Un santuario costruito per combattere il cattivo karma di un’impresa commerciale

Su consiglio di un rispettato astrologo, il Santuario di Erawan fu costruito nel 1956 più o meno nello stesso periodo della costruzione di un hotel vicino per eliminare il cattivo karma che si credeva fosse causato dalla posa delle fondamenta in una data infausta.

Si credeva che gli spiriti infelici fossero responsabili del ritardo nella costruzione dell’hotel ferendo i lavoratori e provocando la perdita di una spedizione di marmo italiano destinata all’edificio. Per aggiungere alla cacofonia di fantasmi arrabbiati che sciamavano intorno all’incrocio di Ratchaprasong, il governo aveva storicamente giustiziato criminali nello stesso posto. Un santuario indù è stato visto come una soluzione e i piani dell’hotel sono stati modificati per ospitare il sito devozionale. Il santuario prende il nome da Erawan, il nome thailandese dell’elefante bianco che trasporta un dio indù, ma il fulcro del sito è la statua dorata del Brahma a quattro facce, Phra Phrom.

Sfortunatamente, da quel momento in poi non furono tutti bei tempi pacifici al santuario. Nel 2006, un uomo, successivamente giudicato mentalmente instabile, attaccò il Brahma con un martello. Successivamente fu picchiato a morte da una folla inferocita. Nel 2015, una bomba nel santuario uccise 20 persone e ne ferì 125. Si sospetta che fu piazzata da nazionalisti turchi in risposta alla deportazione di prigionieri turchi. Da allora la statua e il santuario sono stati restaurati.

Nel santuario si vedono spesso i thailandesi locali che omaggiano la statua con ghirlande, incenso, candele e persino uccelli, insieme ad una troupe di ballerini classici thailandesi in costume.

Fonte: atlasobscura.com

Under new guidelines published this week, Hawaii is presenting incoming visitors with a pre-travel testing option as an alternative to the 14-day quarantine rule

Hawaii is relaxing its travel rules for visitors in October ©Shutterstock

Travelers can soon bypass quarantine if they provide a negative test result taken from an FDA-approved nasal swab COVID-19 test. Visitors must take the test no more than 72 hours before arriving at the islands and must cover the cost of testing themselves. The pre-travel test option was originally scheduled to be introduced in August but a surge in cases led to multiple delays. Now officials say they’re on track to getting the program up and running by October 15.

In addition, incoming travelers must also must have their temperatures checked upon arrival and complete the “Safe Travels” application before they board their flight. The forms can be accessed via a new app, which collects health and contact information from visitors to assist with COVID-19 screening throughout the islands.

New guidelines for flying into Hawaii ©Go Hawaii

“I am pleased to launch this digital app, which will allow our travelers to provide their required health and travel information before they arrive at the airport,” Governor David Ige said in a statement. “It will also help us keep in contact with those who are required to be in quarantine. This is an important step in preparing to reopen our economy.”

Earlier this month, the island of Kauaʻi became the first to be given the green light for a ‘Resort Bubble’ program, which allows quarantined guests to venture outside and around their accommodations but ensuring they don’t leave the property. Visitors’ locations will be tracked on an electronic monitoring bracelet to be sure that they remain within the confines of the resort.

As tourism is expected to gradually resume again, Governor Ige said, “now is the time to work together to ensure that our local businesses can safely re-open to incoming travelers.”

Source: lonelyplanet.com

Un santuario costruito per combattere il cattivo karma di un’impresa commerciale

Su consiglio di un rispettato astrologo, il Santuario di Erawan fu costruito nel 1956 più o meno nello stesso periodo della costruzione di un hotel vicino per eliminare il cattivo karma che si credeva fosse causato dalla posa delle fondamenta in una data infausta.

Si credeva che gli spiriti infelici fossero responsabili del ritardo nella costruzione dell’hotel ferendo i lavoratori e provocando la perdita di una spedizione di marmo italiano destinata all’edificio. Per aggiungere alla cacofonia di fantasmi arrabbiati che sciamavano intorno all’incrocio di Ratchaprasong, il governo aveva storicamente giustiziato criminali nello stesso posto. Un santuario indù è stato visto come una soluzione e i piani dell’hotel sono stati modificati per ospitare il sito devozionale. Il santuario prende il nome da Erawan, il nome thailandese dell’elefante bianco che trasporta un dio indù, ma il fulcro del sito è la statua dorata del Brahma a quattro facce, Phra Phrom.

Sfortunatamente, da quel momento in poi non furono tutti bei tempi pacifici al santuario. Nel 2006, un uomo, successivamente giudicato mentalmente instabile, attaccò il Brahma con un martello. Successivamente fu picchiato a morte da una folla inferocita. Nel 2015, una bomba nel santuario uccise 20 persone e ne ferì 125. Si sospetta che fu piazzata da nazionalisti turchi in risposta alla deportazione di prigionieri turchi. Da allora la statua e il santuario sono stati restaurati.

Nel santuario si vedono spesso i thailandesi locali che omaggiano la statua con ghirlande, incenso, candele e persino uccelli, insieme ad una troupe di ballerini classici thailandesi in costume.

Fonte: atlasobscura.com

Test Covid per i passeggeri sui voli da Milano Linate – Roma

A seguito dell’Ordinanza della Regione Lombardia Nr 609 e in collaborazione con SEA Aeroporti di Milano, a partire dal 23 settembre e fino al 15 ottobre, si uniranno alla sperimentazione “Covid-Tested” al momento attivata su due voli Roma – Milano Linate, anche due voli giornalieri Milano Linate – Roma che imbarcheranno solo passeggeri risultati negativi al Covid-19.

