ISOLE BALEARI: PER SENTIRE IL MEDITERRANEO

24 Ago 2019 In: Spagna

Le isole Baleari, nel mar Mediterraneo, sono una meta perfetta per vivere delle vacanze a contatto con la natura, praticando sport e godendo della tranquillità delle loro cale. Non saprete da dove cominciare: sentierismo e cicloturismo lungo spazi dichiarati Riserva della Biosfera, attività nautiche in acque trasparenti e campi da golf con vista sul mare sono solo alcune delle proposte.

Le isole Baleari sono una meta d’eccezione per turisti di tutto il mondo. Offrono più di 1000 chilometri di coste, circa 400 spiagge, 5 parchi naturali e un’isola dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO, Minorca. Spazi unici per trascorrere delle vacanze indimenticabili. Per apprezzare tutta la bellezza dell’arcipelago si consiglia anche una visita dal mare su imbarcazioni turistiche, un’opzione che consente di scoprire cale nascoste ideali per riposare. Guardate tutto quello che vi attende nelle Baleari.

Cala dalle acque trasparenti vicino a Ciutadella

Maiorca: molto di più di sole e mare

Il 40 per cento del territorio di Maiorca è stato dichiarato spazio protetto. Offre 550 chilometri di costa, con spiagge come l’Arenal, Cala Mesquida e Sa Coma.

L’isola offre molto di più di sole e mare. La natura è impressionante, con scenari come la Sierra di Tramuntana e i parchi naturali di S’Albufera, Mondragó e Sa Dragonera. Molto vicino, a meno di un’ora di navigazione, si trova il Parco Nazionale dell’Arcipelago di Cabrera, particolarmente attraente per i fondali marini di posidonia oceanica.

Anche la cultura occupa uno spazio importante a Maiorca. Il capoluogo, Palma, possiede uno dei nuclei storici meglio conservati d’Europa. Per constatarlo è sufficiente passeggiare per i cortili del centro storico e visitarne la Cattedrale e il castello del Bellver, che offre un bel panorama su Maiorca.

Ibiza, l’isola bianca

Ibiza è un paradiso di spiagge, parchi naturali e ambienti eccezionali, che per la sua biodiversità e ricchezza culturale è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’isola possiede 210 chilometri di coste che vi sedurranno con i lunghi arenili di sabbia bianca, le distese di dune, le cale dall’acqua cristallina che invita a immergersi. Vi raccomandiamo la pratica di sport acquatici presso le stazioni nautiche di Santa Eulària e Sant’Antonio y San Josep, o un’escursione alla vicina isola di Formentera, a meno di mezz’ora in barca, dove troverete magnifiche piscine naturali.

Anche la notte è speciale a Ibiza. L’isola è conosciuta in tutto il mondo per la vita notturna, ore di divertimento che cominciano nei bar all’aperto al tramonto e proseguono fino al mattino seguente in grandi discoteche.

Minorca: la quiete tra le cale

Tranquilla, bella, è stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO. Minorca possiede paesaggi idilliaci appena alterati dal trascorrere del tempo, monumenti megalitici e spiagge nelle quali il sole brilla per più di 2700 ore all’anno. Nel nord dell’isola predomina un paesaggio di rilievi scoscesi frastagliato da piccole cale che si contrappone alla morbidezza delle spiagge di sabbia bianca e fine del sud. I piccoli paesi, la natura, con spazi come il Parco Naturale di S’Albufera des Grau, o lo spettacolo dei mandorli in fiore alla fine di gennaio, ne fanno l’isola ideale per escursioni a piedi o in bicicletta. In definitiva, un luogo per perdersi a contatto con un ambiente naturale eccezionale.

Le Baleari sono evidentemente perfette per le attività all’aria aperta: diving, sentierismo, ciclismo, golf, sport nautici… Inoltre Ibiza, Formentera, Maiorca e Minorca sono ben collegate tra loro ed è possibile visitarle tutte durante un unico viaggio.

