Paradiso su palafitte
In una delle oltre mille isole coralline delle Maldive, il nuovo resort di lusso concepito dall’architetto Yuji Yamazaki vede quindici ville schierate ad arco, ciascuna in relazione esclusiva con l’oceano. L’espressivo edificio centrale per le attività collettive è rivestito di pannelli fotovoltaici che garantiscono elettricità pulita per l’intera comunità.
Il riscaldamento globale desta qualche preoccupazione a diverse latitudini del pianeta, ma per le Maldive rappresenta un serio pericolo: è la nazione a maggior rischio di scomparire a causa dell’innalzamento del livello dei mari. Per tutelare la biodiversità della barriera corallina l’economia maldiviana ha intrapreso una lotta contro la speculazione edilizia e le emissioni di CO2. L’obiettivo è sostituire le fonti di energia fossili con la forza del sole e del vento. S’inserisce in questo contesto l’idea eco-sostenibile concepita dallo studio Yuji Yamazaki Architecture per un resort di lusso che sembra sorgere dalle acque cristalline dell’isola di Kudadoo, nell’atollo di Lhaviyani.
Il progetto comprende una serie di ville private disposte ad arco e un edificio principale a due piani che accoglie reception, bar, ristorante, area fitness e spa, il cui tetto è rivestito di circa mille pannelli fotovoltaici, montati con un’inclinazione di tre gradi per catturare quanta più luce equatoriale possibile e farsi “scivolare addosso” le brevi e intense precipitazioni tropicali: i 320 kWp di potenza generati sono in grado di alimentare l’intera isola senza combustibili inquinanti (il kWp indica la potenza erogata da una cella o da un pannello fotovoltaico se sottoposto a determinate condizioni standard, ndr). Anche il sistema idrico è totalmente autosufficiente, grazie all’impianto di desalinizzazione dell’acqua marina, e al ricircolo dell’acqua di scarico attraverso un sistema di depurazione.
Nel progettare il verde si è evitato di introdurre specie non autoctone, così le piante più diffuse nel resort sono palma da cocco, lattuga di mare, Ironwood, Ibisco e Pandano. Per minimizzare l’impatto sulla vegetazione le quindici ville, ciascuna con terrazza panoramica e piscina a sfioro, poggiano su palafitte. Le ampie finestre situate in ogni ambiente su pareti opposte favoriscono la ventilazione naturale, mentre coperture a sbalzo, ombrelloni e tettoie assicurano a ogni villa almeno cinque ore d’ombra al giorno.
Il sistema di schermi laterali “a cassetta di uova”, progettato dallo studio in base all’angolo di prossimità delle ville, garantisce totale privacy e una vista frontale più ampia sull’oceano, oltre a illuminarsi magicamente al tramonto grazie al sistema Led a basso consumo. Gli edifici sono realizzati quasi interamente con legni resistenti all’umidità: le pareti esterne sono di cedro, che l’architetto Yuji Yamazaki – seguace della filosofia giapponese della transitorietà (Wabi-Sabi) – ha scelto «perché diventa più bello con il passare del tempo ed è particolarmente lucente in un clima salino». Quasi tutti gli arredi in teak sono realizzati su misura dall’azienda indonesiana Warisan, che lavora esclusivamente con legni di foreste certificate.
Fonte: abitare.it
LES SOURCES DE CAUDALIE È DEVOTO
ALLA NATURA, AL GUSTO E AI SENSI
Luogo di bellezza naturale a pochi minuti dal centro di Bordeaux, Les Sources de Caudalie si trova nel cuore di un famoso vigneto circondato da boschi. Un vero borgo, il prestigioso hotel vinicolo è stato ecologico sin dall’inizio. Le 40 affascinanti camere e le 21 splendide suite sono nominate e decorate individualmente in linea con le diverse sfaccettature della regione dell’Aquitania.
Pionieri di un concetto inventato in Francia quasi 20 anni fa, la Caudalie Vinothérapie Spa combina le virtù dell’acqua di sorgente naturalmente calda con prodotti a base di uva, come il famoso scrub al Cabernet schiacciato, il bagno a botte e il massaggio del Winemaker.
