È salpata per il suo viaggio inaugurale dal porto di Bremerhaven alle 18.00 di venerdì 31 ottobre (per attraccare a Southampton il 2 novembre) l’ultimo gioiello firmato Norwegian Cruise Line, la Norwegian Encore: oltre 340 metri di lunghezza per 170 tonnellate di stazza e una capienza di 4.000 passeggeri, costata 1 bilione di dollari. “È la 17esima nave della compagnia, che segna un importante ciclo per Ncl, perché è l’ultima della classe Breakaway Plus”, ha detto in conferenza stampa davanti a centinaia di giornalisti della stampa internazionale Andy Stuart, presidente e Ceo di Norwegian Cruise Line. “Un sogno che è stato possibile grazie al supporto della Meyer Werft, leader nella costruzione di navi di ultima generazione, con performance di alto livello, che ci permettono di offrire ai nostri ospiti ogni genere d’intrattenimento e servizio a bordo”.
“Encore è l’ultima generazione della navi di Norwegian”, ci racconta in esclusiva il capitano, Paer Niklas Persson, svedese, 20 anni nella compagnia e una vita in mare “Ho iniziato a quattro anni, per l’attività della mia famiglia, il mare è sempre stato la mia passione”, ricorda. Incontrando la stampa trade, i partner e gli agenti di viaggio italiani, Francesco Paradisi, senior business development manager per l’Italia, ha ripercorso la storia della compagnia e raccontato nel dettaglio la futura strategia di sviluppo, nel segno della customizzazione dei servizi e dell’innovazione, sempre nel rispetto dell’ambiente. “Nel 2000 abbiamo introdotto il concetto di Freestyle Cruising, per offrire agli ospiti l’esperienza di crociera il più possibile ‘libera’ da orari e regole”, ha spiegato Paradisi, “Nel 2010 abbiamo presentato The Haven, l’esclusivo complesso di lusso presente su 11 navi della nostra flotta. Nello stesso anno NCL è stata la prima compagnia di crociere al mondo ad introdurre lo Studio, un concetto esclusivo per i viaggiatori singoli”.
Delle 17 navi della flotta, di cui 7 con capacità di circa 4.000 passeggeri e le altre per 2.000 ospiti: “Due categorie che mantengono invariata la qualità del servizio di bordo, ma si differenziano per lo spazio a disposizione, che è maggiore sulle navi più nuove e la varietà di attrazioni, come Galaxy, la spa di ampie dimensioni e la Splash Academy, che riusciamo ad inserire sulle navi di più recente costruzione”, ha detto Paradisi. Dal 2015, inoltre, il progetto The Norwegian Edge ha investito nel restyling della flotta, come nel caso della Spirit che tornerà in mare, facendo rotta verso il Sudafrica, lungo itinerari di esplorazione, completamente rinnovata, con 6 nuovi ristoranti, 7 nuovi bar e lounge, la nuova Mandara Spa. Pronta per salpare verso nuovi itinerari in Asia, come in Giappone e in Cina, ma anche in Africa e in Europa.
Fonte: advtraining.it – Elisabetta Canoro
LA SAATCHI GALLERY OSPITA UNA MOSTRA DEDICATA AL PIÙ NOTO DEI FARAONI D’EGITTO, CON OLTRE 150 REPERTI PROVENIENTI DALLA TOMBA DEL SOVRANO. DURANTE LA MOSTRA, CI SIAMO IMBATTUTI DELL’ARCHEOLOGO ZAHI HAWASS. IL QUALE CI HA SVELATO UN PO’ DI SORPRESE…
Siamo stati, a Londra, alla Saatchi Gallery, alla preview della mostra Tutankhamun: Treasures of the golden Pharaoh, con l’intento non solo di parlarne ma di intervistare l’archeologo di fama mondiale Zahi Hawass che ha curato il catalogo. E invece ci siamo imbattuti – di fatto – in un incidente diplomatico con il rinomato archeologo che vuole a tutti i costi che la celebre Stele di Rosetta (esposta al British Museum) torni a casa, al Cairo nel nuovo Grande Museo Egizio che aprirà l’anno prossimo. L’accusa? Ben precisa: “è stata rubata e deve tornare a casa”, ma il British Museum non è l’unico obiettivo del Dr. Hawass. L’archeologo infatti se la prende anche col Museo Egizio di Berlino, che custodisce il rinomato Busto di Nefertiti e che, pur ammettendo la legittimità della richiesta di restituzione, perde tempo con scuse burocratiche. Per cercare di arrivare alla restituzione dei due preziosi reperti, Hawass sta creando un comitato internazionale composto da intellettuali e studiosi per raccogliere anche il crescente consenso del pubblico che attraverso i vari documentari di Discovery Channel segue passo passo le ricerche e le scoperte dell’archeologo egiziano.
