Un capolavoro naturalistico in Marocco

Non lontano dalla Valle delle Rose, sul percorso che collega Ouarzazate a Erfoud, la Valle di Dadès è uno dei luoghi di interesse primario del Marocco. Formatasi tra le montagne dell’Alto Atlante grazie all’azione dall’omonimo fiume, alterna un paesaggio roccioso a oasi lussureggianti e meravigliose Kasbah, dove si incontra l’autentica cultura tradizionale berbera.

Una volta entrati nelle gole e attraversato il fiume, una serie di tornanti spettacolari sembrano disegnati nella parete montuosa all’interno del canyon intagliato dal corso d’acqua seguendo i dislivelli naturali del territorio. Dall’apice della valle il panorama è mozzafiato ed è caratterizzato da tre colori dominanti: il rosso della roccia, il verde brillante della vegetazione che contrasta nettamente con il paesaggio lunare di tutta l’area e l’azzurro di un cielo quasi sempre limpido.

Con la ristrutturazione del Riu Ocho Rios, RIU Hotels & Resorts inaugura il suo primo parco acquatico in Giamaica

L’hotel ha completamente rinnovato tutte le sue strutture e le ha ampliate per migliorare la sua offerta di intrattenimento.

RIU Hotels & Resorts ha presentato, completamente ristrutturato, l’Hotel Riu Ocho Rios, un resort spettacolare che si affaccia sulla splendida spiaggia di Mammee Bay, in Giamaica, e che è stato inaugurato originariamente nel 2005. I lavori hanno portato all’integrale ristrutturazione di tutte le camere, i ristoranti, i bar e le zone comuni e hanno anche visto l’ampliamento delle strutture e l’aggiunta di nuovi servizi. Tutta l’offerta di intrattenimento, così come i bar e i ristoranti, fanno parte dei celebri servizi All Inclusive 24 ore by RIU.

La maggiore novità che questa ristrutturazione porta con sé è l’introduzione del primo parco acquatico di RIU in Giamaica, un’attrazione che è già stata accolta molto calorosamente dai clienti della catena in Messico (Los Cabos, Costa Mujeres e Mazatlán) e in Repubblica Dominicana (Punta Cana).

La catena ha voluto prendersi cura dell’intrattenimento fin nei minimi dettagli, a partire dalla creazione del suo primo Splash Water World nel Paese. Il parco si trova nell’area dell’hotel che è stata ampliata e che ospita anche la sala conferenze e l’area riservata ai bambini, completamente ridisegnata e oggi dotata di una piscina con scivoli dedicata proprio a loro. Il club per bambini RiuLand, inoltre, vanta ora anche un parco coperto che sarà senza dubbio amato dai più piccoli, grazie ai suoi scivoli, ai suoi labirinti e alla sua piscina di palline. Il tutto è stato pensato per offrire il meglio alle famiglie, che qui troveranno anche un bar a loro completa disposizione.

Oltre alla ristrutturazione delle camere già esistenti la catena ha deciso anche di costruire, nell’area dell’hotel che stata ampliata, delle camere familiari, grazie alle quali la disponibilità della struttura ha raggiunto le 901 stanze. Al loro interno gli ospiti troveranno il collegamento Wi-Fi gratuito e il nuovo stile che RIU sta introducendo sia nei suoi hotel di nuova apertura, sia negli hotel che sta ristrutturando.

Grazie alla riprogettazione integrale della zona piscine, il Riu Ocho Riu offre oggi ai suoi ospiti un totale di ben cinque piscine, due delle quali con bar swim-up. Il club dedicato ai ragazzi, il “Riu4U”, invece, completa l’offerta dedicata ai giovani, mentre la nuova area RiuFit è stata pensata perché gli ospiti non debbano trascurare le proprie abitudini e la propria routine sportiva nemmeno durante le vacanze. Un’area dedicata ai DJ in spiaggia è un’altra delle novità che permetterà agli ospiti di vivere al meglio il loro soggiorno presso l’hotel.

