Monti, cascate, giardini e parchi:
alla scoperta del lato green di Mauritius!
Escursioni imperdibili nell’entroterra, per chi non può resistere a scenari mozzafiato in mezzo al verde ed esperienze a contatto con la natura.
Chi non si è mai immaginato nelle vesti di un esploratore o di un avventuriero alla ricerca di nuovi orizzonti? Il rigoglioso entroterra di Mauritius, con le sue molteplici tonalità di verde, nasconde, o meglio svela a chi desidera scoprirla, un’immensa varietà di paesaggi e panorami che attendono solo di essere ammirati. Dai rilievi vulcanici, da cui è possibile contemplare gli sterminati orizzonti che arrivano fino all’Oceano, alle affascinati cascate dislocate in vari punti dell’isola, dai giardini tropicali ai parchi naturali. Le opzioni di scelta non mancano, è sufficiente lasciarsi ispirare per partire alla scoperta di nuove vedute.
Mauritius dall’alto
Basta una mezza giornata per seguire le tracce di Charles Darwin, che pare sia stato il primo a raggiungere la vetta di Mont Pouce, la montagna che prende il nome dalla caratteristica forma che la fa sembrare un pollice all’insù. Dalla cima del terzo rilievo più elevato dell’isola (812 metri), si può ammirare un panorama a 360° sulla parte settentrionale di Mauritius, inclusa la capitale, Port Louis. La cima più alta è invece quella di Piton De La petite Riviere Noire (828 metri), collocata più a sud. Si trova nella parte occidentale di Black River Gorges e, già a metà del tragitto, è possibile ammirare diversi punti panoramici sul parco, ma anche sulla laguna di Le Morne Brabant.
Spostandosi più a sud, invece, un’escursione sul Monte di Le Morne Brabant, ripagherà chi desidera intreprenderla, con una splendida vista sull’omonima penisola e sull’Oceano Indiano. Questo sito, dichiarato Patrimonio UNESCO, è diventato inoltre il simbolo della liberazione dalla schiavitù e contribuisce a raccontare un pezzo importante della storia dell’isola.
Nelle vicinanze di Curepipe si trova invece Trou aux Cerfs, il vulcano dormiente più famoso di Mauritius. Il cratere, circondato da vegetazione lussureggiante, si trova a 605 metri sul livello del mare e al suo centro si è formato un lago. Il panorama offerto è una magnifica vista sul Monte Rempart, sulle Trois Mamelles e la catena montuosa Port-Louis-Moka.
Le cascate
Se il patrimonio acquatico di Mauritius è rappresentato in larghissima misura delle sue coste e dall’Oceano, non sono da dimenticare le sue splendide cascate.
Le cascate di Chamarel, nelle vicinanze delle omonime Terre colorate e note per la loro ragguardevole altezza, sono avvistabili da un punto panoramico molto semplice da raggiungere. Per completare l’escursione, vale senz’altro la pena prevedere una sosta per pranzo alla Rhumerie de Chamarel e all’annesso ristorante.
Nella parte meridionale dell’isola sono da non perdere anche le cascate di Rochester, alte “appena” 10 metri, ma di una bellezza naturale semplice e autentica. Tra queste cascate, circondate da vegetazione, si può nuotare, passeggiare o arrampicarsi.
Le cascate di Tamarin sono invece raggiungibili con un’escursione guidata un po’ più impegnativa, ma senz’altro più che valida per l’incantevole panorama che offre.
Giardini Botanici
Il giardino botanico di Pamplemousses è senza dubbio una delle attrazioni più visitate di Mauritius. Creato oltre 300 anni fa dal famoso botanico francese Pierre Poivre, il giardino è il più antico dell’Emisfero Australe e vanta una miriade di piante autoctone. La palma Talipot o Corypha umbraculifera è di particolare interesse: la leggenda dice che fiorisce solo una volta ogni sessant’anni prima di morire. Anche l’orto botanico di Curepipe merita una visita: creato nel 1870, è il secondo più grande giardino botanico di Mauritius e ospita alcuni alberi rari e piante autoctone.