LA MOSTRA TUTANKHAMUN ALLA SAATCHI GALLERY
Occupiamoci ora della mostra che è stata progettata, sin dalla fine del 2016, per celebrare i 100 anni dalla scoperta della tomba di Tutankhamun, il 4 novembre 1922, da parte dell’archeologo e fotografo Howard Carter. Si tratta di una mostra itinerante che toccherà 10 città nel mondo, Londra è la terza dopo i grandi successi di Los Angeles e Parigi (1,4 milioni di visitatori) e che rende visibili al pubblico 150 reperti tra gli oltre 5000 originariamente contenuti (ci sono voluti 10 anni per estrarli e catalogarli) nella tomba del giovane Re, 60 dei quali non erano mai usciti dall’Egitto. La mostra, che serve anche per finanziare il completamento del Grande Museo Egizio del Cairo, si concluderà proprio per la ricorrenza del centenario dalla scoperta e sarà l’ultima volta che si potranno vedere questi reperti fuori dalla capitale egiziana, prima di andare a confluire nel nuovo Grande Museo Egizio del Cairo e che avrà proprio come attrazione principale la tomba di Tutankhamun, l’unica – finora – ritrovata intatta. La mostra è incentrata sull’interpretazione del significato e dello scopo degli oggetti trovati nella tomba del Faraone, ed il curatore Tarek El Awady ci ha specificato come i 150 reperti presenti rappresentino proprio ogni aspetto del racconto post-mortem della vita di Tutankhamun, e che non poteva immaginare una mostra diversa da quella allestita proprio per la libertà di aver potuto accedere per la prima volta a reperti mai lasciati uscire dall’Egitto. Infatti non è certo la prima mostra sul Faraone (è del 1970 una prima mostra itinerante), ma mai così completa. L’allestimento è ovviamente ben diverso da quello classico di un ambiente museale, e sinceramente proprio alla Saatchi Gallery la sequenza delle sale è un po’ confusionaria, ma emoziona comunque la bellezza e la fattura dei reperti esposti, pensando a quanto siano antichi ma in molti quasi “riconducibili” ad uno stile contemporaneo. Reperti peraltro molto delicati da trasportare, ed affidati alle sapienti mani di una ex artificiere specializzata in mine che ha raccontato di aver impiegato anche una settimana per levare le protezioni applicate per il trasporto da alcuni reperti, trattenendo il fiato in alcune occasioni, proprio come se si trattasse di una mina attiva.
LE RICERCHE DI ZAHI HAWASS
Tornando all’intervista con il Dr Hawass, l’archeologo ci ha anche raccontato della ricerca della tomba di Nefertiti e della regina Ankhsenamun, moglie di Tutankhamun, anche se l’Egyptian Mummy Project iniziato nell’aprile di quest’anno sta fornendo indicazioni preziose sulle due mummie trovate nella tomba KV 21 e che potrebbero proprio essere delle due regine. Questo programma prevede nuove tecniche di ricerca sul DNA e con apparecchiature di scansione elettronica, per cui il Dr Hawass spera di poter annunciare, entro la fine del 2020, l’esatta causa della morte di Tutankhamun, la cui mummia è comunque tenuta nella tomba originale. Da qui è stato rubato un piccolo pezzo, e Hawass è convinto si trovi proprio a Londra a casa di qualcuno. A proposito, il giovane Re, nato attorno al 1342 prima di Cristo nella città egiziana di Akhetaton (moderna Tell el-Amarna), divenne Faraone all’età di 9 o 10 anni (attorno al 1335 B.C.) e si trasferì, con la sua corte, nella città di Memphis cambio il suo nome da Tutankhaten in Tutankhamun che significa ‘immagine vivente del dio Amun’, e morì dopo 9 o 10 anni di regno nel 1326 B.C. L’archeologo egiziano non si ferma mai, ora sta lavorando nella Valle dei Re sia nella parte Est che nella parte Ovest (quella meno esplorata). In entrambe le aree lavorano con lui 200 archeologi egiziani grazie al finanziamento di Discovery Channel e della televisione statale giapponese. Ma Hawaas ha anche un legame speciale con l’Italia: ha scritto un’opera su Tutankhamun, musicata da Lino Zimbone e con la collaborazione di Francesco Santocono. L’opera, in italiano, sarà rappresentata all’inaugurazione del Grande Museo Egizio del Cairo ed il 4 Novembre 2022 nella città dove la mostra sarà esposta proprio a celebrazione del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamun.
