Decisione Del Consiglio Europeo Di Revocare Le Restrizioni Di Viaggio Per Paesi Extra Ue dal 1 Luglio 2020.
Il Consiglio Europeo ha adottato una raccomandazione sulla soppressione graduale delle restrizioni temporanee ai viaggi non essenziali nell’UE
Le restrizioni di viaggio dovrebbero essere revocate per i Paesi elencati nella raccomandazione, con questo elenco in fase di revisione e, a seconda dei casi, aggiornato ogni due settimane.
Sulla base dei criteri e delle condizioni stabiliti nella raccomandazione, dal 1° luglio gli Stati membri dovrebbero iniziare a revocare le restrizioni ai viaggi alle frontiere esterne per i residenti dei seguenti Paesi terzi:
• Algeria
• Australia
• Canada
• Georgia
• Giappone
• Montenegro
• Marocco
• Nuova Zelanda
• Rwanda
• Serbia
• Corea del Sud
• Thailandia
• Tunisia
• Uruguay
• Cina, previa conferma della reciprocità
I residenti di Andorra, Monaco, San Marino e Vaticano dovrebbero essere considerati residenti nell’UE ai fini della presente raccomandazione.
I criteri per determinare i Paesi terzi per i quali l’attuale limitazione di viaggio dovrebbe essere revocata, riguardano, in particolare, la situazione epidemiologica e le misure di contenimento, comprese le distanze fisiche, nonché le considerazioni economiche e sociali.
In relazione alla situazione epidemiologica, i Paesi terzi elencati dovrebbero soddisfare i seguenti tre criteri, in particolare:
• un numero di nuovi casi COVID-19 negli ultimi 14 giorni e per 100.000 abitanti vicino o al di sotto della media UE (così come il 15 giugno 2020);
• tendenza stabile o decrescente di nuovi casi in questo periodo rispetto ai 14 giorni precedenti;
• risposta globale al COVID-19 tenendo conto delle informazioni disponibili, compresi aspetti quali test, sorveglianza, tracciabilità dei contatti, contenimento, trattamento e reporting, nonché l’affidabilità delle informazioni e, se necessario, il punteggio medio totale secondo il regolamento sanitario internazionale (RSI). Anche le informazioni fornite dalle Delegazioni dell’UE su questi aspetti dovrebbero essere prese in considerazione. Anche la reciprocità dovrebbe essere valutata regolarmente caso per caso.
Per i Paesi in cui le restrizioni ai viaggi continuano ad applicarsi, le seguenti categorie di persone dovrebbero essere esentate:
• cittadini dell’UE e loro familiari
• residenti UE a lungo termine e loro familiari
• viaggiatori con una funzione o necessità essenziale, come elencato nella Raccomandazione.
Prendono parte a questa Raccomandazione anche i Paesi associati Schengen (Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera).
Prossimi passi
La raccomandazione del Consiglio non è uno strumento giuridicamente vincolante. Le Autorità degli Stati membri restano responsabili dell’attuazione del contenuto della stessa. Possono, in piena trasparenza, eliminare solo progressivamente le restrizioni di viaggio verso i Paesi elencati.
Uno Stato membro non dovrebbe decidere di revocare le restrizioni di viaggio per i Paesi terzi non elencati prima che ciò sia stato deciso in modo coordinato.
L’elenco dei Paesi terzi dovrebbe essere rivisto ogni due settimane e può essere aggiornato dal Consiglio, a seconda dei casi, previa stretta consultazione con la Commissione e con le agenzie e i servizi dell’UE pertinenti, a seguito di una valutazione complessiva basata sui criteri sopra indicati.
Le restrizioni di viaggio possono essere revocate o reintrodotte in tutto o in parte per un determinato Paese terzo già elencato in base ai cambiamenti di alcune condizioni e, di conseguenza, nella valutazione della situazione epidemiologica. Se la situazione in un Paese terzo elencato peggiora rapidamente, è necessario applicare un processo decisionale rapido.
Situazione in Italia
In Italia il Ministro Speranza ha disposto comunque una Ordinanza che mantiene fino al 15 luglio le disposizioni in materia di quarantena: ovvero chiunque arrivi da tutti i Paesi extra europei dovrà fare un periodo di quarantena per “non vanificare gli sforzi fatti finora contro l’epidemia da Covid”.