L’offerta gastronomica continua a essere pensata per soddisfare i palati più esigenti e mette a disposizione degli ospiti numerosi menu e ristoranti. Al ristorante principale e ai ristoranti a tema, l’orientale, l’italiano e la steakhouse, si è aggiunto il “Kulinarium”, dedicato alla cucina fusion. I loro nuovi interni sono più freschi, proprio come quelli dei bar, a loro volta completamente rinnovati. L’hotel oggi ha anche una nuova proposta per i pranzi nella zona delle piscine, il “Pepe’s Food”, dedicato al barbecue giamaicano in stile jerk.

RIU Hotels ha aperto il suo primo hotel in Giamaica nel 2001 e oggi vanta già sei resort nel Paese, per un totale di oltre 3.000 camere. Due si trovano a Negril, tre a Montego Bay e uno a Ocho Rios. Per il prossimo anno RIU ha già pianificato la ristrutturazione del Riu Montego Bay, grazie alla quale la sua intera offerta in Giamaica sarà completamente rinnovata o di recente costruzione.

Riguardo a RIU Hotels & Resorts:

La catena internazionale RIU è nata a Maiorca (Spagna) nel 1953 con l’apertura di un piccolo hotel gestito dalla famiglia Riu, la sua fondatrice, che ne è proprietaria da tre generazioni. Le principali attività della società si concentrano sugli hotel per le vacanze e più del 70% delle sue strutture offre il rinomato servizio “All Inclusive by RIU”. Con l’inaugurazione del suo primo hotel di città nel 2010, RIU ha esteso la propria offerta con una linea di hotel metropolitani chiamata “Riu Plaza”. RIU Hotels & Resorts vanta di 93 hotel in 19 Paesi, che accolgono ogni anno più di 4 milioni di clienti e in cui lavorano ben 29.985 dipendenti. Oggi RIU è la 35esima catena alberghiera al mondo per grandezza, una delle principali nei Caraibi e la quarta in Spagna per fatturato e per numero di camere.

Fonte: Ufficio Stampa RIU Hotels & Resorts – photo: Hotel Giamaica Riu Ocho Rios

Un’innovativa mostra multimediale inaugurata ieri al museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari

Nel complesso monumentale di Santa Scolastica prende vita “MUSEum, lo spazio che circonda l’opera”. Ideata da Angelo Ceglie insieme all’associazione Daido, con la collaborazione della Città Metropolitana di Bari, l’iniziativa focalizza l’attenzione sugli spazi espositivi, trasformando il museo archeologico in un “palcoscenico o in set di film”. Accompagnato in un percorso conoscitivo dell’opera grazie a tredici postazioni che proiettano immagini lungo l’area espositiva, il visitatore diventa spettatore, in quanto assiste ad espressioni d’arte attraverso video tratti da scene di film, di danza e di musica. “Conoscere l’opera in uno spazio che è a sua volta opera”, dove il museo esprime la sua forza artistica a prescindere dal contenuto esposto. Una “contaminazione tra antico e contemporaneo”, come lo definiscono i curatori della mostra.

Dopo un’importante opera di restauro, il Museo Archeologico svela la bellezza dell’antico complesso di Santa Scolastica che lo ospita. Custodisce preziosi e numerosi reperti rinvenuti da scavi risalenti ad epoche diverse, testimonianza di 4000 anni di storia del territorio dall’Età del Bronzo al Rinascimento, come ci spiega Roberta Giuliani, responsabile del museo di Bari.

Uno spazio straordinario, ricco di significato artistico e storico, utilizzato come contenitore per vivere l’arte in modo che soddisfi i propri sogni e le proprie aspettative.

