La bassa stagione è il momento migliore per riscoprire la vera natura dell’isola e andare a caccia dei figli dei fiori che ancora la abitano. Ecco una selezione degli indirizzi – mercatini, negozietti, bar e spiagge – in cui scoprire senza l’assillo della folla le vere origini dello spirito ribelle ibizenco e conoscere gli ultimi veri hippi.

Esaurita la stagione dei festoni, i ventenni inglesi con canotte aderenti e tatuaggi in vista vengono rimpiazzati da piccole comitive di uomini tedeschi con calvizie incipiente e infradito ai piedi – per i mocassini con le calze di spugna c’è ancora tempo. Questi nuovi occupanti dell’isola li vedi a passeggio nei vicoli, seduti in totale relax sotto i portici dei ristoranti e capisci che non è solo una sensazione: dopo un’estate di balli e corpi rilucenti di crema abbronzante, l’isola ha iniziato a rifiatare.

Diciamolo subito: Ibiza fuori stagione non possiede lo stesso allure iconico – strepitoso a detta di alcuni, malsano e peccaminoso a detta di altri – che la contraddistingue durante i picchi dell’alta stagione. Ma qui sta il bello: come una metropoli che di giorno è di tutti e di notte è solo di pochi nightswimmers, questo isolotto delle Baleari – che nel 2017 ha accolto 4 milioni di turisti – dall’autunno fino alla primavera successiva è territorio solo degli ibizenco, degli stranieri che si sono trasferiti a viverci dopo aver trovato il lavoro o l’amore, di qualche vip fuori dal coro, e di qualche viaggiatore che vuole godersi la quiete dopo la tempesta. In questi mesi Ibiza regala il lusso di bere in santa pace un cappuccino respirando la brezza marina al THB Los Molinos; di fotografare i mandorli in fiore nella valle di Santa Agnes; di passeggiare per le strade della Dalt Vila, il centro storico di Eivissa, e scoprire ogni scorcio, ogni balcone fiorito, ogni bancarella, senza l’assillo della folla.

Dai tamburi ai sintetizzatori

Ibiza non è sempre stata la Mecca della musica elettronica internazionale e dei dj con i portafogli gonfi. C’è stato un tempo neanche troppo lontano dove non era il dio denaro a dettare le regole del gioco, ma l’idealismo e l’anticonformismo. Correvano gli anni ’30 quando sull’isola arrivarono – un po’ per caso un po’ per passaparola – alcuni artisti europei d’avanguardia in fuga da dittature e nazionalismi. Ibiza era allora una terra primitiva in cui ricercare pace dei sensi e ispirazione creativa.

Poi rotolarono impetuosi i ’60, portando con sé hippie californiani che scappavano dall’arruolamento nella guerra del Vietnam. Fu così che alcuni dei figli scapestrati della beat generation sbarcarono a Ibiza rendendola, all’inno del «live and let live», una piccola San Francisco galleggiante, meta d’elezione di tanti vip dell’epoca: Albert Camus, Truman Capote, Orson Welles, Roman Polanski, Freddy Mercury – che al mitologico Pikes Hotel festeggiò il suo 41esimo compleanno – e la mitologica Nico: fu a Ibiza che la musa di Andy Warhol trovò il suo nome d’arte (per voce del fotografo Herbert Tobias) e fu sull’isola che trovò la morte a seguito di una banale caduta in bicicletta, misero destino per una donna sopravvissuta fino ad allora all’eroina.

Di quell’epoca gloriosa oggi è rimasto poco. Certo, alcuni figli dei fiori ci sono ancora, ma tutt’intorno a loro ha iniziato a girare una ruota panoramica simile a quella del Coachella, una giostra dalla cui sommità non si vedono hippie ma persone vestite da hippie. Lo stile di vita che dette scandalo con amore libero droghe e nudismo si è trasformato in eccentricità, che a sua volta si è tramutata in un festival commerciale, un revival per celebrare lo spirito rivoluzionario di un tempo in chiave glamour e chic.

I mercatini hippie

La bassa stagione – quando le folle coachellesche sono evaporate – è il momento migliore per andare a scovare quei pochi hippie veri che ancora popolano Ibiza. Poiché quelli di Punta Arabì, Santa Eularia e San Antonio chiudono i battenti durante l’inverno, è d’obbligo una tappa al Las Dalias, mercato aperto ogni sabato per tutto l’anno. Il Las Dalias fu allestito per la prima volta nel 1985 nel giardino di una finca – le vecchie fattorie in cui gli hippie vivevano senza elettricità e acqua corrente – ai margini della strada che da Santa Eularia conduce al paesino di San Carlos. Tra le bancarelle troverete di tutto: abiti sgargianti anni Settanta, stivaloni in pelle con frange boho chic, gioielli etnici, sandali tribali, prodotti di bellezza, poncho, caftani e vestiti di ogni taglia e colore, pensati e realizzati seguendo i dettami (comodità e semplicità) della moda locale Adlib. Più intimo del Las Dalias è il mercadillo di Sant Joan de Labritja, che punta più sull’artigianato locale e i pezzi vintage.