Parco Nazionale Black River Gorges
Dimora di 311 specie di piante da fiore autoctone ed endemiche e nove specie di uccelli che vivono solo a Mauritius, il Parco Nazionale Black River Gorges è una delle principali attrazioni “verdi” dell’isola; si estende su una superficie di 6750 ettari.
A proposito di MAURITIUS
Mauritius si trova nell’Oceano Indiano, a circa 800 km a est del Madagascar. Quest’isola vulcanica è nota per il calore umano della sua popolazione multiculturale, per le bianche spiagge e per gli hotel di lusso. Grazie al clima tropicale, lungo la costa persino durante le stagioni più fresche (in particolare da maggio a settembre) le temperature scendono raramente al di sotto dei 22°C; Mauritius è dunque la meta perfetta per un viaggio in qualunque periodo dell’anno. L’isola è inoltre la destinazione ideale per gli amanti degli sport acquatici, i golfisti, gli escursionisti, gli amanti della cultura, per chi è in cerca di relax nelle spa, per chi è in luna di miele e per le famiglie. Mauritius, con capitale Port Louis, conta 1.3 milioni di abitanti, compresi quelli dell’isola di Rodrigues. Tre religioni coesistono in armonia: l’induismo, l’islam e il cristianesimo. La lingua amministrativa è l’inglese, ma anche il francese e il creolo sono utilizzate quotidianamente.
Fonte: Mauritius Tourism Promotion Authority (MTPA) c/o AVIAREPS – www.tourism-mauritius.mu/it
DAL 26 GIUGNO AL 3 NOVEMBRE 2019, AL CASTEL SANT’ANGELO E A PALAZZO VENEZIA DI ROMA VA IN SCENA LA STORIA DI ULTRACENTENARIA DI QUESTO MARCHIO, DA PICCOLA AZIENDA FAMILIARE FINO A DIVENTARE LO STATUS QUO DEL LUSSO IN TUTTO IL MONDO
Ideata dal Polo Museale del Lazio in collaborazione con l’azienda, la mostra BVLGARI, la storia, il sogno ripercorre la vicenda ultracentenaria del marchio, da piccola azienda a conduzione familiare a brand di lusso dal successo planetario oggi in seno ad un mega gruppo francese come quello Lvmh di Bernard Arnault. Una storia totalmente Made in Italy che si apre con il talentuoso argentiere e mitico fondatore Sotirio Bulgari, che nel 1884 approda a Roma in cerca di fortuna.
Il percorso si snoda tra aneddoti familiari, strategie commerciali e intuizioni creative che permisero all’azienda di distinguersi a poco a poco nel panorama, grazie all’apporto di documenti d’archivio inediti, foto d’epoca e filmati. In mostra, i gioielli della Collezione Heritage dell’Azienda, alcuni dei quali esposti per la prima volta, e creazioni in prestito da importanti collezioni private, accompagnate dagli abiti di alta moda dalla collezione di Cecilia Matteucci Lavarini.
BVLGARI E LE DIVE DEL CINEMA
Tra i motivi del successo di Bvlgari ci sono state, inoltre, le grandi protagoniste della “Dolce Vita”, dive come Elizabeth Taylor, Gina Lollobrigida, Ingrid Bergman, Anna Magnani e Audrey Hepburn, ricordate come figure cruciali nel momento di rinascita per Roma e l’Italia intera. “Ritenevo e ritengo Bvlgari una realtà italiana fra le più rimarchevoli” afferma Edith Gabrielli, direttrice del Polo Museale del Lazio, “lo è per la storia del gusto, perché da solo il marchio Bvlgari evoca una grande tradizione di tecnica e di bellezza nelle arti applicate. Lo è per la storia del lavoro: non dimentichiamoci, mai, delle centinaia di persone, per lo più nostri connazionali, impiegate nella fabbrica di Valenza o nelle sedi del marchio a Firenze e a Roma. Per questo fare una mostra su Bvlgari e con Bvlgari significa in definitiva fare qualcosa di buono per il nostro paese”.