Fonte: fiavet.lazio.it – ASSOCIAZIONE IMPRESE VIAGGI E TURISMO
I grandi spazi scenografici del Montana offrono nuove avventure
Mete d’indubbio fascino nel Montana quali il Parco Nazionale del Glacier e l’accesso al Parco Nazionale dello Yellowstone sono il fulcro di esperienze di viaggio impagabili, ma se si vogliono scoprire percorsi “segreti” con spazi immensi ed unici, il Montana non è certo avaro. Dopotutto lo Stato fa sua la vocazione della scoperta della natura e di panorami ineguagliabili, invitando a penetrare nel territorio grazie ai suoi sentieri per camminate, alle vie d’acqua in barca, canoa o kayak e alle sue belle strade scenografiche così poco battute.
Seeley-Swan Scenic Drive
Imbocchiamo una delle tante strade scenografiche che attraversano il Montana, e concediamoci tutto il tempo necessario per ammirare gli scenari di Madre Natura e per avvistare la fauna selvatica. Abbandoniamoci al viaggio lento e rilassato. A sud del Parco Nazionale del Glacier la Seeley-Swan Scenic Drive scorre verso la capitale dello stato, Helena oppure verso ovest in direzione di Missoula. Attraversa due vallate ricoperte di foreste e circondate da catene montuose. È costellata da laghetti e villaggi. Una sosta all’ Holland Lake è un invito a pagaiare in canoa sulle acque limpide di questo lago nascosto. Oppure si può optare per una camminata lungo le sponde ed attraversare la foresta per raggiungere la cascate Holland Falls. Questa zona si trova accanto all’immensa riserva forestale Bob Marshall Wilderness abitata abbondantemente da wapiti (cervi americani) e cervi. Possiamo condividere questi infiniti silenzi con gli animali allo stato brado e sentirci veramente liberi! Numerosi laghi lungo questa strada offrono piacevoli e tranquilli posti per un bel picnic.
Pioneer Scenic Byway
La Pioneer Scenic Byway è perfetta per andare in moto e per scoprire vallate panoramiche, prati tranquilli e vette montuose svettanti verso i cieli blu del Montana. È la classica zona che conta pochi visitatori, ma che offre una miscela di diverse attrattive: le fonti d’acqua calda naturale, i villaggi abbandonati dei pionieri, torrenti e fiumi che attirarono i cercatori d’oro e tante affascinanti “città fantasma”. Coolidge è una ghost town da esplorare in tutta autonomia; a sud invece c’è la cittadina fantasma di Bannack State Park, la più bella e la meglio conservata del Montana. Vi si può intraprendere una passeggiata a piedi o fare un pernottamento in una tenda indiana. Molteplici i sentieri per camminate e i bacini d’acqua per pescare: tutti spazi aperti per il viaggiatore avventuroso che voglia allontanarsi dalla calca e sfruttare a pieno i vasti spazi aperti del Montana.
Missouri River Country
Nella Missouri River Country, l’angolo nord orientale del Montana, c’è veramente tanto spazio da esplorare. Il Fort Peck Lake è il più grande del Montana e con le sue coste di oltre 2500 km si trova certamente un posto fuori mano per rilassarsi e avvistare la fauna selvatica, oppure svagarsi con attività sportive d’acqua o perlustrare qualche riserva faunistica o sentiero nella natura. Qui la storia traccia le sue origini prima dei Nativi d’America, nell’epoca dei dinosauri. Si può provare il senso della storia visitando i numerosi siti storici e culturali di questa regione, i musei e le cittadine storiche. Ma soprattutto concedetevi del tempo per perlustrare i cieli stellati da qualsivoglia punto d’osservazione. Qui potrete veramente essere orgogliosi di sentirvi “in-mezzo-al-nulla”, benché qualsiasi comunità abitata risulti piacevolmente ospitale.
Fonte: The Great American West – Italia
La notizia è di quelle da festeggiare, dal 1° luglio è possibile viaggiare a Malta da tutta Italia senza nessun obbligo di quarantena all’arrivo.
