Chefchaouen: la perla blu del Marocco
Adagiata in una valle con la zona antica che si arrampica sulle montagne del Rif nel nord del Paese, Chefchaouen è la “perla blu” del Marocco. Fu protettorato spagnolo fino alla metà del secolo scorso e considerata luogo sacro e di pellegrinaggio per i musulmani, al punto da proibirne l’accesso agli stranieri. La città ha custodito segretamente la sua bellezza e, quando si è rivelata al mondo, è diventata un’ambita meta ricca di interesse storico, essendo stata fondata nel XV secolo da esiliati andalusi di religione ebraica e musulmana in un territorio abitato da popoli berberi.
Tutto a Chefchaouen è colorato nelle più belle sfumature di blu: case, porte, finestre e strade, concentrate principalmente nella medina, la città antica, tipicamente strutturata con stradine e viuzze strette, che seducono già al primo sguardo. La piazza di Outa-el-Hammam è il cuore della città che ospita una kasbah impreziosita da stupendi giardini e una moschea caratterizzata da una torre ottagonale. Mescolarsi agli abitanti e cogliere i profumi del pane appena sfornato, del cous cous e del tajine rende ancora più surreale la passeggiata nel centro storico, godendo di una architettura esclusiva che si manifesta nelle diverse espressioni culturali che convivono ormai da tempo. Edifici con balconi esterni nel quartiere ebraico, il Mellah, si differenziano da quelli tipici musulmani, che orientano le finestre verso il cortile centrale interno, come i riyāḍ.
Sono molte le teorie che tentano di spiegare i motivi per cui Chefchaouen sia colorata nelle varie tonalità di blu. Sembra che furono gli ebrei a sceglierne la particolare colorazione per motivi religiosi, in quanto rappresenta il cielo e il paradiso, ma si crede anche che il blu sia un potente repellente per zanzare e moscerini.
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