La città principale è Las Palmas de Gran Canaria, capoluogo delle isole orientali dell’arcipelago.
Vale sicuramente la pena di fare una passeggiata per il centro storico di Vegueta e lungo la commerciale via di Triana, di immergersi nelle acque presso la spiaggia di Las Canteras, lido cittadino particolarmente adatto alle famiglie, e di dedicare un po’ di tempo anche alla sua ampia offerta di svago.
Un’isola da girare: Il giro dell’isola è una delle escursioni più richieste. Perché? In un percorso di circa 250 chilometri potrai conoscere la Chiesa di San Juan Bautista ad Arucas, il porto di Agaete, affacciarti dallo spettacolare belvedere del Balcone a La Aldea, scoprire un porto da cartolina a Mogán, visitare alcune delle spiagge più turistiche come quelle di Arguineguín, Patalavaca, Puerto Rico, Amadores e altre piccole insenature o passeggiare per il centro storico di Telde.
Ma se c’è una spiaggia che spicca su tutte è quella di Maspalomas: un deserto di dune che si estende fino al mare. Ti raccomandiamo di passeggiare lungo la riva fino a raggiungere la vicina Spiaggia dell’Inglés.
Nell’entroterra non dimenticare di visitare le località rurali di Tejeda e Teror. Se ti resta tempo e ti affascina la natura, non farti sfuggire il Belvedere del Pozo de las Nieves, il Parco Rurale del Nublo, la Diga delle Niñas e la Caldera di Bandama.
Per organizzare la visita sull’isola, tieni presente che a sud si concentra la maggior parte delle spiagge e le temperature sono generalmente più alte, mentre nell’entroterra potresti trovare temperature un po’ più fresche.
I motivi per cui scegliere Gran Canaria come destinazione turistica sono numerosi in qualsiasi stagione. Il clima privilegiato e le spiagge sono solo due ragioni. Quest’isola offre infatti anche uno straordinario patrimonio naturale e un magnifico scenario per la pratica degli sport nautici.
La varietà dei paesaggi di Gran Canaria è sorprendente. I suoi 236 chilometri di costa propongono innumerevoli possibilità di scelta. Dalle tranquille cale del sud fino a zone più turistiche come Las Palmas de Gran Canaria o San Bartolomé de Tirajana, con la famosa spiaggia dell’Inglés, attraversando ambienti singolari come la spiaggia di dune di Maspalomas o i selvaggi arenili di Güi-Güi.
Gran Canaria è una buona scelta anche per gli amanti degli sport nautici. Le possibilità non mancano: diving, surf, vela e, ovviamente, windsurf, in un’isola considerata uno dei migliori luoghi al mondo per la pratica di questa disciplina. Di fatto, è sede abituale di importanti competizioni del circuito internazionale.
La natura di Gran Canaria rappresenta un’altra delle sue bellezze. Il 46% del territorio è stato dichiarato Riserva della Biosfera da parte dell’UNESCO. Seguendo la vasta rete di sentieri è possibile visitare a piedi o in bicicletta i vari parchi naturali, e addirittura osservare balene e delfini nel loro habitat naturale. Si tratta infatti di animali spesso presenti nella zona sud dell’isola.
Il capoluogo Las Palmas de Gran Canaria è facilmente raggiungibile in aereo o in nave (l’aeroporto internazionale dista solo 18 chilometri dalla città). Una buona idea per la visita è noleggiare un’auto, dato che la distanza massima tra due punti dell’isola non supera i 47 chilometri e mezzo.
Fonte: spain.info/it
In due parchi di Tokyo, in Giappone, sono state installate due toilette pubbliche dalle pareti colorate e completamente trasparenti che si oscurano quando si gira la chiave. Le installazioni ultramoderne fanno parte di un progetto di design che ha visto un team di artisti e architetti progettare servizi igienici singolari, innovativi e intriganti, in grado di affascinare e colpire il quartiere di Shibuya.
Disegnate dagli architetti di Shigeru Ban per il progetto Tokyo Toilet, le due strutture futuristiche si trovano all’interno dei parchi Yoyogi Fukamachi e Haru No Ogawa, a Tokyo. I colori rosso, arancione e viola, ma anche blu e verde, rendono le toilette appariscenti e bizzarre; le strutture sono ben illuminate e completamente trasparenti quando non sono occupate. Le pareti esterne sono infatti costruite con un vetro speciale che si opacizza non appena la chiave viene girata, così da garantire la privacy agli utenti.