CURIOSITÀ SULLA MOSTRA TUTANKHAMUN ALLA SAATCHI GALLERY
La mostra resterà aperta fino al 3 Maggio 2020. Il catalogo ha un costo di 50 sterline, e il biglietto di ingresso £ 24.50 o £28.50 nelle ore e giorni di punta. Non certo economico, però concorre a sostenere le spese per il nuovo Grande Museo Egizio del Cairo, e inoltre la mostra rappresenta un’occasione unica per immergersi nella tomba del giovane Faraone. Ovviamente al termine del percorso della mostra c’è un fornitissimo shop con ogni genere di gadget e pubblicazione sul tema. Sponsor principale dell’esposizione è l’agenzia turistica Viking Cruises, che ha tra i prodotti principali proprio le crociere sul Nilo e la visita ai luoghi principali dell’antico Egitto.
Fonte: artribune.com – Mario Bucolo
3000 MT QUADRATI DI SUPERFICIE E INGRESSO GRATUITO FINO AL 2022. OLTRE ALLO SPAZIO ESPOSITIVO, IL PIANO INTERRATO OSPITA IL FUTURIUM LAB, UNO SPAZIO PER SPERIMENTARE, LAVORARE INSIEME CON GLI ALTRI. E SVILUPPARE COSE PER SÉ STESSI.
Un nuovo spot culturale arricchisce il già vasto panorama berlinese. Dallo scorso 5 settembre ha infatti aperto i battenti il Futurium: situato nel cuore emotivo della città, fra la stazione centrale e l’edificio del Reichstag, si affaccia direttamente sulla Sprea. Occupa 3000 metri quadrati di superficie, e l’ingresso sarà gratuito fino al 2022, quando si concluderà il primo ciclo sperimentale triennale d’attività. Obiettivo: stimolare il dibattito per dare forma al futuro.
GUARDARE AVANTI IN SINERGIA
Nelle parole di Stefan Brandt, direttore del Futurium, questo deve essere “un luogo aperto per lo scambio di opinioni e prospettive sulle questioni del futuro, necessario per far incontrare il maggior numero possibile di persone e farle discutere del futuro, incoraggiandoli a partecipare al processo di formazione. La gratuità dell’ingresso, almeno per i primi tre anni è in linea con il principio guida del Futurium, ovvero che il futuro riguarda tutti noi”. L’Antropocene sta spingendo sempre più sull’acceleratore del futuro, ogni ambito dell’esistenza, e ogni angolo del Pianeta, vengono inevitabilmente investiti da questa onda d’urto. Androidi, grattacieli verdi, commercio sociale: ci sono infiniti modi di pensare al futuro.
La mostra mette in mostra cinque macrotemi del quotidiano: cibo, salute, energia, lavoro e vita urbana. I tre principali ambiti di pensiero – umanità, natura e tecnologia – presentano diverse soluzioni per immaginare e influenzare il futuro. A rotazione, con il contributo del pubblico, saranno esposte le varie “combinazioni”. Oltre allo spazio espositivo, il piano interrato ospita il Futurium Lab, uno spazio per sperimentare, lavorare insieme con gli altri e sviluppare cose per se stessi. Presenta un’officina del futuro che comprende stampanti 3D, laser cutter, fresatrici a controllo numerico e bracci robotici. La vetrina presenterà installazioni interattive su temi come il biodesign, l’architettura del futuro o l’intelligenza artificiale.