Fonte: spain.info

“Carte d’Identità al Volo”

Biglietti presi, carta di imbarco ok, check in on line fatto. Pronti, si parte per la vacanza. Arrivati in aeroporto però può capitare di accorgersi all’improvviso di aver lasciato la carta d’identità a casa oppure che il documento è scaduto. Ma niente paura. L’incubo ricorrente per i viaggiatori più smemorati non è un male irrimediabile. All’aeroporto “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino c’è una soluzione rapida e che non arreca troppe preoccupazioni.

È “Carte d’Identità al Volo”, uno sportello per tutti i passeggeri in transito allo scalo internazionale della Capitale che rappresenta un segno concreto del lavoro sinergico e collaborativo, tra il Comune di Fiumicino e ADR.

Un servizio prestato per risolvere l’impossibilità d’imbarco di passeggeri che, pur muniti di titolo di viaggio, non dispongono di un documento d’identità in corso di validità o non valido per l’espatrio che potrà essere emesso subito rivolgendosi direttamente al personale del comune presente allo sportello. Una prestazione che permette, soprattutto ai viaggiatori, di poter partire comunque, regolarizzando con l’emissione a vista e quindi “all’ultimo secondo” di un nuovo documento.

Ricordiamo che per tutti i voli nazionali, i passeggeri italiani possono viaggiare anche solo con la patente di guida.

Possono rivolgersi allo sportello tutti i cittadini italiani e non solo i cittadini residenti a Fiumicino. Gli orari sono: dal lunedì al venerdì: 08.30-13.30 e dalle 14 fino alle 15.30

Le modalità di rilascio sono le seguenti: è sufficiente restituire il documento scaduto o deteriorato oppure presentare denuncia di smarrimento unitamente ad altro documento di riconoscimento alla presenza di due testimoni.

Si effettua anche la prima emissione del documento di identità. Al momento della richiesta vanno presentate 3 fototessere del titolare della carta d’identità. Per conoscere le caratteristiche delle fototessere, scarica la circolare ministeriale.

Il servizio “Carte d’Identità al volo” è rivolto ai soli passeggeri dell’aeroporto di Fiumicino previamente muniti di carta d’imbarco. E’ possibile usufruire del servizio fino a 7 giorni dalla data di partenza del volo con le seguenti priorità: verranno prese in carico prima le richieste presentate per i voli in giornata, a seguire le richieste effettuate 2 o 3 giorni prima della partenza ed in ultimo prese in carico le richieste fino a 7 giorni prima della data di partenza del volo.

Informiamo inoltre che lo sportello Carte d’identità al Volo osserva il calendario delle festività e delle chiusure degli uffici pubblici.

viaggiatori che transitano nello scalo romano potranno identificare l’ufficio situato al T3 Partenze, davanti alla porta 1 e facilmente raggiungibile grazie a una segnaletica d’indirizzo adeguata. Lo sportello dispone logisticamente di una piattaforma informatica in grado di connettersi e attingere alla banca dati dei vari comuni italiani, che aderiscono alla rete, per redigere i documenti richiesti. Il box ha anche funzione di punto cortesia al pubblico e svolge altri servizi non solo a carattere amministrativo, ma anche di promozione turistica e storico-culturale.

Solo nel 2018, lo sportello “Carte di identità al volo” collocato all’interno dell’Aeroporto Leonardo da Vinci ha emesso circa 5000 documenti di identità, ben 1000 in più rispetto all’anno precedente. E da quest’anno si potrà richiedere anche la CIE, la carta di identità elettronica.

Naturalmente, come è stato finora, la richiesta può essere fatta presentando un titolo di viaggio (il biglietto aereo o la carta d’imbarco). Attenzione, però: richiedendo la CIE lo sportello rilascerà una ricevuta mentre la carta vera e propria arriverà direttamente a casa in un secondo momento. La ricevuta sarà riconosciuta dagli aeroporti italiani, ma non è accettata dagli scali europei.

