clima politico che ha immobilizzato a lungo la nazione, la data è slittata più volte, fino a quest’ultimo annuncio – si pensa definitivo -, che fissa il termine dei lavori al 2020. Il risultato finale sarà quindi un enorme complesso di 490.000 mq, un luogo pensato per l’“edu-tainment” (educazione e intrattenimento). Il costo complessivo invece, ammonta a un miliardo di dollari. Un investimento ingente ma che si spera efficace per rilanciare il paese dopo instabilità politica e attacchi terroristici, tornando ad ospitare flussi di turisti stranieri: “si sta sviluppando e modernizzando per l’esperienza del visitatore. Le due grandi attrazioni, le Piramidi e il Grande Museo Egizio, dovrebbero essere collegate e completarsi a vicenda”,afferma Tarek Tawfik, direttore di GEM che si pronuncia ottimista “Speriamo che questo aumenti il numero di visitatori, per garantire la sostenibilità e la manutenzione di questo enorme museo”.
Alcune indiscrezioni erano girate attorno a un’opera simbolo della civiltà antica, la stele di Rosetta. La lastra in pietra, databile intorno al 196 a.C., è stata scoperta dall’esercito di Napoleone, e si è rivelata un passe-partout per gli archeologi grazie alle sue inscrizioni tradotte in geroglifico, egiziano demotico e greco. Si trova al British Museum di Londra dal 1802, e da lì non si muoverà, nonostante alcune prime ipotesi che la vedevano prendere parte alla collezione del GEM. A far chiarezza infatti è stato lo stesso direttore Tawfik: “Sarebbe bello avere la stele di Rosetta in Egitto, ma questo è un argomento che necessiterà ancora di molte discussioni e trattative. Il rimpatrio degli oggetti non è una priorità per il Grand Egyptian Museum, a causa del numero di manufatti – più di 100.000 – che avremo in mostra quando apriremo nel 2020“.
A proposito dell’intervento del British Museum, è stata sollevata un’altra questione: quale sarà il ruolo dell’Inghilterra in questo consorzio UE quando, a fine marzo, gli effetti della Brexit saranno effettivi? La risposta è che il museo non farà marcia indietro. Continuerà ad esserci, magari assumendo un ruolo di consulenza per ciò che concerne la curatela e il riordino della collezione: “Speriamo sicuramente di continuare a partecipare a iniziative congiunte post Brexit; la maggior parte del lavoro su questo progetto si svolgerà dopo il 29 marzo” dichiara una portavoce, “Il museo lavora in collaborazione con musei in Europa e in tutto il mondo e continuerà a farlo”.
Fonte: Artribune – Giulia Ronchi
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