GUARDARE AVANTI PER NECESSITÀ STORICA
Che il futuro lo si voglia a tutti i costi pensare e progettare a Berlino, non desta meraviglia. Più ancora che a Tokyo o Shanghai, o altre città dell’Estremo Oriente considerate le “capitali” del mondo di domani, in questa parte della Germania guardare avanti non è una questione tecnologica; è un’imposizione della storia, con la distruzione della città antica nei furiosi bombardamenti americani del ’45, con la sofferta e tragica divisione terminata solo nell’89, con i milioni di vittime dell’Olocausto che ancora sembrano chiedere giustizia dal memoriale a loro dedicato, con i volti (anche di bambini) morti nel tentativo di valicare il Muro – immortalati in Bernauerstrasse -, e ancora con la ricostruzione di intere aree avviata a metà degli anni Novanta, il passato a Berlino è qualcosa da dimenticare ancora per molte generazioni,
Fonte: artribune.com – Niccolò Lucarelli
Riu Palace Tikida Taghazout è situato a nord di Agadir e sarà la prima catena in questo piccolo villaggio di pescatori.
RIU Hotels & Resorts ha aperto il Riu Palace Tikida Taghazout, un hotel all-inclusive a cinque stelle aperto 24 ore su 24 situato nella zona della baia di Taghazout, che è la nuova destinazione turistica del Marocco, a 15 chilometri a nord di Agadir. L’hotel è il sesto di RIU in Marocco con il suo partner marocchino Tikida Group, e si trova di fronte al magnifico Oceano Atlantico, su una spiaggia paradisiaca con un esclusivo lettino per gli ospiti.
L’hotel si trova su una superficie di 18 ettari nel cuore del principale resort Atlantic Plan Azur in Marocco, un piano che mira ad aumentare il numero di turisti nel 2020. Offre tutti i servizi della prestigiosa gamma Riu Palace e dispone di 504 camere tra cui cinque lussuose suite collegate direttamente a una delle piscine principali. Inoltre, gli ospiti possono gustare un buffet completo di cucina internazionale nel ristorante principale Le Tara, e tre ristoranti a tema, Krystal, steakhouse Bâbor per cene e Le Musk, che offre specialità marocchine.
Riu Palace Tikida Taghazout ha quasi 45.000 metri quadrati di splendide terrazze e giardini in cui cinque enormi piscine dal design elegante sono disposte in una cascata, con seducenti letti Bali intorno. Per gli ospiti che vogliono essere ancora più vicini al mare, l’hotel dispone di due piscine a sfioro di fronte alla spiaggia, nonché una piscina coperta e una per i membri più giovani della famiglia. Offre anche una spa Tikida completa con un ampio menu di trattamenti di bellezza e relax, per non parlare di palestra, bagno turco, sauna e jacuzzi.
L’hotel ha tutto il necessario per le vacanze in famiglia. Offre animazione per bambini a RiuLand, animazione diurna per adulti, un programma serale di spettacoli e musica dal vivo, nonché numerose attività presso lo studio RiuArt. Lo scopo di tutto ciò è che i clienti possano rilassarsi e godere al massimo la vacanza e il tempo libero.
Inoltre, la sua posizione sul lungomare a soli dieci minuti dal campo da golf di Tazegzout e a cinque chilometri dalla magnifica città di pescatori, significa che i visitatori possono godere della vera essenza della baia di Taghazout, passeggiare attraverso i suoi vicoli, godere dei suoi bar e caffè e scoprire i bazar più autentici.
Con il lancio di Riu Palace Tikida Taghazout, RIU ha ora sei hotel in Marocco: tre nella regione di Agadir, due a Marrakech e questo a Taghazout. La completa ristrutturazione del giardino Riu Tikida (Marrakech) è prevista per la prossima stagione invernale 2019/2020. RIU e Tikida stanno continuando nel loro forte impegno per il rinnovamento del loro intero portafoglio di hotel, adattandosi alle esigenze dei loro ospiti e promuovendo l’innovazione attraverso i loro piani di rinnovamento completi.