Il test antigenico rapido o il tampone molecolare (RT PCR), che ti ricordiamo essere completamente gratuiti, potranno essere effettuati nelle 72 ore precedenti l’imbarco oppure direttamente il giorno della partenza presso gli aeroporti di Roma Fiumicino o Milano Linate.

Al termine di questo periodo, in funzione dei risultati ottenuti, questa proposta potrebbe essere estesa anche ad altri voli con particolare riferimento a collegamenti internazionali e intercontinentali con situazioni epidemiologiche di maggiore attenzione o per le quali, in assenza di screening preventivo o altre misure precauzionali speciali, vigono attualmente obblighi di isolamento fiduciario o altre restrizioni.

L’obiettivo è quello di poterci riappropriare il prima possibile della nostra quotidianità e riprendere a scoprire nuovi posti con maggiore serenità. 

Leggi tutti i dettagli sui voli “Covid-Tested” qui.

L’informativa sulla privacy relativa alla sperimentazione “Covid-Tested” è disponibile qui.

Fonte: © 2020 Alitalia

Well, 2020 was supposed to be full of nostalgic glam, harkening back to the Roaring ’20s and optimistic Great Gatsby glitz. It hasn’t been a champagne coupe kind of year, but the now century-old art deco eye candy that’s scattered around the globe isn’t going anywhere

This fresh, decorative style came out of France just before WWI and lasted well into the 1940s. Fresh, modern forms were augmented by imagery and colors inspired as never before by travel to such far-flung destinations as the South Pacific, Egypt, and China – places newly accessible to the colonial leisure class, who boarded new steam and rail lines to tour the world. And for those without the means to travel, influential artists like Matisse, Gauguin, and Cézanne brought their interpretation of global art forms back to European audiences.

Here are some of the destinations around the world with the most art deco swagger.

Pixley House in Durban, South Africa was originally built as the art deco Payne Brothers store, before its recent black-and-gold restoration into an apartment complex © View Pictures / Universal Images / Getty Images

Durban, South Africa

The prominence of art deco architecture in Durban, South Africa reveals more than meets the eye when you first scan its streamlined, stuccoed cityscapes. In the 1920s and ’30s, colonialism was still in full swing, even as a rising sense of African nationalism swept the continent. During the art deco period, colonizers brought troves of African artifacts and religious objects back to European museums and galleries, and in turn white artists were deeply influenced by – and appropriated – indigenous African motifs.

Eventually, those imperial powers brought a whitewashed version of those motifs back to Africa in the form of new, synthesized styles like art deco. This was just as cities like Durban (known by the Zulu as eThekweni) were expanding and eager to showcase their modern, European sensibilities – though the end of both art deco and colonialism were right around the corner following WWII, and South Africa was already laying the groundwork for apartheid.

You can take in that complex history throughout the city at sites like the Surrey Mansions, the Cenotaph in Francis Farewell Square, the Colonial Mutual Building, Adam’s Booksellers, the Suncoast Casino, Lowry’s Corner, and the Surat Hindoo Association Building. Find self-guided walking tour maps and points of interest from the Durban Art Deco Society. Cap off your deep dive into the city’s architecture with a stay at the Albany Hotel, a centrally located 1938 beaut.

Art deco architecture is everywhere you look in Casablanca, from the tiniest details to the most streamlined balconies © typhoonski / Getty Images

Casablanca, Morocco

It’s no surprise that Casablanca is resplendent with art deco examples, given that France established a colonial presence in Morocco in 1912, just as the style was taking off. What emerged during the French Protectorate era was Mauresque, a blend of traditional Moroccan designs and art deco, that you can still see at stops such as the Cinema Rialto, Palais de Justice, The Maret Building, the Villa des Arts, and the 1918 La Poste (the main post office). Don’t forget to stroll Rue Idriss Lhrizi for even more eye candy, before posting up at the famous Hotel Transatlantique, built in 1922, or the Hotel & Spa Le Doge, originally built in the 1930s as a private townhouse.

The landmark Masonic Hotel building in Napier, considered the art deco capital of the world © EQRoy / Shutterstock

Napier, New Zealand

New Zealand’s deadliest natural disaster – the 1931 Hawke’s Bay earthquake – leveled nearly the whole town of Napier, and ensuing fires burned the rest. But the bustling seaport rebuilt such a complete art deco Main Street that it has garnered comparisons to other seaside cityscapes as Miami Beach and Santa Barbara, and was nominated for Unseco World Heritage Site status in 2007.

Don’t miss such sites as the Daily Telegraph headquarters, the National Tobacco Company Building, and the Tom Parker fountain –  though the whole downtown is a dream. For some real Gatsby charm, take a combined wine and architecture tour, or zip out into New Zealand’s oldest wine region in a vintage auto.

At the end of your day, stay at the Art Deco Masonic Hotel. This streamlined beauty is on the site of the original hotel, built in the 1860s and lost to the earthquake. The version you see today was designed by Wellington architect W. J. Prowse, and stands as a testament to Napier’s resilience.

Facade of the Eastern Columbia Building in LA Built by Claud Beelman in 1930, the construction took only 9 months. ©Ray Laskowitz/Lonely Planet

Los Angeles, California

Angelinos and visitors alike know that Los Angeles contains multitudes, but for all the city’s sprawling evolutions (and home-grown architectural staples like the dingbat) it’s never shaken its association with the glitz of Old Hollywood. Now that DTLA is having a renaissance, some of LA’s best-beloved 1920s haunts are newly fashionable again such as the Golden Gopher, which is surrounded by period beauties including the Garfield Building and the Freehand Los Angeles.  