BVLGARI, la storia, il sogno
26 giugno – 3 novembre 2019
Castel Sant’Angelo
Lungotevere Castello, 50 Roma, Roma
Palazzo Venezia
Via del Plebiscito, Roma
Fonte: Artribune.com – Giulia Ronchi
Ecco tutto quello che c’è da conoscere di un incantevole posto dalla tradizione marittima.
Scopri tutte le sue bellezze per un viaggio di vero relax.
Leggende di un tempo lontano e spiagge di sabbia finissima. Siamo a Marsa Matruh in Egitto, la cittadina sulla costa nord a 290 chilometri da Alessandria. A Marsa Matruh il mare è una distesa di acqua cristallina che si perde all’orizzonte, ed è persino una delle principali attrazioni dell’Egitto caraibico. È l’ultima città egiziana prima del confine con la Libia e per questo la rende ancora più affascinante.
Già, perché anche se è meno conosciuta di altre località come Sharm el-Sheikh, Marsa Matruh è proprio il luogo che non ti aspetti. È una piacevole sorpresa, insomma, con i suoi paesaggi dove si possono organizzare delle escursioni e giungere persino alle sculture naturali dell’Oasi di Siwa. Ma quali sono i posti che devi vedere assolutamente almeno una volta nella vita? Ecco tutto quello che cosa c’è da sapere.
Le spiagge di Marsa Matruh
Per giungere a Marsa Matruh non ci vuole poi così molto, si arriva facilmente e il viaggio in aereo dura solo poche ore. Così puoi ritagliarti un po’ di tempo – in pieno relax – senza dover affrontare tutte quelle ore di volo che sono già di per sé stressanti. Oltre alle sue spiagge – bianchissime che si estendono per chilometri – la città dell’Egitto caraibico dispone di tanti villaggi e resort dove trascorrere una vacanza piacevole all’insegna del relax. Marsa Matruh, insomma, si diversifica tra i bacini lagunari e i tratti di costa rocciosa.
Marsa Matruh in Egitto: cosa vedere
Sono proprio le sue spiagge a renderla un luogo incantevole e dai colori caraibici. Oltre a godere dei percorsi relax creati ad hoc, puoi senza dubbio andare alla scoperta delle bellezze. Ma quali sono i posti da vedere a tutti i costi?
Il Great Sand Sea: ovvero il “Grande Mare di Sabbia” è il deserto che si estende fra l’Egitto e la Libia. Qua, oltre alla sabbia dorata, ci sono anche delle oasi come quelle di Siwa e Bahariya, fra carovane e antiche leggende
La fortezza di Shali: eretta in sale e fango, si trova al centro dell’oasi di Siwa. Si può persino salire su in cima per godere del paesaggio incantevole, soprattutto al tramonto.
La piscina di Cleopatra: è una grande piscina in pietra, alimentata da una sorgente di acqua calda. Si narra che qua veniva a immergersi proprio Cleopatra, nelle sue visite a Siwa.
L’oracolo di Amon: per gli egiziani è il dio del sole, si trova all’interno dell’oasi di Siwa. Anche se oggi del tempio restano solo poche costruzioni, da lì si può ammirare il paesaggio.
Marsa Matruh è il posto ideale per tutti coloro che amano il mare e allo stesso tempo la cultura. D’altronde proprio in questa città dell’Egitto caraibico – e secondo la tradizione – avrebbe fatto una sosta persino Alessandro Magno prima di arrivare all’oracolo di Amon. Per avere previsioni sulle campagne militari.
Se cerchi un posto che sia diverso dal solito turismo di massa, Marsa Matruh è il luogo che fa per te.