Il gruppo Tikida è stato fondato nel 1968 ed è co-diretto da Guy Marrache e Ahmed Benabbés-Taarji. Il gruppo ha oltre 50 anni di esperienza nel settore del turismo, avendo iniziato nel settore dei viaggi in entrata e successivamente spostandosi nel settore dei trasporti. Dal 1990 si concentra su ospitalità, benessere, golf e divertimento. Allo stato attuale, il gruppo Tikida rappresenta un totale di 3.000 camere d’albergo a Marrakech, Agadir, Casablanca e Tagazhout in associazione con diverse importanti aziende europee del settore. Ha più di 2.800 dipendenti.
Fonte: RIU Hotels & Resorts
Il Wakatobi Dive Resort si trova su una spiaggia di sabbia bianca che domina una delle barriere coralline più leggendarie del mondo. Sebbene situato nella remota Sulawesi sud-orientale in Indonesia, l’eco resort è facilmente raggiungibile con voli diretti da Bali verso una pista di atterraggio privata.
I 22 bungalow e le quattro ville fronte mare della struttura offrono comfort di lusso che includono spa e ristorante all’aperto sulla spiaggia. Gli ospiti si rilassano su una spiaggia lontana dai grattacieli e si immergono nelle acque di una barriera corallina incontaminata che offre esperienze di immersioni e snorkeling senza precedenti. La concierge offre assistenza subacquea gratuita agli ospiti della Villa.
Barche su misura trasportano gli ospiti verso più di 40 barriere coralline; alcuni dei siti più spettacolari sono accessibili direttamente dalla spiaggia. Sott’acqua, una sinfonia di colori, coralli e creature sottomarine ti aspettano per scoprire vibranti e protette barriere coralline.
Altre attività includono kayak, seminari indonesiani di cucina e cultura, passeggiate nella natura e visite ai villaggi locali. Il Jetty Bar di Wakatobi, arroccato ai margini della House Reef, è un punto di ritrovo per ammirare splendidi e indimenticabili tramonti.
Fonte: xoprivate.com
Koh Libong
L’isola più grande della provincia di Trang fa parte della Riserva Naturale dell’Arcipelago Libong dove si trova anche la sede principale della riserva. Koh Libong, un paradiso per i vacanzieri, ospita villaggi di pescatori, la maggior parte dei quali di religione musulmana. L’isola possiede molte grotte e spiagge ad esempio Hat Tup, Laem Cher Hoi, Laem Thuat e Laem To Chai. Quando l’acqua è bassa, si può camminare sulla spiaggia da Laem Cher a Hat Tup dove numerosi uccelli marini e delle mangrovie, provenienti dai climi più freddi, si aggregano durante le loro migrazioni. Intorno a Koh Libong vi è una grande quantità di vegetali marini che rappresentano l’alimento principale dei pacifici dugonghi che sono stanziali sull’isola. Inoltre, il parco ospita una varietà enorme di uccelli stanziali e migratori che sono abbondanti durante la stagione invernale. Da Koh Libong, i turisti possono godere di una bella vista su Koh Chao Mai e sulla baia Chao Mai. Per arrivare sull’isola, si può utilizzare un traghetto che parte ogni ora da Hat Yao, presso il porto Ban Chao Mai. Il viaggio dura circa 30 minuti.
Fonte: turismothailandese.it
Lo Zemi Beach House riapre alla grande!
Lo Zemi Beach House riapre alla grande: ancora una volta ha ricevuto il riconoscimento da Conde Nast Traveler 2019 Readers’ Choice Awards per essere uno dei 50 migliori resort nelle Isole dei Caraibi.
Zemi Beach House è immerso nel verde di fronte all’oceano, con un lussuoso centro benessere che include l’unico hammam di Anguilla ideale per chi desidera una fuga tropicale. Ha due ottimi ristoranti, Stone e 20 Knots, dove fare esperienze culinarie con i piedi affondati nella sabbia per scoprire nuovi piatti innovativi nel menu.