As long as you’re in the DLTA neighborhood, don’t miss The CalEdison building (the lobby is open the public), The Oviatt Building, or the Los Angeles Central Public Library – and certainly not City Hall. Further afield, you can take a blast to the past by dining at El Cholo, a 1920s joint with a bright neon sign, or the Tam O’Shanter, where Walt Disney himself liked to tip back Scotch. In Hollywood, don’t miss the the friendly Frolic Room, which got its start as a speakeasy and became a regular old dive in the mid-1930s when the chic Deco Pantages Theater opened next door.

There’s no shortage of period hotels to immerse yourself in, but some of the best include The Georgian Hotel in Santa Monica, Hotel Normandie in Wilshire, and Sunset Tower in West Hollywood.

Christ’s Resurrection Basilica church in Kaunas, Lithuania © Subodh Agnihotri / Getty Images

Kaunas, Lithuania

Between WWI and WWII, Kaunas was able to take a deep breath, and a turn as Lithuania’s capital. The result was a slew of construction by builders who hoped to convey the country’s modernity with a little art deco charm. Like many other cities that had a yearning for deco last century, one of Kaunas’ best examples is its Central Post Office, which along with banks, government headquarters, such as the Kaunas Municipality building, and other institutions were eager to set a tone for a new chapter of Lithuanian history and national character. Plenty of cultural attractions, theaters and cinemas got in on the fun, too, as well as the Christ’s Resurrection Basilica, which broke ground in 1934.

The Bund district, Shanghai © Nikada / Getty Images

Shanghai, China

Thanks to an influx of Europeans who had been metabolizing Asian design since the art nouveau era and the return of Chinese students who brought art deco back with them, 1920s Shanghai became a canvas for a newly international generation of architects eager to explore new styles.

A hundred years later, the waterfront Bund district and the old French Concession still give travelers a glimpse into this colonial era, and the development of the Chinese Deco style that was synonymous with Shanghai. These neighborhoods are perfect for a stroll between period sites like the Bank of China Building, the Bank of Communications Building, the Cathay Theatre, and the Shanghai Arts and Crafts Museum.

You might opt to stay at the Peace Hotel, Okura Garden Hotel, the Peninsula Shanghai, the Metropolo Classiq, the Langham Yangtze Boutique Hotel or Les Suites Orient – all classics with beautiful deco architecture updated with the latest amenities.

Exterior of the Regal Cinema. Mumbai © Mick Elmore / Lonely Planet

Mumbai, India

In his 1999 novel The Ground Beneath Her Feet, Salman Rushdie’s protagonist Rai says of Mumbai, “…as for the glittering art deco sweep of Marine Dr, well, that was something not even Rome could boast. I actually grew up believing art deco to be the ‘Bombay style,’ a local invention, its name derived, in all probability, from the imperative of the verb ‘to see’. Art dekho.”

Art deco was brought to India by British colonizers. A 1930s building boom in Mumbai coincided with the style’s popularity, and gave a chance for Indian architects to make art deco all their own. The sheer concentration of art deco buildings earned the Oval Maiden a spot on the Unesco World Heritage list, and continues to wow local pedestrians and visitors on Mumbai architectural tours alike. From movie theaters like the Liberty Cinema to the undulating Jehangir Art Gallery to the streamlined stacks of art deco apartment buildings, Mumbai is a feast for the senses, and a trip back in time.

Kick back at the end of the day at the modest, historical Sea Green South Hotel – a comfortable spot big on vintage charm that won’t break the bank.

Buffalo City Building and McKinley Monument in downtown Buffalo © Paul Brady / Alamy Stock Photo

Buffalo, New York

Buffalo was once one of the premier cities in the US, with a big boom from the turn of the century to the middle of the next. Head downtown to the Court Street corridor to see some of the best examples of its art deco flavor, from the magnificently detailed Buffalo City Hall and Central Terminal (which is currently being redeveloped into an event space) to the Industrial Bank Building and Electric Tower Building.

Hotel Niagara is slated to reopen in 2021, bringing this 1924 beauty back into play for the first time since 2007. In the meantime, soak up the jazz era vibes in the lobby of the Hotel @ the Lafayette, a handsome property that blends a range of influences from the Edwardian to the deco to the contemporary.

The Gulfport Casino Ballroom has since been turned into a community event space © Meghan O’Dea / Lonely Planet

St Petersburg, Florida

Miami gets the lion’s share of accolades for its art deco edifices, but it doesn’t have the monopoly on mid-war glitz. A little further north, St Petersburg, Florida has its own 1920s treasures, from the Salvador Dali Museum to the Euro-inspired neighborhoods and arcades developed by deco disciple Perry Snell.

Much of the city blends the Mediterranean style with art deco influences into a Florida deco genre all its own, from the Municipal Utilities Building and St. Petersburg City Hall to Christ United Methodist Church to the Randolph Hotel, and even the odd Family Dollar store. On the opposite side of the peninsula from downtown St Pete, grab brunch at Stella’s and stroll the charming neighborhood – at the end of Beach Boulevard is the Gulfport Casino Ballroom, a rounded pastel dream that dates back to the swinging ‘30s jazz age.