Oltre a essere una buffa struttura pubblica, il bagno ha come funzione secondaria quella di creare un’atmosfera suggestiva dopo il tramonto. “Di notte, la toilette diventa una bellissima lanterna di carta che illumina il parco,” ha spiegato l’architetto.
I 16 designer del progetto Tokyo Toilet hanno ideato 17 toilette pubbliche da installare nell’area di Shibuya. Le prime tre sono state aperte al pubblico all’inizio di agosto, la terza, situata nel parco Ebisu, è fiancheggiata da varie pareti in calcestruzzo che si illuminano.
“Il Giappone è famoso per essere uno dei Paesi più puliti al mondo. Anche i servizi igienici pubblici vantano uno standard d’igiene più alto rispetto a gran parte del resto del mondo. Tuttavia, i bagni pubblici non vengono spesso utilizzati a causa di stereotipi che li vedono come luoghi poco illuminati, sporchi, maleodoranti e inquietanti. Per sfatare queste credenze, la Nippon Foundation ha deciso di rinnovare l’immagine delle toilette pubbliche di Shibuya. Oltre alla costruzione, provvederemo anche alla costante manutenzione delle strutture per permetterne un utilizzo confortevole e per promuovere lo spirito di ospitalità nei confronti del prossimo,” ha spiegato la Nippon Foundation.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
I fari, quei puntini di luce isolati a metà tra la notte e il buio del mare, sono da sempre un sospiro di sollievo per chi è in barca, un mondo segreto per chi la raggiunge da terra, immaginando le vite di chi, magari generazione dopo generazione, ha vegliato sulle coste e rassicurato i navigatori. Ecco qui cinque dei fari più suggestivi del Mediterraneo.
La Mortella, Corsica
Per combattere i francesi che sobillavano la popolazione corsa contro il dominio genovese, l’ammiraglio Andrea Doria trascorse sull’isola più di due anni. Fu durante la sua permanenza qui che all’entrata del golfo di Saint-Florent venne eretta una imponente torre di difesa di quasi 20 metri di diametro, inserita dal 1991 nelle liste dei Monuments Historiques de France. Prima che gli inglesi la cannoneggiassero era un vero e proprio edificio su tre livelli, di cui uno interrato per ospitare la cisterna. Pare che l’ammiraglio Nelson ne avesse fatto studiare la struttura per far costruire torri difensive simili sulle coste inglesi e irlandesi. Ora è dimezzata in senso verticale, ma conserva intatto il proprio fascino. Poco più a nord, a 90 metri di altezza sopra il livello del mare, il faro di Mortella domina incontrastato lo skyline del litorale. Fu costruito nel 1862 e abbandonato del tutto solo un secolo dopo, ma può vantare un primato: con il suo albero metallico di 12 metri e i suoi tre bracci mobili è il ‘telegrafo marino ad asta’ meglio conservato in Europa, preziosa testimonianza dell’applicazione della telegrafia aerea dei fratelli Chappe alla comunicazione navale.
La visita alla torre e al faro di Mortella è un’occasione unica per una passeggiata sul mare. I più coraggiosi possono parcheggiare a Saint-Florent e proseguire verso ovest costeggiando il mare per ore (in tutto cinque, andata e ritorno). Tutti gli altri, in alta stagione, possono raggiungere la spiaggia di Loto in barca e di lì salire al faro per un breve sentiero.
Faro di Tourlítis, Grecia
Sono 36 i metri che separano la sommità del faro di Tourlítis dalla distesa di acqua sottostante. È appena uno scoglio, su cui sembra quasi che non ci sia spazio per appoggiare i piedi. Sotto l’edificio, quasi ne fosse una naturale emanazione, c’è infatti solo un piccolo sperone di roccia intorno al quale si arrotola la ripida scaletta di accesso. Tutto intorno il mare, che infrange i flutti ai piedi dell’edificio, a volte delicatamente, altre volte con inusitata violenza. Poco importa se è stato distrutto dai tedeschi nel 1943 e poi quasi interamente ricostruito. Il suo fascino è intatto e il suo profilo continua ad attrarre l’attenzione di chiunque approdi nel porto di Gávrio, sull’isola di Ándros. Quando venne costruito, nel 1887, era un simbolo di progresso, il primo faro automatico della Grecia. Quando venne riedificato, negli anni ‘90, fu il commovente omaggio di due genitori, i coniugi Goulandris, alla figlia scomparsa. Oggi è la sentinella di un mare ancora irrequieto e per raggiungerlo ci sono solo due modi: a nuoto o in barca.