Due punti per la ristorazione: il ristorante stellato Michelin “La Grand Vigne” per i classici raffinati firmato dallo chef Nicolas Masse e “La Table du Lavoir” con un sapore da locanda di campagna. Imperdibile è il bar “French Paradox”, dove gli ospiti possono assaggiare i migliori vini al calice e il “La Tour de la Degustation”, che offre una selezione di bottiglie vintage. Rouge, un nuovo concetto di wine bar, offre una selezione di prodotti locali di alta qualità da gustare al bar o da asporto.
Les Sources de Caudalie racchiude un concetto unico, che unisce la raffinatezza dell’uva, l’arte dell’alta cucina, i vini del Grand Cru Château Smith Haut Lafitte e le sorgenti termali.
Fonte: xoprivate.com
Chiang Rai
Situata a 785 chilometri a nord di Bangkok, Chiang Rai è la capitale della regione dell’estremo nord. Situata a quasi 600 metri sul livello del mare copre un’area di circa 11,700 km2. La sua provincia confina con il Myanmar a nord e con il Laos a nord-est. La maggior parte del territorio è montagnoso, con cime che raggiungono 1,500 metri di altezza e nelle valli tra le montagne scorrono diversi fiumi, il più importante è il fiume Kok, vicino al quale sorge la città. Questo fiume è la principale via di collegamento con la vicina provincia di Chiang Mai, attraversa il centro di Chiang Rai e passa attraverso diversi insediamenti tribali e parchi da cui partono le gite a dorso d’elefante nella giungla.
All’estremo nord della provincia si trova una zona denominata “Triangolo d’Oro” dove il fiume Mekong e il fiume Ruak si incontrano creando così la linea di frontiera tra la Thailandia, il Myanmar e il Laos, mentre le alte montagne tutt’intorno sono abitate da tribù come gli Akha, i Lahu, i Karen ed i Mon. La regione possiede una lunga storia di piccoli regni che ebbero la loro origine nel periodo pre-Thai, mentre la città di Chiang Rai fu fondata nel 1262 dal Re Mengrai: capitale del Regno Lanna fin quando non venne superata in importanza da Chiang Mai. Oggi, Chiang Rai è una piccola ma attraente città e si presenta come un perfetto punto di partenza per l’esplorazione delle bellezze paesaggistiche e culturali della Thailandia del Nord.
Attrazioni della città
Monumento e Stupa del Re Mengrai. Per rendere il giusto omaggio al fondatore di Chiang Rai, il suo monumento dovrebbe essere il primo luogo della città ad essere visitato dal momento in cui gli abitanti credono che il Re Mengrai meriti il rispetto dei viaggiatori prima che questi comincino il viaggio.
Wat Phra Sing. Questo tempio, in via Singhakhlai, è un esempio raffinato dell’architettura religiosa Lanna. La statuetta di Phra Phuttha Sihing, che adesso si trova a Chiang Mai, era originariamente custodita proprio qui.
Wat Phra Kaeo Posto dietro al Wat Phra Sing, Wat Phra Kaeo è noto per la sua sala in stile tardo Lanna con le statue in bronzo di Buddha. Il tempio è comunque più famoso come il luogo in cui venne scoperto il Buddha di Smeraldo, attualmente conservato a Bangkok.
Wat Rong Khun. Meglio conosciuto come il Tempio Bianco, è uno dei templi più facilmente riconoscibili in Thailandia. Situato fuori città attira un gran numero di visitatori, sia Thai che stranieri, facendone una delle attrazioni più visitate a Chiang Rai.
