A JEVNAKER, IN NORVEGIA, IL KISTEFOS-MUSEET SI ARRICCHISCE DELLA NUOVA STRUTTURA PROGETTATA DA BJARKE INGELS. E OSPITA UNA MOSTRA DEDICATA A MARTIN CREED E HOWARD HODGKIN
Fondato nel 1996 sull’area di un ex stabilimento cartario nelle vicinanze di Jevnaker, il Kistefos-Museet si arricchisce di Twist, una nuova struttura che completa questa peculiare sede espositiva, già costituito da un museo industriale e da un parco di scultura contemporanea. Mecenate del progetto, l’uomo d’affari e collezionista Christen Sveaas, discendente dei fondatori della cartiera dismessa nel 1984. In questi giorni il museo vede anche il passaggio di consegne fra l’attuale direttore Egil Eide, in carica da dieci anni, e Birgitte Espeland, che appunto gli subentrerà a breve.
IL TWIST
Con quella linea sinuosa ‒ quasi ad assecondare le raffiche di vento che soffiano sul Nord ‒, le vetrate su cui si specchiano le foreste circostanti e i pannelli d’alluminio che s’intonano al cielo grigio, la nuova struttura del Kistefos Museum, imponente e leggiadra insieme, viene definita dal progettista Bjarke Ingels “una scultura abitabile”, un elemento del paesaggio, oltre che un museo di 1000 metri quadrati sospeso sulle acque della Randselva, con la peculiarità, al centro, di una torsione di 90 gradi. Le grandi vetrate che affacciano sulle sterminate foreste circostanti fanno sì che la natura stessa diventi un’opera d’arte osservabile da un punto di vista privilegiato; inoltre, la visuale dall’estremità settentrionale del Twist abbraccia l’antico edificio (1889) della cartiera, di modo che, ovunque si volga lo sguardo, si ha la sensazione di essere immersi nel paesaggio.
The Twist, inoltre, costituisce la prima opera di Ingels in Norvegia, seguita, nell’arco di poche settimane, da un altro progetto in Scandinavia: Copenhills, a Copenhagen, è infatti l’inusuale torre, con pista da sci sulla parete inclinata, che sorge sull’inceneritore cittadino. Un’architettura che ridisegna lo skyline, a poca distanza dal centro storico, e che avvicina alla fruizione del pubblico luoghi solitamente distanti dalla vita quotidiana.
IL PARCO
Alle 46 già presenti, si aggiungono, in occasione dell’apertura del Twist (e del ventennale del parco stesso), tre nuove opere di Elmgreen&Dragset, Giuseppe Penone e Tony Oursler, che vanno ad arricchire la panoramica sulla scultura contemporanea: Benglis, Kassen, Bjørlo, Kapoor, Cragg, Botero sono fra gli artisti presenti; norvegesi e stranieri, fianco a fianco in un “labirinto” di forme, volumi e prospettive che si incastona con armonia nella natura circostante, ne rimodella la percezione e la arricchisce di nuovi elementi. Un’armonia artistica che riecheggia quella che da millenni caratterizza la relazione del popolo norvegese con la natura.
LA MOSTRA
Allestita nel Twist, curata da Guy Robertson e visibile fino al 17 novembre prossimo, Hodgkin and Creed ‒ Inside Out è la prima occasione in cui le opere dei due artisti dialogano; l’arte concettuale e installativa di Martin Creed incontra l’astrattismo semifigurativo delle pitture di Howard Hodgkin: dalla semplicità tecnica di quest’ultimo si passa ai complessi assemblaggi di Creed; un accostamento che a prima vista appare stridente, ma che in realtà è funzionale ad approfondire l’ottica d’osservazione delle opere esposte: da un lato, si scopre la geometria cromatica delle pitture di Hodgkin, dall’altro si scopre invece l’irruenza delle installazioni di Creed; pur fra loro molto diverse, le opere si compenetrano, si arricchiscono a vicenda e si completano.
Una mostra “semiologica”, incentrata sui segni dell’arte e sulle possibilità di combinarli insieme, che rispecchia l’approccio emotivo alla materia di Hodgkin e Creed. La ricerca di quest’ultimo è fatta di teatro, danza, pittura, scultura, performance, ironia, coinvolgimento dell’altro. Un’arte che si getta “nel mondo” e chiede attenzione e confronto, è curiosa e pone domande. All’altro capo del percorso concettuale della mostra, ben lontano dalle etichette, Hodgkin è stato un pittore caleidoscopico, che dal Pop passava con disinvoltura all’Espressionismo astratto o all’Informale, prediligendo più i colori che la linea o la forma. Percorsi assai personali, non apparentabili, ad esempio, a Rothko o Twombly, e dove la pittura va oltre la cornice, rompendo i rigidi schemi di separazione fra opera e realtà: una liberazione del segno alternativa a quella di Pollock, e una maniera più intima di interrogarsi rispetto a Creed.
Su queste premesse, la mostra è una discussione a tempo di minuetto sul gran teatro della vita, sulle bizzarrie e le utopie dell’umanità, mai paga di niente e sempre invece curiosa e angosciata: luci e ombre dell’Antropocene.
Jevnaker // fino al 17 novembre 2019
Hodgkin and Creed ‒ Inside Out
KISTEFOS-MUSEET
Samsmoveien 41N
Fonte: artribune.com ‒ Niccolò Lucarelli
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