Scopri le 11 spiagge Bandiera Blu di Malta
É arrivato dunque il momento di fare le valigie e prepararsi a partire per godere di questa lunga estate nel cuore del Mediterraneo.
Acque limpide, spiagge assolate, ottimo cibo a km Ø, cultura e tanto divertimento vi aspettano a meno di due ore di volo dall’Italia.
Non fatevi sfuggire questa occasione!
Le 11 spiagge Bandiera Blu di Malta da scoprire
Sono ben undici le spiagge di Malta che per questa estate 2020 hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento.
Il mare di Malta resta sempre una delle attrattive principali dell’Arcipelago. Lo conferma ogni anno la commissione che assegna le Bandiere Blu alle spiagge che rispettano i rigidissimi protocolli determinati dalla Foundation for Environmental Education. Quest’anno l’assegnazione dei riconoscimenti ha quanto mai un valore importante perché se già normalmente gli standard da rispettare erano di alto livello, con l’attuale situazione internazionale, le richieste per garantire la sicurezza dei bagnanti si sono fatte ancora più stringenti e per tanto tutte le spiagge che hanno ottenuto la certificazione quest’anno hanno dovuto dimostrare di essere all’altezza delle indicazioni internazionali per la salvaguardia della salute dei propri utenti.
Ecco perché i maltesi sono particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto per il 2020. In questo particolare frangente e con una superficie di appena 316 km quadrati, riuscire ad ottenere ben 11 Bandiere Blu, può considerarsi un grandioso traguardo.
Non solo i livelli di sicurezza si possono considerare mantenuti, ma data la particolare situazione, possono facilmente definire superiori agli altri anni!
E con un rinnovato ed accresciuto orgoglio che quest’anno vi presentiamo quindi l’elenco delle spiagge riconosciute con l’importante titolo di Bandiera Blu dove speriamo di potervi al più presto ospitare.
A Malta:
La Perched Beach a Buġibba
Fond Għadir a Sliema
La spiaggia di Golden Sands
La Baia di Għajn Tuffieħa
La spiaggia di Mellieħa
La spiaggia di Qawra Point
St George’s Bay a St Julian’s
La spiaggia del Westin Dragonara Club di St Julian’s (gestita dal Westin Dragonara Resort)
A Gozo invece le meritevoli sono:
la baia di Ħondoq ir-Rummien
la baia di Marsalforn
la spiaggia Ramla Bay
Fonte: Malta Tourism Authority – ilblogdimalta.com
SCOPRI LE MERAVIGLIOSE WINELANDS AFRICANE DEL SUD
A LEEU HOUSE
La Collezione Leeu è la manifestazione della visione del fondatore Analjit Singh (aka BAS) per fughe sofisticate ed esperienze uniche per gli ospiti. Il portafoglio di ospitalità comprende attualmente tre boutique hotel a cinque stelle nelle Winelands in Sudafrica: Leeu Estates, una casa di campagna di 17 camere e una boutique nella valle di Franschhoek; Leeu House, un esclusivo hotel di 12 camere nel cuore del villaggio di Franschhoek; e Le Quartier Français, un romantico hotel di 32 camere con due ville indipendenti, anch’esso situato nel villaggio. La prima acquisizione al di fuori del Sudafrica è stata Linthwaite House, un rifugio di campagna di 36 camere che si affaccia su Windermere nel pittoresco Lake District in Inghilterra. Le camere dallo stile personalizzato dispongono di letti superbamente confortevoli con biancheria di alta qualità e sono dotate di tappeti in sisal e tende e tappezzerie in lenzuola naturali, contribuendo a creare un’atmosfera rilassata ma sofisticata. I lussuosi bagni interni dispongono di pavimenti in marmo, vasche autoportanti e/o docce generose, riscaldamento a pavimento e termo arredo.
Situato nel vivace epicentro del villaggio di Franschhoek, gli ospiti residenti possono gustare piacevoli pasti nel Conservatorio o all’aperto sulla terrazza. Gli ospiti di Leeu House possono anche utilizzare la navetta gratuita Leeu per Leeu Estates per assistere a una degustazione di vini organizzata presso Mullineux e Leeu Family Wines, utilizzare la Leeu Spa & Gym o semplicemente passeggiare per i giardini e le vigne di Estates. Leeu House, un’oasi serena sulla strada principale della vivace Franschhoek, è immersa in giardini appartati con una grande piscina e una terrazza. Circondato da ristoranti, aziende vinicole e negozi specializzati premiati, gli ospiti hanno l’imbarazzo della scelta.