Il Triangolo d’Oro – Amphoe Chiang Saen
A 8 chilometri da Chiang Saen, questo famoso luogo sul fiume segna il punto in cui i confini tra la Thailandia, il Laos e il Myanmar si incontrano e dove si congiungono il fiume Mekong con il suo piccolo affluente il fiume Ruak. Le barche sul Mekong si possono noleggiare per intraprendere un viaggio da Chiang Saen risalendo verso il Triangolo d’Oro o discendendo verso Chiang Khong. La città di Chiang Saen, deliziosamente situata sulle sponde del fiume Mekong, è il sito di un insediamento antico che precede la nascita di Chiang Rai. Le testimonianze di questo periodo si palesano nelle rovine delle mura cittadine, nei fossati e nei templi.
Fonte: turismothailandese.it
Capodanno 2020, una 24 ore di festa dedicata alla Terra: mille artisti in centro e Skin al Circo Massimo
Tra piazza dell’Emporio e il Circo Massimo l’area dedicata alla grande feste. Circa mille gli artisti impegnati in performance di ogni genere. Raggi: “Un’ode alla straordinaria bellezza della natura”
Saranno di nuovo 24 ore di festa, dedicate quest’anno al rapporto con la Terra con grandi ospiti internazionali tra i quali Skin, cantante degli Skunk Anansie, che arriverà con tre ore di dj set al Circo Massimo. E oltre 1.000 artisti su altre performance che scandiranno la notte.
Si svolgerà dalla sera del 31 dicembre alla sera dell’1 gennaio la quarta edizione de La Festa di Roma 2020, la grande manifestazione a ingresso libero promossa, in occasione del Capodanno, da Roma Capitale con la collaborazione del Tavolo tecnico per la produzione culturale contemporanea coordinato dal Dipartimento Attività Culturali di cui fanno parte: l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Associazione Teatro di Roma, l’Azienda Speciale Palaexpo, la Casa del Cinema, la Fondazione Cinema per Roma, la Fondazione Musica per Roma, la Fondazione Romaeuropa, la Fondazione Teatro dell’Opera, l’Istituzione Biblioteche di Roma e il coordinamento organizzativo di Zetema Progetto Cultura.
Ecco il programma nel dettaglio
A presentare la Festa la sindaca di Roma, Virginia Raggi e il vicesindaco con delega alla Crescita culturale, Luca Bergamo, con una conferenza stampa organizzata nell’Esedra di Marco Aurelio dei Musei Capitolini, in Campidoglio. La Festa di Roma, ha detto Raggi, “sarà un’occasione per riscoprire la città, con questo evento chiudiamo il 2019 e apriamo il 2020”.
L’evento, ha sottolineato la sindaca, “sarà ovviamente gratuito e aperto per tutti i cittadini, turisti, visitatori e curiosi: ci sono anche 7 call aperte, quindi ci sarà la possibilità per chiunque di provare a partecipare e lavorare con gli artisti”. L’edizione, ha spiegato Bergamo, “è dedicata al tema della Terra e alla relazione fra uomo e natura. Un’ode alla straordinaria bellezza, vitalità e grandiosità della natura, che partirà la sera del 31 dicembre al Circo Massimo e che proseguirà per 24 ore, come il ciclo di una giornata e come il tempo di una rotazione del nostro pianeta”. Una festa, ha proseguito il vicesindaco, “pensata come un viaggio nella natura, all’interno degli ecosistemi terrestri e delle loro biodiversità, interpretato poeticamente nella giornata dell’1 gennaio come un percorso attraverso cinque ambienti immersivi dentro e intorno alla Terra, una Terra senza confini e senza barriere, una Terra che fa della diversità il suo valore”.
Le novità dell’edizione 2020
Quest’anno la regia e il coordinamento artistico della Festa di Roma 2020 sono a cura di Fabrizio Arcuri, Claudia Sorace e Francesca Macrì. L’edizione è dedicata al tema della Terra e alla relazione fra uomo e natura, interpretata come un percorso attraverso cinque ambienti, cinque ecosistemi che coesisteranno e si contamineranno nella vasta area a disposizione della festa (compresa tra Piazza dell’Emporio, Ponte Fabricio, Giardino degli Aranci e Piazza Bocca delle Verità): il mondo del ghiaccio e dell’acqua dolce, il mondo colorato dei pascoli e delle praterie, il mondo dei deserti, il mondo delle giungle, delle foreste e dei boschi, il mondo del mare. Ogni ambiente, che il pubblico potrà attraversare a proprio piacimento, sarà animato da performance artistiche, scenari visionari e installazioni a tema, che importanti artisti internazionali realizzeranno appositamente, site specific, per stupire e coinvolgere gli spettatori.
