MILANO – Not For Everyone. ‘Non è da tutti’. Da qui riparte l’Inter che, con il video hero presentato oggi, lancia il claim e il nuovo posizionamento del club nerazzurro con la prima campagna di brand portando Inter fra i grandi marchi globali.
“Con Not For Everyone vogliamo raccontare la nuova era dell’Inter. Quella che affronta le proprie sfide con coraggio e intraprendenza. E che accoglie a braccia aperte chi, come noi, vuole fare la differenza in campo e fuori”, dichiara il Presidente Steven Zhang.
Con questa intenzione sono stati scelti i 5 protagonisti del video: personaggi che sono arrivati a realizzare sé stessi in diversi campi grazie al coraggio, al sacrificio e alla tenacia che li hanno spinti al raggiungimento dei propri obiettivi.
Airton Cozzolino, italiano di origine capoverdiana, surfer e campione del mondo di kitesurf a soli 17 anni;
Duan Jin Ting, ballerina cinese, fondatrice del collettivo di danza contemporanea D.Lab Dance;
Alessandro ‘Stermy’ Avallone, pro gamer italiano, è uno dei più forti giocatori di tutti i tempi nella categoria degli FPS;
Omer, storico writer milanese, oggi artista di livello internazionale;
Jessica Kahawaty, modella internazionale libanese, filantropa e ambassador in prima persona di campagne per diritti umanitari.
Il video “Not For Everyone” è un susseguirsi di emozioni dirompenti: immagini dal linguaggio poetico si alternano a sequenze ad alto impatto, che raccontano la lotta contro sé stessi, il superamento delle difficoltà senza mai abbattersi, il dare sempre il tutto per tutto.
Questi sono i temi che rappresentano la ‘nuova era dell’Inter’: determinata, innovativa, instancabile e coraggiosa, capace di imprese #NotForEveryone.
La nuova attitudine del club nerazzurro non è destinata solo al campo o all’ambito sportivo, ma abbraccia vari aspetti di vita. Parla a tutti coloro che hanno insito questo nuovo approccio. Tutti possono essere interisti e a fianco del club, se possiedono questa inclinazione.
La nuova campagna internazionale “Not For Everyone” si articola in diverse azioni di comunicazione: il lancio del video hero, che è stato anticipato da proiezioni pubbliche in luoghi iconici di Milano nella notte tra sabato 13 e domenica 14 luglio, sarà accompagnato da iniziative social del club, di alcuni talent nazionali ed internazionali e dalle affissioni in punti strategici della città di Milano che saranno visibili dalla fine di luglio.
This Soul, This Name, This City. Not For Everyone.
Fonte: inter.it
La “piramide piegata”, in Egitto, adesso si può visitare
L’Egitto ha aperto ai visitatori la “piramide piegata”, fatta costruire dal faraone Sneferu: una struttura alta 101 metri nota anche come “piramide romboidale”, “piramide a gomito” o, più precisamente, “piramide a doppia pendenza”.
La piramide, che ha 4600 anni, si trova nel governatorato di Giza, circa 40 km a sud del Cairo e costituisce un passo importante nell’evoluzione della costruzione di questo tipo di strutture. Ha un aspetto diverso dalle altre: le pareti hanno un angolo di 54 gradi per i primi 49 metri dal basso, ma oltre i 49 metri ripiegano in dentro, con un’inclinazione di 43 gradi, formando uno spigolo sulle facciate. Gli architetti, infatti, furono costretti a cambiare l’angolo delle pareti quando si aprirono alcune crepe nella struttura che avevano già costruito. È la piramide meglio conservata poiché è ancora quasi completo il rivestimento originale in pietra calcarea: ora si potrà visitare anche all’interno.
Fonte: ilpost.it
FINO A OTTOBRE, IL QUARTIERE PARIGINO DELLA DÉFENSE OSPITA UNA GRANDE MOSTRA A CIELO APERTO. ACCOGLIENDO UNA SERIE DI OPERE DAL RESPIRO CONTEMPORANEO CHE SI AFFIANCANO A QUELLE ALLESTITE IN MANIERA PERMANENTE.