Pertanto, in caso di viaggio fuori dall’Italia, ma in area Schengen, bisognerà richiedere il vecchio documento d’identità

Fonte: ilmessaggero.it

Nuovo catamarano privato: AQUATIKI III

Oltre all’Aquatiki II, disponibile per prenotazioni in cabina o per charter privato, il nuovissimo Aquatiki III è rientrato e ormeggiato al molo dell’atollo di Fakarava, pronto a solcare le acque di Tuamotu! Riservato per charter privato con equipaggio, questo nuovo catamarano può ospitare gruppi di massimo 10 subacquei nel comfort degno di un hotel. Misura oltre 20 metri di lunghezza con un raggio di quasi 10 metri e dispone di 5 cabine ospiti spaziose e climatizzate con bagno. Le aree comuni sono costituite da una grande piattaforma con un angolo video, un salone biblioteca e un piano aperto per la cucina che si apre interamente sul pozzetto coperto dove vengono serviti i pasti. Un cocktail bar all’aperto, macchina del ghiaccio, ampio solarium, attrezzature ricreative e due comodi trampolini sono a disposizione degli ospiti. Uno skipper e hostess cordon-bleu si prenderanno cura di te.

Per quanto riguarda le immersioni, la barca è attrezzata per le immersioni in aria e nitrox. A seconda del numero di subacquei a bordo, uno o due istruttori autorizzati ti aiuteranno a scoprire siti incredibili che non sono stati toccati da alcuna attività umana.

Fonte: pacific-experience.com

A Budapest il Museum of Sweets & Selfies, primo museo in Europa dedicato ai dolciumi e ai selfie

APERTO NELLA CAPITALE UNGHERESE ALLA FINE DEL 2018, IL MUSEO ATTIRA MIGLIAIA DI ADOLESCENTI, TRA CIAMBELLE GIGANTI, FENICOTTERI E PISCINE DI CARAMELLE

Ha aperto le sue porte al pubblico lo scorso dicembre e ha già registrato 30mila visitatori: si tratta del Museum of Sweets & Selfies, museo dedicato ai dolci e ai selfie che si trova a Budapest. Vi abbiamo parlato spesso di musei pop-up o “experience” ispirati a temi e icone dell’immaginario pop, e quasi tutti sono statunitensi. Stavolta però uno dei musei a tema più frequentati e instagrammati soprattutto dai giovani si trova in Europa, rappresentando nel continente il primo del genere.

MUSEUM OF SWEETS & SELFIE A BUDAPEST

Progettato dagli ideatori di PANiQ-ROOM, spazio interattivo aperto nel 2012 sempre a Budapest e finalizzato all’entertainment del pubblico all’insegna dell’avventura e del brivido, il Museum of Sweets & Selfies è un luogo in cui a dominare sono le tinte pastello, in particolare le tonalità di rosa. Le sale del museo rappresentano ambientazioni bizzarre e surreali, con oggetti di scena improbabili: palme (anche queste di colore rosa) che crescono dalle pareti, fenicotteri (tanti) e fragole giganti, unicorni e palloncini con cui giocare, servizi da tè fluttuanti (un omaggio al Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie?), cuscini a forma di ciambelle su cui tuffarsi, frutta tropicale che casca dai soffitti, piscine di caramelle, lecca-lecca fluorescenti che invadono lo spazio. Insomma, le ambientazioni – e le pose – in cui farsi i selfie non mancano, e lo dimostrano gli scatti pubblicati sul profilo Instagram del museo, con i visitatori in preda all’euforia. Ma i dolciumi non sono soltanto giocattoli: dentro al museo è possibile fermarsi per una pausa caffè, gustando deliziosi dolcetti anche da asporto.

MUSEI DEI DOLCI, DEI SELFIE E TANTO ALTRO

Come già accennato, di musei come quello di Budapest ne vengono inaugurati sempre più spesso, soprattutto negli Stati Uniti. Giusto per fare un breve riepilogo, vi abbiamo già raccontato di Spyscape, il museo dedicato all’arte dello spionaggio progettato dallo studio Adjaye Associates e sviluppato con la consulenza di ex membri di noti collettivi di pirateria informatica ed ex direttori di agenzie di intelligence; tra i musei “pop-up” dedicati a immaginari e icone pop amati dal pubblico, il Museum of Selfie, l’Ice Cream Museum, il Museum of Candy, il MoPi – Museum of Pizza e Color Factory, rispettivamente dedicati alla pratica dei selfie, al gelato, ai dolciumi, alla pizza e ai colori; per non parlare del National Comedy Center, museo sulla storia della commedia americana, e di Human’s Best Friend, il museo pop-up dedicato ai migliori amici dell’uomo, i cani.