La vacanza allo Zemi Beach House è relax puro: yoga sulla terrazza e trattamenti olistici nel centro benessere; sdraiarsi sulla Shoal Bay Beach, guardando le onde che si infrangono.
In tutto sono 65 camere, con servizio in camera 24 ore al giorno, “mini bar caraibici personalizzati” e prodotti da bagno Malin + Goetz.
Difficile cedere alla tentazione di andarci in vacanza.
Fonte: Anguilla Tourist Board – Italy
Alessandria d’Egitto: 2350 anni di storia!
Alessandria d’Egitto si affaccia sul Mar Mediterraneo, è situata a 225 chilometri da Il Cairo ed è attualmente la seconda città più grande del Paese.
Fondata da Alessandro Magno nel 331 a.C., molti secoli prima della nascita de Il Cairo, intesa come principale collegamento con la Grecia, acquisì subito le caratteristiche di un prosperoso centro politico, economico e culturale.
La meravigliosa necropoli Kom Esh Shuqafa è uno dei luoghi storici di maggior interesse della città, dove l’antico Egitto incontra lo stile greco-romano. Risalenti al II sec d.C. e completamente restaurate, le catacombe sono state scolpite nella roccia su tre livelli separati e contengono elaborati mosaici, tre sarcofagi e statue che esprimono un mix architettonico frutto dell’unione delle due culture. Di particolare interesse è il sarcofago in granito nero nel quale sono stati ritrovati tre scheletri sottoposti al processo di mummificazione tanto caro agli antichi Egizi perché considerato fondamentale per raggiungere l’immortalità attraverso il viaggio dopo la vita terrena.
Sin dall’antichità, Alessandria era conosciuta per il suo meraviglioso Faro. Considerato una delle Sette meraviglie del Mondo Antico per la sua bellezza e le sue dimensioni, fu costruito tra il 300 e il 280 a.C. sull’isola di Pharos di fronte al porto. Si ritiene fosse alto 135 m e che il raggio luminoso raggiungesse una distanza di 50 chilometri; crollò forse a causa di un terremoto.
È nota la storia della famosa Biblioteca d’Alessandria, istituita in epoca tolemaica, che conteneva circa 700 mila volumi. Cuore della cultura classica, prese fuoco più volte nel corso dei secoli e i danni principali avvennero ad opera sia dei cristiani che dei musulmani. Andò completamente distrutta dopo la conquista islamica dell’Egitto nel 639 d.C.
Grazie ad un progetto congiunto tra l’Unesco e l’Egitto, nel 2002 è stata inaugurata la nuova Biblioteca Alexandrina, che si stima possa contenere più di 8 milioni di volumi. La struttura moderna a disco è stata realizzata in pietra granitica di Aswan sulla cui superficie sono incisi grafemi di 120 differenti stili di scrittura, che rappresentano la maggior parte delle lingue del mondo, incarnando lo spirito multiculturale del progetto nel tentativo di ridare vita alla biblioteca antica.
Nonostante numerosi avvenimenti storici ed eventi naturali abbiano causato la scomparsa di molti monumenti antichi, testimoni di un glorioso passato, sono tanti i punti di interesse che la città ancora offre.
Alessandria era un vivace centro nel mar Mediterraneo, crocevia di religioni e culture, e sin dai tempi dell’avvento del Cristianesimo ospita la sede del Papa Ortodosso Copto. Da non perdere la Cattedrale copta di San Marco e la Moschea Abu al-Abbas al-Murs, un tempio musulmano di colore bianco dall’architettura tipica islamica, ma con diversi cenni andalusi.
Il parco del grandioso palazzo El Montazah fu ampliato dal re Farouk, che lo scelse come residenza reale, e gode di una splendida vista sul Mediterraneo con meravigliosi giardini molto curati e ricchi di palme, pini, fiori e alcune piante rare, dove è piacevole fare una passeggiata rilassante respirando la brezza marina.
Appartenuta al tempio di Serapide, la colonna di Pompeo in granito rosso si erge nella zona archeologica della città. Alta 29 metri con un capitello corinzio posto sulla sommità, fu eretta intorno al 300 d.C. quale dono all’imperatore Diocleziano.