Saranno parte integrante del viaggio anche gli elementi della natura che dialogano con l’architettura della città: il fiume, in primo luogo, che rappresenta la grande arteria che accompagna il percorso, con gli alberi che incorniciano il tratto, i giardini e le altre aree verdi che, colorando il cammino, ci ricordano che la natura è ovunque fra di noi, è la casa che condividiamo con tutti gli esseri viventi, dentro cui abbiamo il privilegio di vivere e di cui tutti dovremmo prenderci cura. L’immagine di quest’anno, realizzata dall’illustratrice Chiara Fazi, è stata cucita sul tema dell’evento: la Madre Terra. L’artwork, interamente dipinto a mano e animato digitalmente, racconta la festa visionaria coinvolgendo lo spettatore attraverso tanti sipari che celano altrettanto mondi: un grande collage, un festival di dimensioni surreali e universi naturali.
Fonte: romatoday.it
Il Cairo Luci e Suoni
alle piramidi di Giza
Straordinario spettacolo alle Piramidi più famose del mondo, che vi trasporteranno indietro di migliaia di anni per svelare i segreti della vita ai tempi dei faraoni dell’Antico Egitto. La narrazione inizia con la Sfinge, guardiana della necropoli di Giza da oltre 4500 anni, che in prima persona ripercorrerà le principali imprese legate alla grandezza dei gloriosi regni. Si comprenderanno alcune delle tecniche, tanto sofisticate e ancora misteriose, usate per la costruzione di queste imponenti meraviglie, che sono sopravvissute fino a noi in tutta la loro maestosità e che esprimono grande spirito umano, creatività e ingegno.
Vedrai la piramide sepolcrale e la barca che il faraone Cheope usò per navigare durante il suo viaggio verso l’immortalità e il vivido volto di Chefren, suo figlio, che fece costruire la sua piramide, leggermente più piccola e più bassa, accanto a quella del padre. Nello stesso sito, Micerino, figlio e successore di Chefren, decise di avere il proprio tempio funerario più modesto rispetto a quelli dei suoi predecessori, ma altrettanto affascinante, insieme ad ulteriori piramidi minori, che ospitavano altri componenti della famiglia.
Lo show racconterà le imprese di questi grandi regnanti, i loro segreti e le leggende della storia più affascinante del Mondo Antico.
Foto: soundandlightshow.com
La compagnia italiana amplia la sua offerta invernale con alcune nuove rotte verso destinazioni esotiche
C’è chi ama l’atmosfera invernale e chi invece conta già i giorni che lo separano dal ritorno della stagione calda. Se rientrate nella seconda categoria di persone, perché non programmare una vacanza in qualche splendida località esotica, dove rigenerarsi sotto i raggi del sole? Per rispondere a questa esigenza, per esempio, Air Italy sta ampliando la sua offerta invernale con quattro nuove rotte che collegano Milano ad alcune delle mete più amate da chi è in fuga dal freddo.
La compagnia aerea, i cui voli internazionali partono prevalentemente da Malpensa, ha inaugurato proprio in questi giorni la nuova tratta che fa rotta verso Male. Il primo volo non-stop di Air Italy verso la capitale delle Maldive è decollato dall’aeroporto milanese e dà ufficialmente il via alla stagione invernale. Sono infatti tantissimi gli italiani che scelgono proprio questo periodo dell’anno per godersi una vacanza alle Maldive, dove il clima tropicale garantisce temperature sempre calde e piacevoli.