Fonte: xoprivate.com
Quest’anno rappresenta un’occasione unica per visitare Venezia in tutta la sua bellezza originale e antico splendore. Dal 1 Luglio sarà possibile farlo soggiornando in sicurezza all’Hilton Molino Stucky, approfittando anche dell’offerta ‘Dream Away’.
Leggiamo il comunicato stampa
Venezia, 26 Giugno 2020 – Hilton Molino Stucky, moderno capolavoro veneziano riaprirà ufficialmente il 1° luglio. L’hotel, situato sulla tranquilla Isola della Giudecca, si trova in un contesto privilegiato: un’autentica oasi di pace e tranquillità, nucleo della Venezia più autentica. Allo stesso tempo, il centro storico è facilmente raggiungibile in pochi minuti di shuttle riservato agli ospiti dell’hotel. Chi viene in macchina può approfittare della convenzione speciale con il parcheggio del Tronchetto, situato a solo pochi minuti di vaporetto. Anche la stazione di Santa Lucia e l’aeroporto sono facilmente raggiungibili.
La Venezia da scoprire
La bellezza di Venezia, in questo particolare momento è amplificata dall’opportunità di visitare la città con flussi turistici molto ridimensionati. Un’occasione unica anche per l’Hilton Molino Stucky per far conoscere ai propri clienti un volto inusuale di una città che ora sembra non avere più una collocazione temporale, attraverso dei percorsi esperienziali inediti, anche alternativi alle aree del centro più visitate. Un’opportunità per scoprire appieno l’originale bellezza della Serenissima, ideale anche per il visitatore più preparato che potrà apprezzare le sue bellezze meno conosciute e scoprire delle autentiche gemme nascoste nelle calli e nei campi della città lagunare.
Un percorso che parte proprio dall’Isola della Giudecca, dove sorge l’Hilton Molino Stucky e dove Venezia conserva il suo tessuto sociale più autentico. Nella tranquillità delle calli dell’isola, molte saranno le attrazioni più o meno inedite fuori dagli itinerari più conosciuti: dalla Casa Dei Tre Oci, palazzo neo gotico sede di esposizioni di fotografia, fino all’iconica Chiesa del Redentore, simbolo, insieme alla Basilica di San Marco, della devozione secolare di cittadini della Laguna e protagonista della più importante festività della città, la festa del Redentore, che proprio nel mese di Luglio donerà una magia ancor maggiore alla città. Da non perdere, inoltre, una visita all’isola di S. Giorgio Maggiore, che si trova alla fine dell’Isola della Giudecca da cui è separata dal Canale della Grazia. Sull’isola si trova l’omonima chiesa, opera di Andrea Palladio, e l’ex convento benedettino, oggi sede della famosa Fondazione Cini, sede di eventi culturali. Sempre nelle vicinanze dell’hotel, per chi vuole immergersi nella cultura locale, è d’obbligo una visita allo Squero di San Trovaso, il tipico cantiere veneziano adibito alla costruzione delle gondole. Originario del Seicento, lo Squero di San Trovaso è il più famoso dei 6 ancora in attività.
Un soggiorno in sicurezza grazie a Hilton CleanStay
Mai come in questo momento è importante poter godere di un ambiente sicuro e protetto, per poter passare dei giorni in armonia e spensieratezza. Scegliendo Hilton Molino Stucky i clienti potranno fare affidamento sul programma Hilton CleanStay, promosso da Hilton a livello globale, che si articola in un protocollo straordinario capace di innalzare i già elevati standard di igiene e pulizia e che interesserà tutti gli spazi e i servizi dell’hotel. Il programma prevede una pulizia e sanificazione straordinaria con un’attenzione certosina ai punti più utilizzati, sia in camera che negli spazi comuni. Verranno usati dei prodotti specifici per la sanificazione, con conseguente sigillo delle camere mentre il Team, perfettamente addestrato, si occuperà dell’implementazione del programma e della gestione dell’operatività in tutte le fasi: dall’arrivo alla partenza il cliente che si sentirà protetto e coccolato in tutte le sue esperienze in hotel.