Fonte: artribune.com – Desirée Maida

Il deserto dI Wadi Rum, chiamato Valle della Luna dai Beduini,
è un luogo leggendario.

Abitato da oltre 2.500 anni, si trova su un’antica rotta commerciale verso la penisola arabica. Questo è un posto stupendo, senza tempo, praticamente intatto e non modificato dall’umanità e dalle sue forze distruttive. Qui sono il tempo e i venti che hanno scolpito gli imponenti grattacieli di roccia, così elegantemente descritti da T.E. Lawrence.

Trascorrendo la giornata circondato dalle meravigliose montagne ben scolpite, leggerai tra le righe e sentirai il vento sussurrare le vecchie storie dell’audace T.E. Lawrence; l’ufficiale dell’esercito britannico che unì le tribù del deserto arabo rivale in una rivolta contro l’Impero ottomano nella Prima Guerra mondiale.

Una passeggiata o un giro attraverso queste montagne non solo ti riporterà indietro nel tempo, ma ti permetterà anche di vivere nello spazio poiché Wadi Rum è stato selezionato per essere il sito delle riprese di numerosi film di Hollywood tra cui “The Martian” e “Rogue One: A Star Wars Story” e diverse scene di altri film famosi. L’esperienza di Wadi Rum è quella che ti porta in una dimensione diversa e ti consente di rivivere la straordinaria avventura di Mark Watney in cui puoi rivendicare il titolo di Marziano!

Wadi Rum

Un labirinto di promontori rocciosi monolitici si innalza dal pavimento del deserto fino a 1.750 m di altezza creando una sfida naturale per gli alpinisti professionisti. Gli escursionisti possono godere della tranquillità degli sconfinati spazi vuoti ed esplorare i canyon e le pozze d’acqua per scoprire disegni rocciosi di 4000 anni fa e gli spettacolari tesori che questa vasta regione selvaggia custodisce.

Il Wadi Rum ospita circa 5.000 beduini che vivono nelle tradizionali tende di pelli di capra. I beduini che abitano la zona mantengono ancora il loro stile di vita semi-nomade. Sono ospitali e offrono un cordiale benvenuto ai visitatori, invitandoli spesso a sedersi e a godere di un caffè o anche un pasto.

Sun City Camp

SUN CITY CAMP

Nel cuore del maestoso deserto di Wadi Rum, si trova l’incredibile Sun City Camp che offre serenità ed esperienza spirituale rilassante nel deserto e la possibilità di godere la semplice vita beduina della valle con il suo fascino e bellezza autentici senza pari. Tale esperienza è offerta attraverso una varietà di servizi, comfort e opzioni di alloggio di alto livello tra cui scegliere insieme a una vasta gamma di attività ricreative rilassanti e avventurose. Il campo tendato si trova a Wadi Rum a circa 60 km dalla città di Aqaba e 313 km da Amman. All’arrivo, gli ospiti saranno accolti con succo di frutta fresco e asciugamani rinfrescanti profumati che daranno il via al meraviglioso viaggio nel deserto.

Sun City Camp
Sun City Camp Martian Domes

Gli ospiti possono scegliere tra le tende panoramiche con vista sulle montagne se si tratta delle tradizionali tende beduine (trenta tende), delle tende reali (otto suite), delle suite familiari (due suite) o delle esclusive Martian Dome, le Cupole Marziane (venti camere). Il campo è dotato di una grande tenda di accoglienza con connessione Wi-Fi e di una zona pranzo dove agli ospiti vengono offerti pasti cucinati al momento in stile buffet con una varietà di piatti tra cui scegliere.

Sun City Camp Area ristorazione
Cibo tradizionale
Wadi Rum

Al Sun City Camp, puoi godere di una vasta gamma di attività avventurose, audaci e divertenti adatte a te o semplicemente scegliere di fermare l’orologio e trascorrere la giornata con nient’altro che serenità e vento. Puoi anche godere di un’opportunità unica per connetterti con l’universo attraverso la pratica dello yoga all’alba o al tramonto o semplicemente guardare le stelle, attraverso le futuristiche cupole della valle che ti portano a milioni di miglia di distanza dalla Terra!