Qualche giorno fa, invece, la compagnia sarda aveva inaugurato il suo primo volo per Tenerife, altra meta molto ambita dai turisti. La più grande – e la più conosciuta – isola dell’arcipelago delle Canarie è sicuramente nella top ten delle destinazioni preferite per una vacanza invernale: le temperature sono sempre gradevoli e non eccessivamente elevate, inoltre è abbastanza vicina e non richiede lunghe ore di volo per raggiungerla – con costi quindi più contenuti.
Quali sono le altre novità di Air Italy? La compagnia si prepara a lanciare altre due rotte, inaugurate il 1° novembre, e che vanno a completare la sua winter season. Stiamo parlando dei voli diretti in Africa, e più precisamente a Mombasa (Kenya) e a Zanzibar (Tanzania). Sono, queste, due delle località più apprezzate dai turisti sul suolo africano, grazie alle loro splendide spiagge e alle acque cristalline su cui si affacciano.
Le quattro nuove rotte prevedono voli con cadenza settimanale che sostituiscono quelli in vigore per la stagione estiva (da marzo a ottobre), ovvero i collegamenti con Los Angeles, San Francisco e Toronto. Rimangono invariati invece i voli quotidiani verso New York e Miami, così come i collegamenti interni – che si dividono tra Milano Malpensa e l’aeroporto di Olbia.
Fonte: siviaggia.it
Antiche tradizioni della cultura marocchina si mescolano alla modernità della città-capitale del Regno
Rabat è una delle quattro città imperiali, nonché la capitale del Marocco. Situata di fronte all’oceano Atlantico, lungo le rive del fiume Bou Regreg, svela immediatamente la sua atmosfera cosmopolita integrando i ritmi di una grande città con il rispetto delle tradizioni e della cultura marocchina. Già residenza coloniale del protettorato francese, la sua architettura è caratterizzata da gioielli del patrimonio islamico mescolati a quelli tipici coloniali.
Circondata da imponenti mura, i suoi monumenti sono la testimonianza di un progetto urbano originario grandioso, come l’iconica torre Hassan, un minareto del XII secolo, che si erge davanti a 200 colonne appartenenti all’omonima moschea rimasta incompiuta. Sullo stesso piazzale si affaccia il meraviglioso mausoleo dedicato a Mohammed V, che custodisce il sarcofago reale, in onice bianco, contenente le spoglie del re e le tombe dei suoi figli, il principe Moulay Abdellah e il fratello Hassan II, regnante fino al 1999. È rivestito di marmo bianco italiano e decorato all’interno con iscrizioni coraniche e stupendi mosaici.
Godendo di una straordinaria vista sull’oceano, le intricate viuzze della medina brulicano di vita, ma più ordinate rispetto ai centri storici di altre città del Paese, avendo una connotazione piuttosto residenziale, come nella nota Rue des Consuls, così chiamata, perché nel XIX secolo vi si insediarono le prime sedi diplomatiche straniere. Immancabili le gallerie d’arte, i souk e le botteghe artigiane che offrono i caratteristici prodotti locali. All’interno è presente anche un Mellah, il quartiere ebraico.
La famosa kasbah di Oudayas è un quartiere fortificato, costruito su una scogliera prospicente l’oceano, a cui si accede attraverso la Bāb al-Wudāyya, una delle più belle porte monumentali del luogo. Tra gli stretti vicoli si ammirano le case dalle facciate bianche e azzurre e la moschea più antica di Rabat.
Degno di nota è il sito archeologico Chellah, una fortezza che conserva rovine risalenti ai fenici, ai romani e agli arabi, utilizzato in epoca musulmana come necropoli.
La Ville Nouvelle, la zona nuova, è elegante e tranquilla e qui si trovano la maggior parte degli alberghi e dei ristoranti, dei centri commerciali oltre a numerosi locali e pub dove si concentra l’animata vita notturna della capitale.
Ancora una novità architettonica nella Saadiyat Island, l’area di Abu Dhabi dove sorge il Louvre Abu Dhabi, in cui si attendono lo Zayed National Museum e il nuovo Guggenheim. Lo studio Adjaye Associates si è aggiudicato il concorso per la realizzazione di un “polo interreligioso”, che riunirà una chiesa, una moschea e una sinagoga!
