Si fa il bagno da maggio a ottobre e le sue spiagge sono meravigliose: scopriamo Cipro
Sapevate che a Cipro si fa il bagno dalla fine di maggio fino a tutto il mese di ottobre? Grazie alle sue acque scaldate dal caldo sole d’estate, l’isola dove sventolano due bandiere -quella greca e quella turca-, è la meta ideale per una vacanza fuori stagione. In questi mesi il clima è più fresco ed è perfetto per passeggiate e nuotate nelle placide acque turchesi del Mediterraneo. Inoltre, secondo l’European Bathing Water Quality, l’isola ha le acque più balneabili di tutta Europa, risultato che quest’anno le ha fatto aggiudicare il record di Bandiere Blu, ben 65. Pronti a partire?
Eletta qualche anno fa capitale della cultura, Pafos è la città per tutti gli amanti della storia e dell’arte. Qui si trovano ancora le testimonianze degli antichi greci e romani, che si riscontrano attraverso le numerose ville adorne di mosaici, le “Tombe dei Re” e il parco archeologico di Kato Pafos.
Spiagge incantevoli, dalle mille sfumature di blu e verde intenso si susseguono a Ayia Napa. Ma c’è di più: feste, party e dj set dal tramonto all’alba. Se cercate una vacanza fatta di divertimento e movida, Ayia Napa è il posto giusto.
Nicosia è la capitale di Cipro ed è divisa in due dalla “linea verde” che separa la parte meridionale dell’isola, capitale della Repubblica di Cipro, da quella settentrionale, capitale della Repubblica turca di Cipro. Fondata dai Greci dopo la Guerra di Troia, Nicosia mantiene il fascino e le bellezze del periodo greco classico. Molti sono i luoghi da visitare, tra cui la Moschea Selimiye, il Monastero di Machaira e l’Open Market, per respirare la vera atmosfera della città.
Nissi Beach è la spiaggia più famosa per le sue acque trasparenti e la sabbia bianca. Nota per i suoi party e le sue feste, è frequentata soprattutto dagli amanti del divertimento. Se siete alla ricerca di tranquillità, potete raggiungere a piede l’isoletta di fronte a Nissi Beach.
Limassol è una delle città principali di Cipro e la seconda per grandezza. Situata sulla cosa sud dell’isola, si affaccia sulla Baia di Akrotiri. Numerosi sono i locali eleganti che affollano la zona del porto, ma la sua fama è nota per il castello medievale che domina il centro storico.
Si narra che la dea della bellezza Afrodite emerse in prossimità di queste acque per recarsi a un incontro d’amore. Guidare fino alla spiaggia di Petra Tou Romiou è un’esperienza unica: lo scenario che incanta per la bellezza, pian piano lascia il posto alla costa frastagliata. I suoi tramonti sono tra i più belli dell’isola.
Scoprire la storia di Cipro è come tornare tra i banchi di scuola e rileggere la storia del Mediterraneo. Il modo migliore per raggiungere quest’isola a cavallo tra Oriente ed Occidente è in aereo. Qui si può decidere se atterrare a Pafos, nella costa occidentale, o a Lanarka, nella costa orientale. Le ridotte dimensioni dell’isola permettono di attraversarla in auto, da un’estremità all’altra, in sole 2 ore.
Fonte: SiViaggia.it
COMPASS HOUSE È UN HOTEL BOUTIQUE STRAORDINARIO NEL CUORE DI BANTRY BAY, IN SUD AFRICA
Compass House, perfettamente posizionato sulle rive della costa atlantica, promette ai suoi ospiti il massimo in termini di stile e comfort.
Situato nella Bantry Bay, baia riparata e senza vento, a soli due minuti dalla spiaggia e a dieci minuti dal centro della città, offre una accoglienza straordinaria e di viste mozzafiato sull’oceano da ogni camera.
Compass House gode di una calda atmosfera, con una fusione di stili di interior design, fondendo il meglio dei sapori mediterranei, asiatici e africani. Le camere sono arredate secondo i più alti standard con ampi letti confortevoli, offrendo agli ospiti un ambiente accogliente. Dormire bene, rilassarsi, poi svegliarsi e ammirare il bellissimo orizzonte. Gli ospiti non dovranno camminare molto perché ogni camera offre accesso all’ampio ponte e alla piscina.
