C’è una terra mitica dove riempire lo sguardo di tutta la bellezza possibile, ascoltandone i silenzi e gli echi di un passato che si ritrova in ogni angolo. Quel luogo dal carattere arabeggiante e dai panorami selvaggi, è l’Oman, una meta non troppo conosciuta che si apre piano piano al turismo. Mantiene con fiero orgoglio, però, la sua variegata meraviglia fatta di bianche moschee intarsiate e luminose, di wadi (letti dei fiumi) dall’acqua verde smeraldo nei quali rinfrescarsi tra milioni di pesci, di oasi tra paesaggi rocciosi, di antiche capitali, di souq carichi di ogni oggetto possibile e di dorati deserti di sabbia. Proprio tra le pieghe delle dune, accompagnati da un vento leggero che regala all’orizzonte un effetto sfumato, ci si concede una corsa adrenalinica in 4×4 alla volta di mercati di spezie e profumi, inebriati da uno spettacolo unico che resterà nel cuore per sempre.
Volare verso la terra dell’incenso
In Oman tutto profuma di incenso (la cui resina si recava dall’onnipresente albero), fiori ed essenze deliziose; non a caso è la terra di Amouage, l’azienda di profumeria di lusso che vanta alcuni dei flaconi più rari e cari al mondo. Il modo più comodo per giungere è affidandosi alla compagnia aerea nazionale Oman Air, che opera quotidianamente da Milano Malpensa a Muscat con due voli, al mattino alle 10 e alla sera alle 22 dal capoluogo lombardo e alle 2 del mattino e alle 14.45 dall’Oman. La sua business class ha un servizio di ottimo livello con un grande rapporto qualità-prezzo. Il suo layout innovativo è paragonabile a molte cabine di prima classe, con divisori di privacy regolabili e un vero letto nel cielo senza compromettere lo spazio per le gambe e diverse opzioni di intrattenimento. Altrettanto confortevole la classe economy che garantisce una piacevole esperienza a bordo.
Inizia il viaggio
Nell’incontaminato profilo di un Paese stuzzicato dalla vanità opulenta, ma dal forte patrimonio storico e dal grande senso di identità, chi giunge all’aeroporto di Muscat sa che inizierà un’avventura in un mondo arabo autentico, non ancora deteriorato dalla ricchezza esagerata. Il volto nuovo dell’Arabia con un animo antico si nota ovunque: nei bassi edifici in pietra delle città dal fascino tradizionale, nei valori intatti dei beduini campioni di ospitalità e nelle bellezze naturali che passano anche dalle coste di acqua trasparente su litorali baciati dal sole. E proprio dalla capitale del sultanato inizia di solito un magico soggiorno tra le emozioni di un passato che ritorna continuamente e la presenza di modernissime infrastrutture alternate a belle spiagge e a vivaci quartieri moderni o a datati mercati e bazaar. Ha un fascino indefinibile Muscat, diverso dagli altri centri abitati della regione. I grattacieli sono pochissimi e ogni edificio, di solito basso e di colore bianco o color sabbia, deve richiamarsi alla tradizione locale con una cupola o una finestra con arabeschi. Per il decoro della zona, inoltre, è vietato spostarsi con auto che non siano perfettamente pulite. Il nome significa letteralmente “porto sicuro” e il mare svolge ancora un ruolo fondamentale, per l’arrivo dei visitatori, per i commerci e per gli splendidi paesaggi che regala. Affacciata sul golfo dell’Oman, la città si trova ai piedi della catena dell’Hajar, tra i principali rilievi della regione, e fu abitata fin dal quinto millennio a.C, poi nel Cinquecento fu occupata dai portoghesi e a metà Seicento il sultano Bin Sayf vi fondò un impero esteso da Zanzibar al Pakistan. Oggi le influenze di questo continente restano soprattutto nel cibo, un mix di Asia e Africa e per chi volesse provare il meglio delle pietanze tipiche un indirizzo interessante può essere quello di Bait Al Luban, con vista su