“MUSEum, lo spazio che circonda l’opera” dal 19 al 25 ottobre 2019
Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari

Foto: Alessandra Fiorillo

YOY Lima Box Park è una piazza di arte, moda e gastronomia a Jockey Plaza: l’80% dell’offerta è cibo, quindi abbiamo deciso di provare gli snack più sorprendenti nello spazio.

In 17 metri quadrati puoi fare molte cose. Una paiche alla griglia con salsa di pepe nero accompagnata da un’insalata di chonta, palmitos e majambo, per esempio. Anche uno o più frappè al cioccolato conditi con brownies interi e generose porzioni di chantilly. O forse una pizza al forno profonda e croccante (ripiena di formaggio, come una torta) con peperoni. Giocare con lo spazio è anche un concetto e nella nuova scommessa gastronomica accanto a Jockey Plaza , le possibilità sono confermate: YOY Lima Box Park. È una piazza di arte, moda e gastronomia in cui ogni proposta opera all’interno di un container – ciascuno tra 17 e 28 metri quadrati – appositamente abilitato per il lavoro. Più di 50 marchi e firme si sono raccolti nel suggestivo parco di esperienze, che ha già aperto le sue porte al pubblico e funziona come una corsa. Alcuni stanno ancora definendo i dettagli (come il negozio del designer Yirko Sivirich o i ristoranti Provinciano ed El Gringo ), ma lo spazio dovrebbe essere pronto al 100% nei prossimi giorni.

” YOY è nato con il suo formato”, spiega Claudia Aller, responsabile marketing di Jockey Plaza. “Non è un’estensione di Jockey, ma un business parallelo. Il nostro obiettivo principale era quello di soddisfare la domanda di intrattenimento da questo lato della città – Lima Est – e ciò riflette ciò che stava accadendo in altre parti del mondo, dove i parchi box sono una tendenza in crescita “, aggiunge. Anche se ci sono altri spazi di questo stile in America Latina, il Perù è il più Grandi e completi, i dettagli sono stati pensati a un livello tale che ci sono diversi angoli ‘instagrammabili’ (punti in cui i visitatori possono fermarsi per avere le migliori foto) e attività che vanno dai concerti live e DJ, alla trasmissione di partite, picnic e narrazione per bambini, è solo l’inizio.

Il 80% dell’offerta è dedicata alla gastronomia e il risultato non delude. Troviamo da nomi noti a formati creati appositamente per YOY , come La Mancha, un anti-caseificio del gruppo La Lucha che lavora solo in questa piazza o in Barbaro, che ha prodotto una varietà di birra progettata per i visitatori. Tutti i locali offrono un piatto nel loro menu progettato appositamente per l’esperienza qui. Con un prezzo base di 15 dollari, il menu può essere piuttosto esteso. Tutto dipende dalla dimensione del gruppo.

Cindy Reátegui sa come muoversi in piccoli spazi: l’ha imparato in Mercado 28 e oggi lo rimette in pratica in GIOVANI. La Patarashkita è la versione casual – con una lettera ovviamente più corta – del tarapoteño La Patarashca, progettata per formati moderni e innovativi. “Ci è piaciuta la creatività dietro a YOY, che viene offerto ogni tipo di cibo”, afferma Reátegui. “Anche la gastronomia regionale si adatta a questo tipo di concetto e questa è la prima cosa che vogliamo dimostrare. Inoltre, il legame con l’arte e la cultura arricchisce l’intera esperienza “, afferma. Sebbene ci siano alcuni contenitori progettati come gallerie d’arte, il negozio Cindy è stato intervenuto dall’artista Harry Chavezcon magnifici pezzi in mostacillas ispirati alle iconografie amazzoniche. È inevitabile non voler fermarsi qui e, in effetti, fare una foto da ricordare. E il social network di tua scelta.

Fonte: elcomercio.pe/somos – Nora Sugobono

Importantissimo ritrovamento ad Al-Asasif,
vicino alla Valle dei Re a Luxor!