Il Bar Anita

Una delle ultime vestigia della lisergica comunità hippie ibizenca è il bar-ufficio postale Anita, sempre a San Carlos. Quella che oggi sembra – per il legno consunto del mobilio e la penombra dominante – una vecchia osteria bolognese, un tempo era il luogo di ritrovo prediletto dai capelloni isolani, che tra quelle mura si inebriavano con litri di hierbas ibicencas – il liquore a base d’anice che si accoppia al dolce Flaó a base di formaggio fresco, farina, zucchero, uova, scorza di limone e menta. Ad Anita (oggi fiera 90enne) gli hippie chiedevano anche prestiti di denaro, in attesa che i genitori inviassero loro la paghetta. Le decine di cassette postali sono visibili ancora oggi, insieme a un vecchio telefono a gettoni usato all’epoca per le telefonate intercontinentali.

La spiaggia di Cala Benirràs

La spiaggia degli hippie ibizenchi è Cala Benirràs – a otto chilometri da Sant Miquel de Balansat – che ogni domenica all’ora del tramonto si anima di balli a ritmo di musica chillout e tribale. Quando il sole cala si accendono falò, si suonano tamburi sulla spiaggia e si celebra la bellezza del momento presente. Nonostante lo spirito ribelle degli anni ‘60 non esista più, Cala Benirràs ha tutto sommato mantenuto la sua identità. La balearizzazione ha risparmiato questo scorcio di costa, conservando la fitta boscaglia di pini e la baia, da cui si può vedere Cap Bernat, isolotto venerato dagli hippy più spirituali. Alcuni di loro dicono che la forma dell’isola ricorda una donna che prega, altri un neonato, altri ancora una Sfinge. Alla luce del giorno, e senza essere condizionati dalle credenze popolari, Cap Bernat sembra solo un’isola in mezzo al mare.

Fonte: Vanityfair.it

Sei alle prese con la tua prima crociera? Ecco una serie di utili consigli, per vivere un’esperienza indimenticabile.

Se sei alla tua prima crociera, molto probabilmente ti sentirai un po’ spiazzato: tra compagnie di navigazione, itinerari e attività c’è davvero da andare in confusione.

Innanzitutto, la sua durata: ci sono crociere lunghe un weekend, altre che durano mesi interi. Per la prima volta, meglio scegliere navigazioni di una settimana: in questo modo, ci si fermerà in almeno tre porti e si potrà sperimentare cosa significa, per davvero, andare in crociera. E capire così se è il tipo di vacanza che fa al proprio caso.

Se poi non si parte da una città raggiungibile in auto, o non si acquista un pacchetto volo più crociera, meglio prenotare il volo sino al porto il giorno prima dell’imbarco. Per quanto riguarda la valigia, bisogna innanzitutto tener conto del periodo e della destinazione, ma bisogna considerare che una nave riceve una grande quantità di bagagli tutti insieme, ed è possibile che questi vengano recapitati in cabina dopo diverse ore: meglio tenere con sé tutto il necessario per il primo giorno di navigazione, mettendo nello zaino documenti, portafogli, ciabatte, costume, crema solare, un cambio e – se si viaggia coi bambini – i pannolini, una bavaglina e qualche giochino.

Ma quale stanza bisogna prenotare? Come destreggiarsi tra le tante opzioni, molto diverse tra loro (anche per prezzo)? Se si vuole risparmiare, e privilegiare l’esplorazione della nave rispetto al tempo trascorso in camera, si può scegliere anche una cabina interna senza finestra e senza balcone, guardando bene però la mappa: meglio non sia vicino ai ristoranti, pena sentire le porte che sbattono 24 ore su 24.

Ci sono poi i giorni di navigazione, che per chi è alla prima esperienza possono un po’ spaventare. Sembrano quasi giorni “persi”, a discapito di visite ed escursioni. Tuttavia, prevederne almeno un paio permette di vivere la nave in tutta la sua offerta: sono vere e proprie città galleggianti, del resto, le navi da crociera. E non esplorarle sarebbe un peccato. Per quanto riguarda invece le escursioni, meglio prenotarle quando la compagnia ha già reso noti tutti i dettagli, e non focalizzarsi solo su quelle proposte dal team della nave: si possono anche prenotare escursioni con compagnie locali, o dedicarsi al fai da te (se si è un po’ più esperti), senza temere di non rientrare al porto in tempo per salpare.