Una grande mostra site specific con opere di Benedetto Bufalino, Pierre Ardouvin, Philippe Ramette, Fujiko Nakaya, Choi Jeong Hwa, Tadao Cern, Pangrok Sulap e Designs in Air, invitati a creare opere d’arte appositamente per la Défense. L’avveniristico quartiere polifunzionale di Parigi conferma la sua vocazione per l’arte contemporanea, e le otto opere del percorso Les Extatiques curato da Fabrice Bosteau, si affiancano, fino al 6 ottobre 2019, alle 73 già presenti nella collezione en plein air. Un quartiere, Paris La Défense, in continuo movimento e ripensamento, cuore pulsante di un’avanguardia urbanistica, architettonica e artistica della capitale francese.
NUOVI PUNTI DI VISTA
La scultura di paesaggio, che spesso s’interseca con l’architettura, contribuisce a rimodellare l’ambiente circostante arricchendolo di elementi che ne modificano le prospettive. Interviene in questo senso, in maniera assai dirompente, Benedetto Bufalino, che dona alla banalità del quotidiano un aspetto di straordinaria meraviglia, e sospende un’automobile su un lampione: l’area della Défense è interdetta al traffico, per cui la posizione pensata dall’artista è, paradossalmente, l’unica possibile. Il gesto si spoglia dell’assurdo e assume una sua logica, non solo artistica: una critica all’inquinamento, una derisione del feticismo di cui è oggetto l’automobile. Un’installazione che riporta lo sguardo verso la realtà, inerpicandosi sul sentiero della curiosità e del bizzarro.
Da parte sua, Pierre Ardouvin irrompe sull’Esplanade con una scultura installativa concettuale, un grande cartello in metallo che si chiede: “Chi semina il vento?”. Una domanda che, fisicamente investita dalle correnti che spesso soffiano sulla spianata, sembra prendere il volo essa stessa, spargersi sulla città, rivolta a tutti e a nessuno, e fa riflettere sulle responsabilità del genere umano, sulle azioni quotidiane che si ripercuotono sugli individui e sulle cose.
COSCIENZA AMBIENTALISTA
Ricorda la natura e la spiritualità del suo Paese d’origine ‒ la Corea ‒, la monumentale Breathing Flower di Choi Jeong Hwa, i cui enormi petali di plastica gonfiabile, muovendosi alle raffiche di vento, creano l’illusione di un corpo vivo dal respiro pulsante. Un’allusione alle perdite, negli ultimi anni, di centinaia di migliaia di ettari di aree verdi in Corea, dove la bellezza di fiori, piante, animali è schiacciata dalla cementificazione selvaggia. Sceglie i gonfiabili anche il duo Designs in Air (Luke Egan e Pete Hamilton), ma con un impatto visivo assai più drammatico e spettacolare: un’enorme piovra sembra arrampicarsi su un edificio in costruzione, minacciando di distruggerlo: metafora della rivolta di un ecosistema selvaggiamente sfruttato e il cui habitat viene distrutto senza riguardi. Un ammonimento contro i drammatici cambiamenti climatici che colpiscono sempre più violentemente le attività umane.
Più artistico e poetico l’approccio di Fujiko Nakaya, che ha lavorato, come d’abitudine, con la nebbia, giocando con la natura effimera, incerta, turbolenta di questo fenomeno naturale in costante metamorfosi; una nebbia artificiale, spinta da una fila di 500 ugelli, avvolge il Bassin Takis e, a seconda del soffiare del vento, creerà forme e prospettive differenti. Una delicata metafora sull’energia della natura e dell’arte, la cui simbiosi ha creato nel tempo mirabili capolavori, basti pensare al Roden Crater di James Turrell.
ATTIVISMO POLITICO E SITUAZIONISMO
Attraverso il più convenzionale ma sempre affascinante mezzo dell’incisione, il collettivo malese Pangrok Sulap (Rizo Leong, Jirum Manjat e Mc Feddy) porta avanti un’arte impegnata sulle questioni socio-politiche del Paese, ergendosi a portavoce delle comunità emarginate della regione di Sabah, che ancora abitano la foresta. Proprio questo habitat naturale sempre più a rischio è il soggetto delle incisioni realizzate secondo l’antica tecnica indigena su legno. Tradizione e impegno civile che trovano alla Defénse una vetrina di respiro mondiale.