Ad Al-Asasif, Luxor, sulla riva occidentale del Nilo, sono stati portati alla luce 20 sarcofagi in legno ancora sigillati. Disposti su due strati, con quello superiore posto ad incrocio rispetto al sottostante, si ipotizza risalgano al tardo periodo dell’antico Egitto (664-332 dC).
Il Ministro delle Antichità egiziano Khaled El-Anany ha definito il ritrovamento “una delle più grandi e importanti scoperte degli ultimi anni” e sicuramente nei giorni successivi verranno rivelati ulteriori dettagli.

I sarcofagi presentano intagli e decorazioni policrome vivaci arrivati a noi “come gli Egizi ce le hanno lasciate” e la scoperta segue l’annuncio della scorsa settimana riguardo il ritrovamento di “un’area industriale” nella valle occidentale del Nilo a Tebe, antica capitale egizia utilizzata come necropoli principale per i faraoni a partire dalla 18° Dinastia. L’area include edifici per la lavorazione, la conservazione e la pulizia di materiale funerario con reperti risalenti a tale periodo. Il ritrovamento di una fornace utilizzata per la produzione di ceramica e metallo, insieme ad anelli in argento e in lamina d’oro, fornisce rilevanti informazioni per la comprensione delle tecniche usate per la preparazione di sarcofagi e tombe reali e per intuire come dovesse essere la routine giornaliera del lavoro in questi laboratori.

Nella necropoli tebana, sono sempre attivi progetti archeologici focalizzati sul ritrovamento di altre tombe dove si presume siano state sepolte figure di spicco dell’Antico Egizio.

Attendiamo ulteriori dettagli e nuove rivelazioni che non smettono mai di evidenziare la raffinatezza artistica e culturale del popolo Egizio.

Foto: Twitter Ministry of Antiquities-Arab Republic of Egypt

Ancora una novità architettonica nella Saadiyat Island, l’area di Abu Dhabi dove sorge il Louvre Abu Dhabi, in cui si attendono lo Zayed National Museum e il nuovo Guggenheim. Lo studio Adjaye Associates si è aggiudicato il concorso per la realizzazione di un “polo interreligioso”, che riunirà una chiesa, una moschea e una sinagoga!

Non solo cultura e non solo architetti detentori di un Pritzker Prize. Nella Saadiyat Island di Abu Dhabi, che da tempo aspira al titolo di area con “la più grande concentrazione al mondo di beni culturali di primissimo livello”, grazie alla (futura) compresenza del Louvre Abu Dhabi, dello Zayed National Museum e del Guggenheim Abu Dhabi, sembra esserci sufficiente spazio anche per un “esperimento interreligioso”.

Lo lascia intendere l’aggiudicazione allo studio Adjaye Associates del concorso commissionato dalla Higher Committee for Human Fraternity e relativo al piano di sviluppo denominato The Abrahamic Family. A due passi dai musei, dovrebbero infatti sorgere una chiesa, una moschea e una sinagoga: insieme costituiranno una “piattaforma per il dialogo, la comprensione e la coesistenza”, promossa in un’ottica di pacifica convivenza fra le tre principali fedi abramitiche. Abu Dhabi, già sede della maestosa Gran Moschea dello Sceicco Zayed, un must-see per tutti i visitatori in arrivo, intende dunque dotarsi di un sito votato allo scambio tra confessioni formato da tre edifici distinti, ma tra loro coerenti. David Adjaye e il suo team li hanno concepiti come imponenti cubi, variamente capaci di lasciarsi attraversare e plasmare dalla calda e avvolgente luce di Adu Dhabi.

Dal video pubblicato dal sito Designboom, che mostra il complesso anche in relazione con l’intero sistema museale, si percepisce come la luce sarà in grado di penetrare all’interno, esaltando gli spazi destinati alla preghiera, all’incontro e alla meditazione. Un fitto colonnato, una successione di volte e un sistema di “schermi” inclinati contraddistingueranno le tre facciate, identificando ciascun edificio. Tempi (e costi) dell’operazione non ancora noti, ma a quelle latitudini ci hanno abituati sia alle lunghe attese, sia alle sorprese.

