La Romania è una terra dove miti e leggende si intrecciano con la storia sempre presente in ogni angolo del Paese. E’ una terra ricca di edifici antichi dall’architettura spettacolare, influenzati da secoli di storia imperiale, dove l’imponente stile gotico si mescola a quello dell’architettura comunista.
Il profilo del castello svetta minaccioso sopra i tetti delle case sottostanti. Grazie alla sua posizione strategica, che permette di avere una visuale su entrambi i lati della valle, unita alle ripide pareti rocciose su cui è situato, tutti i sovrani e gli eserciti, sin dai tempi del Regno d’Ungheria, hanno desiderato averne il controllo. Imponente struttura di confine, è stata una barriera difficile da superare e un importante punto difensivo fino a quando, nel 1920 divenne residenza dei sovrani del Regno di Romania.
Il castello di Bran venne preso come modello per idealizzare la dimora di Vlad Tepes, il principe sanguinario, il cui personaggio romanzato è stato identificato con il famoso Conte Dracula.
Bram Stoker, autore del romanzo, ha trovato l’ispirazione in questo castello-fortezza, molto interessante da visitare anche quando l’oscurità comincia a calare per percepirne maggiormente l’atmosfera.
Grazie ai racconti del bravissimo Bram Stoker, storia e romanzo si intrecciano al punto da dimenticare quali siano le leggende e le superstizioni rispetto ai fatti reali e, quindi, si crede che nel castello sia vissuto realmente il famigerato Conte.
In realtà, il vero castello dove visse Vlad Tepes, ora in totale rovina, è situato sulle rive dell’Argeș ed è la fortezza di Poenari.
Chefchaouen è chiamata la Perla Blu del Marocco e il motivo per cui le sue case sono tutte blu è più complesso di quel che si possa pensare. Continua ogni anno ad affascinare numerosi visitatori da ogni parte del mondo.
Se ci fosse il mare a Chefchaouen si potrebbe pensare di stare su un’isola Greca, con le case della città vecchia tutte dipinte di blu. Ma Chefchaouen si trova sulle montagne del Rif, in Marocco, a 110 chilometri a sud ovest di Tangeri. La città è anche conosciuta come la Perla Blu del Marocco proprio per il suo caratteristico colore tra l’azzurro e il cobalto che attira ogni anno numerosi visitatori. E pensare che fino alla metà del Novecento questa piccola città marocchina era pressoché sconosciuta, perché città sacra per i musulmani dove era proibito l’ingresso agli stranieri. Oggi Chefchaouen è un importante centro turistico tanto da essere inserita al sesto posto nell’ultima lista delle 50 città più belle del mondo da Cond Nast Traveller, superando anche Parigi.
Fondata nel 1471 da esiliati andalusi, di religione musulmana ed ebraica, Chefchaouen mostra molte analogie proprio con le città andaluse, case basse, vicoli stretti dal tracciato irregolare che solcano una piccola valle. Nei secoli la città ha subito diverse dominazioni che hanno contribuito a creare un affascinante alone di mistero attorno alla città e al suo particolare colore blu, con le tegole rosse delle case, che contrasta con le verdi montagne del Rif.
Le case, le porte e le finestre di Chefchaouen, sono tutte dipinte di un luminoso blu, tanto amato e fotografato anche dal famoso Steve McCurry. Ci sono diverse storie sull’origine del pittoresco colore della città e non esiste una teoria ufficiale. La spiegazione più stimata è quella che farebbe risalire agli ebrei la scelta di dipingere di blu la città vecchia per simboleggiare il paradiso a cui aspiravano dopo essere fuggiti dall’Inquisizione Spagnola. C’è anche la storia che attribuisce sempre agli ebrei il colore blu della città, simbolo del cielo e del paradiso, perché in fuga dalle leggi naziste intorno al 1933. Poi c’è chi attribuisce il tipico colore blu della città antica di Chefchaouen ad un semplice fattore tecnico e cioè per tenere zanzare e moscerini lontani. Tali insetti notoriamente sono respinti dall’acqua e il colore blu pare riesca a sortire lo stesso effetto repellente.
