A INAUGURARLO IL GALLERISTA E COLLEZIONISTA MICHELE SPINELLI, CON LO CHEF NICOLA RICCI. SIAMO ANDATI A VEDERLO, ECCO COME SARÀ.
“Il nome Vettor è nato dalla voglia di collegare il più possibile il progetto del ristorante alle mie passioni personali e al bagaglio di esperienze. Ho voluto installare, in maniera permanente, un piccolo lavoro di Pisani della mia collezione privata nel ristorante per far riconciliare questo importante artista alla sua città, Vettor infatti rinnegava le sue origini preferendo dire di essere nato ad Ischia come il papà; il disegno in collezione è dedicato infatti alla bella isola. Un nome semplice, diretto con un’allure internazionale che però è direttamente collegato al territorio, come anche la cucina che proponiamo”. A parlare è Michele Spinelli, che il mondo dell’arte conosce come fondatore della galleria Doppelgaenger di Bari, insieme ad Antonella Spano. Oggi, separatosi (con amicizia) dalla ex socia che mantiene le redini della bella galleria in Bari Vecchia, Spinelli, anche collezionista ed appassionato d’arte, intraprende sempre nella sua città una nuova avventura, coniugando l’amore per le opere con quello per il food & wine.
IL RISTORANTE VETTOR
Si trova in pieno centro città ed è stato progettato dall’architetto Simone Esposito, formatosi in Francia e Sudamerica. Il logo ricorda le linee delle vetrate di uno dei più iconici palazzi della città barese: l’Acquedotto Pugliese. Vettor nasce in società con lo chef Nicola Ricci che ha ideato per lo spazio, articolato in due sale color porpora, con bancone bar in apertura e chef table (per meglio seguire e farsi raccontare i lavori in corso) un menù sperimentale che mette insieme i sapori della tradizione locale con i saperi dei maestri giapponesi, che Ricci ha seguito fin dagli anni della formazione. Non sarà dunque una sorpresa assaggiare un Uramaki con la polenta fritta barese o accostare ai crudi la stracciatella. Né trovare in menù delle proposte di pasta, o cicchetti veneziani e club sandwich. Alla ricca carta e alla ricercata cantina si accompagna anche il forte desiderio di porsi come centro culturale, affiancando alla zona food lo spazio galleria.
LA GALLERIA
Ciclicamente infatti il bar del ristorante ospiterà opere di artisti invitati dai titolari: l’esposizione è fruibile anche dalla strada riprendendo il concetto di vetrina già sperimentato da Spinelli con il Tender, lo spazio project temporaneo della galleria Doppelgaenger che ha ospitato progetti speciali dal 2016 al 2018. Ma come saranno selezionati gli artisti? “L’unico limite che mi sono dato per la selezione delle opere è l’utilizzo esclusivo di una grande parete dell’ingresso/bar del ristorante, illuminata h24, collega il ristorante alla città. Mi piacerebbe ospitare artisti incontrati casualmente, come è successo con Jamie Sneider ad una cena da amici, artisti che reputo vicini e a cui voglio bene, artisti antipatici ma che stimo professionalmente. L’idea è di non avere nessun vincolo e non ragionare da gallerista non aver nessun filone e se vorrò, poter ospitare un quadro del ‘600”, spiega Spinelli. La prima artista a realizzare un’opera è Jamie Sneider, americana nata a Boston ma cresciuta a New York che ha recentemente inaugurato una casa galleria per artisti a Lecce. In mostra una grande tela creata utilizzando non solo i colori tradizionali ma anche macchie di cibo e liquidi (relazionandosi in maniera coerente con il concept del locale), fino a creare, insieme alle luci e agli altri arredi che compongono il bar, una tarsia marmorea in un assetto quasi sacrale da “pala d’altare”. Ma non mancano anche interventi permanenti e site specific: non solo il già citato disegno di Vettor Pisani, nume tutelare dell’intera esperienza, ma anche l’opera di Facon-Facon, progetto fondato dalla coppia di artisti francesi Sarah Jerome e Gael Davrinche, che coniuga il fare artistico con il design e che qui movimenta gli ambienti del bagno. “Mi piacerebbe anche lavorare con la video arte”, conclude Spinelli, “ho previsto anche un proiettore, ma quello che maggiormente vorrei è che i nostri clienti si sentano in questo luogo ben accolti e che l’esperienza di una cena in un luogo così intimo possa attraverso il cibo avvicinare tutti all’arte contemporanea”.
Fonte: Artribune.com – Santa Nastro
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