Fonte: artribune.com – Valentina Silvestrini

IL RECORD DI MSC MERAVIGLIA A NEW YORK

18 Ott 2019 In: Crociere

È la nave più grande mai entrata nel porto americano

Dopo la stagione inaugurale a Miami, Meraviglia tornerà a navigare in Nord Europa per poi posizionarsi nuovamente oltreoceano.

Msc Meraviglia ha fatto il suo debutto a Manhattan, New York City. Con una capacità massima di 5.655 passeggeri e una stazza lorda di 171.598 tonnellate, Msc Meraviglia «stabilisce il record di essere la nave più grande ad aver mai fatto scalo nella Grande Mela» come comunica una nota della compagnia.

«Msc Meraviglia salperà da New York per tre diversi itinerari e sarà possibile scoprire alcune delle destinazioni d’oltreoceano più suggestive. Successivamente si sposterà a Miami per trascorrere l’intera stagione invernale nel Mar dei Caraibi» ha spiegato Leonardo Massa, country manager Msc Crociere. «Msc Meraviglia si aggiunge, quindi, a Seaside e Armonia che fanno base a Miami per tutto l’anno e a Divina che opera stagionalmente. Avere la possibilità di ammirare l’autunno in nord America rappresenta uno degli spettacoli più suggestivi che la natura possa offrire, con le immense distese di boschi dove si susseguono giochi cromatici propri dell’autunno, che vanno dal rosso al marrone, dall’arancio all’oro» ha aggiunto Massa.

Dopo la sua stagione inaugurale a Miami, Msc Meraviglia tornerà a navigare in Nord Europa (da aprile ad ottobre 2020), per poi posizionarsi nuovamente oltreoceano. A partire da ottobre 2020 la nave effettuerà ancora crociere di 10 notti da New York City verso il Canada ed il New England. Meraviglia partirà regolarmente per crociere settimanali da Miami anche nella stagione invernale 2020-2021.

Fonte: themeditelegraph.com

Il transito in un aeroporto non sarà mai tanto piacevole quanto quello trascorso al Jewel Changi Airport

La cascata indoor più alta del mondo di sera si illumina per creare effetti luminosi e musicali tra gocce d’acqua circondate da una vera foresta pluviale. Il Rain Vortex, il vortice della pioggia, è il nome della cascata di acqua piovana alto ben 40 metri, polo di attrazione di tutta l’area. E’ attraversato dal Canopy Bridge, un ponte lungo 50 metri, da cui si può ammirare tutta la struttura a 23 metri di altezza sospesi nel vuoto. Quando il sole tramonta, inizia lo show del Rain Vortex: i pannelli di acciaio della cupola si illuminano e il mix di acqua e luce genera effetti speciali davvero sorprendenti.

Capolavoro architettonico e tecnologico senza eguali, l’ambiente è meraviglioso e permette ai viaggiatori di trascorrere piacevolmente il tempo di attesa per la partenza del proprio aereo, che solitamente risulta noioso e faticoso.

La Forest Valley contiene più di 3000 alberi provenienti da tutto il mondo, distribuita su cinque livelli, mentre all’ultimo piano c’è il grande Canopy Park che offre la possibilità di intrattenimento per adulti e bambini circondati da uno spazio verde impreziosito da fiori colorati.

Non resta che programmare dei voli con un transito lungo e, possibilmente serale, a Singapore per godere di momenti indimenticabili nel “super green” Jewel Changi Airport!