Perhaps the crown jewel of St. Pete’s deco gems is the Don CeSar hotel, better known to locals as the Pink Palace. A true jazz age magnet, F. Scott Fitzgerald himself stayed here, as did Al Capone and President FDR. The Pink Palace even appeared in Italian filmmaker Sergio Leone’s Once Upon a Time in America (1984).

If you’d like to stay somewhere a little more low-key, however, it’s hard to beat the Avalon, a streamlined beauty close to Beach Drive and attractions like the Dali Museum. The outside is pure art deco, but inside belays St Pete’s hip, artsy side with modish, Instagram-ready style.

The Plaza Independencia, Montevideo © GM Photo Images / Alamy Stock Photo

Montevideo, Uruguay

Montevideo doesn’t have the high profile of other South American capitals, but it’s rich in art deco architecture thanks to an economic boom and urban expansion at the time. Check out the Rinaldi building near the Plaza Independencia and the Palacio Díaz skyscraper near City Hall. Stop by the Montevideo Center for Photography and the Don Hotel, whilst looking out for dozens of period apartment buildings. It’s interesting to see Uruguay’s unique, often monochrome interpretation of art deco forms. Stay at the New Arapey Hotel, which carries the style inside and out.

The Detroit skyline is full of art deco beauties © rlassman / Shutterstock

Detroit, Michigan

Like Buffalo, Detroit was booming during the deco years as the automobile industry took off and immigrants flocked to the city’s factories for work. New buildings went up all the time in the latest style, including jazz clubs such as Cliff Bell’s, the iconic Fisher Building, the glittering Fox Theater, the Penobscot Building and skyscrapers such as the Guardian Building. There’s so much to see in Detroit it’s well worth embarking on a walking tour. You can put your feet up afterwards at The Siren Hotel, built in 1926 and originally known as the Wurlitzer Building.

Source: www.lonelyplanet.com

Sharm el-Sheikh non ha bisogno di presentazioni!
È una delle destinazioni più note quando si pensa ad una vacanza di mare in Egitto

Situata a sud della penisola del Sinai, protetta da imponenti montagne e bagnata dalle limpide acque del mar Rosso, Sharm el-Sheikh non delude mai le aspettative di chi vuole godere di splendide vacanze durante tutto l’anno.

È una meta ambita a poche ore di volo dall’Italia grazie agli ottimi collegamenti aerei disponibili da numerosi aeroporti italiani ed egiziani.

Da piccolo villaggio turistico, negli ultimi decenni, Sharm el-Sheikh è diventato un importante centro turistico ricco di hotel, resort e villaggi attrezzati per offrire numerose attività sportive, prevalentemente acquatiche, come lo snorkeling, immersioni, windsurf, kitesurf, canoa, vela, sci nautico e stupendi campi da golf. Confort, relax, sport, shopping e divertimento… ingredienti necessari per accogliere con soddisfazione i turisti che scelgono la famosa località balneare per le loro vacanze e che si fanno coinvolgere dalla vivacità dei tanti locali alla moda che ogni sera ne alimentano la vita notturna.

Facilmente raggiungibili, ci sono alcune perle di bellezza naturalistica ben note ai visitatori, in primis Ras Mohammad, lo spettacolare parco marino, che racchiude una preziosa barriera corallina dove pesci colorati nuotano in compagnia di razze, tartarughe marine e delfini in un ambiente incontaminato dai colori mozzafiato.

commons.wikimedia.org/wiki/File:Sharm_El_Sheikh_pink_coral.jpg

A Sharm ci sono altre stupende destinazioni che appassionano i turisti, come la moderna Na’ama Bay e la tranquilla Sharks Bay da cui si scorge la bellissima isola di Tiran che, con le sue spiagge dorate, è una tappa irresistibile per gli amanti della natura.

Non dimentichiamo le escursioni nel deserto!

Scivolando sulla sabbia accesa dai colori dell’alba e del tramonto a bordo di divertenti quad, il piacere della guida si abbina al contatto con il deserto in un’autentica esperienza immersiva. Una giornata trascorsa a vivere un safari con intrepidi fuoristrada 4×4 o a passeggiare a dorso di cammello lungo la costa, si completano con una tipica cena beduina arricchita da musica e danze tradizionali.

I siti che custodiscono i tesori dell’Antico Egitto, raccolti lungo il corso del maestoso Nilo, sono facilmente raggiungibili sia via terra che via aereo, in una perfetta combinazione turistica per chi volesse aggiungere qualche giorno alla vacanza sul mar Rosso.

Baciata dal sole, Sharm el-Sheikh è la scelta ottimale per godere di una vacanza appagante e indimenticabile

Un volo “verso il nulla” di Qantas ha venduto tutti i posti disponibili in appena dieci minuti

L’aereo sorvolerà le principali attrazioni turistiche del Paese a metà ottobre: una risposta della compagnia di bandiera australiana alle restrizioni imposte a causa del Covid alle tratte sia nazionali che internazionali

A metà ottobre sorvolerà le principali attrazioni turistiche australiane. L’iniziativa, accolta con grande entusiasmo, è una risposta della compagnia di bandiera australiana alle restrizioni imposte dal governo a causa del Covid sulle rotte sia nazionali che internazionali.

Un volo turistico sul Paese

Il volo, che partirà e ritornerà a Sydney, è previsto per il 10 ottobre e sorvolerà le principali attrazioni turistiche del Paese: dall’Uluru, il monolite sacro nel cuore del deserto rosso, alle Isole Whitsundays, fino alla Grande Barriera Corallina, la Sunshine Coast. È previsto anche un sorvolo a bassa quota del Sydney Harbour, lo spettacolare porto della città. La crociera durerà sette ore e ai passeggeri sarà servito il menu di uno chef molto amato dagli australiani: Neil Perry. Nonostante il costo del biglietto non proprio economico (tra 572 dollari e 2.754 dollari), i posti sono andati esauriti in 10 minuti. Secondo quanto confermato da una portavoce della compagnia aerea australiana il volo è stato “probabilmente il più veloce ad essere venduto nella storia di Qantas”.