Se siete amanti della filatelia, forse vi può interessare sapere che nel 2009 è stata stampata in Grecia una serie di francobolli dedicata ai fari. Uno è quello di Tourlítis. Il controvalore è di €0,57 e ne sono stati emessi tre milioni di esemplari.
Faro di Tiro, Libano
Il fascio di luce buca a intervalli regolari l’oscurità della notte scesa sul Mediterraneo. ‘Terra’, dice da millenni ai naviganti il faro di Tiro, l’antica città libanese fondata nell’Età del Bronzo dai fenici su un promontorio che si sdraia sul mare. Da allora, questo porto conquistato prima dagli egizi, poi dai romani e quindi dai bizantini è stato uno dei centri mercantili più importanti del Medio Oriente. I bastimenti carichi di vetro, legno di cedro, o della pregiatissima polvere di porpora, un pigmento ottenuto dal guscio di un mollusco che veniva usata per tingere i tessuti, partivano da qui per vendere le merci in tutto il mondo allora conosciuto. Oggi dietro i disordinati palazzi di questa città a 20 km dal confine con Israele, inserita nel 1984 tra le meraviglie dell’UNESCO, restano le stratificazioni del passato: il sito archeologico di al-Bass, caratterizzato dall’imponente arco di trionfo e dall’ippodromo, che accoglieva oltre 20.000 spettatori, e quello di al-Mina, con le rovine del foro romano, delle terme e una lunga strada colonnata che conduce al porto antico, da cui poter sognare avventurosi viaggi per mare.
La zona più pittoresca di Tiro è il porticciolo dei pescatori, con le sue barche, le rimesse e i ca è affacciati sul lungomare. Il posto è tra l’altro comodissimo per visitare il souk ottomano e il quartiere cristiano del centro storico. Il vicino Le Petit Phénicien è considerato il miglior ristorante di pesce della città.
Faro di Palagruža, Croazia
Per chi lo vede in una fotografia scattata dall’alto è subito un tuffo al cuore: troppo bello per essere vero. Simile al dorso di un dinosauro marino che emerge dall’acqua, Palagruža (Pelagosa) è un’isola minuscola ma incute soggezione, poco più di uno scoglio di roccia in cima al quale troneggia un faro che domina l’Adriatico. Lunga 1400 metri, larga 300 metri e alta 90 metri, ospita uno dei fari più suggestivi della Croazia, più o meno a metà strada fra Spalato e il Gargano. Si tratta in realtà di un piccolo arcipelago – frammenti di roccia le altre isole – dove l’uomo ha lasciato tracce fin dal Neolitico e dove sono passati greci, romani, slavi, turchi e veneziani. Tre ore di navigazione per arrivare, un’unica spiaggia adatta all’approdo, un solo edificio: il faro costruito nel 1875 che funziona tuttora con la lanterna originale, fabbricata a Parigi due anni prima. A chi non lo teme è dunque riservato il privilegio dell’isolamento e l’ebbrezza di scrutare il mare dall’ombelico del Mediterraneo, passeggiando fra cespugli di capperi, euforbie e oleandri, con un cielo che sfida a riconoscere i venti e gli uccelli e a trovare un nome per ogni sfumatura di colore.
Oltre all’abitazione dei due guardiani, l’edificio del faro comprende due appartamenti che si possono affittare. Tutti i viveri necessari vanno acquistati prima del trasferimento dall’isola di Korčula.
Punta Libeccio, Marettimo
Marettimo, la più remota delle Egadi, silenziosa e ricchissima di vita naturale, galleggia a ovest delle isole sorelle Favignana e Levanzo e saluta da lontano la costa nord-occidentale della Sicilia. Punta Libeccio, sul versante opposto al piccolo borgo abitato di Marettimo, dove arrivano (pochi) traghetti e turisti, si raggiunge percorrendo uno dei sentieri ben segnalati dell’isola e si allunga nel Mediterraneo, protesa verso la costa tunisina. Sull’estremità, un faro della Marina Militare, alto 50 metri e secondo in Italia per importanza solo alla Lanterna di Genova, si erge massiccio su un grande edificio bianco in stato di degrado. Dal promontorio si affaccia su calette incantate, in mezzo a boschetti di pini, fichi d’India e arbusti di macchia mediterranea, accarezzato oppure sferzato dal vento, che qui è un ospite quasi fisso. Costruito nel 1860 in posizione strategica, incrocia il raggio del faro di Cap Bon, a Tunisi, ed è stato spesso l’ultimo segnale da seguire per i marinai travolti dalle tempeste, le cui anime, secondo la leggenda, ancora oggi si aggirano per la Punta nelle notti ventose, in cerca di pace. Pare che l’ultimo guardiano del faro abbia sempre apparecchiato la tavola per un ospite in più.