Tra uno scenario di limoni, kumquat e aranci, gli ospiti possono godere della piscina a sfioro di venti metri e del patio che si prestano brillantemente per il relax diurno e possono assistere al meraviglioso tramonto sudafricano. Agli ospiti di Compass House viene garantito un rifugio sicuro e privato con molto spazio e una vista inestimabile sull’oceano.
Un team di concierge dedicato è costantemente alla ricerca di nuove proposte di ristoranti, bar e altre attrazioni a Cape Town, ma può anche essere interpellato per qualsiasi cosa, anche per organizzare prestigiosi spettacoli teatrali, voli in elicottero con degustazione di Champagne a lezioni private di yoga sulla spiaggia.
Fonte: xoprivate.com
Il Parco Nazionale della baia di Phang-nga, istituito nel 1981, si estende su una superficie totale di circa 480 kmq. Si tratta del secondo parco nazionale marino del Paese ed è costituito ovviamente da acqua marina ma anche da foreste di mangrovie, isole e montagne calcaree di varie forme e bellezza. La baia è certamente una delle grandi meraviglie naturali del Sud Est asiatico. Un luogo che non si dimentica facilmente con centinaia di piccole isole rocciose che fuoriescono da acque color verde smeraldo. Ci sono due teorie su come siano nate queste formazioni. In era terziaria, più di 60 milioni di anni fa l’attuale baia era una pianura con numerosissime alture calcaree.
Successivamente la fusione dei ghiacciai comportò l’aumento del livello dell’acqua del mare, l’acqua invase la distesa lasciando emergere solo una serie di cime e dando origine a uno dei più straordinari spettacoli del pianeta. L’altra teoria dice che si sono formate sott’acqua 140 milioni di anni fa e sono state forzate a uscire sopra il livello del mare dallo spostamento delle placche continentali terrestri. Questi movimenti tettonici hanno generato altre meraviglie, nascoste all’interno di queste formazioni troviamo centinaia di grotte di mare. Milioni di anni di erosione provocata da pioggia, vento, mare e sole hanno aperto la cima di alcune di queste grotte dando vita ad un insieme di forme spettacolari.
Una cinquantina di isolotti, alti fino a 300 metri, alcuni dei quali non ancora esplorati e coperti da una densa vegetazione. In molte grotte si può entrare solo con la bassa marea, quando si rivela la stretta e rocciosa entrata. Una zona simile non poteva non essere dichiarata parco nazionale, la maggioranza di queste grotte si trovano nella parte occidentale e orientale del parco e possono essere esplorate in canoa. L’ambiente marino calcareo e le foreste di mangrovie favoriscono la vita di un gran numero di volatili e rettili. Fra i più rari troviamo l’aquila di mare ed il varano d’acqua che può raggiungere la ragguardevole lunghezza di 2 metri.
Storia Naturale – Come si è formata la baia
435-380 milioni di anni fa (periodo Carbonifero).L’erosione della massa orografica cino-thailandese ha portato alla deposizione di sedimenti e ciottoli lungo un grande ed articolato sistema fluviale che attraversava l’attuale Thailandia da nord a sud. Periodicamente questi depositi scivolano lungo i fiumi e poi in mare.
280-225 milioni di anni fa (Permiano). I depositi di carbonato di calcio che sono alla base dell’origine della vita marina, nell’arco di qualche milione di anni creano una barriera corallina che si pensa sia stata 5 volte più grande dell’attuale Grande Barriera Corallina australiana con un’estensione impressionante: dalla Cina al Borneo! E’ questa la ragione per cui Phang-nga, Khao Sok e Krabi (Thailandia), Guilin (Cina), Halong Bay (Vietnam) e Sarawak (Borneo) hanno topografie molto simili.
350-260 milioni di anni fa (Prima Glaciazione). Al termine della glaciazione il livello delle acque aumenta sensibilmente a causa dei ghiacci che si dissolvono, conseguentemente anche il livello della barriera corallina cresce proporzionalmente con la superficie dell’acqua. La fine della glaciazione comporta un aumento delle precipitazioni e dell’erosione e in alcuni casi l’ecosistema marino viene pressato sotto centinaia di metri di sedimenti. Questo ha portato alla formazione delle rocce calcaree che vediamo ancora oggi.