Chefchaouen è stata anche una città sacra per i musulmani, infatti accoglie la Grande Moschea di El Masjid El Aadam, un tempo meta di un silenzioso pellegrinaggio che aveva reso la città inaccessibile agli stranieri. La cittadina marocchina è particolare perché in essa convivono differenti culture, quella ebrea-andalusa, quella musulmana e quella berbera. La città rispecchia tale diversità con la sua architettura. Il quartiere ebraico di Mellah si differenzia dalle zone della comunità musulmana per alcuni particolari, come ad esempio i balconi esterni con ringhiere che ritmano le facciate degli edifici; mentre le abitazioni marocchine sono caratterizzate da finestre orientate verso l’interno del cortile, cuore della casa, come i tipici riad. La Medina ha piccole e tortuose strade bianche, che contrastano col colore blu delle case, unico denominatore comune dell’intera città.
Fonte: Fanpage.it
Sull’altopiano tibetano, i pastori nomadi si affidano agli yak che pascolano nelle pianure e nelle valli circostanti. Questi animali forniscono carne, latte (chiamato dri), lana e sterco usato come combustibile. I pastori bevono il latte (dri) fresco, lo usano per fare lo yogurt o lo usano per fare il burro; il burro di yak è molto usato per la colazione e per aromatizzare il tè. I tibetani erano uno degli unici popoli asiatici ad includere i prodotti caseari locali nelle loro dieta prima della creazione di un mercato alimentare globale. Ma fino a tempi relativamente recenti, questi nomadi avevano scarso interesse a fare il formaggio di yak.
Il Tibet, che attualmente è una regione autonoma della Cina, esporta una quantità limitata di alimenti locali. Con il sostegno delle organizzazioni internazionali per la tutela del cibo, un monaco anziano del monastero di Ragya a Qinghai ha contribuito al riconoscimento del formaggio di yak nei primi anni 2000. Per anni, Jigme Gyaltsen ha supervisionato un’operazione di caseificazione che ha trasformato il latte (dri) in yak utilizzando tini di rame sterilizzati, quindi ha stagionato le forme di formaggio utilizzando sale locale. Sebbene il formaggio abbia guadagnato fama dopo essere stato esportato in ristoranti di lusso, Jigme Gyaltsen non lo produce più. Tuttavia, la piccola produzione di formaggio di yak e la sua degustazione restano un’attrazione per i turisti che vengono a visitare l’Himalaya.
Nonostante il loro aspetto selvatico, gli yak producono un formaggio molto grasso che viene definito delicato, lattiginoso e al profumo di erbe. Ad essere onesti, tuttavia, se tutti quelli che recensiscono il formaggio di yak sono molto affamati, perché hanno appena terminato una escursione di una giornata intera in montagna, sarà difficile trovare qualche vero critico della specialità tibetana!
Fonte: Atlasobscura
Gli amatissimi Duchi di Sussex sono arrivati alle Fiji, proseguendo il loro viaggio nei Paesi del Commonwealth, le stesse visite fatte dalla Regina Elisabetta II con il Principe Filippo nel 1953, dopo la sua incoronazione.
Meghan è in forma smagliante e l’accoglienza è travolgente, soprattutto da quando da Kensington Palace hanno reso ufficiale la notizia che la duchessa è in dolce attesa.
Infrangendo un po’ il protocollo, sempre mano nella mano, la coppia è atterrata a Suva, proprio come fece Elisabetta, ma il suo consorte all’epoca rimase sempre un passo indietro, lasciando alla neo regina il ruolo di protagonista assoluta.
I tempi sono cambiati e Meghan e Harry si presentano come coppia! Meghan è in abito bianco dello stilista australiano Zimmermann, dalle linee più morbide rispetto ai tubini a cui ci aveva abituato, abbinato ad un cappellino molto “british” e orecchini di diamanti, regalo della regina; Harry in un elegante completo grigio. Alloggiano al Grand Pacific Hotel, lo stesso scelto da Elisabetta ben 65 anni fa.