Mutrah corniche. Quest’ultimo è uno dei quartieri più belli dove cogliere l’essenza omanita, lungo un percorso ricco di eleganti edifici con finestre a graticcio e fascinose moschee. Quest’area portuale ha la tipica atmosfera di un villaggio di pescatori e al crepuscolo regala il meglio di sé, anche per la presenza del vicino souq, dove contrattare il prezzo di datteri, magneti, lampade multicolorate, spezie, il caratteristico pugnale, profumi e argento e portare a casa un pezzo di una magica location in un dedalo di viuzze traboccanti di ogni bene. Da vedere assolutamente c’è anche la moschea del Sultano Qaboos, la più grande del Paese aperta ai visitatori e con interni realizzati in marmo di Carrara. La Grand Mosque, capolavoro dell’architettura islamica moderna, è il regalo fatto dal sultano Qaboos al suo popolo per il 30esimo anniversario della sua ascesa al trono. Imponente e tutta bianca all’esterno, all’interno è carica di mosaici, lampadari giganteschi e disegni geometrici e floreali dai colori sgargianti. Il tappeto persiano che vi si trova, è il secondo più grande del mondo dopo quello di Abu Dhabi e fu realizzato nell’arco di quattro anni da oltre 600 tessitrici. Immancabile il giro al Museo Nazionale dell’Oman, che espone una collezione molto ricca di gioielli, costumi tradizionali, scrigni intagliati, manufatti in bronzo e il dhow, la locale imbarcazione. E poi c’è la Royal Open House, fiore all’occhiello e cuore della programmazione culturale, teatrale e musicale di tutto il Sultanato, sin dall’inaugurazione nel 2011. La sera a Muscat ci si può immergere in un mix di atmosfera europea e araba all’hotel W Muscat con i suoi ristoranti e gli aperitivi nella terrazza con eccezionale vista della città. Per chi vuole, infine, concedersi un soggiorno da mille e una notte, l’albergo di riferimento del jet set internazionale (di recente visitato anche da Chiara Ferragni e Fedez) è The Chedi Muscat, membro di The Leading Hotels of the World. L’architettura è in stile orientale con un tocco moderno e intorno è un trionfo di giardini, fontane, tre piscine, tra le quali spicca quella più grande del Medio Oriente di ben 100 metri, ristoranti di primo livello e 350 metri di spiaggia privata.
Verso il tropicale Salalah
Cambia scenario completamente, quando si giunge in Salalah e si capisce che la principale peculiarità dell’Oman è proprio la diversità dei suoi paesaggi. Nella sua provincia più meridionale ci si perde tra piantagioni di banane, palmeti rigogliosi con vista Oceano Indiano e frutta tropicale, volando in un altro mondo diviso dal resto del Paese da un lungo deserto di ghiaia. Per secoli centro del commercio dell’incenso, rappresenta un mosaico etnico di popolazioni e il periodo migliore per la visita è durante o subito dopo il passaggio del kharif (da giugno ad agosto), caratterizzato da nebbie e deboli piogge. Il capoluogo del Dhofar è una pittoresca città subtropicale ancora legata agli antichi possedimenti omaniti nell’Africa orientale e chi vuole meglio conoscerne il passato può organizzare un giro nel Museum of the Frankincense Land con le antiche rovine di Al Baleed all’esterno. Sono ciò che rimane di Zafar, il porto commerciale del XII secolo dal quale l’incenso veniva spedito in India per essere scambiato con spezie pregiate. Il museo ne ricostruisce la storia a partire dal 2000 a.C e si trova poco distante dallo splendido Al Baleed Resort Salalah di Anantara, totalmente immerso nella natura. E proprio nella “città giardino” del sud, non si può perdere la visita a una Garden Farm, tra boschetti di cocco, banana, papaia e verdure e casette in rovina sullo sfondo. E poi c’è lo stop alla bellissima Moschea Shanfari con le sue squisite opere d’arte e piastrelle colorate.