A JEVNAKER, IN NORVEGIA, IL KISTEFOS-MUSEET SI ARRICCHISCE DELLA NUOVA STRUTTURA PROGETTATA DA BJARKE INGELS. E OSPITA UNA MOSTRA DEDICATA A MARTIN CREED E HOWARD HODGKIN

Fondato nel 1996 sull’area di un ex stabilimento cartario nelle vicinanze di Jevnaker, il Kistefos-Museet si arricchisce di Twist, una nuova struttura che completa questa peculiare sede espositiva, già costituito da un museo industriale e da un parco di scultura contemporanea. Mecenate del progetto, l’uomo d’affari e collezionista Christen Sveaas, discendente dei fondatori della cartiera dismessa nel 1984. In questi giorni il museo vede anche il passaggio di consegne fra l’attuale direttore Egil Eide, in carica da dieci anni, e Birgitte Espeland, che appunto gli subentrerà a breve.

IL TWIST

Con quella linea sinuosa ‒ quasi ad assecondare le raffiche di vento che soffiano sul Nord ‒, le vetrate su cui si specchiano le foreste circostanti e i pannelli d’alluminio che s’intonano al cielo grigio, la nuova struttura del Kistefos Museum, imponente e leggiadra insieme, viene definita dal progettista Bjarke Ingels “una scultura abitabile”, un elemento del paesaggio, oltre che un museo di 1000 metri quadrati sospeso sulle acque della Randselva, con la peculiarità, al centro, di una torsione di 90 gradi. Le grandi vetrate che affacciano sulle sterminate foreste circostanti fanno sì che la natura stessa diventi un’opera d’arte osservabile da un punto di vista privilegiato; inoltre, la visuale dall’estremità settentrionale del Twist abbraccia l’antico edificio (1889) della cartiera, di modo che, ovunque si volga lo sguardo, si ha la sensazione di essere immersi nel paesaggio.

The Twist, inoltre, costituisce la prima opera di Ingels in Norvegia, seguita, nell’arco di poche settimane, da un altro progetto in Scandinavia: Copenhills, a Copenhagen, è infatti l’inusuale torre, con pista da sci sulla parete inclinata, che sorge sull’inceneritore cittadino. Un’architettura che ridisegna lo skyline, a poca distanza dal centro storico, e che avvicina alla fruizione del pubblico luoghi solitamente distanti dalla vita quotidiana.

IL PARCO

Alle 46 già presenti, si aggiungono, in occasione dell’apertura del Twist (e del ventennale del parco stesso), tre nuove opere di Elmgreen&Dragset, Giuseppe Penone e Tony Oursler, che vanno ad arricchire la panoramica sulla scultura contemporanea: Benglis, Kassen, Bjørlo, Kapoor, Cragg, Botero sono fra gli artisti presenti; norvegesi e stranieri, fianco a fianco in un “labirinto” di forme, volumi e prospettive che si incastona con armonia nella natura circostante, ne rimodella la percezione e la arricchisce di nuovi elementi. Un’armonia artistica che riecheggia quella che da millenni caratterizza la relazione del popolo norvegese con la natura.

LA MOSTRA

Allestita nel Twist, curata da Guy Robertson e visibile fino al 17 novembre prossimo, Hodgkin and Creed ‒ Inside Out è la prima occasione in cui le opere dei due artisti dialogano; l’arte concettuale e installativa di Martin Creed incontra l’astrattismo semifigurativo delle pitture di Howard Hodgkin: dalla semplicità tecnica di quest’ultimo si passa ai complessi assemblaggi di Creed; un accostamento che a prima vista appare stridente, ma che in realtà è funzionale ad approfondire l’ottica d’osservazione delle opere esposte: da un lato, si scopre la geometria cromatica delle pitture di Hodgkin, dall’altro si scopre invece l’irruenza delle installazioni di Creed; pur fra loro molto diverse, le opere si compenetrano, si arricchiscono a vicenda e si completano.