Infine, i dettagli pratici: prima di preparare la valigia, è bene consultare il codice d’abbigliamento previsto per le serate. Ed è necessario portare con sé tutto quanto si ritiene necessario per le proprie giornate: attrezzature per lo snorkeling e per lo sport, se si intende praticarli, mentre culle e seggioloni sono sempre forniti dalla compagnia. Attenzione poi al servizio di lavanderia e di pulitura a secco, che può essere molto costoso: meglio usufruire delle lavatrici e delle asciugatrici a gettoni che molte navi offrono, ricordandosi che – nella maggior parte dei casi – stirare in cabina è vietato.

Fonte: SiViaggia.it

Località seconda soltanto a Petra tra le destinazioni preferite dei turisti in Giordania, l’antica città di Gerasa è abitata ininterrottamente da oltre 6.500 anni. Visse il suo periodo di massimo splendore sotto il dominio dei Romani ed è oggi una delle città di epoca romana meglio conservate al mondo. Sepolta per secoli sotto la sabbia prima di essere riscoperta e restaurata negli ultimi 70 anni, Gerasa costituisce una splendida testimonianza della grandezza e delle caratteristiche dell’opera di urbanizzazione condotta dai Romani nelle province dell’impero in Medio Oriente: strade lastricate, colonnati, templi in cima ad alture, meravigliosi teatri, spaziose piazze pubbliche, bagni termali, fontane e mura interrotte da torri e porte cittadine.

Sotto l’impronta greco-romana, Gerasa conserva inoltre una peculiare commistione di oriente e occidente. Architettura, religione e lingue riflettono un processo secolare in cui due potenti culture si sono sovrapposte, coesistendo: il mondo greco-romano del bacino mediterraneo e le antiche tradizioni dell’oriente arabo.

Gerasa si trova su una pianura circondata da aree boschive collinari e fertili bacini. Conquistata dal generale Pompeo nel 63 a.C., cadde sotto il dominio dei Romani e fu annessa alla Lega della Decapoli, l’alleanza delle dieci grandi città romane.

L’odierna Gerasa sorge a est delle antiche rovine. Mentre la città antica e quella moderna sono circondate dalle stesse mura di cinta, un’accurata preservazione e pianificazione hanno fatto sì che Gerasa si sviluppasse ben lontano dalle rovine.

Fonte: it.visitjordan.com

La via dei sarti a Londra vanta un’antica storia che intreccia letteratura, cinema, musica e anche la Corona inglese

Savile Row è l’antica strada della moda di Londra, in grado di accumulare incredibili storie dal 1731 a oggi, dai Beatles a 2001: Odissea nello spazio.

Savile Row, nel celebre quartiere di Westminster, è la strada della moda di Londra, caratterizzata da grandi marchi sartoriali inglesi. Una celebre via che vanta innumerevoli storie intriganti. Basti pensare a Jules Verne, che decise di porre l’abitazione di Phileas Fogg proprio qui. Si tratta del ricco gentiluomo al centro delle avventure de Il giro del mondo in 80 giorni, che scommise 20mila sterline con i propri compagni del Reform Club prima di dare il via a questo folle viaggio.

Dalla letteratura alla musica, il civico 3 di Savile Row era fino a qualche anno fa occupato da una delle sedi della celebre etichetta discografica Apple, nota al mondo per essere la produttrice dei Beatles. Tanti gli eventi iconici che hanno caratterizzato la carriera della band, che un giorno decise di esibirsi su di un tetto, tenendo un concerto entrato di diritto nella storia della musica mondiale. Era il 30 gennaio del 1969 e quel tetto apparteneva proprio al palazzo al numero tre di questa strepitosa via inglese.

È la moda però a dominare la scena, attirando personaggi celebri per secoli come l’ammiraglio Nelson, Winston Churchill e il principe Carlo. La strada venne realizzata tra il 1731 e il 1735 in onore di lady Dorothy Savile, moglie del conte di Burlington. Per molti anni e fino al 1912 l’edificio al civico numero 1 ospitava la sede della Royal Geographical Society, da cui partirono alcune tra le più celebri spedizioni britanniche. In questa via vennero inoltre realizzate le uniformi dell’Inghilterra campione del mondo ai Mondiali di calcio del 1966. Il brand che le firmò fu Gieves & Hawkes, che si occupò anche dei costumi di scena per 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.