Sun City Camp Martian Dome

Le Martian Dome:

Combinando stile moderno e comfort pur vivendo l’autentica esperienza nel deserto, le esclusive Martian Dome del Sun City Camp, offrono agli ospiti un’esperienza unica di lusso e autenticità. Sun City Camp è il primo nella regione ad offrire tali cupole che ti permetteranno di ammirare la magnifica luna e le stelle direttamente dal tuo comodo letto.

Sun City Camp Martian Dome
Sun City Camp Martian Domes
Sun City Camp Martian Domes
Sun City Camp Martian Dome

Fonte: suncitycamp.com

Con le romantiche Starbed Suite, lussuose camere in stile tendato, le Nare suite, pensate per le famiglie, e le Safari Suite dello Jaci Safari Lodge, insieme alle Treehouse Suite del Jaci Tree Lodge, Jaci vanta sistemazioni adatte a tutte le preferenze. La struttura dispone di una camera fotografica Terrapin che è accessibile 24 ore al giorno, completamente attrezzata con luci interne a LED rossi, faretti e radio, che è molto apprezzata dai clienti.

Famiglie con bambini di tutte le età sono ben accolte presso il Safari Lodge di Jaci, che prevede molte attività, servizi e alloggi a loro riservati, garantendo a tutti i membri della famiglia di ottenere il massimo dalla loro avventura africana.

Sotto la guida di personale qualificato e di lunga esperienza, le attività specifiche durante i safari offrono ogni giorno agli amanti della natura l’opportunità di conoscere la Madikwe Game Reserve da prospettive esclusive. Orgogliosi di offrire una cucina autentica e ispirata servita con il consueto sapore e stile sudafricano, gli ospiti sono molto spesso invitati a concedersi pasti cotti sul fuoco sotto il cielo stellato.

Lo Jaci Lodges prende a cuore il suo impegno per il turismo sostenibile. L’iniziativa Staff Trust prevede la partecipazione nel business del personale, oltre ad un coinvolgimento attivo in una serie di progetti di comunità ecologici e di conservazione.

Fonte: xoprivate.com

L’Arcipelago di Hong è un gruppo di isole di origine calcarea che comprendono l’isola di Lao, l’isola di Sa Ka, l’isola di Lao Riam, l’isola di Pakka e l’isola di Lao La Ding. La maggior parte di esse sono di origine calcarea con splendide spiagge, barriere coralline sia nelle acque più profonde che in quelle più basse, ed un’ampia varietà di specie di pesci. L’Isola di Hong è la più grande. Il termine “Hong” in thai significa “camera”, Koh Hong altro non è che “l’isola della camera”. Un nome simile può apparire ambiguo e non richiama alla mente alcun paesaggio esotico. Vista da lontano Koh Hong appare come tutte le altre isole tipiche di questa zona geografica e cioè come un possente ammasso roccioso che si getta a picco sul mare lasciando un minimo o nullo respiro a brevi accenni di spiaggia che si intercalano tra le vette montuose.

Koh Hong

Una volta approdati invece sarà semplice rendersi conto che le rocce di questa isola sono diverse dalle altre, se non altro perché si limitano a rincorrere il perimetro esterno dell’isola stessa senza però occuparne la parte centrale. Un breve spiraglio simile ad una porta si apre poi all’improvviso tra la parete rocciosa, mostrandosi come il più auspicante degli inviti ad entrare nel cuore dell’isola. La spiaggia che si rivela subito dopo è protetta dal monsone, non ci sono onde ed è sempre possibile fare snorkeling.

Koh Hong

È particolarmente adatta ai bambini che si divertono a nuotare in piena sicurezza tra migliaia di pesci colorati. L’acqua, dal colore tipico verde smeraldo, scende lentamente fino ad arrivare a qualche metro di profondità a circa dieci dalla riva. La sua trasparenza poi crea un particolare effetto visivo per il quale pare di trovarsi in una gigantesca e mastodontica piscina naturale. Attorno all’isola si sviluppa un sentiero di circa 500 metri da percorrere a piedi. Questa zona è ideale anche per andare in canoa. L’Arcipelago di Hong si trova all’estremità del Parco Nazionale di Than Bok Khorani, ed è raggiungibile in barca dalla Baia di Nang. Il viaggio dura circa un’ora.