Un’offerta imperdibile
A rendere la scelta ancor più facile la nuova promozione di Hilton dedicata a tutti coloro che vogliono lasciarsi trasportare dai sogni prenotando il proprio soggiorno senza pensieri e godendosi al meglio la permanenza a Venezia. Grazie alla promozione Dream Away, che offre uno sconto sulla tariffa camera del 20%, è infatti possibile cancellare la prenotazione fino a 24 ore prima dell’arrivo senza penali, inoltre, è previsto check-in anticipato e check-out posticipato (su disponibilità dell’Hotel), in modo da ottimizzare il tempo e godere al massimo della propria visita in città. Un’ottima opportunità per soggiornare nelle nuove magnifiche camere Molino Premium, molte delle quali con una vista semplicemente spettacolare, recentemente ristrutturate con un design che richiama la storia dell’Hotel e la destinazione, e per godere dei servizi senza eguali che questa struttura unica nel suo genere ha da offrire: da un cocktail con la vista più mozzafiato dallo Skyline Rooftop Bar a una deliziosa cena presso il ristorante Aromi con un menù tutto nuovo ispirato ai profumi delle erbe aromatiche, fino al servizio navetta verso il centro città, esclusivo per gli ospiti dell’hotel.
Questo è il momento ideale per un soggiorno a Venezia: sia per una prima visita, avendo così la possibilità di godere appieno di una visita ai luoghi di norma più frequenti dai visitatori, sia per chi già conosce la città, ma vuole scoprire luoghi non ancora visitati fuori dagli itinerari più comuni. Sia per chi intende visitare la città con la famiglia, sia per chi è alla ricerca di una fuga romantica dalla quotidianità o alla scoperta di una Venezia inusuale, il team di Hilton Molino Stucky è a disposizione per pianificare, ancora prima dell’arrivo, tutte le attività, i tour o più semplicemente i consigli giusti per rendere ogni soggiorno in città un’esperienza indimenticabile!
Hilton Molino Stucky
Sulle sponde dell’Isola della Giudecca, fiorente centro artistico di Venezia, si trova un moderno capolavoro veneziano. Hilton Molino Stucky è riconosciuto a livello internazionale come uno degli esempi più belli di architettura industriale in Europa. Perfettamente restaurato, è ora sede di un hotel unico nel suo genere.
La sua posizione comoda da raggiungere dal centro sull’Isola della Giudecca, ad appena 30 minuti dall’aeroporto, e le dimensioni imponenti della struttura rendono questo hotel una scelta di prestigio per l’organizzazione di eventi, riunioni, conferenze e mostre. Con una sala plenaria senza colonne adatta ad ospitare fino a 1000 persone, il Molino Stucky è l’hotel congressuale più ampio di Venezia, dotato di 12 ulteriori sale per conferenze e riunioni con capacità fino a 70 persone e riconosciuto dal 2013 come “Europe’s” e “Italy’s Leading Conference Hotel” ai World Travel Awards.
Con un team dedicato agli eventi, viste mozzafiato, la più alta piscina in città, Spa, bar e ristoranti per ogni gusto, questo hotel unico nel suo genere sarà la location ideale dove trasformare un meeting in un’esperienza.
Fonte: HILTON MOLINO STUCKY, VENICE
SCOPRIAMO COME VISITARLA
Da quando i voli a motore supportano la cartografia fornendogli immagini accurate del nostro pianeta azzurro, è universalmente accettato che esistano sette continenti: Asia, Africa, Nord America, Sud America, Europa, Australia e Antartide.
Ma se i vostri libri di scuola si sbagliassero? Adesso possediamo prove evidenti che testimoniano l’esistenza di un ottavo continente quasi completamento sommerso dall’oceano. E no, non è Atlantide, la città perduta. In realtà è un continente che potreste aver visitato. Si chiama Zealandia.