Una mostra “semiologica”, incentrata sui segni dell’arte e sulle possibilità di combinarli insieme, che rispecchia l’approccio emotivo alla materia di Hodgkin e Creed. La ricerca di quest’ultimo è fatta di teatro, danza, pittura, scultura, performance, ironia, coinvolgimento dell’altro. Un’arte che si getta “nel mondo” e chiede attenzione e confronto, è curiosa e pone domande. All’altro capo del percorso concettuale della mostra, ben lontano dalle etichette, Hodgkin è stato un pittore caleidoscopico, che dal Pop passava con disinvoltura all’Espressionismo astratto o all’Informale, prediligendo più i colori che la linea o la forma. Percorsi assai personali, non apparentabili, ad esempio, a Rothko o Twombly, e dove la pittura va oltre la cornice, rompendo i rigidi schemi di separazione fra opera e realtà: una liberazione del segno alternativa a quella di Pollock, e una maniera più intima di interrogarsi rispetto a Creed.

Su queste premesse, la mostra è una discussione a tempo di minuetto sul gran teatro della vita, sulle bizzarrie e le utopie dell’umanità, mai paga di niente e sempre invece curiosa e angosciata: luci e ombre dell’Antropocene.

Jevnaker // fino al 17 novembre 2019
Hodgkin and Creed ‒ Inside Out
KISTEFOS-MUSEET
Samsmoveien 41N

Fonte: artribune.com ‒ Niccolò Lucarelli

New York mozzafiato: il nuovo osservatorio dell’Empire con vista spettacolare al 102° piano e mostra-viaggio nella storia

L’Empire State Building è pronto a stupire di nuovo. L’edificio più iconico di New York dal 12 ottobre aprirà le porte del suo nuovo osservatorio al 102° piano rivelando una vista senza ostacoli della città al di là dello spettacolare. Una vetta sulla Grande Mela con una parte composta da 24 finestre che mostrano tutto il panorama. Fino allo scorso gennaio la parte inferiore era in muratura, limitando quindi la vista.

“È una questione di trasparenza – ha detto all’ANSA Jean Yves Ghazi, presidente dell’Osservatorio – e ora la vista viene presentata nella sua interezza, dando anche qualche brivido quando ci si sporge verso il basso dai bordi. Anche l’ascensore è una questione di trasparenza, perché salendo verso l’alto rivela poco a poco la vista su New York”.

L’osservatorio si trova ad un’altezza di 381 metri, mentre dalla base all’antenna l’Empire misura 443 metri. Il nuovo osservatorio è un ulteriore tassello in un progetto iniziato quattro anni e mezzo fa, quando si è deciso di rendere il percorso del visitatore dall’arrivo alla cima un’esperienza.

“Quattro anni e mezzo fa ci siamo imbarcati in questo progetto entusiasmante – continua Ghazi – e abbiamo deciso dopo aver fatto un piccolo sondaggio tra i nostri visitatori. Tutti ci hanno detto che quando vengono a New York sentono già un legame con l’Empire, tuttavia non hanno molte idee su come tutto è iniziato. Ora con una mostra al secondo piano vengono eliminati i dubbi, perché viene riproposto il percorso di come è stato realizzato l’edificio”.

Le tappe per l’esperienza all’Empire State Building sono l’arrivo con l’assenza di code, le scale dove c’è un Empire in miniatura diventato uno dei punti più instagrammabili, il secondo piano con diverse mostre, tra cui quella appunto che porta come sul cantiere dell’edificio, una sorta di walk of fame con tutti i vip che lo hanno visitato, un video di poco più di tre minuti con i film più famosi in cui compare l’Empire, l’Infinity Shaft, ossia una simulazione nella tromba dell’ascensore attraverso la quale si mostra dall’interno la salita verso l’alto ed ancora una sbirciatina all’interno degli uffici che si occupano l’Edificio. Tra questi LinkedIn e Expedia con i loro spazi completamente all’avanguardia, l’osservatorio sia all’aperto che al chiuso all’86° piano e, ciliegina sulla torta, la vista mozzafiato dal 102° piano.

Fonte: Ansa


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