Koh Lao La Ding

Fonte: turismothailandese.it

DOPO LA NATIONAL GALLERY OF CANADA AD OTTAWA, ARRIVA ANCHE IN EUROPA LA PRIMA ESPOSIZIONE MAI ORGANIZZATA FINORA SUI RITRATTI REALIZZATI DALL’ARTISTA FRANCESE, FAMOSO PER I SUOI DIPINTI DELLA POLINESIA

È ancora in corso fino all’8 settembre alla National Gallery of Canada ad Ottawa – ma quest’autunno arriverà anche in Europa – la prima esposizione mai organizzata finora sui ritratti di Paul Gauguin (Parigi, 1948 – Isole Marchesi 1903). Stiamo parlando di The Credit Suisse Exhibition: Gauguin Portraits: la retrospettiva andrà in mostra dal 7 ottobre al 26 gennaio 2020 alla National Gallery di Londra – che ha collaborato alla realizzazione del progetto in sinergia con il museo canadese – per far scoprire come l’artista, celebre per i suoi dipinti della Polinesia, abbia rivoluzionato il genere del ritratto. Il tutto scardinando le regole della ritrattistica occidentale, interessata solo alla posizione sociale e alla storia familiare del personaggio ritratto, investendola, invece, di nuovi significati e presentandola sotto nuove forme artistiche. Con oltre cinquanta opere, la mostra comprende dipinti, sculture, stampe e disegni, molti dei quali visti raramente insieme, con prestiti provenienti dal Musée d’Orsay di Parigi; dalla National Gallery of Art di Washington, DC e dal Museo Nazionale di Arte Occidentale di Tokyo, Giappone. Ecco le immagini.

The Credit Suisse Exhibition: Gauguin Portraits
Dal 7 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020
National Gallery, Trafalgar Square, London

Fonte: Artribune.com – Claudia Giraud

Alcuni ricercatori hanno preparato un profumo antico egiziano
forse indossato da Cleopatra

Un archeologo ha descritto il profumo speziato e muschiato come lo “Chanel N. 5 dell’Antico Egitto”.

Se Cleopatra avesse voluto conquistarti, avresti sentito il suo profumo ancora prima di vederla. La leggenda narra che quando visitò per la prima volta Marco Antonio a Tarso, ricoprì le vele viola della sua barca d’oro in una fragranza così pungente che si propagò fino a riva. Come scrisse Shakespeare, le vele di Cleopatra erano “così profumate che i venti erano malati d’amore”. Onestamente, chi non vorrebbe catturare un soffio della regina più famosa dell’Egitto?

Ora, basandosi su dei residui trovati in un’antica anfora, un team di quattro ricercatori ha ricreato un profumo che si crede Cleopatra avesse usato. “Questo era lo Chanel N. 5 dell’Antico Egitto”, afferma Robert Littman, archeologo dell’Università delle Hawaii a Mānoa. “Era il profumo più prezioso del mondo antico.”

Littman e il suo collega Jay Silverstein ebbero l’idea mentre erano impegnati negli scavi in corso nell’antica città egizia Thmuis, situata a nord de Il Cairo nel Delta del Nilo e fondata intorno al 4500 a.C. La regione era la culla di due dei profumi più famosi del mondo antico: Mendesiano e Metopiano. Quindi, quando i ricercatori scoprirono quella che sembrava essere un’antica fabbrica di fragranze – un sito del 300 a.C. pieno di minuscoli vasetti di profumo in vetro e anfore di argilla importate – intuirono che dovevano cercare di recuperare qualsiasi profumo sopravvissuto.

Le anfore non contenevano alcun profumo evidente, ma contenevano un antico residuo secco. Dora Goldsmith e Sean Coughlin replicarono il profumo di Thmuis usando le formule trovate nelle antiche prescrizioni mediche greche e in altri testi.