Con dimensioni e forma simili alla Groenlandia, la Zealandia (chiamata anche Tasmantide, che onestamente ricorda un po’ “Atlantide”) è grande all’incirca 3,5 milioni di chilometri quadrati (1,35 milioni di miglia quadrate). Si sarebbe separata dall’antico supercontinente Gondwana all’inizio del Giurassico, per poi sganciarsi anche dall’Antartide e dall’Oceania circa 23 milioni di anni fa, come un iceberg staccato dalla piattaforma di ghiaccio Amery.
Oggi, il 93% di questo ottavo continente è sommerso, quindi a meno che non siate una sirena, l’unico modo per vederlo è dirigersi a sud del Pacifico e visitare le isole della Zealandia che, separate dall’oceano ma collegate sott’acqua, rimangono visibili.
Nuova Zelanda
Il primo (omonimo) passo per approdare nel misterioso continente della Zealandia, è ovviamente la Nuova Zelanda. Paese di origine della grande maggioranza di abitanti umani della Zealandia, è anche una delle destinazioni di viaggio più affascinanti del pianeta ed è dotata di infrastrutture turistiche efficienti.
Se vi siete accaparrati un posto al finestrino nel volo per Auckland, vedrete una città costruita su una massa continentale composta da 50 vulcani. Passando dall’Isola del Nord all’Isola del Sud, potrete ammirare i paesaggi definiti dalla loro origine vulcanica, le foreste primordiali e la straordinaria fauna. Ma per avere un’idea di quello che c’era una volta, dirigetevi a Stewart Island/Rakiura, la terza isola più grande della Nuova Zelanda, spingendovi appena oltre Foveaux Strait dalla punta più estrema dell’Isola del Sud.
L’unico minuscolo insediamento di Stewart Island è la città di Oban (popolazione 400 esseri umani), mentre il resto dei 1570 chilometri quadrati fa parte del parco nazionale. Dalle scogliere a strapiombo sul mare ad ovest, fino ai porti più riparati nella parte orientale dove potete andare a vela, in kayak o fare birdwatching, Stewart Island è ricoperta da podocarpi (conifere del sud) e altri alberi come il rimu, che cresce lentamente, il kahikatea (chiamato anche albero-dinosauro) e il gigante millenario della foresta, il tōtara. L’entroterra della Nuova Zelanda abbonda inoltre dei paesaggi naturali della Zealandia, alcuni dei quali includono vulcani attivi. Per sfuggire alle folle, vale la pena fare un tour di Stewart Island.
Norfolk Island
La Zealandia fa parte di Norfolk Island o è un territorio esterno che appartiene all’Australia? Il dibattito è aperto. Quest’isola battuta dai venti, una volta colonia penitenziaria britannica, è principalmente popolata da discendenti degli ammutinati del Bounty, la Nave di Sua Maestà. Possiede la propria lingua, il Norf’k (o Norfuk), un miscuglio di inglese del 18esimo secolo e tahitiano, i propri costumi e la propria bandiera. Nonostante il suo valoroso passato, la sua autosufficienza (non esistono semafori o catene di fast food qui) e i decenni di autodeterminazione, nel giugno del 2015 il governo australiano ha proclamato la fine dell’Assemblea Legislativa dell’Isola di Norfolk e ha trasferito la sua amministrazione nelle mani del Nuovo Galles del Sud. La decisione di “ricolonizzarla” non è stata apprezzata.
Un isolano di 79 anni, Albert Buffett, ha portato la questione all’attenzione delle Nazioni Unite, denunciando la privazione dei diritti degli abitanti di Norfolk, i quali non sono mai stati consultati. L’Australia ha risposto che “non ci sono persone indigene di Norfolk Island o una popolazione indigena su Norfolk Island”, e ha definito l’appello dominato dall’emotività e pieno di errori fattuali. La discussione è attualmente in corso.
Nel frattempo, i viaggiatori diretti in questo minuscolo promontorio considerato geograficamente, non ancora politicamente, parte della Zealandia, troveranno una meravigliosa isola disseminata di testimonianze dell’era di coloni e galeotti, attraversata da un sistema di sentieri per il trekking e circondata dalla barriera corallina. Si raggiunge con un volo di due ore da Sydney o da Brisbane.