Di sapore situazionista, la scultura installativa di Philippe Ramette: Éloge de l’envol (Image arrêtée) è una grande altalena, simbolo poetico e ludico del volo. Volo inteso come elevazione dalla banalità, sforzo della fantasia oltre i confini del quotidiano, slancio di coraggio e d’inventiva al di là del grigiore urbano. Il gioco che diventa arte, un piccolo anello di congiunzione fra la terra e il cielo, inteso come luogo della libertà di pensiero. Se nel ’68 i situazionisti trovavano la spiaggia sotto il selciato, Ramette, mezzo secolo dopo, scopre il lato nascosto del cielo e lancia un messaggio di audacia, di ottimismo, di speranza.
Parigi // fino al 6 ottobre 2019
Les Extatiques
LA DÉFENSE
Esplanade de La Défense
Fonte: Artribune.com – ‒ Niccolò Lucarelli
Dakhla è un angolo di paradiso nel sud del Marocco, persa tra le acque dell’Atlantico e le sabbie del Sahara. I piaceri che offre andrebbero intensamente vissuti. Con chilometri di spiagge deserte di sabbia fine, Dakhla rappresenta un paesaggio sublime. ti sentirai connesso con la natura, tanto misteriosa quanto incontaminata e avrai l’opportunità di rilassarti o di partecipare a ogni tipo di sport acquatico.
Queste sono tra le più belle coste del Marocco. Al riparo dal mondo grazie al deserto circostante, costituiscono un pacifico rifugio – il luogo ideale per rilassarsi al sole ad una temperatura di 25 gradi costante per tutto l’anno.
Due delle spiagge vicine sono particolarmente famose: PK25 e Foum El Bouir. La prima è un luogo ideale per trascorrere il tempo e ED è accattivante specialmente per i kitesurfer. Lasciati sollevare dai venti favorevoli e cimentati in una delle tue migliori figure di sempre. Questa spiaggia è fatta per rilassarsi e nuotare tranquillamente nelle acque calme e cristalline della laguna. L’atmosfera di Foum El Bouir, rinomata per gli sport acquatici, è più vivace. Surfer professionisti e amatoriali, sciatori d’acqua e windsurfer accorrono qui per lasciarsi trasportare dal vento e dalle onde.
Guarda oltre il punto in cui le dune di sabbia affondano nel mare, segnando il punto più bello della zona è Pointe du Dragon, famoso in tutto il mondo. I suoi cavalloni sono impressionanti e i surfer più celebri hanno cavalcato le spettacolari onde che si dispiegano per centinaia di metri.
Lascia che il vento sia la tua guida a Dakhla
Dakhla è un sogno divenuto realtà per gli sport con onde e vento. Con il cielo limpido e soleggiato della costa Atlantica, lasciati trasportare dalle onde e consenti al vento di essere la tua guida.
Anche la pesca è un’attrazione importante a Dakhla. Prova il surf-casting dalla riva- rimarrai sorpreso dai risultati! Puoi anche noleggiare un gommone e farti accompagnare da una guida per vedere i dintorni dell’area con il maggior numero di punti per pescare.
Che tu preferisca stare in equilibrio su una tavola o rilassarti con una canna da pesca, Dakhla è una meta paradisiaca per chi ama stare all’aria aperta.
Le ricchezze naturali di Dakhla
Dakhla offre anche l’avventura: porta per il deserto, la città si apre all’immensità del Sahara. L’oceano intorno non è solo un ottimo posto per bagnarsi. Vi piacerà anche scoprire le sue ricchezze nascoste.
Se optate per un’avventura sulla terraferma, potete partire alla scoperta del Sahara e dei suoi misteri. Sfrecciate nella sabbia in un 4×4, placate la vostra sete alla sorgente di Asma e dirigetevi verso Dune Blanche. Potete anche cavalcare un cammello per conquistare il deserto all’antica maniera e ammirare gli scenari della natura – sono, dopotutto, tra i più belli al mondo.
Molto più che un luogo di riposo, Dakhla vi invita a vivere un’avventura e fare una vacanza attiva!
