Una chiesa e un monastero inaugurati a Abu Dhabi.
Il più antico sito cristiano degli Emirati Arabi

DOPO OLTRE VENT’ANNI DI LAVORI APRE IL SITO CRISTIANO RISALENTE AL VII SECOLO SULL’ISOLA DI SIR BANI YAS. UN EVENTO CHE SUGGELLA UNA STAGIONE DI DIALOGO INTERRELIGIOSO DI CUI GLI EMIRATI ARABI SI FANNO PORTAVOCE NELL’ANNO DELLA TOLLERANZA.

L’apertura del sito cristiano di Sir Bani Yas rappresenta la riscoperta di antiche radici in cui la convivenza tra cristiani e musulmani caratterizzava questa zona del Medioriente. Oggi, parallelamente a una rinascita degli Emirati Arabi e a un flusso turistico internazionale, si punta a promuovere il dialogo interreligioso e interculturale, offrendo al mondo antiche tradizioni e reperti archeologici, coniugati con nuove costruzioni e infrastrutture all’avanguardia.

LA CHIESA E DEL MONASTERO DI SIR BANI YAS

Scoperto nel 1992, questo sito è stato recentemente inaugurato e aperto ai visitatori. La chiesa e il monastero di Sir Bani Yas risalgono al VII e VIII secolo d.C: la riscoperta è avvenuta tramite scavi archeologici, che sono iniziati con il ritrovamento di alcune case e del muro di cinta che le circondava nel 1992, fornendo una prima descrizione della pianta del sito. Due anni dopo, alcune croci di intonaco hanno rivelato l’esistenza di una chiesa. Tra i reperti rinvenuti ci sono svariati oggetti di vetro e ceramica testimoni di un commercio all’epoca ampiamente praticato nel Golfo Arabico. Una volta completati gli scavi, è stato messo a punto un programma di conservazione incluso in un piano più ampio per la gestione dell’intera isola; questo permetterà di monitorare le condizioni dell’area e definire futuri piani in materia di scavi, ricerche e attività di restauro.

Nahyan bin Mubarak Inaugurates Sir Bani Yas Church and Monastery

LA DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DELLA TOLLERANZA

Alla cerimonia di inaugurazione hanno presenziato SE Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, Ministro della Tolleranza, SE Mohamed Khalifa Al Mubarak, Presidente di DCT Abu Dhabi e SE Saif Saeed Ghobash, Sottosegretario di DCT Abu Dhabi, insieme a restauratori, archeologi, media e autorità ecclesiastiche cristiane. “Il sito archeologico di Sir Bani Yas ha ricevuto un’attenzione particolare dal padre fondatore degli EAU, Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, in virtù del profondo significato e valore che detiene come eredità storica del patrimonio culturale degli Emirati”, ha affermato il Ministro SE Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan. “Sheikh Zayed ha svolto un ruolo chiave nel sostenere gli scavi archeologici, studi e ricerche legate alla storia e al patrimonio. Ha accolto numerose spedizioni archeologiche nell’Emirato e ha fondato l’Al Ain Museum, per mostrare le scoperte e i manufatti derivanti da queste imprese e fornire uno sguardo sullo stile di vita di quelle comunità ha hanno abitato la regione prima di noi”.

CHIESE CRISTIANE: UNA NUOVA APERTURA DEGLI EMIRATI ARABI

Mentre Dubai ha consolidato la sua fama di capitale del lusso sfrenato, la sorella Abu Dhabi, emersa successivamente, si sta sviluppando in un senso più inclusivo e con un’offerta diversificata. Non solo, quindi, una meta per paperoni, ma aperta a un turismo worldwide, per tutti gli interessi e per (quasi) tutte le tasche. In questo processo, la tolleranza tra i popoli costituisce un tassello essenziale: all’inizio del 2019, considerato il The Year of Tolerance negli Emirati, Papa Francesco ha fatto visita a questi luoghi, firmando assieme al Grande Imam di Al Azhar il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. “La chiesa e il monastero di Sir Bani Yas fanno luce sulla nostra storia culturale, di cui possiamo essere orgogliosi”, ha aggiunto il Ministro della Tolleranza, riferendosi ancora al sito cristiano da poco riscoperto, “l’esistenza di questo luogo è la prova dei valori di tolleranza ed accettazione che da sempre caratterizzano la nostra terra. Ciò sottolinea ulteriormente l’importanza del dialogo interculturale e della collaborazione, poiché il sito fornisce la prova dell’apertura degli EAU verso le altre culture”.

Fonte: Artribune.com –  Giulia Ronchi