Marsa Matruh: clima, temperature e quando andare
Il clima di Marsa Matruh è mediterraneo, quindi gli inverni sono miti e piovosi e le estati molto calde. I mesi più piovosi vanno da Ottobre ad Aprile, mentre sono quasi assenti nei mesi estivi. Il periodo migliore per andare a Marsa Matruh è quindi da metà Maggio ad Ottobre.
Fonte: SiViaggia.it
Boston abbonda di public art di ogni sorta. Trovarla è semplice, almeno nei quartieri centrali della città. In fin dei conti Boston è proprio la città che si gira a piedi. Ecco un assaggio!
Boston Common/Public Garden
Il più antico parco pubblico d’America con il suo vicino famoso per la botanica, contiene una moltitudine di arte pubblica d’alto profilo ed anche meno famosa, includendo le famose statue di bronzo Make Way for Ducklings, il Monumento al Marinaio e ai Soldati e il 54° Massachusetts Memorial. La scultura che commemora la Guerra Civile ed il ruolo del 54° reggimento, il primo dell’esercito americano completamente composto da soldati di colore e del suo comandante Robert Gould Shaw. L’autore – il famoso sculture Augustus Saint-Gaudens – impiegò circa 14 anni per completarlo e fu inaugurato nel 1897. Le sculture di mamma anatra e dei suoi anatroccoli s’ispirano al libro del 1941 di Robert McCloskey’s e presentano l’anatra Mrs. Mallard seguita dai suoi piccoli Jack, Kack, Lack, Mack, Nack, Ouack, Pack e Quack. Benché siano piccole, in una città rinomata per i suoi grandi monumenti e i suoi edifici storici, le anatre occupano un posto speciale nella cultura bostoniana e sono rinomate in tutto il mondo. Quando le squadre sportive di Boston giungono in finale e passano alla stagione successiva, è orami usanza trovare le statue travestite con sciarpe e maglie dei Patriots o Red Sox.
Copley Square
La famosa piazza, che già porta il nome di un artista, il pittore John Singleton Copley, ospita di tutto dalle sculture di bronzo e di marmo a monumentali architetture quali la chiesa Trinity Church e l’edificio in stile rinascimento delle belle arti della Boston Public Library. Curiosamente su questa piazza che segna anche il traguardo della famosa Maratona di Boston, si trova la statua bronzea della Lepre e della Tartaruga dell’artista Nancy Schön (1993), simbolo di duro lavoro e resistenza, idolatrata da tutti i bambini.
Commonwealth Avenue Mall
La lunga distesa di oltre 12 ettari che attraversa Back Bay sembra un grande boulevard parigino, Memoriali e statue costellano la lunga passeggiata di 2 km che termina nel suo lato orientale al Public Garden. Sulla Mall si trovano i seguenti monumenti: Statue of Samuel Eliot Morison storico del mare creata da Penelope Jencks e dedicata nel 1982. Boston Women’s Memorial creato da Meredith Bergmann, Statue of Domingo F. Sarmiento creata da Ivette Compagnion e dedicata nel 1973. Il Monumento all’esploratore Norse Leif Eriksson creato da Anne Whitney e dedicato nel 1887. Si trova anche Il Memoriale dei vigili del fuoco, che è stato installato qui nel 1987 in memoria delle 9 vigili del fuoco che hanno perso la loro vita combattendo contro il fuoco al Vendrome Hotel di Boston nel 1972. Questa scultura in bronzo, creata da Ted Clausen e Pietro Bianco, è una struttura a forma di mezzaluna che abbraccia la terra. All’interno, dove ci sono le incisioni che illustrano gli eventi dell’incendio, si trovano un cappello e una giacca da vigile del fuoco avvolti sulla parte superiore del memoriale.