La risposta di Qantas al lockdown

Qantas, la più grande compagnia aerea australiana, deve fare i conti con il forte calo delle sue operazioni dovuto alla pandemia. Per far fronte alla crisi, a fine agosto, ha confermato la possibilità di esternalizzare i propri servizi di terra. Mentre a giugno aveva annunciato un piano di ristrutturazione che prevederebbe un taglio di seimila posti di lavoro. In questo senso, il volo turistico a bordo di un Boeing 787 Dreamliner è un’altra iniziativa della compagnia in risposta alle restrizioni del governo sulle rotte nazionali e internazionali dovute all’emergenza Covid nel Paese che sta imponendo nuovi lockdown a fronte della seconda ondata dell’epidemia.

Fonte: tg24.sky.it

LA PROVENZA IN TUTTE LE STAGIONI

22 Set 2020 In: Francia

La Provenza, con la varietà dei suoi paesaggi e il clima mite, rappresenta una meta imperdibile tutto l’anno

Il mare cristallino, i borghi di charme dell’entroterra, tour enogastronomici che risvegliano i sensi e l’olfatto, passeggiate nei campi di lavanda e poi ancora trekking tra le montagne dell’Alta Provenza che rendono i parchi naturali e regionali suggestivi e molto belli in tutte le stagioni. E se siete amanti dello sci e degli sport invernali, numerose sono le stazioni sciistiche a disposizione anche vicine al confine Italiano. La Provenza è più di una regione, è l’incontro tra bellezza naturale e armonia architettonica, è il risultato di profumi e sapori incredibili, è la vostra meta ideale per tutto l’anno.

La quiete della Montagna-Purealpes

Per immergersi davvero nella quiete e ispirare i profumi dell’autunno, vi suggeriamo quest’anno alcuni dei parchi naturali più belli e vicini all’Italia, immersi nel cuore delle montagne provenzali. Il parco Nazionale del Mercantour con le sue 6 valli posizionato tra mare e montagna vi stupisce con una flora e fauna uniche, Il parco nazionale degli Écrins è un ecosistema ricchissimo i cui sentieri incontaminati sono l’ideale per gli amanti del trekking, inoltre le vette del massiccio di questa zona sono la seconda meta più importante per l’alpinismo in Francia. Il Parco naturale regionale del Queyras è invece il luogo ideale per gli escursionisti: il paesaggio è ricco di boschi, laghi, gole maestose e inoltrandosi al suo interno, è possibile visitare anche l’imponente fortezza arroccata di Chateau Queyras.

Per gli appassionati di scii le cime innevate delle Alpi Provenzali offrono ben 2500 km di piste invernali e 1200 km di piste per lo scii nordico.

Sulle tracce dei vini della valle del Rodano e i vini di Provenza

Un proverbio provenzale cita: “Un giorno senza vino è come un giorno senza sole”, quindi perché non concedersi qualche giorno per scoprire i luoghi particolari dove gustare un buon bicchiere di vino?

Le tappe sono molte, ma vi consigliamo alcune tra le nostre preferite: recatevi a Rasteau e poi Cairanne, qui salite sulla cima del villaggio, non solo troverete delle cantine con prodotti meravigliosi, ma potrete contemplare una distesa infinita di vigneti. Se volete poi unire il piacere del vino alla bellezza delle antiche vestigia, fermatevi a bere qualcosa anche a Vaison-la-Romaine, la città racchiude infatti il più grande campo di scavi romani della Francia!

Sono numerosi gli AOC (Côtes de Provence, Coteaux d’Aix en Provence, Coteau Varois, Cairanne, Chateauneuf du Pape). in quest’ultimo si nasconde una delle tenute più antiche di tutta la Francia frutto di una vendemmia fatta ancora manualmente secondo la tradizione e l’AOC Côtes de Provence, un vino rosé molto pregiato.

Non solo grandi musei ma la regione offre anche perle nascoste nel suo territorio per gli amanti della cultura e delle tradizioni locali. Non c’è nulla di meglio che fermarsi nei pressi della stazione termale di Gréoux-les-Bains, nell’Alta Provenza, qui, oltre al suggestivo castello dei templari, potrete visitare anche il museo delle Vetrate, per scoprire tutti i segreti di questo antico mestiere. Vedere le stelle, poi, non è mai stato così bello come a Saint-Michel-l’Observatoire, un villaggio che ospita un osservatorio astronomico posizionato proprio dove si dice esserci il cielo più puro della Francia.

Se invece decidete di spostarvi verso Aix-en-Provence, avrete anche l’occasione di scoprire la fondazione Vasarely, anche detta “città policroma della felicità”, progettata in alluminio e vetro per immergere il visitatore nel mondo grafico dell’artista visivo Victor Vasarely, fondatore della Op Art e appassionato di forme geometriche, giochi ottici e cinetici.

L’Apéro: aperitivi provenzali

Che voi siate in città, in campagna, al mare o in montagna, in Provenza il momento più importante della giornata è “l’apéro” e se vi trovate da quelle parti, vi diamo qualche suggerimento su cosa ordinare per sentirvi dei veri provenzali. Il Pastis, il tipico liquore all’anice francese. Se non avete la possibilità di visitare la bella Provenza in questo periodo, niente paura! Vi consigliamo qualche ricetta sfiziosa per gustare il tipico aperitivo provenzale anche dal divano di casa vostra.