Prendete un traghetto da Trapani per fare il giro delle Egadi (in bassa stagione a Marettimo è quasi impossibile trovare strutture aperte). Spettinatevi con una gita al faro, calatevi dagli scogli e arrivate a piedi nella spiaggia di Cala Nera, altrimenti raggiungibile solo in barca. Dopo un bagno nel mare trasparente, una grotta naturale vi offrirà riparo nelle ore più calde.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
La piramide del faraone Sesostri II potrebbe non essere la più bella d’Egitto, ma è sicuramente molto singolare
L’Egitto si identifica con le sue famose piramidi di Giza, ma non sono le uniche piramidi del Paese. Ci sono anche esempi meno fotogenici di tombe triangolari che non hanno resistito così bene ai secoli, come La piramide di Sesostri II, che si trova a Al Lahoun, in prossimità di Faiyum.
Sesostri II governò l’Egitto alla fine del 1800 a.C.. Quando morì, fu posto in una tomba piramidale come molti altri governanti egizi. Tuttavia, la tomba di Sesostri II, come quella di suo padre, era un po’ insolita dal punto di vista architettonico. A differenza delle piramidi di Giza, che erano realizzate con blocchi di calcare, la tomba di Sesostri II era fatta di mattoni di fango sostenuti da una base di calcare. Per completare l’effetto e proteggere gli interni in mattoni di fango, l’intera struttura fu rivestita da uno strato esterno di pietra calcarea.
Se la piramide fosse rimasta intatta, probabilmente sarebbe sopravvissuta in condizioni migliori nell’età moderna, ma sfortunatamente gli involucri esterni furono in seguito riutilizzati da Ramses II per i suoi scopi monumentali, lasciando i mattoni di fango esposti e destinati a rovinarsi nel corso dei secoli. Ma non tutto è andato perduto e miracolosamente i resti della più debole piramide di mattoni rimasta sono giunti fino a noi.
Grazie in parte al suo interno in pietra calcarea, le rimanenti camere funerarie hanno resistito e furono esplorate già nell’Ottocento (anche se da tempo erano state saccheggiate da tombaroli). Oggi la piramide può ancora essere visitata, anche se non è così bella e popolare come le altre, ma sempre interessante dal punto di vista archeologico.
Fonte: atlasobscura.com
The origin of the shaka, and how it got its unique name, has long been shrouded in mystery.
Some say it came from David “Lippy” Espinda, who owned a local gas station and would greet his customers with a shaka. Others believe that the shaka came from Spanish immigrants, who would put their thumbs to their lips and fold their middle fingers to symbolize sharing a drink. One of the more popular tales is that the versatile hand sign came from Hamana Kalili, who had lost his index, middle and ring fingers in an accident at the old Kahuku Sugar Mill.
Kalili was put in charge of guarding the sugar mill train that left the Kahuku area, and would extend his double digits to indicate that everything was “all good” and that the train had no unwanted passengers or train jumpers.
Whatever the right story, one thing is true:
The shaka is here to stay.
Source: hawaiimagazine.com
Fino a qualche decennio fa, molte persone in Corea del Sud non avevano mai sentito parlare di formaggio, figuriamoci assaggiarlo o prepararlo. Ora un parco divertimenti a tema sul formaggio di 32 acri, nella piccola contea di Imsil, è l’espressione della storia d’amore del Paese con il cibo.
L’introduzione del formaggio nella dieta coreana risale al 1958, quando un prete belga venne a Imsil nella regione di Jeollabuk-do come missionario, dove allevava capre e iniziò a produrre il proprio formaggio. Il governatore di Imsil gli chiese di insegnare la sua maestria a tutta la comunità. E così Imsil diventò la mecca del formaggio in Corea.
Il parco a tema sul formaggio di Imsil, aperto nel 2004, è un paradiso del formaggio dove puoi conoscere, preparare e mangiare il delizioso prodotto, scendere dallo scivolo superando alcune capre raggiungendo il Cheese Playland, per poi passeggiare su alcune passerelle vicino all’edificio con la ruota del formaggio e a varie statue di cartoni animati che punteggiano il parco.
Il parco ha alcuni centri di “esperienza del formaggio” dove è possibile produrre formaggio, visitare una fabbrica di lavorazione del latte, un negozio di specialità locali, due ristoranti e un laboratorio scientifico che sperimenta diversi tecniche per produrre il miglior formaggio.
ll Cheese Theme Park è aperto dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 20:00, chiuso nelle principali festività.