Singoli pezzi sono degni di nota in altre zone: la gigantesca teiera del 1870 alla Boston City Hall Plaza, per esempio. Una delle prime insegne pubblicitarie animate degli Stati Uniti: questa deliziosa teiera che emana vapore, creata per promuovere la Oriental Tea Company nella vecchia Scollay Square di Boston del 1870, divenne la vera storia del secolo quando venne indetto un concorso e posto il quesito sulla sua capacità. Sollevò immensa sorpresa quando fu pubblicamente riempita per determinare la giusta risposta: “227 gallons, 2 quarts, 1 pint, 3 gills”, oltre 860 litri! La teiera è sopravvissuta al rinnovo urbano così da continuare ancora oggi ad emettere vapore.
Infine la Scarlett O’Hara House al 3 Rollins Place a Beacon Hill. Dietro ad una cancellata di ferro e ai lampioncini a gas in una strada senza uscita di una via privata pavimentata a porfido antico, fiancheggiata da antiche dimore di mattoncino rosso, appare questa sorpresa: una casa in stile Greek Revival a colonnato, su due piani. O così almeno sembrerebbe. Subito fu ribattezzata “Scarlett O’Hara House” per la somiglianza alla magione della Plantation House di Tara nel film del 1939 “Via Col Vento.” Di fatto non è una casa, ma una falsa facciata, una scultura elaborata. “The charming house front is merely a wooden facing to a brick wall,” spiegò George F. Weston Jr. nel suo libro del 1957 “Boston Ways: High, By and Folk.” Il suo scopo umano, nonché prosaico, è di tenere la gente distratta che passeggia, distante dalla scarpata di 12 metri che si trova sul retro.
Fonte: Ufficio Turismo Massachusetts – Italia
In Lousiana l’esperienza gastronomica creola-cajun
e la salsa Tabasco
Un viaggio in Louisiana è un tuffo in un’esperienza culinaria quanto mai unica negli Stati Uniti d’America. La sua cucina ha forti influenze creole e cajun e la sua gente ha passione per la gastronomia e per i cocktail. È un “paese delle meraviglie del cibo” con ascendenze francesi, spagnole, africane, siciliane, caraibiche, irlandesi, tedesche e native americane. Con un po’ di “country comfort” ed un pizzico di raffinatezza e si ottiene la ricetta per uno dei migliori cibi del pianeta. Sembra che non tanto tempo fa uno studio specifico abbia classificato la Louisiana primo stato per felicità negli USA. Tante ragioni hanno portato a questo riconoscimento, ma è certo che la sua incredibile cucina ha giocato il suo ruolo! La gente in Louisiana pianifica la vita attorno alle stagioni della cucina.
Pochi giorni dopo il Capodanno con la stagione del Mardi Gras c’è l’arrivo del famoso dolce king cake, poi segue il mese del crawfish bollito a primavera, la spaccatura delle chele del granchio d’estate, e d’autunno – con la stagione delle partite di football – l’occasione per far festa insieme agli amici con ricette gustose per “dare il calcio d’inizio”; con l’inverno si gusta un gumbo caldo. I piatti cajun nascono nei bayou della Louisiana e appartengono ad una tradizione gastronomica country-style combinando sapori francesi e del Sud in maniera molto casalinga: in tavola gumbo e boudin, la classica salsiccia speziata cajun.
La tradizione Creola – invece – conserva influenze francesi miscelando radici europee ed africane: è più raffinata, con ricche salse e frutti freschi di mare, Shrimp Creole e Turtle Soup ne sono rappresentativi. La Jambalaya è la cornucopia della genuina ricetta tipica arricchita dal pollo, dalla salsiccia speziata andouille e dalle verdure. Non mancheranno mai i classici del Sud: il semolino – grits – e l’okra. Proprio New Orleans – capitale gastronomica dello stato – offre una guida a portata di click per esperienze gastronomiche “CREOLE-CRESCENT”. Nei piatti più iconici della Big Easy i gusti Cajun e Creole si interscambiano spesso benché presentino differenze, ma condividono entrambi la così detta “santa-trinità”: peperoncini verdi, cipolle e sedano.
Volete stupirvi con la mitica salsa TABASCO in tutte le sue coniugazioni?