Come naufragi sulle spiagge di Dakhla
La baia di Dakhla si estende su una penisola alle foci del Rio de Oro. Le tiepide acque turchesi della sua splendida laguna offrono rifugio ad uccelli migratori, fenicotteri rosa, tartarughe, foche monache, razze e delfini sousa. Potete ammirarli dalla punta meridionale della penisola presso Punta Sarga.
Andate più a sud per ammirare le magnifiche spiagge di sabbia bianca a Puertito, così come la spiaggia di Porto Rico, dove è possibile bivaccare in tradizionali tende khaimat.
Dakhla è una porta per il deserto e per l’Africa subsahariana, ma è soprattutto una porta per il paradiso!
Fonte: visitmorocco.it
UNA MANIFESTAZIONE CULTURALE CHE COINVOLGE TUTTA LA CALIFORNIA DEL SUD IN UN PROGRAMMA DI MOSTRE, INCONTRI ED EVENTI. IL GETTY HA ANNUNCIATO IL TEMA DEL PROSSIMO PACIFIC STANDARD TIME:
IL RAPPORTO TRA ARTE E SCIENZA.
Pacific Standard Time è il nome del programma culturale lanciato per la prima volta dal Getty Institute di Los Angeles nel 2011 e giunto alla sua terza edizione. Si tratta di un modello ineguagliato di collaborazione tra istituzioni culturali che coinvolge tutta la California del Sud puntando i riflettori su un tema specifico, scelto di volta in volta. Se l’ultima edizione, quella lanciata nel 2017, era un focus sull’arte latino-americana, nel 2024 il topic sarà il rapporto tra arte e scienza. La fondazione californiana ha infatti appena annunciato che il prossimo Pacific Standard Time presenterà una serie di mostre, dibattiti, incontri ed eventi dedicati all’esplorazione del rapporto tra questi due mondi, che si rivelano ogni giorno più vicini: “dall’alchimia all’anatomia, dall’arte botanica alla realtà aumentata, l’arte e la scienza hanno sempre condiviso momenti di incontro, di conflitto e di reciproca visione”, spiega il testo divulgato alla stampa.
LA CALL PER PARTECIPARE
Allo studio della storia, naturalmente, verrà affiancata una riflessione sul presente, includendo approfondimenti sui grandi temi del momento come il cambiamento climatico e l’evoluzione delle intelligenze artificiali. Per prepararsi al grande appuntamento, il Getty ha annunciato che a breve verranno pubblicati dei bandi per accedere a sostanziosi finanziamenti, delle competizioni aperte a cui tutti i musei e le istituzioni scientifiche della regione sono invitate a partecipare, proponendo idee e progetti. “L’arte e la scienza hanno le stesse origini, un comune desiderio di esplorare e di spiegare l’universo in tutta la sua straordinaria diversità”, ha dichiarato Jim Cuno, presidente e CEO del J. Paul Getty Trust, “e il Getty è nella posizione unica di poter coinvolgere esperti di entrambi i settori attraverso Pacific Standard Time: Art x Science x LA, incoraggiando i musei e le istituzioni scientifiche ad aprire una conversazione ad ampio raggio sulla loro storia comune e sulle sfide che coinvolgono il nostro pianeta al giorno d’oggi, sfide che richiedono soluzioni creative.”
Fonte: Artribune.com – Valentina Tanni
Un viaggio in Argentina è ricco di emozioni: dalla visita di Buenos Aires dove, oltre alla sua storia e clima cosmopolita, si può godrete del magnetismo del tango a Iguazú dove non si può evitare di stupirsi davanti ad una delle Sette Meraviglie Naturali del Mondo e il Nord Argentino una destinazione che combina paesaggi, natura, cultura e una gastronomia tra le più importanti del Paese.
Il Nord Argentino offre la maggior parte dell’anno giornate di sole che combinate con la sua altitudine producono una scelta eccellente di vini.
Gli inverni sono freddi durante la notte e l’alba, ma durante il giorno il sole riscalda l’atmosfera.
L’epoca delle piogge (da gennaio a marzo) può interessare alcuni percorsi, ma allo stesso tempo regala un paesaggio unico, le Salinas Grandes di Jujuy allagate.