Molto interessanti sono i siti archeologici sottomarini di Montazah e Maamoura con reperti risalenti al I secolo d.C. come le rovine sommerse di un antico pontile in pietra e resti di anfore localizzate in entrambe le località a pochi metri di profondità. La leggenda narra che nel Palazzo di Cleopatra, anch’esso sommerso, nel 37 a.C. Marco Antonio dichiarò il proprio amore alla famosa regina e nel sito si vedono resti di barche e di anfore in terracotta risalenti a tale periodo.
Sicuramente il bel condottiero aveva scelto un luogo speciale e romantico per legarsi alla sua amata.
Attualmente l’atmosfera che si respira ad Alessandria è rimasta quella di una città mediterranea moderna e vivace, affacciata su un gradevole tratto di mare, con palazzi di stampo europeo, ristoranti, caffè e un bel lungomare collegato alla Stanley beach dal maestoso Stanley Bridge, abbellito da stupende torri. Il souk El-Attarine è il famoso mercato, ricco di merci colorate e profumate disseminate in labirintiche stradine tortuose. Un ricco mercato del pesce anima l’importante porto della città, su cui domina la cittadella di Qait Bey, una delle più importanti fortezze della costa del Mediterraneo risalente al XV secolo, che custodisce alcune delle pietre originarie del Faro antico.
Una miscela di periodi storici, che spaziando dall’epoca antica, greco-romana, copta e islamica, le hanno dato un’impronta unica rendendo Alessandria una meta di elevato interesse artistico, culturale e turistico.
La kasbah più famosa del Marocco
Antico villaggio fortificato, la Kasbah di Ait Ben Haddou è arroccato su una collina lungo le rive del fiume Ounila ai piedi delle montagne della catena dell’Atlante. Caratterizzato dal colore rossastro della terra circostante, fu costruito con materiali organici, quali fango, paglia e legno e, all’interno delle alte mura difensive con le immancabili torri angolari, un complesso di kasbah si fonde a minuscole abitazioni collegate da un dedalo di viuzze e vicoli suggestivi. Dalla sommità svetta un enorme granaio.
Posto sulla antica rotta commerciale che collegava Marrakech al deserto del Sahara, la visita alla kasbah ti proietta nel passato, quando lunghe e lente carovane trasportavano spezie, oro e oggetti preziosi. Dalle ricchezze derivanti dal traffico delle merci, si edificarono numerose kasbah che rappresentano uno splendido esempio di autentica architettura berbera, meravigliose gemme di un territorio dove il patrimonio culturale e storico è ancora vivo grazie al rispetto delle tradizioni perpetuate nei secoli.
Ait Ben Haddou è stata spesso utilizzata come set per l’ambientazione di numerosi film famosi, insieme alla vicina città di Ouarzazate, ed è stata inserita nel patrimonio dell’Unesco.
Il villaggio fortificato più famoso del Marocco
Antico villaggio fortificato, lo Ksar di Ait Ben Haddou è arroccato su una collina lungo le rive del fiume Ounila ai piedi delle montagne della catena dell’Atlante. Caratterizzato dal colore rossastro della terra circostante, fu costruito con materiali organici, quali fango, paglia e legno e, all’interno delle alte mura difensive con le immancabili torri angolari, un complesso di kasbah si fonde a minuscole abitazioni collegate da un dedalo di viuzze e vicoli suggestivi. Dalla sommità svetta un enorme granaio.
Posto sulla antica rotta commerciale che collegava Marrakech al deserto del Sahara, la visita allo Ksar ti proietta nel passato, quando lunghe e lente carovane trasportavano spezie, oro e oggetti preziosi. Dalle ricchezze derivanti dal traffico delle merci, si edificarono numerose kasbah che rappresentano uno splendido esempio di autentica architettura berbera, meravigliose gemme di un territorio dove il patrimonio culturale e storico è ancora vivo grazie al rispetto delle tradizioni perpetuate nei secoli.
Ait Ben Haddou è stata spesso utilizzata come set per l’ambientazione di numerosi film famosi, insieme alla vicina città di Ouarzazate, ed è stata inserita nel patrimonio dell’Unesco.