Tapenade

La tapenade è una purea a base di olive che si mangia sul pane tostato.

Tapenade: 250 g di olive nere o verdi snocciolate, 5 acciughe sotto sale o 10 filetti d’acciuga sott’olio (a piacere), 50 g di capperi (circa 2 cucchiai), 2 spicchi d’aglio, 10 cl di olio d’oliva (+ o -), un pizzico di pepe.
Frullate gli ingredienti grossolanamente e tostate delle fette di pane.

Panisse

Scaldate 1 litro l’acqua senza farla bollire e aggiungere 1 cucchiaio di sale, 1 cucchiaio di olio e un pizzico di pepe. Incorporate poi 250 g di farina di ceci mescolando per circa 15 minuti con una frusta per evitare grumi. Quando l’impasto si è addensato ed è diventato liscio, versatelo in una pirofila. Coprite e conservate questo preparato in un luogo fresco per almeno 2 ore quindi tagliatela con un coltello affilato a fette e fatela rosolare in olio molto caldo.

Fonte: Atout France in Italia – Agenzia per lo sviluppo del Turismo Francese – www.france.fr

Foto di Gordes: @MagoniP

ASCOLTARE I CERVI IN AMORE…

21 Set 2020 In: Stati Uniti

Autunno nella regione del Great American West avvistando ed ascoltando i cervi Wapiti in amore

L’autunno nella regione del Great American West è caratterizzato in molti modi: la brina sull’erba di prima mattina, il fruscio delle foglie scintillanti dei pioppi tremuli, i laghetti montani con un contorno di ghiaccio, Colori ed odori forti, ma niente di così ammaliante quanto il bramito del cervo americano, Cervus alaphus. Parlando correttamente, questi animali sono chiamati Wapiti nome di derivazione degli nativi Shawnee, che significa “cervo bianco” riferendosi al manto chiaro primaverile, “sbiancato”. Il cervo è stato storicamente importante per i nativi americani fornendo cibo, abbigliamento, armi, decorazioni, strumenti, spiritualismo e mezzo di scambio. Durante l’accoppiamento autunnale, un cervo maschio dominante raccoglie un harem di femmine, e tramite il proprio bramito esercita le alte frequenze per attrarre le femmine e accoppiarsi. I maschi difendono il loro harem confrontandosi in veri e propri duelli a cornate con altri maschi, strofinando il palco di corna su alberi e arbusti e stabilendo così una gerarchia di dominio tra gli altri maschi all’interno del loro territorio. Uno spettacolo della natura che è una fascinazione quasi interamente uditiva. Il suono di un cervo maschio adulto americano è qualcosa che attira molti visitatori nei PARCHI NAZIONALI dello YELLOWSTONE e del GRAND TETON come in altri luoghi del Great American West ove la natura sprigiona la sua forza ogni autunno, perché è un’esperienza memorabile. Lo Yellowstone National Park (YNP) ospita senza dubbio la più grande mandria di cervi di circa 6 mila capi che migrano nei diversi periodi dell’anno. Ogni autunno, a partire da metà agosto da alcuni anni, i wapiti entrano nella loro stagione riproduttiva che continua per circa un mese, e quel mese è tipicamente settembre, con la metà del mese che segna il picco della fase dell’accoppiamento. A volte si estende fino a ottobre tanto che il bramito del cervo maschio si sente a gran voce fino a metà ottobre. Lungo il fiume Madison all’interno del parco dello Yellowstone, in particolare, settembre è un mese in cui si può vedere la stagione dell’accoppiamento dei cervi in pieno svolgimento. Qui, alcuni dei migliori fotografi del mondo si riuniscono ogni anno per scattare foto dopo foto dei cervi maschi e dei loro harem. Tipicamente in questo periodo dell’anno, un grosso cervo maturo tiene a bada e domina una mandria fino a trenta o più femmine, la metà delle quali sono in ottime condizioni per il primo accoppiamento.

Nel MONTANA centrale e nord-orientale – a meno di un’ora d’auto da Lewistown – il Charles M. Russell National Wildlife Refuge si estende per più di un milione di ettari lungo il fiume Missouri. Ogni autunno, quando i pioppi lungo il “Big Muddy” diventano gialli nella fresca aria autunnale, i wapiti del Missouri River Breaks mettono in scena un grande spettacolo. La Slippery Ann Elk Viewing Area vede centinaia di cervi durante il picco dell’accoppiamento. Il cervo maschio emerge dai salici lungo il Missouri per competere per le femmine, spesso scontrandosi in modo drammatico con un altro esemplare maschio, antagonista. La scena lungo il fiume sembra più o meno la stessa oggi così come nel 1805 debbono averla ammirata i membri della spedizione di Lewis e Clark durante l’avventurosa ricerca del Passaggio a Nord-Ovest. I cervi si radunano a Slippery Ann da ormai più di 100 anni. Dei circa 5.000 cervi che popolano la riserva Russell, è attestato che 500 cervi possono frequentare la zona a settembre. Il numero dei cervi a Slippery Ann rimane alto fino ad ottobre.