Fonte: atlasobscura.com
Dal Brasile alla Norvegia, ecco le migliori esperienze per avere il colpo d’occhio perfetto, tratte dal nostro nuovo volume fotografico “La classifica del mondo”
Il panorama di Rio dalla cima del Pão de Açúcar
Dalla cima del Pão de Açúcar, la città di Rio de Janeiro svela colline ondulate, spiagge dorate lambite da un mare azzurro e un litorale punteggiato da grattacieli. Dopo averla vista dall’alto di questa scenografica altura, non guarderete più Rio con gli stessi occhi. La salita in funivia raggiunge la vetta in due tappe. I più avventurosi possono fare arrampicata su roccia fino in cima. E se l’altezza vi fa sentire un po’ scombussolati, niente di meglio di una caipirinha o di una cerveja per rimettersi in sesto.
In funivia dal mare al cielo sulla Sea to Sky Gondola
Una serata mite, dopo una salita ripida ma gratificante, davanti a un piatto di poutine: la stazione di arrivo della Sea to Sky Gondola di Squamish è un posto fantastico per godersi il paesaggio profumato di pino che costituisce l’essenza della British Columbia. Lo splendido Summit Lodge, in vetro e legno, offre la vista sullo scosceso Stawamus Chief e su un ponte pedonale sospeso di 100 m. attraverso un profondo baratro. Fate riposare le ginocchia e scendete con la funivia.
La vista dall’Empire State Building
Questo grattacielo art déco a New York è l’edificio più famoso al mondo, almeno a giudicare dai ruoli che ha avuto al cinema. È comparso infatti in un centinaio di film, da King Kong a Independence Day. Salire sulla cima è la quintessenza di un viaggio nella Grande Mela. Innanzitutto dovete scegliere se fermarvi sulla terrazza aperta all’86° piano, che permette di sentire il vento sul viso e, seppur attutiti, i rumori della città che non dorme mai, o proseguire fino al piccolo osservatorio chiuso da vetrate al 102° piano. Da entrambi si gode una vista sensazionale sulla città. Fotografi e innamorati preferiscono la prima soluzione, mentre chi ama i superlativi opta per la vetta (che però costa di più).
Vista sulle Alpi dall’Aiguille du Midi
L’Aiguille du Midi (3842 m) è un’inconfondibile guglia rocciosa che si innalza sopra i ghiacciai, le distese di neve e i dirupi ghiacciati del possente massiccio del Monte Bianco. La vista a 360 gradi sulle Alpi francesi, italiane e svizzere che si gode dalla sua vetta è tale da togliere il fiato, soprattutto quando si guarda attraverso il pavimento di vetro del ‘Passo nel vuoto’ (nome quanto mai indovinato). L’Aiguille du Midi è raggiunta da una funivia che parte da Chamonix, la spettacolare Téléphérique de l’Aiguille du Midi, in funzione tutto l’anno. Ma il panorama non finisce qui: da fine maggio a settembre si può proseguire con la Télécabine Panoramique Mont Blanc fino a Punta Helbronner (3466 m), al confine tra Italia e Francia. Questo è il punto di arrivo dell’avveniristica funivia SkyWay Monte Bianco che parte da Courmayeur, e, volendo, consente di percorrere il tragitto al contrario.
In funicolare sul Victoria Peak, Hong Kong
Scendere dalla funicolare in cima al Peak è come uscire da una sauna, tale è il sollievo che si prova a lasciare la cappa di umidità che soffoca Hong Kong. Questa funicolare in attività da 130 anni consente a residenti e visitatori di sfuggire al caldo e ammirare il panorama. Osservate i nibbi bruni che sfruttano le correnti ascensionali, mentre sotto di voi l’attività frenetica della metropoli continua intorno al Victoria Harbour. Ci sono terrazze panoramiche alla Sky Terrace 428 e nella Peak Galleria. Percorrete il Peak Circle Walk, un sentiero lungo 3,5 km.
Una vista da brivido al pulpito di roccia
La foto degli escursionisti sulla cima del Preikestolen (604 m), o Pulpito di Roccia, è una delle immagini simbolo della Norvegia (non ci sono barriere di sicurezza, quindi fate attenzione). Questa falesia di granito immersa in una luce eterea, con la vista che spazia sulle acque blu del Lysefjord, è di una bellezza mozzafiato. Per arrivarci bisogna affrontare una camminata di due ore, ma è senza dubbio uno dei punti panoramici più sensazionali del pianeta, sia quando splende l’accecante sole nordico, sia quando il cielo è attraversato da mulinelli di foschia.