Le località di Salta e Jujuy offrono molto di più oltre ai canyon, pendii, montagne ricche di colori, villaggi incantevoli e le saline. Si tratta di una regione la cui ricchezza paesaggistica si sposa con la sua gastronomia dove empanadas e vini d’altitudine costituiscono il complemento ideale a tutto il viaggio.
Fonte: eurotour
Preparati a vivere un’avventura
Benvenuto in una terra di paesaggi fantastici, calorosa accoglienza, ricca storia e antiche leggende.
Belfast
Prima città dell’Irlanda del Nord, Belfast è nota per molte cose: fu il luogo in cui nacque la leggendaria nave da crociera Titanic, nelle sue vene scorre fantastica musica ed è attualmente una delle destinazioni gastronomiche più “hot” d’Europa. Cos’altro ti serve per venire a scoprirla? Ecco alcune delle migliori esperienze a Belfast.
Derry~Londonderry, la città fortificata
Annidata lungo la scenografica costa settentrionale d’Irlanda, dove la Wild Atlantic Way incontra la Causeway Coastal Route, l’antica città fortificata di Derry~Londonderry riesce a soddisfare le esigenze di tutti. Stai cercando il city break perfetto? Resterai colpito dalla sua brillante scena culturale, dall’ottima selezione di ristoranti, dai vivaci pub e dall’affascinante storia (è una delle città fortificate meglio conservate d’Europa). Vorresti connetterti con la natura e le persone? Scegli una delle slow adventure e scopri la rigogliosa campagna nei dintorni, seguendo il tuo ritmo. Calorosa, piena di spirito e accogliente: Derry~Londonderry è davvero unica.
Fantastiche esperienze in città
Ogni città dell’Irlanda del Nord ha un carattere tutto suo. La graziosa Armagh con il suo forte legame con San Patrizio (ha ben due cattedrali dedicate al santo); l’artistica Lisburn con il suo assetto risalente al XVIII secolo; e la vivace Newry, un moderno centro urbano con una storia che risale a 850 anni fa. E non è tutto…
Causeway Coastal Route
Uno dei migliori itinerari costieri al mondo secondo Condé Nast Traveler, la Causeway Coastal Route si estende da Belfast a Derry~Londonderry e ti porterà alla scoperta di scenari mozzafiato ed esperienze indimenticabili.
Lungo il percorso potrai scoprire il Gobbins Walk, arroccato lungo l’aspra costa della contea di Antrim, attraversare l’esaltante ponte di corda di Carrick-a-Rede che collega la terraferma alla piccola e rocciosa Carrick Island o visitare il faro funzionante e la riserva naturale RSPB, recentemente ristrutturata, che ospita uccelli marini sulla bella Rathlin Island.
La migliore delle soste: la Giant’s Causeway, un Sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO costituito da 40.000 colonne basaltiche esagonali che si sporgono nell’oceano. Fidati di noi: non vorrai che questo itinerario stradale finisca più.
Le Mourne Mountains
Nella contea di Down troverai la più grande catena montuosa dell’Irlanda del Nord, amata da escursionisti e scalatori, con alcuni dei paesaggi più emozionanti d’Irlanda. Le grandiose Mourne Mountains hanno fornito ispirazione a molti, tra cui lo scrittore C. S. Lewis, nativo di Belfast. A uno sguardo più attento, noterai una straordinaria somiglianza con la famosa terra fantastica di Narnia.
Queste montagne sono piene di curiosità. Prendi ad esempio il Mourne Wall, un muretto a secco lungo 35 km che ne attraversa le cime, oppure la Cloughmore Stone, un masso di 40 tonnellate che si dice sia stato scagliato dal vicino Carlingford Lough da un gigante, o ancora il Tollymore Forest Park, i cui alberi esotici e tempietti gotici in pietra lo rendono la location ideale per le riprese de Il Trono di Spade.
Guida lungo la Mourne Coastal Route da Belfast a Newry per un fantastico tour sulle Mournes oppure segui le orme dei contrabbandieri del XVIII secolo lungo il “Brandy Path”, uno dei numerosi itinerari per le escursioni sulle montagne.