Mirra: l’ingrediente chiave del prezioso profumo dell’antico Egitto

Sia il profumo Mendesiano che quello Metopico contengono mirra, una resina naturale estratta da un albero spinoso. Gli esperti hanno anche aggiunto cardamomo, olio d’oliva verde e un po’ di cannella, tutto secondo l’antica ricetta. Il profumo riprodotto ha un odore forte, speziato e lievemente muschiato, dice Littman. “Lo trovo molto piacevole, sebbene probabilmente persista un po’ più a lungo rispetto ai profumi moderni.”

Nell’Antico Egitto, la gente usava la fragranza nei rituali e portava i profumi nei coni per unguenti, che erano come cappelli di cera, che indossati, rilasciavano olio nei capelli durante il giorno. “I profumi antichi erano molto più densi di quelli che usiamo ora e avevano una consistenza quasi come quella dell’olio d’oliva”, afferma Littman.

Sebbene l’odierno profumo Mendesiano offra un’affascinante approssimazione di un antico profumo egiziano, non si sa se Cleopatra l’avesse indossato. “Cleopatra realizzò il profumo in un laboratorio personale”, afferma Mandy Aftel, un profumiere naturale che gestisce un museo di curiosi profumi a Berkeley, in California. “Molti hanno cercato di ricreare il suo profumo, ma non credo che nessuno sappia con certezza cosa usava.”

Aftel non è estraneo ai profumi ricreati dell’Antico Egitto. Nel 2005, riprodusse il profumo usato per la sepoltura di una bambina egiziana mummificata 2000 anni fa, una ragazza soprannominata Sherit. Sin dalla sua mummificazione, il profumo si era rinsecchito in uno spesso catrame nero attorno al viso e al collo di Sherit, basandosi su un comunicato stampa di Stanford. Aftel identificò l’incenso e la mirra come ingredienti primari nel profumo e ne riprodusse una copia. “Ho annusato la mummia”, dice Aftel. “Da profumiere naturale, è un modo molto bello per connettersi al passato.”

Se vai a Washington D.C., puoi sentire l’odore di questa ricreazione più recente: il profumo è presente alla mostra “Queens of Egypt” del National Geographic Museum fino al 15 settembre. Non c’è abbastanza profumo per rivestire un’intera vela, ma ne puoi mettere qualche goccia sul polso.

Fonte: atlasobscura.com

Khaosan, forse la più famosa “backpacker road” del mondo subirà una profonda ristrutturazione. Amata per la sua aura di oasi anarchica per viaggiatori budget, non è più in condizioni di reggere il turismo di massa. Tra gravi problemi di igiene e commerci illegali

BANGKOK –  C’era una volta Khaosan road. Quattrocento metri di strada eccentricamente caotica ai margini del traffico di Bangkok dove perdersi tra banchetti d’ogni genere di mercanzie economiche, odorosa di aspri cibi fermentati e dolci effluvi di pancake alla banana e al cocco, spiedini d’arrosto di maiale, pollo e insetti tropicali compresi scorpioni e tarantole a due passi dalle barche che portano al Palazzo reale lungo il placido fiume Chao Praya.

Per quarant’anni e fino a un anno fa ha mantenuto quasi intatta l’aura di oasi anarchica per giovani viaggiatori senza soldi, icona mondiale di saccoapelisti e avventurieri immortalata dal libro di Alex Garland e dalla versione cinematografica di The Beach con Di Caprio. Ma la fama e il conseguente afflusso di oltre un milione di visitatori l’anno sono stati anche all’origine dei problemi che ne stanno trasformando il volto, con un annunciato “restyling” e riorganizzazione prevista tra ottobre e febbraio prossimi per attrarre dopo la riapertura una clientela più danarosa di famiglie e comitive organizzate.

E’ ciò che avverrà anche sull’isola di Phi Phi costretta mesi fa a chiudere la celebre spiaggia del film per eccesso di sovraffollamento e inquinamento. Il protagonista venne a sapere dell’esistenza della allora solitaria e incontaminata Maya beach proprio in una delle spartane guest house sorte come funghi dagli anni ’80 in questa strada nota anticamente per il commercio di riso e poi per quello di parafernalia religiosa buddhista.