136-66 milioni di anni fa (periodo Cretaceo).Intrusioni magmatiche di granito formano anche, a causa della reazione chimica tra il granito fuso e le rocce sedimentarie, depositi di tungsteno e stagno.
66-3 milioni di anni fa (Terziario).La placca continentale indiana in collisione con la placca eurasiatica, forma la catena dell’ Himalaya causando il ruotamento in senso orario della massa continentale thailandese verso sud-est. Il calcare, la pietra arenaria e le rocce granitiche sono state sollevate e rimangono ora esposte all’erosione dell’acqua piovana e dei fiumi.
Le rocce calcaree sono state erose in maniera spettacolare lasciando le belle formazioni carsiche che ammiriamo attualmente.
Fonte: turismothailandese.it
L’albero più remoto del mondo si trova a quasi 300 km dal suo vicino
Immerso in un’insenatura spazzata dal vento, l’albero solitario sull’isola subantartica di Campbell in Nuova Zelanda non dovrebbe essere tecnicamente lì. L’abete rosso Sitka, un nativo dell’emisfero settentrionale, è molto lontano dai suoi cugini tassonomici e, in effetti, l’albero più vicino, di qualsiasi tipo, è a quasi 300 km a nord-est delle isole di Auckland.
L’albero solitario fu piantato alla fine del XX secolo dall’allora governatore della Nuova Zelanda, Lord Ranfurly. Più di 100 anni dopo, l’abete rosso è considerato l’albero più isolato del mondo, dopo che l’ex detentore del record, l’Albero di Ténéré nel deserto del Sahara, è stato falciato da un guidatore ubriaco.
La conifera resiste non solo all’isolamento, ma anche al clima selvaggio delle latitudini dei “Furious Fifties”. Campbell Island ha il clima più nuvoloso nel subantartico, con pioggia per 325 giorni e venti di burrasca per 100 giorni all’anno. Sorprendentemente, l’abete rosso sembra prosperare in queste condizioni, crescendo ad un ritmo da cinque a dieci volte più veloce del normale.
Tuttavia, all’albero, alto circa 10 metri, manca la corona a forma di cono caratteristica della specie, invece cresce in una forma di cavolfiore spumeggiante. Si pensa che questa insolita silhouette sia dovuta alla rimozione del tronco centrale utilizzata da albero di Natale. Ciò è probabilmente accaduto diversi decenni fa, quando l’isola ospitava personale specializzato in meteorologia durante tutto l’anno.
Sebbene questo aspro pezzo di terra spazzato dal vento sia privo di alberi, ospita una serie di altre curiosità botaniche, tra cui i campi di fiori “ultraterreni di megaherbs”.
L’albero solitario è un toccante ricordo dell’impatto umano su questo fragile e unico ecosistema. L’isola di Campbell è stata sfruttata dagli esseri umani per l’agricoltura e per la caccia alle balene e alle foche sin dalla sua scoperta nel 1810. Altre introduzioni da parte dell’uomo, inclusi ratti distruttivi e bovini selvatici, sono state rimosse, ma rimane l’abete di Sitka, una sentinella solitaria.
Nel 2014, gli scienziati hanno prelevato campioni dall’albero centenario per esaminare le informazioni sul clima contenute negli anelli dell’albero. Nonostante la sua posizione remota nella parte inferiore del mondo, gli anelli dell’albero registrano la presenza del radiocarbonio derivante da test nucleari in superficie. Questo forse serve da indicatore affidabile per l’avvento dell’Antropocene, l’era geologica degli umani.
Campbell Island è patrimonio mondiale dell’UNESCO e una riserva naturale amministrata dal Dipartimento della Conservazione della Nuova Zelanda. L’accesso è limitato ed è necessario un permesso per sbarcare. È possibile andare a Camp Cove dove si trova l’abete rosso Sitka, l’albero solitario.