Li seguiremo nelle prossime tappe nel Pacifico del Sud.
Non è solo piacevole, andare in crociera. Non è solo una fonte di divertimento, un susseguirsi di giorni spensierati e rilassanti. Pare che faccia anche bene alla salute!
Le crociere regalano un’esperienza di fuga totale dalla vita quotidiana, grazie alle destinazioni esotiche, all’intrattenimento a bordo, all’enorme offerta di cibo e bevande, ai trattamenti di bellezza. E, soprattutto, permettono ai viaggiatori di vivere un’esperienza socialmente unica e memorabile.
«Le navi da crociera sono tra le aree a più alta densità di presenza umana sulla Terra, e sono pensate per accogliere migliaia di persone alla volta. Con così tante persone in uno stesso luogo, che condividono pasti ed esperienze, è facile che nascano nuove amicizie. Senza contare che le vacanze sono quel periodo dell’anno in cui si ama stare in compagnia: ecco dunque che una crociera crea quel senso di unità e di comunità che fa stare bene», ha spiegato David Jarratt, docente della University of Central Lancashire, al sito Express.co.uk.
«Le crociere sono anche molto lontane dalla vita di tutti i giorni, e la mancanza di distrazioni e responsabilità spesso porta ad un senso di benessere. La vista sull’acqua, l’aria fresca e l’odore del mare offrono una via di fuga dalle pressioni della quotidianità, incoraggiano la contemplazione e – ad alcuni – regalano una vera e propria esperienza spirituale», ha continuato. Per poi raccontare di come il contatto con la natura offra benefici alla salute, in quanto il mare può alleviare l’affaticamento mentale e reintegrare l’energia esaurita. Ovviamente, a patto di non esagerare col cibo e l’alcol che – a bordo di una nave da crociera – si trovano in abbondanza!
Fonte: SiViaggia It
Sull’altopiano tibetano, i pastori nomadi si affidano agli yak che pascolano nelle pianure e nelle valli circostanti. Questi animali forniscono carne, latte (chiamato dri), lana e sterco usato come combustibile. I pastori bevono il latte (dri) fresco, lo usano per fare lo yogurt o lo usano per fare il burro; il burro di yak è molto usato per la colazione e per aromatizzare il tè. I tibetani erano uno degli unici popoli asiatici ad includere i prodotti caseari locali nelle loro dieta prima della creazione di un mercato alimentare globale. Ma fino a tempi relativamente recenti, questi nomadi avevano scarso interesse a fare il formaggio di yak.
Il Tibet, che attualmente è una regione autonoma della Cina, esporta una quantità limitata di alimenti locali. Con il sostegno delle organizzazioni internazionali per la tutela del cibo, un monaco anziano del monastero di Ragya a Qinghai ha contribuito al riconoscimento del formaggio di yak nei primi anni 2000. Per anni, Jigme Gyaltsen ha supervisionato un’operazione di caseificazione che ha trasformato il latte (dri) in yak utilizzando tini di rame sterilizzati, quindi ha stagionato le forme di formaggio utilizzando sale locale. Sebbene il formaggio abbia guadagnato fama dopo essere stato esportato in ristoranti di lusso, Jigme Gyaltsen non lo produce più. Tuttavia, la piccola produzione di formaggio di yak e la sua degustazione restano un’attrazione per i turisti che vengono a visitare l’Himalaya.
Nonostante il loro aspetto selvatico, gli yak producono un formaggio molto grasso che viene definito delicato, lattiginoso e al profumo di erbe. Ad essere onesti, tuttavia, se tutti quelli che recensiscono il formaggio di yak sono molto affamati, perché hanno appena terminato una escursione di una giornata intera in montagna, sarà difficile trovare qualche vero critico della specialità tibetana!