Andate ad AVERY ISLAND dove è prodotta, non solo per visitare la fabbrica, bensì per apprezzarne l’ambiente naturale tra antiche querce e bayous. Un ristorante serve cucina cajun con salsa Tabasco per un’esperienza gastronomica autentica. C’è anche un Tabasco Food Tour e un corso di cucina gestito da un grande chef. La caratteristica di Avery Island e della fabbrica del tabasco è anche l’impegno alla sostenibilità dell’ambiente e del prodotto coltivato. Infatti, da 140 anni la McIlhenny Company ha coltivato i peperoncini rossi ad Avery Island e durante questo periodo ha appreso ad armonizzare le necessità commerciali d’impresa con quelle della terra e della fauna selvatica. Il peperoncino è invecchiato in botti di quercia per tre anni prima di mischiarlo con il sale raccolto ad Avery Island, unitamente ad aceto distillato dalla canna da zucchero: il risultato è una salsa di peperoncino con un sapore unico!
Fonte: Travel South USA Italia
Un corno d’oro che brilla e cambia forma. Esiste davvero e si trova a Bol, sulla costa meridionale di Brac, isola della Dalmazia. Le coste opposte sono bagnate dalle acque che appartengono a due correnti diverse. E dal loro «scontro» nasce un ricciolo di sabbia – la punta del corno, appunto – rivolto ad est o a ovest in base alla direzione della corrente più forte.
La forma così inusuale di questa lingua di terra si percepisce solo dall’alto, in volo o da un punto panoramico costruito alle sue spalle. Ed è inutile dire che ogni estate viene letteralmente presa d’assalto dai turisti, che ricoprono con asciugamani e ombrelloni i trecento metri di corno.
Qui l’acqua è trasparente (anche se abbastanza fredda), con sfumature che vanno dal celeste al verde, che crea un bellissimo contrasto con la spiaggia dorata, formata da sabbia grossolana e ciottoli, come la maggior parte della costa croata.
Brac si raggiunge in traghetto, con partenza da Makarska verso Sumartin, da Spalato verso Supetar oppure da Split, dov’è possibile imbarcare la propria auto. E una volta sbarcati, si può noleggiare uno scooter o anche prendere un taxi per arrivare sino alla spiaggia del Corno d’oro. A piedi dal centro di Bol ci s’impiega circa mezz’ora.
A pronosticare la direzione del ricciolo può essere il vento. A fare il resto sono le maree, che rendono ancora più speciale – e famoso – questo lembo di terra, vicino a cui si trovano anche gli antichi resti di una villa romana e di una piscina della stessa epoca. E non solo. Vi siete mai chiesti da dove viene tutta la pietra usata per costruire la Casa Bianca così come il Palazzo di Diocleziano di Spalato o Il palazzo del Reichstag di Berlino? Arriva proprio da Brac, dove proprio ai tempi dei romani si sono scoperte le peculiarità delle sue rocce così preziose.
Fonte: Noemi Penna –lastampa.it
The Shipwreck Lodge gestito da Natural Selection in Namibia è uno dei rifugi più singolari in Africa. Offre privacy e libertà quasi senza precedenti all’interno di capolavori architettonici che rappresentano relitti sulla spiaggia. Il lodge si trova sulla famosa Skeleton Coast della Namibia ed è circondato da selvagge e aspre distese di sabbia che attutiscono le onde dell’Oceano Atlantico.
Oltre alla solitudine e all’isolamento nelle dune di Skeleton Coast, questo lodge ha molto altro da offrire. Puoi fare un giro alla ricerca di elefanti del deserto o rintracciare leoni come parte di un’esperienza di safari unica offerta da Natural Selection. Se non stai seguendo la vita selvaggia, puoi ammirare le strutture geologiche dei castelli di argilla, unici nel loro genere.
The Shipwreck Lodge dispone di 10 spaziose cabine a energia solare e alcune delle cabine possono contenere letti supplementari se si sceglie di portare i vostri bambini in questo luogo ultraterreno. Il centro di questo insolito resort è dominato da un ristorante. L’area lounge offre una vista ininterrotta sul paesaggio aspro che si estende fino al mare.