La vista mozzafiato sul Wadi Ghul dal Jebel Shams
È il panorama più bello dell’Oman, ma non dovete soffrire di vertigini per riuscire ad ammirarlo. Con i suoi 3009 m, il Jebel Shams è la montagna più alta del paese. La vetta è zona militare ed è chiusa al pubblico, ma la vera attrattiva è l’altopiano lungo la strada che sale in cima, che si affaccia sulla profonda voragine del Wadi Ghul, con pareti alte fino a 1000 m. Lungo il bordo di quello che è definito il Grand Canyon d’Arabia ci sono vari punti panoramici. Chi è in cerca di emozioni più forti percorre il Balcony Trail, il sentiero che corre lungo i dirupi popolati da capre di montagna e scende a un villaggio in stato di abbandono abbarbicato alla parete rocciosa.
La vista di Bogotà dal TransMiCable
Situata ad alta quota sull’Altiplano andino, Bogotá si estende a perdita d’occhio sui pendii delle montagne. La sua conformazione rende difficili i trasporti, soprattutto per i residenti dei quartieri disagiati posti a sud della capitale. Ma una nuovissima cabinovia, il TransMiCable, serve il distretto meridionale di Ciudad Bolívar collegandosi alla rete degli autobus urbani. Le cabine rosse trasportano 7200 passeggeri all’ora – abitanti e visitatori in cerca di vedute panoramiche – sopra un mosaico di parchi, piazze e case color pastello. Di sera la distesa urbana è punteggiata di luci come la Via Lattea. La corsa di 15 minuti può far risparmiare ore di viaggio ai pendolari dei quartieri meridionali. Ma soprattutto, le cabine alimentate a energia solare rilasciano un’impronta di carbonio quasi pari a zero.
Una corsa sul Mi Teleférico, la ‘metro dei cieli’ di La Paz
Il mezzo di trasporto più futuristico della capitale più alta al mondo è questa serie di cabinovie che viaggiano sopra i tetti di terracotta di La Paz. Prendetene una per visitare le eccentriche case in stile ‘neoandino’ della città di El Alto, il cui design esteriore include elementi e motivi indigeni. Poi scendete con un’altra cabinovia nella Zona Sur per fare shopping in boutique bohémienne e andare a cena in un ristorante alla moda.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
Principale attrazione naturale della Croazia, questa splendida distesa di montagne ammantate di foreste e laghi turchesi offre un paesaggio talmente spettacolare che nel 1979 l’UNESCO l’ha proclamata Patrimonio nell’Umanità.
In effetti qui la principale attrattiva non sono tanto i laghi, quanto le centinaia di cascate che li collegano. È un po’ come se la Croazia avesse deciso di concentrare tutte le sue cascate in un unico sito e di far pagare un biglietto d’ingresso per ammirarle. In questo parco nazionale rivestito da una fitta vegetazione ci sono in tutto 16 laghi cristallini e innumerevoli cascate piccole e grandi. Le acque ricche di minerali filtrano attraverso la roccia carsica, creando depositi di travertino in formazioni sempre diverse. Nugoli di farfalle fluttuano sopra i 18 km di ponti e passerelle in legno che si snodano lungo e attraverso i laghi e le cascate. Il modo migliore per esplorare la zona è a piedi: per la zona superiore bastano due ore, se invece volete esplorare tutti i laghi, dovrete calcolare sei ore. Purtroppo in nessun lago è consentito fare il bagno.
Itinerario di 1-2 giorni
In un giorno è possibile vedere le mete classiche del parco. Dall’ingresso 2, con una facile passeggiata si raggiunge il Lago Kozjak, il più grande. Percorrete la sponda orientale per raggiungere i laghi inferiori – un’area ricca di foreste, grotte, rocce a strapiombo e cascate – oppure prendete una delle imbarcazioni gratuite. Il successivo è il Lago Milanovac, dalle acque verde smeraldo, dopodiché il sentiero corre sotto le pareti di roccia che fiancheggiano il Lago Gavanovac. Sopra si apre la grotta di Šupljara, con un punto panoramico affacciato sulla zona inferiore di Plitvice. Una passerella si insinua tra i canneti che circondano il Lago Kaluđerovac e costeggia un paio di cascate. La seconda, Veliki Slap, con il suo salto di 78 m. è la cascata più alta.