Fonte: ireland.com/it
Crazy Horse Memorial: la scultura omaggio
al famoso condottiero Lakota
Crazy Horse Memorial, il famoso monumento in South Dakota dedicato al guerriero indiano Cavallo Pazzo si erge nelle montagne granitiche delle Black Hills: si tratta della più grande scultura esistente al mondo iniziata nel 1948 dallo scultore Korczak Ziolkowski – d’origine polacca, nativo di Boston – con il patrocinio di Chief Standing Bear. Korczak giunse sulle Black Hills nel 1947 su invito dei nativi ed iniziò a lavorare al memoriale già quarantenne con soli 174$ nel portafoglio. Grande sostenitore della libera impresa, credette fin dall’inizio che la grande scultura doveva rimanere educativa e culturale, non-profit e progetto umanitario pagato dall’interesse del pubblico e non dalle tasse dei cittadini. Rifiutò quindi per ben due volte consecutive l’offerta di sponsorizzazione federale di almeno 10 Milioni di dollari. Coinvolse la famiglia intera in questo mega-progetto ancora e l’opera è ancora seguita dai figli e dai nipoti. E’ ormai un sogno che la famiglia Ziolkowski non vuole abbandonare, seguendo modelli e piani di Korczak e il programma associativo creato e lanciato nel 1978.
Chi giunge al Memorial scopre la storia di questo monumento grazie ad un interessante video proposto nel Crazy Horse Orientation Center e poi si prosegue la visita al museo. Inaugurato nel 1973, il museo è divenuto oggi la maggiore attrattiva del suo genere: ospita un’esposizione e collezione di manufatti dei Nativi americani, nella svariata differenziazione di tradizioni e culture. Chi è curioso di dati e record deve sapere che la sola testa del cavallo del Memoriale può contenere l’intera scultura di Mount Rushmore, con le quattro teste dei Presidenti Americani! Il Crazy Horse Memorial è visitato da almeno un milione di visitatori ogni anno e ogni sera d’estate fino al 29 settembre è possibile assistere allo spettacolo Laser Show “Legends in Light”: uno strepitoso spettacolo di giochi di luci, animazioni e suoni.
L’attrazione inoltre consente anche un approccio alla cultura dei Nativi americani; infatti l’annesso centro culturale e educativo e l’interessante Museo dedicato alla cultura dei Nativi offrono una visione certamente valida a tutti coloro che intendono scoprire e conoscerne le tradizioni. Il centro d’orientamento è un complesso vastissimo che include anche lo studio storico dello scultore Korczak Ziolkowski e il laboratorio.
Crazy Horse Memorial si trova nelle Black Hills del South Dakota a 7 km dalla cittadina di Custer, a 16 km da Hill City e a 30km dal monumento Mt. Rushmore.
L’aeroporto di riferimento delle Black Hills è Rapid City. Voli diretti da Denver sono operativi tutto l’anno verso Rapid City. Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.
Fonte: The Great American West – Italia Foto: Crazy Horse Memorial – South Dakota Office of Tourism
Boston abbonda di public art di ogni sorta. Trovarla è semplice, almeno nei quartieri centrali della città. In fin dei conti Boston è proprio la città che si gira a piedi. Ecco un assaggio!
Boston Common/Public Garden
Il più antico parco pubblico d’America con il suo vicino famoso per la botanica, contiene una moltitudine di arte pubblica d’alto profilo ed anche meno famosa, includendo le famose statue di bronzo Make Way for Ducklings, il Monumento al Marinaio e ai Soldati e il 54° Massachusetts Memorial. La scultura che commemora la Guerra Civile ed il ruolo del 54° reggimento, il primo dell’esercito americano completamente composto da soldati di colore e del suo comandante Robert Gould Shaw. L’autore – il famoso sculture Augustus Saint-Gaudens – impiegò circa 14 anni per completarlo e fu inaugurato nel 1897. Le sculture di mamma anatra e dei suoi anatroccoli s’ispirano al libro del 1941 di Robert McCloskey’s e presentano l’anatra Mrs. Mallard seguita dai suoi piccoli Jack, Kack, Lack, Mack, Nack, Ouack, Pack e Quack. Benché siano piccole, in una città rinomata per i suoi grandi monumenti e i suoi edifici storici, le anatre occupano un posto speciale nella cultura bostoniana e sono rinomate in tutto il mondo. Quando le squadre sportive di Boston giungono in finale e passano alla stagione successiva, è orami usanza trovare le statue travestite con sciarpe e maglie dei Patriots o Red Sox.