L’apertura al mondo del cinema spinse verso una modernizzazione generale, soprattutto ad opera di Nutters. Porte aperte nel 1969 e da allora alcuni grandi nomi della musica decisero di realizzare i propri abiti su misura lì, da Mick Jagger a Elton John. Il rapporto con il grande schermo è proseguito negli anni, arrivando fino ai giorni nostri. Un modo intelligente per tener viva una preziosa tradizione tra i locali e diffonderla alle nuove generazioni in giro per il mondo. Basti pensare a Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson, nelle sale nel 2017, e i due capitoli di Kingsman, che sfruttano i locali di un marchio sartoriale in Savile Row come sede di un’organizzazione segreta.

Fonte: SiViaggia.it

Guarda i mari scontrarsi nel luogo in cui, secondo la tradizione Maori, gli spiriti partono per il loro viaggio verso l’aldilà.

Cape Reinga, o Te Rerenga Wairua in lingua Maori, è il faro più settentrionale della Nuova Zelanda, situato all’estremità della Route 1 sulla punta dell’Isola del Nord. Questo splendido paesaggio in cui il Mar di Tasman incontra l’Oceano Pacifico è considerato dai Maori un territorio sacro, poiché è il punto di partenza per le anime dei recenti defunti in viaggio per incontrare i loro antenati nella patria spirituale.

Cape Reinga (Lighthouse) Columbia Bank Northland New Zealand

Secondo la leggenda Maori, quando una persona muore, il suo spirito compie il lungo viaggio verso nord fino a questo punto, in particolare su un nodoso albero di Pohutukawa che è riuscito ad aggrapparsi a una scogliera mentre continua a sopportare il peso del mare. Qui lo spirito scivola giù dalle radici dell’albero verso il mare, allontanandosi dalla terraferma verso Three Kings Island e verso Ohaua, dove appare un’ultima volta per vedere i viventi lasciati alle spalle. Da lì, gli spiriti viaggiano verso la terra degli antenati, o Hawaiiki-A-Nui.

Si ritiene che l’albero di Pohutukawa a Cape Reinga abbia circa 800 anni e presumibilmente non fiorisce mai i caratteristici fiori rossi per cui questi alberi sono famosi. Vicino all’albero c’era un piccolo torrente chiamato Te Waiora-a-Tane. Le acque di questo erano considerate sacre e lavare il corpo del recente defunto con l’acqua di Te Waiora-a-Tane era una parte fondamentale dei riti funerari tradizionali. Si crede anche che una volta che l’anima passi il punto in cui la corrente scompare nel mare non possa tornare alla terra dei viventi.

Gli europei dell’isola, in particolare i missionari cristiani, pensavano che quest’acqua sacra fosse molto utile. Considerando la necessità di una fonte di acqua dolce, e che molti Maori della zona all’epoca si erano convertiti al cristianesimo, fu presa la decisione di limitare il flusso per creare un bacino. Quando fu fatto questo, si incontrò poca resistenza, eppure la natura ha un suo modo di fare le cose. Non appena la riserva fu terminata, il flusso scomparve, tornando a scomparire sottoterra. Ora si svuota direttamente nel mare e può essere visto solo con la bassa marea.

Cape Reinga è anche importante come luogo di incontro del Mar di Tasman e dell’Oceano Pacifico. I Maori chiamano questo incontro “Te Moana-a-Rehua”. Si crede che questo inontro sia tra un mare maschio che incontra un mare femminile, che simboleggia l’unione di energia e la creazione di vita.

È una bella credenza che i morenti lascino il mondo mentre i mari si incontrano per creare nuova vita.

Fonte: AtlasObscura.com

Mauritius Tourism Promotion Authority lancia la sua nuova campagna consumer in Italia.

Una sola isola, in grado di offrire diversi tipi di vacanza, per accontentare le esigenze e le aspirazioni di ogni viaggiatore. È questo lo spirito della nuova campagna di MTPA in Italia, volta a promuovere la destinazione anche in bassa stagione, facendo leva sulla molteplicità della sua offerta turistica che spazia dalle avventure outdoor, alle esperienze luxury, alle più “classiche” vacanze romantiche.

In collaborazione con la compagnia di bandiera, Air Mauritius e i tre tour operator italiani, la campagna si rivolge ai consumatori e si sviluppa su un minisito (scoprilatuamauritius.it) che propone un quiz brioso ed evocativo, tramite il quale ogni viaggiatore potrà scoprire le numerose e svariate tipologie di esperienze disponibili sull’isola, in linea con il proprio profilo e in aggiunta alle sue spiagge da sogno. L’obiettivo è quello di promuovere le prenotazioni e i viaggi anche nella bassa stagione.