Itinerario di 10 giorni
Questo itinerario unisce le attrattive della costa nord della Croazia e dell’entroterra. Iniziate da Fiume (Rijeka), porto fiorente con un’atmosfera informale e vivaci caffè. Dedicate un giorno alle ville belle époque della località balneare di Opatija (Abbazia). Trascorrete due giorni nelle isole del Quarnaro, per esempio a Cres e Lošinj, collegate tra loro. Tornati sulla terraferma, fate un trekking nelle gole del Parco Nazionale di Paklenica, poi raggiungete Zara per visitare le rovine romane e l’architettura asburgica. Infine trascorrete una giornata nel Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
Color arcobaleno d’estate e cristallino d’inverno, questo lago salato ha ispirato battaglie, templi e tanta incredulità
Quando arriva l’estate, l’acqua vetrosa del Lago Salato di Yungchen nella provincia cinese dello Shanxi si trasforma in un arcobaleno scioccante. Dall’alto il lago sembra la tavolozza di un pittore, con macchie di magenta, verde e acquamarina che attraversano il paesaggio.
In superficie, un rituale annuale ha avuto luogo per millenni. I lavoratori lentamente e scrupolosamente spalano pile di sale che vengono lasciate indietro mentre l’acqua evapora. Questi grossi pezzi di cristallo bianco hanno contribuito a garantire a Yuncheng un posto di merito sia culturale che politico, e le reazioni chimiche catalizzano un paesaggio ultraterreno che incanta sia la gente del posto che i turisti che non smettono di usare il telefono per immortalare tanta bellezza.
Conosciuto come “Mar Morto della Cina” per la sua salinità, il vasto lago è stato a lungo il punto focale della cultura e dell’economia di Yuncheng. Gli storici cinesi stimano che la gente del posto abbia consapevolmente raccolto sale dal lago per 6000 anni e resti umani antichi trovati nell’area suggeriscono che le persone potrebbero aver beneficiato dell’acqua salata ancora più indietro nel tempo. Nel sesto secolo, dal lago Yuncheng proveniva un quarto della produzione totale di sale della Cina. Le tradizioni locali riportano guerre combattute per il possesso del lago e templi vicini sono dedicati agli dei del sale. Il lago è collegato al sapore caratteristico del cibo dello Shanxi, che è pieno di salsa di soia salata.
Oggi, la maggior parte dei viaggiatori viene al lago non per adorare gli dei del sale, ma per meravigliarsi del fascino surreale del paesaggio. A differenza del Mar Morto, che è pieno di cloruro e ostile alla vita, il Lago Yuncheng è pieno di solfato, che sostiene un ecosistema lussureggiante. In estate, le fioriture di alghe trasformano l’acqua in technicolor grazie alla Dunaliella salina, una specie di alghe che cambia colore quando reagisce con il sale. In inverno, quando la temperatura scende sotto i -5 gradi C, il sale forma cristalli di mirabilite, noto anche come sale di Glouber, trasformando il paesaggio in scintillanti fantasie invernali.
Il sale Yuncheng veniva tradizionalmente raccolto per uso culinario, attraverso un processo composto da cinque fasi che la provincia dello Shanxi ha ufficialmente riconosciuto come parte del patrimonio intangibile della regione. Dagli anni ’80, tuttavia, i produttori hanno abbandonato questo processo e si sono orientati verso la raccolta industriale. La gente del posto spera che l’afflusso di visitatori interessati a meravigliarsi sul lago possa anche contribuire a ispirare la conservazione delle tradizioni locali di raccolta del sale e del ricco ecosistema che ha dato origine a una straordinaria bellezza naturale.
Fonte: atlasobscura.com
Continua il nostro viaggio cromatico tra tutte le sfumature del mondo. In questo periodo dell’anno basta una passeggiata nel parco cittadino o una rapida fuga nei boschi per chiedersi come faccia la natura ad avere a disposizione una tavoletta tanto vasta. Ma quel che rende speciale l’autunno è decisamente l’arancione: che sia brillante e umido di rugiada o più pacato e croccante come le foglie che scricchiolano sotto i vostri scarponi, è decisamente il colore che scalda questi mesi. E non stupisce che scaldi, infatti è creato dai due colori dell’energia, il giallo e il rosso. Inoltre è il colore della pace interiore e della trasformazione e viene spesso utilizzato dal buddismo. Ma oltre ai boschi, che già conoscete, l’arancione rallegra moltissimi angoli del pianeta. Ecco 10 dei nostri preferiti.