Fonte: xoprivate.com
L’arcipelago delle Phi Phi Islands è equidistante da Krabi e da Phuket, a circa 40 km di distanza da entrambe. E’ formato da sei isole, caratterizzate principalmente da scogliere e rocce calcaree. Alcune offrono spettacolari spiagge e barriere coralline. L’isola di Phi Phi Don è abitata e ben sviluppata turisticamente. Occupa una superficie di 28 km quadrati. Capo Tong a Nord ha un ecosistema marino molto bello mente si possono fare ottime immersioni a Capo Hua Raket. Diverse le possibilità di alloggio.
Phi Phi Le è un’isola deliziosa e non abitata che occupa una superficie di appena 6.6 km quadrati. E’ circondata da montagne calcaree e da colline piuttosto elevate con rocce sporgenti. La profondità media dei fondali marini è di 20 metri ed il punto più profondo a sud dell’isola non supera i 34 metri.
L’arcipelago di Phi Phi Le ha la fortuna di avere alcune baie meravigliose come la celebre Maya Bay. A nord-est dell’isola si trova la Viking Cave. Una grande grotta rinominata “Grotta Phaya Nak” ovvero “Grotta dei Serpenti”, da sua Maestà il Re Bhumibol Adulyadej, per via di una roccia che assomigliava ad una creatura mitologica che il Re vide in occasione della sua visita in questo luogo nel 1972. L’anfratto è considerato sacro dagli abitanti del luogo che vengono qui anche per raccogliere i nidi di rondine.
All’interno della parte orientale e di quella meridionale della grotta si possono ammirare alcune pitture colorate che rappresentano elefanti e vari tipi di barche, tra cui una barca a vela araba, una barca a vela europea, un sampang, una giunca cinese ed un battello a vapore. Si pensa che queste pitture siano state realizzate da mercanti o da pirati. Lo studio delle rotte marittime da Ovest ad Est rivela, infatti, che questa zona poteva essere un punto di sosta per tutte le imbarcazioni in cerca di riparo dalle tempeste, o anche un luogo adatto per trasferire le merci o per effettuare riparazioni.
Ed ancora, l’isola di Yung si trova a nord di Phi Phi Don. Offre una spiaggia di sassi ad Est ed una piccola spiaggia di sabbia bianchissima a ovest oltre ad una variopinta barriera corallina. L’isola di Phai non è molto distante dall’isola di Yung. Le spiagge qui sono eccezionali mentre la piattaforma di barriere coralline con coralli ramificati si estende da nord a sud.
Il periodo migliore per visitare l’arcipelago delle Phi Phi Islands è quello libero dai monsoni, che va da novembre ad aprile. I traghetti per le Phi Phi Islands partono dal Molo Chao Fa nella città di Krabi. Altra opzione è una gita di un giorno in motoscafo partendo da AoNang. Una volta sbarcati sull’isola di Phi Phi Don, si possono prenotare escursioni a bordo delle tipiche long tail boat thailandesi alla scoperta delle isole vicine.
Fonte: turismothailandese.it
Basta dire ponte di vetro per farsi venire le vertigini.
Aggiungeteci che è il più lungo al mondo, a strapiombo su un canyon profondo 230 metri (come un grattacielo di 66 piani), ed è anche «dondolante» e il mancamento è assicurato.
Si trova nella provincia di Hebei uno spettacolare ponte lungo 488 metri che collega due speroni della Hongyagu Scenic Area con 1.077 lastre di vetro: una passerella progettata per oscillare, dove il mal d’aria è assicurato anche per i più impavidi.
Non guardare in basso sarà impossibile. Ma per superare indenni il percorso sarebbe meglio lasciarsi stregare dal panorama circostante e dall’incredibile spettacolo offerto dalla natura.