Fonte: atlasobscura.com
Nella splendida isola di Gezira, svetta l’iconica Torre de Il Cairo, di ben 187 metri di altezza, una delle strutture più alte del continente africano.
Dal belvedere aperto si gode di una vista mozzafiato e di una panoramica completa ed esclusiva della città e del fiume Nilo, che la attraversa. Il ristorante girevole della torre si muove lentamente e regala una visione della capitale a 360°. Fu ultimata nel 1961 durante la presidenza di Gamal Abdel Nasser e costruita su una base di granito di Aswan, ricoperta da una struttura metallica che si apre verso l’estremità tanto da evocare un fiore di loto.
La torre si trova a Zamalek, nell’esclusivo distretto residenziale nel centro de Il Cairo, ricco di strade alberate, bei palazzi e ville, numerosi caffè e ristoranti, nonché interessanti gallerie d’arte.
Vista dalla sommità della torre al tramonto, Il Cairo brilla di luci tremolanti, un immenso tappeto luminoso che si estende fino alle piramidi di Giza con il deserto nello sfondo e
il Nilo che scorre tranquillo nel suo cuore.
Allaccia le cinture in uno dei simulatori all’avanguardia del museo e rotola verso l’alto, vola e gira in tutte le direzioni mentre scendi sull’Oceano Pacifico.
Hai sempre desiderato far volare il tuo aereo ma non sei sicuro di avere ciò che serve per la scuola di volo? Bene, non preoccuparti: puoi ancora prendere il volo sui nuovi simulatori di volo Fighter Ace 360 al Pearl Harbor Aviation Museum.
I due simulatori del museo storico della Seconda Guerra Mondiale possono adattarsi a due passeggeri e possono ruotare di 360 gradi in qualsiasi direzione, il che significa che puoi far rotolare il cuore verso l’esterno, in avanti, all’indietro e lateralmente.
O no. A te la scelta come pilota in uno scontro a fuoco della Seconda Guerra Mondiale sul Pacifico. I simulatori ti mettono in alto sopra le Isole – con i piedi che non si staccano quasi mai da terra – dove puoi sparare, capovolgere e sorvolare i tuoi obiettivi in un’esperienza completamente immersiva.
E la guerra nel Pacifico non deve essere la tua unica destinazione. Una delle grandi caratteristiche è la loro capacità di eseguire diverse simulazioni. Puoi aumentare l’adrenalina e provare Quantum Star Fight, una battaglia spaziale in cui puoi navigare tra asteroidi e superare obiettivi nemici. Oppure c’è il simulatore di montagne russe meno intenso che porta i passeggeri su e giù per un giro vecchio stile, senza giri a 360 gradi come nelle altre simulazioni. Dipende tutto da te.
Solo 150 biglietti sono disponibili ogni giorno per i simulatori, che sono stati installati a luglio. Puoi acquistare i biglietti al Pearl Harbor Aviation Museum per $ 10,50 a persona o $ 21 se vuoi guidare da solo nel simulatore, controllando sia lo sterzo che le riprese.
Fonte: hawaiimagazine.com – MADELEINE CARR
Meknès: la città dai cento minareti
Meknès fu una delle più belle e potenti tra le città imperiali del Marocco grazie alla volontà del sultano Moulay Ismail che la fondò nel 17° secolo. Considerata un capolavoro di arte ispano-moresca è protetta da 40 km di mura che custodiscono imponenti monumenti a testimonianza del suo passato glorioso.
La piazza El Hedim è il cuore pulsante del centro storico affollata da cantastorie, musicisti e incantatori di serpenti, luogo ideale per sorseggiare un tè alla menta e ammirare la maestosa porta di Bab Mansour, il più famoso accesso alla medina. Situata vicino alla residenza del sultano, la famosa porta è decorata con maioliche verdi, preziose iscrizioni, mosaici e stupende colonne di marmo, provenienti dal sito archeologico di Volubilis. La medina, la città antica, svela immediatamente il suo fascino con vicoli che brulicano di botteghe e souk, dove profumi e colori regalano uno spaccato di autentica vita quotidiana.
Ricca di edifici storici e musei, ospita la Medersa Bou Inania, antica scuola coranica, gioiello dell’architettura islamica del XIV secolo, con splendidi mosaici e soffitti in legno di olivo intarsiato.