1 Sharquiy Sands, Oman
Le dune arancioni spazzate dal vento che si innalzano tra Muscat e Sur, nella regione desertica di Sharquiy Sands, nota anche con il nome di Wahiba Sands, sono affascinanti. Qui avrete la possibilità di scoprire lo stile di vita tradizionale dei tremila beduini che vivono ancora come nomadi nel deserto, magari pernottando in una delle nere tradizionali tende di lana di capra.
2 Arizona, USA
The Wave, una incredibile formazione d’arenaria situata nell’area nota come Coyote Buttes, al confine tra l’Arizona e lo Utah, sembra una morbida cucchiaiata di gelato al caffè. Gli strati di roccia color cannella riescono talvolta a inibire la capacità di percezione di alcuni turisti. Visitare il sito non è facile perché vengono rilasciati solo venti permessi al giorno.
3 Ranua, Lapponia, Finlandia
Questo dorato lampone artico è una bellezza fugace che matura per poche settimane in estate nelle paludi della Lapponia finlandese. A causa della loro delicatezza, dei moscerini e del fatto che ne cresce solo uno per pianta, potreste rinunciare a raccoglierli, ma al Cloudberry Festival di Ranua, il primo fine settimana di agosto, è possibile mangiarne a sazietà.
4 Aït-ben-Haddou, Marocco
Come sanno bene i più attenti cinefili, l’affascinante Aït-ben-Haddou appare in numerosi film, tra cui Lawrence d’Arabia, Il gioiello del Nilo e Il gladiatore. Benché rimanga poco della kasbah originale, la cittadella è un ottimo esempio di architettura pre-sahariana in mattoni d’argilla dell’XI secolo. Salite sopra il villaggio per ammirare la moschea, la piazza e due cimiteri (musulmano ed ebraico).
5 Riserva Naturale del Suriname Centrale, Suriname
Il galletto di roccia della Guyana, riconoscibile per il delicato piumaggio arancione, vive in diverse parti della Riserva Naturale del Suriname Centrale, ma nell’area di Raleighvallen (Raleigh Falls), sul fiume Coppename, è facilmente avvistabile. Salite sulla vicina cupola di granito del Voltzberg per ammirare un magnifico panorama che spazia sulla giungla in tutte le direzioni.
6 Deserto di Nazca, Perú
Opera dell’uomo o degli alieni? Gli oltre 300 disegni di animali, piante e forme geometriche delle linee di Nazca risalgono a un periodo tra il 200 a.C. e il 700 d.C., il che ha generato molte teorie fantasiose sui loro autori. Creati grattando la scura superficie del deserto fino al sottostante strato di sabbia bianca, i disegni sono riconoscibili solo dall’alto – ammirarli a bordo di un aereo da turismo potrebbe farvi propendere per la teoria aliena.
7 Namib Naukluft National Park, Namibia
Un’antilope sorveglia i dintorni di fronte a grandi dune di sabbia rossa, una delle peculiarità del deserto più antico del pianeta, che nell’area di Sossusvlei si innalzano per oltre 300 m. Nel parco e nella confinante riserva naturale sono state censite oltre 50 specie di mammiferi, tra cui orici, giraffe, gatti del deserto, oritteropi e rinoceronti neri, recentemente reintrodotti.
8 Penisola di Neringa, Lituania
Grazie anche al film Jurassic Park, l’ambra esercita un grande fascino sugli appassionati di paleontologia. Si tratta, infatti, della resina delle conifere che, milioni di anni fa, si è fossilizzata talvolta inglobando e conservando al suo interno resti vegetali o animali. Raggiungete la penisola di Neringa e setacciate i 98 km di costa affacciata sul Mar Baltico alla ricerca del vostro tesoro.
9 Baia di Kimbe, Papua Nuova Guinea
La singolare geologia dei fondali della baia di Kimbe – un mix di vulcani, montagne, scogliere e piattaforme che si inabissano per chilometri – la rende una delle migliori località al mondo per scoprire la vita marina. Tra i 536 tipi di coralli e le circa 900 specie di pesci di barriera, il pesce pagliaccio, che vive in simbiosi mutualistica con gli anemoni di mare, è uno dei più amati.
10 Michoacán, Messico
Ammirare gruppi di milioni di farfalle monarca è un’esperienza davvero speciale. La cosa non è difficile, perché ogni settembre migrano in California meridionale e in Messico, in particolare verso alcune riserve, aperte ai turisti, dello stato del Michoacán. Il Festival Cultural de la Mariposa Monarca, che dura una settimana, si svolge tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo in concomitanza con la fine della stagione delle migrazioni.
Fonte: lonelyplanetitalia.it