Alla scoperta del Dhofar
Da qui parte la via dell’incenso che, dall’epoca romana, collegava la penisola arabica con il mondo mediterraneo. Per le escursioni in Oman è sempre meglio affidarsi ad accreditate guide, in particolare uno dei nomi più noti e di sicura affidabilità e competenza è Zahara Tours (www.zaharatours.com) che offre tour personalizzati alla scoperta del Sultanato delle meraviglie. Una settimana guidati da questi “angeli custodi” locali permette di non perdersi nulla: dagli antichi Forti, al deserto, alla vibrante Muscat, fino alla montagna delle rose di Jabal Al Akhdar o al bagno in una depressione carsica, ai bordi di un antico cratere vulcanico o al giro tra i principali souq. Esplorando il Dhofar, una interessante visita è quella al villaggio di pescatori di Taqa, una città vecchia con un interessante castello circondato da torri di avvistamento e case in pietra. Si prosegue fino al torrente Khor Rori, il sito della città in rovina di Samhuram e capitale del commercio di incenso dell’Antica Arabia e si osservano gli scavi che mostrano un luogo legato a scambi commerciali via mare con destinazioni dell’Estremo Oriente e con la Grecia. C’è, poi, Mirbat, l’antica capitale del Dhofar, che era una città importante già nel IX secolo per il suo commercio di incenso, cavalli e schiavi e della quale oggi restano vecchie abitazioni famose per le sculture in legno. In loco, una dei siti storici più famosi di Dhofar è la tomba di Bin Ali con la sua struttura a doppia cupola e l’architettura medievale, che è molto importante per i locali. Chi si trova nel Salalah, dovrebbe prevedere un passaggio a Ayn Razat, dai curatissimi giardini tra le rocce alimentati da sorgenti sotterranee naturali, dove concedersi un rilassante picnic immersi nella natura.
Jebel Akhdar: tra silenzi, meraviglia e profumo di rose
Jebel Akhdar (o Jabal Akhḍar), in arabo significa “Montagna verde” e, in effetti, spicca con i suoi terrazzamenti e un’area fertile coltivata principalmente a melograno, albicocche e frutteti di ottima qualità. Qui si possono organizzare scalate, trekking, canyoning o semplici escursioni e, da marzo a maggio, le pendici si colorano di vaste chiazze di rosa per la fioritura dell’omonimo fiore. Il luogo più bello per ammirare questo spettacolo, soprattutto ad aprile, è Al Ayn con le rose della specie Jebel Akhdar che vantano 35 petali e un intensissimo odore, che rende l’idea della meraviglia dell’acqua venduta nei laboratori e lavorata nelle vicine distillerie. Una passeggiata in alta quota tra villaggi abbandonati, permette di notare pure piante rare, coralli fossilizzate e il profilo delle montagne occidentali di Hajar che cambia con le stagioni. Proprio in quest’area sorge l’Anantara Jabal al Akhdar, con una vista mozzafiato nei dintorni e dove provare un mocktail (cocktail senza alcool al tramonto) con vista su Diana’s Point. Il resort, infatti, sorge nel preciso punto nel quale diversi anni fa Lady Diana arrivò in elicottero con il principe Carlo accompagnata dal sultano. Inutile dire che ne rimase molto affascinata.
Da Nizwa alla notte nel deserto
Nizwa, l’antica capitale, permette di fare un vero salto indietro nel tempo. Sorge nella spettacolare regione delle montagne, tra le maggiori attrazioni turistiche dell’Oman e vanta la presenta di un caratteristico souq (compreso quello del bestiame) e del famoso Forte. La cittadina storica, a due ore da Muscat, è circondata da un’oasi verdeggiante e dal Nizwa Fort, fatto erigere nel XVII secolo dal Sultan Bin Saif al Yaruba e completato in 12 anni. Noto per la sua torre a pianta circolare alta 40 metri, in cima garantisce la vista su splendide piantagioni di datteri. Da qui si può far rotta verso il deserto, con la sua magia, specie al tramonto. L’esperienza più bella quando si scelgono queste dorate distese immerse nel silenzio, è quello di dormire in un campo tendato come 1000 nights camp, situato tra le dune dell’area di Sharqiya Sands. Bellissimo godere di un pasto circondati da uno sfondo di questo tipo, riunirsi di fronte al fuoco nell’accampamento e dedicarsi a una notte detox senza internet e a tu per tu con la natura. Questo tratto di terra è noto anche come Wahiba sands, dal nome della tribù di Beduini che lo popola.
Tra wadi e bagni
Prima di tornare “alla base” a Muscat, e godere ancora della sua atmosfera, ci si può dirigere verso Sur, dove si può visitare il molo dei pesci e la fabbrica di dhow, la tipica imbarcazione che qui viene costruita anche per molti Paesi africani. E poi concedersi un bagno nelle acque verde blu di Bimah Sinkhole, uno spettacolare cratere calcareo situato in una depressione carsica. Per concludere un viaggio spettacolare, è buona idea fermarsi al Wadi Arbayeen per un pasto tipico a base di pane omanita, Meshkak, Baba Ghanoush, falafel e un delizioso mix di proposte indiane e libanesi. E per finire Halwa e tè o caffè.
Fonte: ilmessaggero.it
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