È conosciuta come la “città dai cento minareti” grazie alla presenza di numerose moschee, tra cui la Grande Moschea, da cui svetta il minareto colorato nel tipico colore dell’Islam: il verde.
Il mausoleo di Moulay Ismail custodisce la tomba del sultano. Impreziosito da ceramiche zellige e stucchi con intarsi fini come ricami, è accessibile in parte anche a chi non è di religione musulmana.
Interessanti sono le visite al Mellah, il vecchio quartiere ebraico, ai Granai Reali, seminterrati dalle mura spesse per garantire una fresca e costante temperatura e alle stupende Scuderie, tanto grandi da ospitare un tempo fino a 12 mila cavalli, costruite con archi posti su 23 navate dove si ammirano suggestivi riflessi di luce. Meta di rilassanti passeggiate è il vicino lago artificiale Agdal utilizzato all’epoca per irrigare i rigogliosi giardini del sultano.
I resti del palazzo Reale Dal el Makhzen e della medina fanno parte del patrimonio mondiale dell’Unesco.
Meknès è una città senza tempo che esprime la grandezza e lo splendore della creatività artistica del sultano Moulay Ismail.
Questo dicembre, Miami Beach diventerà teatro di una delle esperienze culinarie più incredibili al mondo, con protagonisti quattro dei più grandi Chef stellati internazionali.
GR8 Group, agenzia internazionale di viaggi VIP ed eventi di lusso, ha svelato la nuova location per l’edizione 2019 di “Once Upon a Kitchen”. Sarà la Florida, più precisamente Miami Beach, lo spettacolare scenario che accoglierà le performance gastronomiche di un prestigioso quartetto di Chef: Massimo Bottura (nominato da TIME Magazine una delle persone più influenti del 2019), Mauro Colagreco, Alex Atala e Antonio Bachour.
L’atteso evento si svolgerà domenica 1 dicembre 2019 a South Beach, nella sala concerti del New World Center (sede della New World Symphony), edificio progettato dall’archistar Frank Gehry. Nuova location dunque per la terza edizione di “Once Upon a Kitchen”, che si sposterà per la prima volta da New York alla Florida.
Gustare le creazioni culinarie di questi veri e propri artisti (che dominano regolarmente le classifiche dei ristoranti più prestigiosi al mondo e che sono inoltre protagonisti di popolari programmi come “Chef’s Table” di Netflix), normalmente richiederebbe un viaggio in Italia, Francia o Brasile. Ma, grazie a “Once Upon a Kitchen”, sarà possibile vivere un’irripetibile esperienza gastronomica in un’unica esclusiva location.
“Siamo entusiasti di ospitare l’edizione 2019 di Once Upon a Kitchen a Miami Beach”, ha affermato Barnabas Carrega, Co-fondatore e CEO del gruppo GR8. “Abbiamo creato un’esperienza unica e dall’alto tasso emozionale, in grado di offrire agli ospiti l’esclusiva opportunità di poter gustare le specialità più iconiche di questi prestigiosi Chef.”
I partecipanti all’evento, promosso anche dalla Forbes Travel Guide (che recensisce hotel, ristoranti e Spa di lusso), potranno gustare una cena con più portate d’autore proposte dagli Chef di quattro celebri ristoranti: Osteria Francescana (Modena) di Massimo Bottura, aggiudicatosi il primo premio ai “World’s 50 Best Restaurants” nel 2016 e nel 2018; Mirazur (Mentone) di Mauro Colagreco, che pochi mesi fa si è aggiudicato il 50 Best 2019; e D.O.M. (San Paolo) di Alex Atala. La ciliegina sulla torta sarà letteralmente l’inedito dessert creato appositamente per la serata da Antonio Bachour, Chef cresciuto a Puerto Rico e noto a livello internazionale per i suoi dolci artistici.