Fonte: Atlasobscura
Non è solo piacevole, andare in crociera. Non è solo una fonte di divertimento, un susseguirsi di giorni spensierati e rilassanti. Pare che faccia anche bene alla salute!
Del resto, le crociere sono sempre più popolari: la Cruise Lines Association (CLIA) ha annunciato un aumento del 21% nelle prenotazioni, soprattutto per quanto riguarda le crociere sui fiumi europei. E, in caso non fosse abbastanza pensare che – a bordo di una nave – si esplorano Paesi e città entrando nella loro essenza, grazie ai ritmi lenti della navigazione, oggi arriva un motivo in più per scegliere una crociera: pare che questo tipo di viaggio apporti benefici alla salute e che renda persino più intelligenti!Uno studio condotto dall’Università della Cina, di recente pubblicato sull’International Journal of Tourism Research, ha dimostrato che andare in crociera migliora tre aspetti della persona: la sua sfera emozionale, la capacità di pensiero e la capacità di relazionarsi. «Nel breve periodo, la felicità dei viaggi in crociera viene creata principalmente attraverso esperienze emotive e relazionali. Gli effetti a lungo termine, invece, derivano dall’esperienza riflessiva», recita lo studio.
Le crociere regalano un’esperienza di fuga totale dalla vita quotidiana, grazie alle destinazioni esotiche, all’intrattenimento a bordo, all’enorme offerta di cibo e bevande, ai trattamenti di bellezza. E, soprattutto, permettono ai viaggiatori di vivere un’esperienza socialmente unica e memorabile.
«Le navi da crociera sono tra le aree a più alta densità di presenza umana sulla Terra, e sono pensate per accogliere migliaia di persone alla volta. Con così tante persone in uno stesso luogo, che condividono pasti ed esperienze, è facile che nascano nuove amicizie. Senza contare che le vacanze sono quel periodo dell’anno in cui si ama stare in compagnia: ecco dunque che una crociera crea quel senso di unità e di comunità che fa stare bene», ha spiegato David Jarratt, docente della University of Central Lancashire, al sito Express.co.uk.
«Le crociere sono anche molto lontane dalla vita di tutti i giorni, e la mancanza di distrazioni e responsabilità spesso porta ad un senso di benessere. La vista sull’acqua, l’aria fresca e l’odore del mare offrono una via di fuga dalle pressioni della quotidianità, incoraggiano la contemplazione e – ad alcuni – regalano una vera e propria esperienza spirituale», ha continuato. Per poi raccontare di come il contatto con la natura offra benefici alla salute, in quanto il mare può alleviare l’affaticamento mentale e reintegrare l’energia esaurita. Ovviamente, a patto di non esagerare col cibo e l’alcol che – a bordo di una nave da crociera – si trovano in abbondanza!
Fonte: SiViaggia It
La maggior parte dei pasticcini non dura più di un giorno. La mousse e la torta non mangiate diventano stantie. Ma i dessert realizzati dall’artista Shayna Leib dureranno per sempre, a meno che non vengano fatti cadere e frantumati.
La serie Pâtisserie di Leib consiste in 84 rappresentazioni realistiche di dessert francesi. Dalle millefeuilles ai macaron, Leib utilizza il vetro luccicante e la ceramica per creare deliziosi dessert stravaganti.
Nel 2016, Leib stava guardando The Great British Baking Show, conosciuto nel suo paese d’origine come The Great British Bake-Off. Durante l’episodio erano presenti concorrenti che preparavano gli entremets, dessert francesi monodose esteticamente molto belli. Leib, artista del vetro e del metallo, rimase affascinata dai bellissimi pasticcini.
Ma a differenza di molti fan dello show, Leib non poteva preparare i dolci dopo ogni episodio. Aveva allergie alimentari. Così creare i numerosi entremets della Pâtisserie è diventato un tipo di terapia. Invece di guardare i pasticcini con fame e gelosia, può invece immaginare come ricrearli.