Non solo cultura e non solo architetti detentori di un Pritzker Prize. Nella Saadiyat Island di Abu Dhabi, che da tempo aspira al titolo di area con “la più grande concentrazione al mondo di beni culturali di primissimo livello”, grazie alla (futura) compresenza del Louvre Abu Dhabi, dello Zayed National Museum e del Guggenheim Abu Dhabi, sembra esserci sufficiente spazio anche per un “esperimento interreligioso”.
Lo lascia intendere l’aggiudicazione allo studio Adjaye Associates del concorso commissionato dalla Higher Committee for Human Fraternity e relativo al piano di sviluppo denominato The Abrahamic Family. A due passi dai musei, dovrebbero infatti sorgere una chiesa, una moschea e una sinagoga: insieme costituiranno una “piattaforma per il dialogo, la comprensione e la coesistenza”, promossa in un’ottica di pacifica convivenza fra le tre principali fedi abramitiche. Abu Dhabi, già sede della maestosa Gran Moschea dello Sceicco Zayed, un must-see per tutti i visitatori in arrivo, intende dunque dotarsi di un sito votato allo scambio tra confessioni formato da tre edifici distinti, ma tra loro coerenti. David Adjaye e il suo team li hanno concepiti come imponenti cubi, variamente capaci di lasciarsi attraversare e plasmare dalla calda e avvolgente luce di Adu Dhabi.
Dal video pubblicato dal sito Designboom, che mostra il complesso anche in relazione con l’intero sistema museale, si percepisce come la luce sarà in grado di penetrare all’interno, esaltando gli spazi destinati alla preghiera, all’incontro e alla meditazione. Un fitto colonnato, una successione di volte e un sistema di “schermi” inclinati contraddistingueranno le tre facciate, identificando ciascun edificio. Tempi (e costi) dell’operazione non ancora noti, ma a quelle latitudini ci hanno abituati sia alle lunghe attese, sia alle sorprese.
Fonte: artribune.com – Valentina Silvestrini
La maxidiga dell’Etiopia devia il Nilo.
L’Egitto guida la protesta: è scontro
La vicenda è un intrigo internazionale sul quale gli Stati Uniti si sono proposti come arbitro, per ora senza troppo successo. Lo scontro si trascina da anni sottotraccia, ma negli ultimi giorni sta deflagrando.
Al centro della contesa c’è il Nilo, da sempre croce e delizia dell’Egitto: senza il grande fiume non sarebbe mai sorto un impero millenario; senza la fertilità che garantisce, il territorio non avrebbe attirato nel tempo nemici con velleità di conquista.
L’ultimo fronte vede da una parte l’Egitto, appunto. Dall’altro l’Etiopia. In mezzo, non solo geograficamente, c’è il Sudan, che parteggia per Il Cairo ma ha bisogno di Addis Abeba. Il punto è che l’Etiopia da tempo ha pensato di risollevarsi dalla povertà imbrigliando le acque del Nilo Azzurro, che attraversano i suoi confini con una grande diga (la Diga del Rinascimento: il nome non è casuale) con la quale produrre energia elettrica.
L’obiettivo è elevarsi addirittura a potenza regionale vendendo ai vicini la corrente. I lavori sono stati affidati agli italiani di Salini Impregilo. L’Egitto vede il progetto come il fumo negli occhi, perché teme che il deflusso di acque nel suo territorio possa avere un notevole calo. Il Sudan condivide gli stessi timori, ma sa che – in prospettiva – avrà bisogno dell’energia idroelettrica etiope.
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed, che lo scorso ottobre è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per gli sforzi per pacificare il conflitto con l’Eritrea, ha detto ai parlamentari di Addis Abeba che «nessuna forza può impedire all’Etiopia» di costruire la diga. «L’Etiopia non ha alcun desiderio di nuocere al popolo egiziano, ha solo bisogno di trarre beneficio dalla diga», ha aggiunto Abiy. Il principio è che al suo interno, l’Etiopia possa fare ciò che ritiene meglio per i suoi interessi.