Questa cena stellata sarà coordinata da Cirque of Life, con lo stesso Direttore che ha aiutato il Cirque du Soleil a narrare la profonda connessione tra il cibo e la vita a Expo Milano e che ha collaborato diverse volte con il World Food Programme (WFP). La serata sarà accompagnata dai vini del noto enologo e viticoltore Roberto Cipresso, che in occasione del Giubileo del 2000 fu chiamato a creare una speciale cuvée per Papa Giovanni Paolo II. Inoltre, prima della cena vera e propria, il noto mixologist Alex Ott proporrà agli ospiti un’esclusiva cocktail hour.
“Once Upon a Kitchen” è promosso anche dal Fine Dining Chapter di YPO, organizzazione globale di giovani amministratori delegati. Numerosi i partner e gli sponsor (l’hotel W South Beach, Inedit Damm, La Prima, Lavazza, Rolls-Royce Miami, S. Pellegrino e Vista Alegre), tra cui anche Food for Soul, associazione culturale no-profit di Massimo Bottura e sua moglie Lara Gilmore.
Fonte: Greater Miami CVB in Italia – AVIAREPS 2018
Questo dicembre, Miami Beach diventerà teatro di una delle esperienze culinarie più incredibili al mondo, con protagonisti quattro dei più grandi Chef stellati internazionali.
GR8 Group, agenzia internazionale di viaggi VIP ed eventi di lusso, ha svelato la nuova location per l’edizione 2019 di “Once Upon a Kitchen”. Sarà la Florida, più precisamente Miami Beach, lo spettacolare scenario che accoglierà le performance gastronomiche di un prestigioso quartetto di Chef: Massimo Bottura (nominato da TIME Magazine una delle persone più influenti del 2019), Mauro Colagreco, Alex Atala e Antonio Bachour.
L’atteso evento si svolgerà domenica 1 dicembre 2019 a South Beach, nella sala concerti del New World Center (sede della New World Symphony), edificio progettato dall’archistar Frank Gehry. Nuova location dunque per la terza edizione di “Once Upon a Kitchen”, che si sposterà per la prima volta da New York alla Florida.
Gustare le creazioni culinarie di questi veri e propri artisti (che dominano regolarmente le classifiche dei ristoranti più prestigiosi al mondo e che sono inoltre protagonisti di popolari programmi come “Chef’s Table” di Netflix), normalmente richiederebbe un viaggio in Italia, Francia o Brasile. Ma, grazie a “Once Upon a Kitchen”, sarà possibile vivere un’irripetibile esperienza gastronomica in un’unica esclusiva location.
“Siamo entusiasti di ospitare l’edizione 2019 di Once Upon a Kitchen a Miami Beach”, ha affermato Barnabas Carrega, Co-fondatore e CEO del gruppo GR8. “Abbiamo creato un’esperienza unica e dall’alto tasso emozionale, in grado di offrire agli ospiti l’esclusiva opportunità di poter gustare le specialità più iconiche di questi prestigiosi Chef.”
I partecipanti all’evento, promosso anche dalla Forbes Travel Guide (che recensisce hotel, ristoranti e Spa di lusso), potranno gustare una cena con più portate d’autore proposte dagli Chef di quattro celebri ristoranti: Osteria Francescana (Modena) di Massimo Bottura, aggiudicatosi il primo premio ai “World’s 50 Best Restaurants” nel 2016 e nel 2018; Mirazur (Mentone) di Mauro Colagreco, che pochi mesi fa si è aggiudicato il 50 Best 2019; e D.O.M. (San Paolo) di Alex Atala. La ciliegina sulla torta sarà letteralmente l’inedito dessert creato appositamente per la serata da Antonio Bachour, Chef cresciuto a Puerto Rico e noto a livello internazionale per i suoi dolci artistici.
Questa cena stellata sarà coordinata da Cirque of Life, con lo stesso Direttore che ha aiutato il Cirque du Soleil a narrare la profonda connessione tra il cibo e la vita a Expo Milano e che ha collaborato diverse volte con il World Food Programme (WFP). La serata sarà accompagnata dai vini del noto enologo e viticoltore Roberto Cipresso, che in occasione del Giubileo del 2000 fu chiamato a creare una speciale cuvée per Papa Giovanni Paolo II. Inoltre, prima della cena vera e propria, il noto mixologist Alex Ott proporrà agli ospiti un’esclusiva cocktail hour.