“Attraverso il piacevole espediente di un test, dal titolo “Che viaggiatore sei?”, vogliamo raggiungere i consumatori guidandoli in una profilazione di viaggio che li porterà a conoscere la ricca offerta dell’isola di Mauritius, oltre a fornire loro suggerimenti inediti per vivere esperienze autentiche ed originali” ha dichiarato Mia Hezi, Account Director Italy per MTPA.

Il minisito sarà supportato da una campagna web e social,
che sarà live fino alla seconda metà di maggio

A proposito di MAURITIUS:

Mauritius si trova nell’Oceano Indiano, a circa 800 km a est del Madagascar. Quest’isola vulcanica è nota per il calore umano della sua popolazione multiculturale, per le bianche spiagge e per gli hotel di lusso. Grazie al clima tropicale, lungo la costa persino durante le stagioni più fresche (in particolare da maggio a settembre) le temperature scendono raramente al di sotto dei 22°C; Mauritius è dunque la meta perfetta per un viaggio in qualunque periodo dell’anno. L’isola è inoltre la destinazione ideale per gli amanti degli sport acquatici, i golfisti, gli escursionisti, gli amanti della cultura, per chi è in cerca di relax nelle spa, per chi è in luna di miele e per le famiglie. Mauritius, con capitale Port Louis, conta 1.3 milioni di abitanti, compresi quelli dell’isola di Rodrigues. Tre religioni coesistono in armonia: l’induismo, l’islam e il cristianesimo. La lingua amministrativa è l’inglese, ma anche il francese e il creolo sono utilizzate quotidianamente.

Fonte: Mauritius Tourism Promotion Authority (MTPA)

DUBLINO: UNA GEMMA DA SCOPRIRE!

27 Mar 2019 In: Irlanda

Momenti strabilianti, avventure epiche e tutto ciò che sta nel mezzo: Dublino è una città che ti farà vivere un’esperienza indimenticabile.

Votata più volte una delle città più ospitali del mondo, Dublino è una vera gemma tutta da scoprire. Vivace e ricca di storia, questa città ti affascinerà per le tante sfaccettature: antichi edifici medievali convivono con palazzi moderni e coloratissimi pub dove la storia si fonde con la leggenda e i racconti della gente del posto.

Girando la città, si va a spasso nella storia, tra eleganti strade georgiane e grandiosi edifici, come il Trinity College, la Cattedrale di San Patrizio o il Castello di Dublino.

Vuoi scoprire qualche talento locale? Recati a un concerto.
Hai fame? Concediti un pranzo in uno degli edifici più iconici della vecchia Dublino, The Woollen Mills.
Il tradizionale cibo irlandese affascina con la sua semplicità: grandi scodelle di piatti caldi e amate pietanze con due componenti che hanno superato la prova del tempo. Prendi il coddle e il pane scuro, il bacon e cavolo, il fish & chips e l’adorato toast prosciutto e formaggio, per non parlare delle cozze e delle vongole rese immortali dalla canzone della dublinese Molly Malone.

E se desideri prendertela comoda, visita i deliziosi villaggi costieri come Howth o Dalkey oppure segui uno dei Dublin Discovery Trail, i percorsi che ti permetteranno di scoprire i segreti della città. Comprenderai così che Dublino è la musa che ispira la musica, il craic (divertimento) della commedia, la sensazione di intimità di questo polo urbano. Per non parlare, naturalmente, dei suoi abitanti! Tripadvisor ha nominato per ben due volte Dublino come città più accogliente d’Europa, e non è certo un caso.

Sea Cliff walk at Howth in Co Dublin

Perciò, afferra una pinta, attacca bottone e preparati a vivere un’esperienza indimenticabile.

Fonte: Ireland.com

Posto nel cuore di Parigi e sviluppato su una struttura modulare trasparente di tre piani: un centro aperto e dinamico
con una terrazza con vista sulla Senna.

Sarà un museo galleggiante, sempre aperto e gratuito, installato sulla sponda sinistra della Senna, ai piedi del Pont des Invalides e interamente dedicato alla street art: Fluctuart, che presenta delle qualità uniche nel suo genere, sta per rivelare al pubblico i suoi spazi (l’apertura è prevista per maggio). Un progetto curato dallo studio di architettura Seine Design, che si inserisce all’interno di un più grande piano di potenziamento delle sponde del fiume parigino e dei suoi canali, per trasformare queste zone in centri vivaci di cultura e intrattenimento. Al suo interno, verranno ospitate collezioni permanenti, mostre temporanee, residenze d’artista, lezioni, laboratori e workshop; nella sua terrazza invece, sarà possibile godere dell’area ristoro, e di una vista impagabile che domina il cuore di Parigi.