Il ponte si trova vicino ad un’altra passerella in vetro che costeggia la montagna, dotata di infami «effetti speciali»: in alcuni punti, infatti, fra le lastre in vetro sono stati installati degli schermi che fanno «crepare» il vetro sotto ogni passo.
Ma anche se si tratta di un «effetto cinematografico», in certi momenti è difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Il ponte Hongyagu pesa 70 tonnellate e ogni pannello in vetro è spesso 1,5 pollici. Potrebbe supportare un massimo di 2 mila persone, tuttavia – per garantirne la sicurezza – è consentito il passaggio di solo 600 turisti alla volta.
Fonte: Noemi Penna – lastampa.it
A circa 67 metri di altezza, il Monumento a la Revolución (Monumento alla rivoluzione) è l’arco trionfale più alto del mondo. E mentre molte persone lo ammirano mentre esplorano il centro di Città del Messico, non tutti comprendono cosa sia accaduto all’interno di questo enorme monumento alla rivoluzione messicana.
Se le cose fossero andate come previsto, il Monumento a la Revolución non sarebbe mai stato costruito affatto, almeno non nella sua forma attuale. Quando la costruzione iniziò nel 1906, non fu per un monumento, ma piuttosto per il Palacio Legislativo federale (Palazzo legislativo federale). Questo grande palazzo avrebbe ospitato i vari corpi legislativi della Repubblica federale messicana, ma il progetto fu abbandonato nel 1912 a causa della rivoluzione messicana.
Per oltre due decenni, la massiccia struttura metallica che fungeva da nucleo dell’edificio incompiuto si ergeva arrugginita a Città del Messico. Fino a quando, l’architetto messicano Carlos Obregón Santacilia ha fatto una proposta interessante: avrebbe trasformato la struttura in un monumento agli eroi della rivoluzione messicana.
Santacilia usò la struttura a cupola esistente del palazzo come scheletro per il suo monumento e la plasmò con un’architettura monumentale che combinava lo stile Art Deco con lo stile del realismo socialista messicano. Così, la cupola stessa sembra molto simile ai disegni originali dell’edificio, ma si trova in cima a quattro massicci archi in pietra piuttosto che in cima a un palazzo. E con un’altezza totale di circa 67 metri, è l’arco trionfale più alto del mondo (il secondo più alto è l’Arco di Trionfo a Pyongyang).
Il Monumento a la Revolución, comprensibilmente, è ora uno dei monumenti più famosi di Città del Messico. Ma mentre migliaia di persone passano accanto ad esso e lo ammirano quotidianamente, non tutti sanno cosa ci sia dentro e sotto l’arco trionfale più alto del mondo.
Per cominciare, il monumento funge da mausoleo per alcune delle figure rivoluzionarie più famose della storia messicana moderna. Le tombe sono contenute all’interno delle basi di ciascuno dei quattro pilastri principali e comprendono i resti di Francisco I. Madero, Plutarco Elías Calles, Francisco “Pancho” Villa e Lázaro Cárdenas.
Quando il monumento è stato ampiamente rinnovato nel 2010, sono stati aggiunti altri elementi. Un ascensore di vetro che induce vertigine ora attraversa l’asse centrale del monumento, fino ad arrivare ad un ponte di osservazione all’interno della cupola. Un’intera sezione della struttura originale è stata volutamente lasciata esposta e ora è aperta al pubblico per brevi tour, consentendo ai visitatori di ammirare le enormi travi di acciaio e le capriate che tengono insieme il tutto.
Sotto il monumento si trova uno spazio espositivo e una galleria d’arte, così come il Museo Nazionale della Rivoluzione, che copre più di mezzo secolo di storia messicana dalla Costituzione del 1857 al governo post-rivoluzionario del 1920.
Il Monumento a la Revolución si trova in Plaza de la República, nel centro di Città del Messico, nel cuore di un triangolo dominato da tre strade principali: il Paseo de la Reforma, l’Avenida de los Insurgentes e l’Avenida Puente de Alvarado.
Fonte: atlasobscura.com