Copley Square
La famosa piazza, che già porta il nome di un artista, il pittore John Singleton Copley, ospita di tutto dalle sculture di bronzo e di marmo a monumentali architetture quali la chiesa Trinity Church e l’edificio in stile rinascimento delle belle arti della Boston Public Library. Curiosamente su questa piazza che segna anche il traguardo della famosa Maratona di Boston, si trova la statua bronzea della Lepre e della Tartaruga dell’artista Nancy Schön (1993), simbolo di duro lavoro e resistenza, idolatrata da tutti i bambini.
Commonwealth Avenue Mall
La lunga distesa di oltre 12 ettari che attraversa Back Bay sembra un grande boulevard parigino, Memoriali e statue costellano la lunga passeggiata di 2 km che termina nel suo lato orientale al Public Garden. Sulla Mall si trovano i seguenti monumenti: Statue of Samuel Eliot Morison storico del mare creata da Penelope Jencks e dedicata nel 1982. Boston Women’s Memorial creato da Meredith Bergmann, Statue of Domingo F. Sarmiento creata da Ivette Compagnion e dedicata nel 1973. Il Monumento all’esploratore Norse Leif Eriksson creato da Anne Whitney e dedicato nel 1887. Si trova anche Il Memoriale dei vigili del fuoco, che è stato installato qui nel 1987 in memoria delle 9 vigili del fuoco che hanno perso la loro vita combattendo contro il fuoco al Vendrome Hotel di Boston nel 1972. Questa scultura in bronzo, creata da Ted Clausen e Pietro Bianco, è una struttura a forma di mezzaluna che abbraccia la terra. All’interno, dove ci sono le incisioni che illustrano gli eventi dell’incendio, si trovano un cappello e una giacca da vigile del fuoco avvolti sulla parte superiore del memoriale.
Singoli pezzi sono degni di nota in altre zone: la gigantesca teiera del 1870 alla Boston City Hall Plaza, per esempio. Una delle prime insegne pubblicitarie animate degli Stati Uniti: questa deliziosa teiera che emana vapore, creata per promuovere la Oriental Tea Company nella vecchia Scollay Square di Boston del 1870, divenne la vera storia del secolo quando venne indetto un concorso e posto il quesito sulla sua capacità. Sollevò immensa sorpresa quando fu pubblicamente riempita per determinare la giusta risposta: “227 gallons, 2 quarts, 1 pint, 3 gills”, oltre 860 litri! La teiera è sopravvissuta al rinnovo urbano così da continuare ancora oggi ad emettere vapore.
Infine la Scarlett O’Hara House al 3 Rollins Place a Beacon Hill. Dietro ad una cancellata di ferro e ai lampioncini a gas in una strada senza uscita di una via privata pavimentata a porfido antico, fiancheggiata da antiche dimore di mattoncino rosso, appare questa sorpresa: una casa in stile Greek Revival a colonnato, su due piani. O così almeno sembrerebbe. Subito fu ribattezzata “Scarlett O’Hara House” per la somiglianza alla magione della Plantation House di Tara nel film del 1939 “Via Col Vento.” Di fatto non è una casa, ma una falsa facciata, una scultura elaborata. “The charming house front is merely a wooden facing to a brick wall,” spiegò George F. Weston Jr. nel suo libro del 1957 “Boston Ways: High, By and Folk.” Il suo scopo umano, nonché prosaico, è di tenere la gente distratta che passeggia, distante dalla scarpata di 12 metri che si trova sul retro.