IL PROGETTO FLUCTUART

Fluctuart è un luogo a immagine dei suoi artisti”, spiega Nicolas Laugero Lasserre, direttore di Fluctuart, collezionista e esperto di arte urbana. “Creativo, aperto al mondo, impegnato e attuale. Per la prima volta in Francia, artisti e appassionati di arte urbana, Street Art, post-graffiti e culture urbane, si troveranno in un centro artistico dedicato a questo movimento. Le ambizioni di Fluctuart sono presentate su tre assi: gli artisti, il pubblico e l’influenza dell’arte urbana in Francia e a livello internazionale”. Vincitore del bando Réinventer la Seine, il museo, situato nel porto Gros Caillou, sorgerà in un’area pedonalizzata nel 2012 e si inserirà in una più ampia iniziativa di animare la zona attraverso strutture di vario genere e creando un nuovo stile di vita per i propri cittadini, a contatto con il fiume e le sue sponde (attualmente sono oltre 40 gli spazi espositivi in cantiere, progettati per le rive della Senna e dei canali minori).

Ad occuparsi del progetto è stato lo studio Seine Design, esperti internazionali nel settore dell’architettura navale e galleggiante, con a capo l’architetto Gérard Ronzatti: in poco più di due anni di lavoro, sono riusciti a portare a termine il museo, che sarà inaugurato il mese di maggio. Una struttura di 1200 metri quadrati (di cui 850 di spazio espositivo) totalmente trasparente, modulare e disposta su tre piani, ispirati a quelli delle navi, metterà i visitatori all’interno con l’incantevole paesaggio esterno. Nello specifico, le parti che comporranno il museo saranno la Sottocoperta, che ospiterà uffici, laboratori didattici e la libreria di street art di Christian Omodeo con avrà aperture verso l’esterno, il Ponte centrale, con 13 vetrate su ogni lato, sede di spazi espositivi e, infine, la Terrazza superiore, che sarà sede di due punti di bar dove si svolgeranno party ed eventi, ancora una volta con la Senna e Parigi sullo sfondo.

LE ATTIVITÀ DI FLUCTUART

Il museo ideato da Géraud boursin, Nicolas Laugero Lasser e Éric Philippa sarà un luogo dinamico e ricettivo, all’insegna dello scambio e della condivisione, aperto tutto l’anno e gratuito. Il cuore della sua offerta culturale? La Street Art o Urban Art che dir si voglia. I nomi degli artisti presenti non sono ancora noti, ma si sa che, oltre alla collezione permanente e diverse mostre temporanee, verranno ospitate “a bordo” numerose attività, quali live performance, un bookshop specializzato, eventi culturali, workshop, residenze d’artista e lezioni sul mercato dell’arte (organizzate grazie alla partnership con l’istituzione ICART). “Vogliamo offrire ai visitatori una panoramica sull’arte urbana sfruttando tutte le sfaccettature del movimento attraverso mostre temporanee, tematiche e monografiche che presenteranno grandi nomi. D’altra parte, gli artisti della scena francese o internazionale avranno carta bianca per creare opere site specific in tutti gli spazi Fluctuart. La mediazione e l’istruzione pubblica saranno al centro del nostro approccio all’accessibilità, attraverso workshop e visite guidate. Fluctuart è un luogo in perpetuo movimento sia artistico che festoso, tra scoperte e incontri”, prosegue Laugero Lasser. E sottolinea il ruolo determinante di Parigi, da sempre emblema delle più audaci correnti artistiche (in particolare la sua mitologica rive gauche): “Nessuno lo mette in dubbio, Parigi è la capitale dell’arte urbana nel mondo. Oggi vogliamo credere nell’idea di un’arte per tutti, il che non significa un’arte mediocre. Questa ricerca di un’arte accessibile a tutti è iscritta nel DNA della Street Art, con artisti impegnati e in sintonia con il loro tempo”.

FLUCTUART – 2 port du Gros Caillou, 75007 Paris, Francia

Fonte: Artribune.com – Giulia Ronchi

Atene, la capitale della Grecia, è una delle mete più note dal turismo nel Mediterraneo, scopriamo insieme i suoi segreti
e le meraviglie meno conosciute.