“Posso preparare questi dessert, ma non posso mangiarli”, dice. “E nessun altro potrà!”
Da quando Leib ha iniziato a lavorare per Pâtisserie nel 2016, ha terminato due serie di deliziosi dessert. Il suo strumento principale è il vetro soffiato, quindi nel primo set dipinge colorate mousse tropicali e smalti a specchio con una precisione inquietante. Decorazioni di frutta come lamponi e pezzi di mango hanno una perfezione ultraterrena. Sono state necessarie ulteriori ricerche per la seconda serie in ceramica. L’argilla non agisce proprio come una glassa, e, dice Leib, l’aspetto soffice era particolarmente difficile da realizzare. Ma è riuscita a creare dei classici della pasticceria francese: i bignè sembrano croccanti, mentre la torta ghiacciata del Monte Bianco è alta, come la montagna innevata da cui prende il nome.
Per la maggior parte dei suoi dessert, Leib mescola e abbina combinazioni di colori e forme ai dessert che ha visto preparare. Ma due realizzazioni prendono spunto direttamente da delizie della vita reale. Il “Bourgi” e l'”Ostapchuk” sono modellati come i dolci dai famosi pasticceri Karim Bourgi e Lida Ostapchuk. Pâtisserie ripropone i bellissimi disegni dei dessert, mettendo in mostra le abilità di Leib. Dopotutto, pochi artisti avrebbero saputo rendere il vetro e l’argilla così deliziosi.
Fonte: Ablasoscura
Costruiti per la prima volta nel 1828, i giardini sono stati apprezzati come parco pubblico dal popolo di Belfast fin dal 1895. C’è un ampio giardino di rose e lunghi bordi erbacei e gli appassionati degli alberi possono cercare le rare querce piantate nel 1880. Situato vicino alla Queens University di Belfast, il Giardino Botanico è una parte importante del patrimonio vittoriano di Belfast e un popolare luogo di incontro per residenti, studenti e turisti.
Charles McKimm arrivò al Royal Botanic Gardens nel 1874 e fu nominato Head Gardener. Il suo entusiasmo ha contribuito ad apportare molti miglioramenti e i giardini sono stati trasformati. La Belfast Corporation acquistò i Giardini e la ribattezzò con il nome di Belfast Botanical Gardens Park. Nel 1903 McKimm fu nominato sovrintendente generale dei parchi a Belfast.
Storia della Palm House
Progettata da Charles Lanyon, la Palm House è uno dei primi esempi di una serra in ghisa curvilinea. La sua costruzione fu iniziata dalla Belfast Botanical and Horticultural Society negli anni ’30 dell’Ottocento. Le due ali furono completate nel 1840 e furono costruite da Richard Turner di Dublino, che in seguito costruì la Great Palm House ai Kew Gardens. L’ala fresca ospita piante come geranio, fucsia, begonia e display costruiti, un tributo di colori e profumi! La costruzione della Palm House iniziò nel 1839, e il Tropical Ravine, o Fernery, completato nel 1889, è un bell’esempio di orticoltura Vittoriana.
Tropical Ravine
Il Tropical Ravine ha avuto una trasformazione di 3,8 milioni di sterline e l’edificio che risale al 1887 è stato restaurato con molte delle sue caratteristiche originali vittoriane reintegrate e conservate. Suddiviso su due livelli con una reception aperta al piano terra, l’edificio è stato modernizzato per renderlo più efficiente dal punto di vista energetico con nuove finestre a triplo vetro installate per trattenere il calore e creare l’ambiente giusto per le piante tropicali che ospita. I visitatori potranno ora conoscere il stato di conservazione e la raccolta delle piante grazie a nuove mostre interattive e digitali. Anche l’accessibilità è stata migliorata con l’introduzione di strutture sensoriali per i visitatori ipovedenti e non udenti.
L’accesso ai giardini è gratuito tranne durante eventi speciali.
Fonte: discovernorthernireland.com