Estrema e trasgressiva, tra “canne” leggere, cocktail di liquori economici, improbabili energizzanti e allegri incontri casuali tra genti di mezzo mondo, Khaosan ha contrastato a lungo il trend dei super magazzini con le griffe globali e di moda disseminati ormai ovunque, “pataccando” le prime Lacoste, VHD e CD di musica o film e perfino i documenti d’identità, comprese tessere da poliziotto, giornalista, studente. Ai mostri del consumismo e della ristorazione d’alto bordo la strada contrapponeva sotto una selva di colorate insegne al neon un labirinto di banchetti dello street food e dell’abbigliamento alla portata di tutti, come quelli un tempo aperti ovunque fino a notte inoltrata nei mercatini e lungo le strade commerciali della capitale thailandese, passati oggi da 700 ad appena 200, con 10mila punti vendita contro i 240mila di pochi anni fa.

A luglio del 2018 il governatore cittadino annunciò tra lo stupore e le proteste di molti la prima rivoluzione di Khaosan ordinando ai banchetti che intralciavano il passaggio di togliersi dalla strada e trasferirsi in altre zone meno commerciali. Il provvedimento fu esteso a numerosi altri regni del cibo di strada come Silom, Klong Toey e il mercato dei fiori di Wat Hua Lamphong, dov’è già sparito da angoli e marciapiedi un pezzo dello charme da vecchia città dell’Asia con gli antichi canali sacrificati per far posto a larghe e anonime strade costellate di grattacieli moderni mentre – come a Venezia – il terreno si sta abbassando dieci volte più velocemente che altrove contro una tendenza opposta del mare ad alzarsi di 15 centimetri entro il 2030.

Nei giorni scorsi l’amministrazione – a proteste apparentemente sopite – non ha abbandonato ma rilanciato un piano di ristrutturazione di Khaosan da un milione e mezzo di euro che doterà entro pochi mesi i vecchi e luridi pavimenti di leziose piastrelle anti-scivolo, livellando i marciapiede alla strada con precisi lotti per i nuovi stand estratti a sorteggio tra i vecchi venditori e divisi in sequenze di dieci box ciascuno da un metro e mezzo per due, perfettamente allineati per lasciare spazio al passaggio di turisti, auto e residenti. I venditori potranno restare inoltre aperti solo dalla mattina alle 9 di sera, quando per tradizione lo sciame notturno dei backpakers si addensava qui a scambiarsi le esperienze di una giornata di esplorazioni metropolitane.

Il pugno duro contro merci illegali, false “firme” e perfino i palloncini con l’ossido nitroso noto come “gas esilarante”, renderà inoltre difficile vendere su Khaosan road dove la competizione al ribasso stimolava la fantasia di ambulanti senza troppi permessi e licenze. Facile prevedere la fine di un’atmosfera da bazar vintage che affidava al caos del libero mercato e al caso anche il fascino dell’incontro tra occidentali (noti qui come “farang”) e antico spirito commerciale d’oriente, come avveniva alla Chungking Mansions di Hong kong trasformata da “pugno nell’occhio” dell’estetica a icona dell’easy and cheap travel, viaggiare facile con pochi soldi. I bene informati spiegano che in vista dell’operazione di lifting urbano le stanze più economiche di Khao San vengono acquistate e sostituite da hotel-boutique per visitatori di “classe” superiore, attratti da un luogo cult di antichi e decadenti splendori che il loro denaro trasformerà per sempre in un altro spot turistico omogeneizzato.

Le autorità cittadine hanno attribuito proprio alla loro immagine “obsoleta” e senza regole la necessità di uniformare questi 400 metri di strada al resto della ordinata e laboriosa megalopoli da 14 milioni di abitanti dove restano lungo la Linea d’ombra tra lecito e illecito solo i grandi quartieri a luci rosse come Nana e Patpong. Se non si è abbattuto anche qui il maglio degli urbanisti municipali si deve probabilmente all’enorme giro di affari e corruzione che coinvolge grandi reti del commercio di alcool e di esseri umani. Un business al quale la vecchia Khaosan road non poteva contrapporre nient’altro che la simbiosi tra piccoli ambulanti di paccottaglia e viaggiatori squattrinati alla ricerca di souvenir a tipica denominazione d’origine incontrollata.

Fonte: repubblica.it – Raimondo Bultrini


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