Principio contestato dall’Egitto in forza di un accordo del 1929 con la Gran Bretagna che concedeva al Cairo il diritto di veto su ogni progetto nella parte alta del Nilo che potrebbe compromettere la sua portata d’acqua. Proprio per prevenire conflitti sulla materia, nel 1999 è stata istituita la Nbi (Nile Basin Initiative) per favorire la cooperazione tra nove Paesi (Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Sudan, Ruanda, Tanzania); successivamente si è aggiunto il Sud Sudan, e l’Eritrea è solo osservatore. Alcuni di questi Paesi hanno poi raggiunto un accordo quadro di cooperazione, ma una parte non l’ha ratificato, altri poi neppure firmato. Insomma, un guazzabuglio.
Per risolverlo, il Segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha convocato le parti in causa a Washington sperando di mediare.
Però, il confronto non parte con i migliori auspici: il governo di Addis Abeba ha accettato l’invito non prima di precisare che i colloqui «non sono negoziati». Perché l’Etiopia non vuole rinunciare a diventare la centrale elettrica dell’Africa Orientale.
Fonte: ilsecoloxix.it – Giuliano Gnecco
Una destinazione deliziosa – l’Irlanda del Nord
celebra i suoi sapori locali
Conoscere a fondo una terra ricca di gustosi prodotti locali, antiche tradizioni e deliziose ricette.
In poche parole, l’Irlanda del Nord è una destinazione deliziosa. In questi luoghi, tra lussureggianti prati, laghi dalle acque incontaminate e mari cristallini, si è sviluppata una caratteristica cultura culinaria incentrata sui migliori ingredienti locali.
Ma come celebrare un’occasione da acquolina in bocca? Facile: abbiamo scelto 12 dei nostri cibi e bevande preferiti per celebrare le varie prelibatezze che l’Irlanda del Nord riserva!
Cibo locale e bevande leggendarie
Ovunque tu vada in Irlanda del Nord, troverai cibi e bevande favolose, ma sentirai anche racconti di persone appassionate che allevano, preparano, cucinano, distillano e servono queste prelibatezze sulla tua tavola.
Pensa a Bernie McClelland, che ha chiesto al cuoco, e proprietario, della Rayanne House di ricreare l’ultimo pasto servito sul Titanic. Dopo tutto, Belfast è la casa del Titanic. Oppure, il team formato da marito e moglie, Fiona e David Boyd-Armstrong, che qualche anno fa ha fondato una sua piccola distilleria e ora prepara il suo Shortcross Gin utilizzando solo colture botaniche del suo orto!
O ancora, il personale del Ballygally Castle Hotel che si è divertito un mondo durante le riprese della serie Il Trono di Spade di HBO nelle vicinanze tanto da decidere di lanciare un proprio tè pomeridiano a tema: assaggia la loro specialità Dothraki con mini-uova di drago.
Nelle mani degli esperti…
Naturalmente, gli ottimi prodotti locali devono essere lavorati con rispetto e una schiera di ottimi chef, da Noel McMeel del Lough Erne Resort nella contea del Fermanagh a Derek Creagh dell’Harry’s Shack di Portstewart, contea di Londonderry, sicuramente sa ciò che fa. È questo a rendere i viaggi in questi luoghi così appaganti: da piccoli negozi di alimentari nei villaggi a lussuosi resort, si avverte un autentico senso di creatività, qualità e innovazione.
Creato da te…
Vuoi rispolverare le tue doti o apprendere qualcosa di nuovo? Le scuole di cucina dell’Irlanda del Nord amplieranno la tua visione culinaria, con scenari panoramici che renderanno ancora più incredibile l’esperienza. Basta guardare la Belle Isle Cookery School nella magnifica Belle Isle Estate nella contea di Fermanagh, o la Mourne Seafood Cookery School nella contea di Down, con vista sul delizioso Kilkeel Harbour. Sarà un modo straordinario per creare qualcosa di nuovo.
Fonte: ireland.com