“Once Upon a Kitchen” è promosso anche dal Fine Dining Chapter di YPO, organizzazione globale di giovani amministratori delegati. Numerosi i partner e gli sponsor (l’hotel W South Beach, Inedit Damm, La Prima, Lavazza, Rolls-Royce Miami, S. Pellegrino e Vista Alegre), tra cui anche Food for Soul, associazione culturale no-profit di Massimo Bottura e sua moglie Lara Gilmore.
Fonte: Greater Miami CVB in Italia – AVIAREPS 2018
A San Francisco Seeing spheres. La più grande opera pubblica di
Olafur Eliasson negli Stati Uniti
L’ARTISTA DANESE HA REALIZZATO PER IL CHASE CENTER DI SAN FRANCISCO UNA GRANDE INSTALLAZIONE DI SFERE IN ACCIAIO CHE RIFLETTONO LO SPAZIO DELLA GRANDE PIAZZA DI THRIVE CITY,
NEL QUARTIERE DI MISSION BAY
Inaugurato pochi giorni fa con un concerto dei Metallica e della San Francisco Symphony, il Chase Center è un’arena sportiva e di intrattenimento con 18.064 posti che fa parte del più ambizioso progetto urbanistico di Thrive City, complesso polifunzionale finanziato privatamente che si trova nel quartiere Mission Bay di San Francisco. Con 13mila metri quadrati di piazze e spazi aperti pubblicamente accessibili, l’area comprende inoltre edifici per uffici, ristoranti e negozi, diventando così un luogo di aggregazione per la comunità votato al benessere: saranno offerti infatti programmi di salute, sessioni di yoga e pattinaggio sul ghiaccio, e saranno presenti anche mercati contadini. Punto focale di Thrive City è quindi Chase Center, che oltre alle partite dei Golden State Warriors – team di Oakland che milita nell’NBA, il campionato di basket professionistico degli Stati Uniti – ospita concerti, eventi culturali, spettacoli per famiglie, per un totale di quasi 200 eventi all’anno. A Thrive City inoltre non mancano gli interventi di arte contemporanea, a partire da Seeing spheres, opera che Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) ha realizzato appositamente per il distretto.
SEEING SPHERES DI OLAFUR ELIASSON PER IL CHASE CENTER A SAN FRANCISCO
Seeing spheres è costituita da cinque sfere di acciaio idroformato lucido alte oltre 4 metri e mezzo disposte a cerchio, di fronte all’ingresso est del Chase Center. Ogni sfera supporta una faccia speculare circolare, incorniciata da un anello di luci a LED, orientata verso l’interno per riflettere le facce delle sfere circostanti. Le sfere e le loro facce speculari riproducono così un ambiente costituito da spazi “multistrato”, in cui le persone e tutto ciò che su di loro si riflette sembrano moltiplicarsi all’infinito. “Seeing spheres è uno spazio pubblico che ti contiene e contiene moltitudini”, spiega Eliasson. “Spesso pensiamo allo spazio pubblico come a uno spazio vuoto e negativo in città, visto da un’auto o attraversato per strada per andare altrove. Seeing spheres offre un posto dove fermarsi, in cui vederti dall’esterno, partecipe della società”. Quelli della percezione e degli spazi pubblici sono temi ricorrenti nella poetica di Eliasson, che proprio al Museum of Modern Art di San Francisco, nel 2007, ha presentato la sua prima retrospettiva statunitense. Attualmente alla Tate Modern di Londra è in corso Olafur Eliasson: In Real Life, la più ampia monografica mai organizzata sull’artista danese che racconta trent’anni della sua carriera.
CHASE CENTER E L’ARTE CONTEMPORANEA
Quello di Olafur Eliasson non è il primo esempio del ruolo che l’arte contemporanea riveste a Thrive City e in particolare al Chase Center. Un paio di mesi fa lo SFMOMA – San Francisco Museum of Modern Art e i Golden State Warriors hanno stretto una particolare collaborazione: lo SFMOMA ha in prestito ai Warriors opere della propria collezione, per essere esposte al Chase Center. Tra le prime opere in prestito spiccano Untitled di Alexander Calder e Play Sculpture di Isamu Noguchi.
Fonte: Artribune.com – Desirée Maida