La capitale della Grecia, Atene, è una di quelle città come Roma, Londra o Parigi che tutti conoscono, tutti hanno in mente un edificio simbolico che le rappresenta, ma che nessun viaggiatore può dire di conoscere fino in fondo. Il Partenone, l’Acropoli, Piazza Syntagma sono mete che non possono mancare in un viaggio in Grecia, ma tra i vicoli e le piazze di Atene si nascondono altrettanti tesori e meraviglie da scoprire.

Se da un certo punto di vista Atene è da sempre associata al fulgore dell’età classica non bisogna dimenticare che questa città dai mille volti è stata un ponte tra Oriente e Occidente, un vivace centro durante il Medioevo sotto l’Impero Bizantino e una città dell’Impero Ottomano, prima di diventare il cuore del rinato stato greco indipendente. L’atmosfera che si vive ad Atene è il frutto di questa storia millenaria e della commistione di popoli e culture differenti che hanno generato una vivacità culturale che colpisce il visitatore che scende dall’Acropoli.

Il primo luogo da visitare per scoprire un volto di Atene profondamente legato alle tradizioni popolari è il quartiere di Monastiraki, a poca distanza dall’Acropoli. In questo pittoresco quartiere sono presenti ancora le tracce del periodo ottomano della città, come la splendida Moschea di Tzistarakis costruita nel Settecento, e una turbinante vita notturna fatta di piccoli locali popolati da studenti e vecchi abitanti del quartiere. Il nome di Monastiraki deriva dal monastero di Theotokos che un tempo occupava una grande area del quartiere di cui oggi è sopravvissuto solo il piccolo katholikon, una piccola chiesa, di Pantanassa. Una delle attrazioni più famose del quartiere è il mercatino delle pulci su via Ifestou, dove si possono trovare innumerevoli oggetti vintage provenienti da tutta la Grecia.

Un altro luogo da non perdere è Psirri, un quartiere un tempo considerato una delle zone più degradate di Atene e che oggi è stato riqualificato al punto da diventare uno dei luoghi più famosi per la cultura alternativa della città. Qui si possono trovare bar e locali dove passare una serata con studenti e artisti, centri culturali di grande vivacità e moltissimi negozietti tradizionali dove l’aspetto turistico è ancora meno evidente rispetto ad altri luoghi della città.

A poca distanza si trova la zona di Exarchia, che come Psirri è stata riqualificata negli ultimi anni, trasformandola in un vero museo a cielo aperto, ricoperto di graffiti e popolato da studi di design e gallerie d’arte. Questo quartiere della capitale della Grecia durante la notte si anima e le tipiche kafeteries diventano veri e propri centri pulsanti di musica e vivacità dove vale la pena fermarsi per passare una serata insolita con gli ateniesi più autentici.

Dopo una serata vivace non c’è niente di meglio che un po’ di attività fisica per riprendersi e ad Atene il luogo dove fare una bella passeggiata e mettere alla prova il proprio fisico è il colle Licabetto che con i suoi quasi 300 metri di altitudine domina la città. Per raggiungere la cima si può prendere la funicolare, ma vale la pena cimentarsi nella salita e ammirare in questo modo la magnifica vista su tutta Atene che si apre un poco alla volta più ci si avvicina alla sommità. Ai piedi del colle si possono trovare numerosi locali e ristoranti dove potersi rifocillare dopo la fatica.

Scendendo dal Licabetto si può attraversare il quartiere di Kolonaki, un tempo famoso per essere l’area residenziale più altolocata della capitale della Grecia, ma che nel corso degli anni si è progressivamente spopolato lasciando dietro sé un’aura mista di eleganza e decadenza. Vale la pena esplorare questo particolare luogo della città dove si possono osservare gli eleganti edifici residenziali, le numerose ambasciate straniere che popolano le strade, ma soprattutto entrare nelle migliori pasticcerie di tutta Atene, dove si producono i gustosi dolci al miele della tradizione greca.

Il traffico e il caos che spesso si formano nelle strade centrali della capitale della Grecia spingono gli ateniesi a visitare spesso la meravigliosa area dei Giardini Nazionali, situati appena oltre la famosa piazza Syntagma. Questo grande parco, che copra un’area di oltre 15 ettari, venne creato come omaggio della neonata Grecia indipendente e venne inizialmente riempito di piante e alberi esotici che però dopo pochi anni non resistettero per via troppo diverso dai luoghi tropicali di origine. Oggi il parco si presenta come una magnifica superficie coperta di erba verde e allietato da palmeti e fontane, con la meravigliosa presenza di colonne e altri reperti di età classica ritrovati durante i lavori di creazione del parco stesso.