Il momento migliore per vedere il cervo in amore a Slippery Ann è tra le 17 e le 20 e – curiosamente – il maschio arriva a perdere il 30% del suo peso corporeo durante la stagione in calore poiché non ha la possibilità di mangiare e bere molto data l’intensità della sua attività! A Missoula invece, la Rocky Mountain Elk Foundation ha un centro con esposizioni divertenti e interattive, mostre che invitano ad apprendere di più sul cervo americano, il proprio territorio e il ruolo che gioca la fondazione nella conservazione della specie. Si scopre la variegata fauna selvatica che dimora nel territorio dei cervi, si esplora il ruolo che tutti noi giochiamo nella conservazione dell’habitat e ci si connette con il ricco patrimonio che rende lo spazio all’aperto così importante per tanti di noi. Lungo il percorso si ascolta il bramito del cervo, si mette alla prova la propria conoscenza della fauna selvatica, si impara ad identificherai le tracce degli animali, si valuta il peso di un corno di cervo e ci si intrattiene con filmati sulla conservazione della fauna selvatica. Altri punti salienti includono un’impressionante esposizione di trofei di cervi, il negozio di souvenir e il sentiero all’aperto per una passeggiata. Nella zona del Greater Yellowstone la migrazione della fauna selvatica è ben nota e proprio la Paradise Valley del Montana, nel sud-ovest dello stato, è una zona importante per la sopravvivenza della famosa mandria di Northern Elk dello Yellowstone e per una popolazione di wapiti residenti – la Paradise Herd (Mandria del Paradiso) –  che si sposta tra le terre pubbliche di montagna sul versante settentrionale della valle. In questo quadro rurale sono ben radicate le tradizioni dei ranch, le splendide vedute e la svariata gamma di svaghi ricreativi nell’accesso settentrionale del parco nazionale. La Paradise Valley è circondata dal patrimonio forestale che protegge una varietà di fauna selvatica, tra le quali spicca il cervo oltre ad altre specie ed una crescente presenza di lupi grigi e orsi grizzly.

Quale parte dell’ecosistema naturale, i wapiti appartengono anche al NORTH DAKOTA. Una volta il cervo americano era nativo delle Badlands del North Dakota ma scomparve dalla regione alla fine del 1800 essendo un alimento base per le prime civiltà. Quando Theodore Roosevelt arrivò nelle Badlands negli anni 1880, pochi cervi erano rimasti in questa zona del paese. Anche se Roosevelt chiamò il suo Elkhorn Ranch come le corna ad incastro trovate in loco, era difficile trovare esemplari vivi. “Questo maestoso e splendido cervo, il più nobile del suo genere… sta svanendo rapidamente”, scrisse nel 1880. Alla fine del secolo non si trovavano più cervi nelle Badlands. Il Theodore Roosevelt National Park reintrodusse il cervo nelle Badlands del North Dakota nel 1985. Dopo la reintroduzione, la popolazione dei wapiti è cresciuta significativamente a causa del foraggio produttivo, dell’habitat favorevole e dell’assenza di predatori naturali. I visitatori della South Unit del parco nazionale hanno l’opportunità di vedere cervi, molto più frequenti rispetto alla North Unit. Gli animali possono essere difficili da individuare, e il fattore chiave non è dove ma quando. Come la maggior parte dei mammiferi da pascolo, i cervi sono comunemente visibili proprio accanto alle così dette “città dei prairie dog”, le tane dei roditori. Il momento migliore per cercarli è all’alba e al tramonto, in quanto di solito rimangono nascosti in aree boschive durante gran parte della giornata. La popolazione dei cervi in North Dakota è presente anche nella zona della Killdeer Mountain con esemplari che si presume siano scappati dalla Fort Berthold Indian Reservation. Queste montagne del nord-ovest dello stato presentano grandi sinuose colline, folti cespugli e prati erbosi, proprio il tipo di terreno che i cervi amano. Chiamate dai nativi indiani TAH-KAH-O-KUTY, “il luogo in cui uccidiamo i cervi” sorgono sopra le pianure a nord della città Killdeer. Sul lato occidentale della catena si trova un rifugio per cervi, alci, pecore bighorn, fagiani, galli cedroni, tacchini selvatici e antilopi. La Killdeer Mountain Four Bears Scenic Byway di un centinaio di km. offre un paesaggio unico ed incantevole in una delle zone più scenografiche del North Dakota occidentale che riunisce la Killdeer Mountain e le Badlands.

Anche nel SOUTH DAKOTA ci sono prove che il wapiti vagava per le sue terre 35.000 anni fa. Gli indiani delle pianure li cacciavano per la carne e la pelle, creavano ornamenti dai denti, modellavano strumenti da ossa e palchi di corna e palchi per fare medicine. Lewis e Clark, nel 1804 e nel 1806, trovarono cervi del Manitoban nelle praterie lungo il fiume Missouri, ma 75 anni dopo pochi esemplari rimasero nelle pianure. I cercatori d’oro nel 1876 trovarono le Black Hills ricche di cervi del Manitoban, ma nel giro di una decina d’anni scomparvero. Tra il 1911 e il 1920, 200 cervi delle Montagne Rocciose (di colore più chiaro del Manitoban e con corna più grandi ma corpi leggermente più piccoli) furono trapiantati dalle Teton e Yellowstone alle Black Hills. Essi prosperarono e furono l’inizio dell’attuale mandria delle Black Hills che ne conta più di 2.000. La caccia con l’arco e il fucile riesce a mantenere costante e monitorata la dimensione del branco, grazie ai comuni sforzi del Dipartimento di Stato di Caccia, Pesca e Parchi, lo U.S. Forest Service e la Rocky Mountain Elk Foundation che lavorano insieme per il benessere del branco e per migliorare l’habitat. Ed è proprio a settembre che i ranger del Wind Cave National Park offrono programmi guidati durante diverse serate alla settimana per ascoltare questo affascinante rituale dell’accoppiamento con il bramito d’accompagnamento. Il cervo americano o wapiti é la più grande specie di cervo di questo parco nazionale situato nel sud-est delle Black Hills del South Dakota e che si estende in 28.295 ettari di prati con una prateria di erba mista e foreste di pino di Ponderosa (Pinus Ponderosa). Il parco ospita una varietà di fauna selvatica nativa oltre ai cervi, tra cui bisonti (Bison bison), antilopi pronghorn (Antilocapra americana), cervi (Odocoileusspp), coyote (Canis latrans) e cani della prateria coda nera (Cynomys ludovicianus). Anche qui i cervi americani furono reintrodotti tra il 1914 e il 1916.