Fonte: Ufficio Turismo Massachusetts – Italia
IL MUSEO, PROGETTATO DALL’ARCHISTAR BERNARD TSCHUMI E INAUGURATO NEL 2009, HA RECENTEMENTE APERTO AL PUBBLICO UNA NUOVA SEZIONE CHE OSPITA UNO SCAVO ARCHEOLOGICO CON I RESTI DI UN ANTICO QUARTIERE DI ATENE
Festeggia il suo decimo compleanno con un ampliamento dei propri spazi espositivi il Museo dell’Acropoli di Atene, solitamente chiamato “nuovo” per distinguerlo dalla precedente sede che sorgeva proprio in vetta all’Acropoli, a pochi metri dal Partenone. Il nuovo museo, progettato dall’archistar Bernard Tschumi in collaborazione con Michalis Fotiadis e situato ai piedi della collina dell’Acropoli, pochi giorni fa ha aperto al pubblico la sezione che ospita uno scavo archeologico con i resti di un antico quartiere di Atene.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI ATENE. DALLA NASCITA A BERNARD TSCHUMI
La nascita del Museo Archeologico di Atene risale all’Ottocento: per la precisione, nel 1863 fu deciso di costruire il museo in un sito a sud-est del Partenone, mentre le fondazioni furono gettate il 30 dicembre 1865. Data la mole di reperti ritrovati durante gli scavi sull’Acropoli, presto il museo si rivelò inadeguato per custodire e mostrare le opere rinvenute; da qui la scelta di costruire, nel 1888, un secondo museo. Tra il 1946 e il 1947 la seconda sede venne demolita e si scelse di ampliare quella originaria ma, nonostante questa nuova soluzione, il museo non riusciva a far fronte al gran numero di visitatori che ogni giorno varcavano le sue porte. L’idea di dare vita a un nuovo grande museo dell’Acropoli risale agli anni Settanta; fu il Primo Ministro greco di allora Constantinos Karamanlis a decidere, nel 1976, il sito che avrebbe dovuto ospitare la nuova istituzione: un museo dotato di tutte le strutture tecniche per la conservazione dei manufatti greci e che avrebbe riunito le sculture del Partenone. Un progetto articolato, ulteriormente complicato dalla scoperta fatta alla fine degli anni Ottanta: il rinvenimento, lì dove si sarebbe costruito il museo, dei resti di un insediamento urbano risalente all’età arcaica e perpetuatosi fino all’era cristiana. Il nuovo Museo dell’Acropoli, nel suo progetto, avrebbe dovuto inglobare a sé anche questo sito archeologico, condicio sine qua non per aggiudicarsi il bando di gara indetto dalla Grecia, rivolto agli architetti di tutto il mondo e vinto poi da Bernard Tschumi. Inaugurato nel 2009, il nuovo Museo dell’Acropoli ha una superficie totale di 25.000 metri quadrati, con uno spazio espositivo di oltre 14.000, dieci volte più grande del vecchio museo sulla collina dell’Acropoli. La luce naturale è la protagonista del museo di Tschumi, grazie alla quale è possibile esperire in maniera sempre diversa (a seconda dei momenti della giornata) le opere esposte, proprio come se fossero all’aperto. La visione dell’Acropoli, poi, è sempre centrale durante la visita al museo, grazie alle vetrate che consentono ai visitatori di osservare il Partenone da una prospettiva privilegiata.
IL NUOVO SITO AL MUSEO DELL’ACROPOLI DI ATENE
Con un’estensione di 4.000 metri quadrati, la nuova sezione del museo in realtà è un grande scavo archeologico che mostra i resti di un antico quartiere ateniese, “la maggior parte di epoca romana e bizantina, ma alcuni risalgono anche all’Atene Classica”, ha spiegato il direttore del Museo dell’Acropoli Dimitris Pantermalis. Il vecchio quartiere ha assistito alla presenza di attività umane dal IV millennio a.C fino al XII secolo: strade, residenze, bagni, laboratori e tombe compongono la complessa immagine dei resti archeologici; tra questi, quelli della tarda antichità sono i meglio conservati. Oggi il visitatore può vedere solo una parte di ciò che è stato portato alla luce dagli scavi della “trama di Makrygianni”, come viene chiamata l’area che circonda il Museo. Parte di questo scavo è stato ricoperto con uno strato di terra per preservarlo, mentre un’altra è stato rimosso per far posto ai livelli sotterranei del museo e della stazione della metropolitana. I reperti portati alla luce durante i lavori di scavo saranno in futuro saranno esposti all’interno del museo.
Museo dell’Acropoli
15 Dionysiou Areopagitou
Atene
Fonte: Artribune.com – Desirée Maida