All’interno del parco si può visitare l’eclettico edificio dello Zappeion, una sfarzosa struttura costruita a fine Ottocento per ospitare i primi giochi olimpici dell’era moderna nel 1896. L’edificio, realizzato in una commistione di stili che si ispirano alla classicità ellenica, è oggi utilizzato come sede di mostre e concerti e rappresenta un’ottima zona dove rilassarsi nelle giornate più calde dell’estate ateniese.

Rimanendo nel solco della Prima Olimpiade dell’era moderna della capitale della Grecia si può visitare lo Stadio Panathinaiko, conosciuto anche come Kallimarmaron, che venne ricostruito sulla sede dell’antico stadio dei giochi Panatenaici d’età classica. Oggi lo stadio, con una capacità di circa 80.000 spettatori, viene usato per eventi sportivi e concerti ed è stato utilizzato durante i Giochi della XXVIII Olimpiade nel 2004.

Fonte: SiViaggia,it

Un grande schermo circolare, sospeso tra due palazzi a New York, trasmetterà live l’immagine della Terra per un mese. L’autore è l’artista e designer cileno Sebastian Errazuriz, che vuole farci riflettere sulla caducità dell’esistenza.

Una biglia sospesa in mezzo al buio della notte. Così ci appare la Terra nella sua fotografia più famosa, scattata il 7 dicembre del 1972 dall’equipaggio dell’Apollo 17 in viaggio verso la Luna. The Blue Marble, una delle immagini più riprodotte della storia, è il punto di partenza della nuova installazione dell’artista cileno Sebastian Errazuriz (1977), che sarà visibile dal 13 marzo a New York, al 159 di Ludlow Street nel Lower East Side, dopo un evento di lancio negli spazi della Richard Taittinger Gallery. Per una sola notte, inoltre, l’opera sarà posizionata anche in cima all’edificio del New Museum, trasformando lo skyline di Manhattan.

THE BLU MARBLE PROMEMORIA DELLA NOSTRA FRAGILITÀ

L’installazione, pensata per lo spazio pubblico, consiste in una grande struttura a LED, alta oltre sei metri, che riproduce l’immagine della Terra in live streaming dallo spazio. Per ottenere questo risultato, l’artista e il suo team hanno creato un software che raccoglie le fotografie scattate da un satellite della NASA e le monta insieme in una composizione video in continuo mutamento, visibile dai passanti sia di giorno che di notte.

The Blu Marble è un promemoria della fragilità dell’esistenza. Mette la nostra vita in prospettiva, a livello globale, incitandoci a vivere in maniera piena, consapevoli del fatto che il nostro tempo su questo piccolo e vulnerabile pianeta è limitato”, spiega Errazuriz. L’artista, che vive e lavora a New York da molti anni, ha realizzato questo progetto grazie alla collaborazione con l’azienda Fontem Ventures, un brand che produce sigarette elettroniche, come parte della campagna Pledge World by blu. Centrale nella concezione dell’opera l’idea del cambio di punto di vista, uno slittamento che è stato reso possibile, esattamente cinquant’anni fa, nel momento in cui l’uomo mise piede per la prima volta sul suolo lunare. Da allora, il nostro senso dello spazio, dell’universo e del posto che l’uomo occupa al suo interno è completamente cambiato. Con buona pace dei terrapiattisti.

SEBASTIAN ERRAZURIZ FIGURA MULTIDISCIPLINARE

Sebastian Errazuriz è un personaggio che sfugge alle categorie: artista, designer e attivista, si è cimentato nei progetti più disparati, mescolando generi, tecniche e discipline. Nella serie Functional Sculpture, ad esempio, unisce il design e la scultura contemporanea attraverso la produzione di oggetti insoliti, a metà tra arredamento e avanguardia: surreali abat-jour con il corpo d’anatra e la testa di lampadina, mobili con cassetti che ruotano e si aprono a ventaglio, librerie che racchiudono al loro interno sculture classiche, come fossero impalcature per il restauro.

Nel campo dell’arte pubblica ha sperimentato a lungo, con interventi ironici e sovversivi volti a destare l’attenzione dei passanti, costringendoli a riflettere su temi sociali di importanza cruciale, come la guerra, la crisi climatica e lo strapotere del capitalismo. Famoso anche il suo intervento di vandalismo virtuale effettuato sulle sculture in realtà aumentata realizzate da Jeff Koons su Snapchat nel 2017.

Fonte: Artribune.com – Valentina Tanni


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