L’autunno porta un vivace spettacolo di colori nel territorio di Yellowstone Teton dell’IDAHO orientale. Con le foglie che cambiano a settembre e all’inizio di ottobre, è un ottimo momento per stare all’aria aperta e immergersi nella bellezza della natura e dei suoi paesaggi. La valle inizia a raffreddarsi in autunno, ma ci sono ancora un sacco di attività all’aperto accessibili per goderne a pieno: pesca, gite a cavallo, hiking. I suoni del bramito dei cervi rimbalzano attraverso le colline: assistere all’accoppiamento è un evento speciale. Si suggerisce di trascorrere almeno qualche giorno esplorando l’Idaho orientale in autunno, poiché è in grado di far innamorare per tutte le meraviglie naturali che preserva. L’Idaho orientale è una porta d’ingresso al Parco Nazionale di Yellowstone, il che significa che questa regione da sempre rappresenta l’avventura. Soggiornarvi è anche sperimentare le sue acque fluviali di pesca a mosca famose a livello mondiale, inoltrarsi in escursioni nelle pinete e prati di lupini. Le cittadine di Driggs, Victor e Tetonia, che sorgono tranquille sul lato occidentale delle montagne Tetons, sono destinazioni pittoresche per chi ama esplorare e cercare ricreazione all’aperto senza la folla dei turisti. Il soggiorno al Teton Mountain Ranch è abbastanza speciale durante i mesi autunnali con i cervi maschi in fase di corteggiamento nelle vicinanze. Dal ranch si può sentire loro bramito, ma –  per un’esperienza davvero speciale – si può sempre prendere in considerazione di partecipare ad un tour d’avvistamento dei cervi, disponibile da giugno fino alla fine di settembre. Il rituale dell’accoppiamento del cervo è un periodo intenso dell’anno per ammirare una testimonianza della natura, quando i cervi maschi si sfidano l’un l’altro ed eseguono molti altri rituali di accoppiamento. Durante un Elk Tour si è trasportati in modo sicuro vicino a una mandria di cervi per un incontro ravvicinato. Guidare intorno Palisades Reservoir in autunno offre paesaggi veramente spettacolari: in un unico luogo idilliaco è possibile ammirare ogni colore autunnale, in genere fino alla fine di settembre e agli inizi di ottobre. In giro in auto o in moto si snoda intorno al lago, offrendo molte soste per scattare una foto del fogliame sui fianchi delle montagne circostanti. I fotografi sanno che l’alba è il momento migliore per fotografare i colori vicino al lago. All’alba, il sole sorge da dietro le montagne e getta un bel bagliore attraverso il lago e anche la fauna selvatica tende ad essere più attiva nelle ore del mattino. Per i pescatori avidi, l’autunno (come la primavera) è uno dei periodi migliori per la pesca lacustre, poiché le temperature si rinfrescano e i pesci sono più attivi.

Denver (Colorado) è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.

Fonte: The Great American West – Italia

Sin dalla sua inaugurazione nel 1888, l’Hotel Del Coronado ha ospitato presidenti, reali e forse i più famosi scrittori. L. Frank Baum rimase in albergo mentre scriveva parte della sua serie Il mago di Oz. Ha anche progettato il famoso lampadario nella famosa Crown Room dell’hotel

L ‘”Hotel Del”, come è noto alla gente del posto, si trova proprio di fronte a San Diego. È uno dei pochi esempi sopravvissuti di un genere di architettura americano, il resort balneare vittoriano in legno. Lo si può considerare come l’ispirazione per il Grand Floridian di Disney World. È un monumento storico nazionale e la seconda struttura in legno più grande degli Stati Uniti.

L’hotel è noto per molte cose, incluso il famoso fantasma di Kate Morgan; il primo albero di Natale al mondo illuminato elettricamente per esterni; e il suo ruolo nei film A qualcuno piace caldo, con Marilyn Monroe e Tony Curtis, e The Stunt Man con Peter O’Toole e Steven Railsback. Il resort era considerato una meraviglia della struttura tecnologica nei primi anni, e sia Nikola Tesla che Thomas Edison contavano tra i suoi ospiti.

Oggi, l’Hotel del Coronado ha sia l’edificio originale che un’ala più recente, ma la Crown Room e altre stanze molto note risalenti ad epoche passate rimangono intatte e congelate nel tempo.

Per raggiungere l’hotel, si attraversa il San Diego-Coronado Bay Bridge, che è un incredibile ponte che presenta una curva a 90 gradi nel suo punto centrale. Un’altra opzione è prendere il traghetto che parte ai piedi di Broadway a San Diego.

Fonte: www.atlasobscura.com


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