Nuova Caledonia
Lambita da una laguna turchese protetta dall’UNESCO, Grand Terre, l’isola maggiore della Nuova Caledonia è divisa da una catena montuosa di antiche rocce zealandesi. Questo piccolo avamposto di 18.500 chilometri quadrati (7142,8 miglia quadrate) nella parte sud ovest del Pacifico è un paradiso fatto di piante tropicali, spiagge sabbiose, acque perfette per le immersioni, moltissimi resort e bungalow.
Come Norfolk Island, la Nuova Caledonia è un ex colonia penitenziaria, e ufficialmente appartiene ancora a un continente diverso; rimane (per il momento) territorio nazionale francese. Il movimento per l’indipendenza della Nuova Caledonia non è ancora riuscito a ottenere il supporto necessario a tagliare le radici coloniali, ma a settembre 2020 si terrà un nuovo referendum. Malgrado la situazione politica, volerete verso la capitale Nouméa dall’Australia o dalla Nuova Zelanda.
Il paesaggio della Nuova Caledonia, pieno di alte conifere come il pino colonna, le palme rosse e le felci giganti, ricorda gli albori di una probabile Zealandia. Le ciateacee, considerate le felci arboree più grandi al mondo, crescono fino a raggiungere i 20 metri di altezza, e le loro fronde sono le foglie più grandi del regno vegetale.
Si crede che queste specie risalgano alle paludi carbonifere che ricoprivano la Nuova Caledonia 275 milioni di anni fa. Infatti in alcune lingue Kanak, i linguaggi degli indigeni, la parola per felci arboree significa “l’inizio del paese degli uomini”, e il mito legato alla creazione narra come i primi esseri umani siano scesi dal tronco cavo di una felce arborea.
Visitare la Zealandia
Quindi mentre chi popola queste terre remote discute di politica, i geologi sembrano aver trovato le prove necessarie che esista in effetti un ottavo continente. Ma qual è il criterio di classificazione di un continente? Deve essere grande, con confini definiti fisicamente, circondato dall’acqua e sufficientemente omogeneo dal punto di vista geologico.
La Zealandia possiede quasi tutti questi requisiti. Ciò che la rende diversa (ed è l’aspetto più intrigante, ammettiamolo) è il fatto di essere in gran parte sommersa dalle acque del Pacifico del Sud. Tuttavia, se volete spuntare dalla lista la Zealandia, visitate la Nuova Zelanda, la Nuova Caledonia o Norfolk Island, terre emerse dal potenziale meraviglioso, anche se vi permettono di vedere solo la punta di questo leggendario iceberg.
Fonte: lonelyplanetitalia.it – Tasmin Waby
Disneyland Paris ha annunciato la riapertura graduale del Resort a partire dal 15 luglio 2020, iniziando dai due Parchi Disney, dall’Hotel Disney’s Newport Bay Club e dal Disney Village
Questa riapertura graduale comporterà misure sanitarie e di sicurezza rinforzate sia per gli Ospiti che per i Cast Members. La capacità dei Parchi sarà significativamente limitata nel rispetto delle indicazioni del governo francese. Disneyland Paris gestirà le presenze attraverso una nuova piattaforma di registrazione online, disponibile a partire dai primi di luglio, che aiuterà a gestire le presenze all’interno dei Parchi secondo disponibilità.
Le nuove condizioni di prenotazione sono ora disponibili per offrire ai nostri Ospiti la massima flessibilità al momento della prenotazione di un Pacchetto Disneyland Paris. Scopri tutte le informazioni sulla riapertura di Disneyland Paris.
Con la tua famiglia o con i tuoi amici, potrai immergerti in tutta sicurezza nei tanti fantastici mondi dei nostri Parchi e Hotel Disney. Riscopri le emozioni delle nostre attrazioni e l’ambientazione dei nostri ristoranti a tema e ritrova i tuoi Personaggi Disney preferiti in un luogo dove la tua salute e sicurezza sono la nostra priorità.
Se manchi tu, non c’è magia a Disneyland Paris!
È il momento perfetto per un po’ di Magia!
Fonte: disneylandparis.com/it-it
IDAHO: 5 rigeneranti fonti termali nelle Sawtooth Mountains dell’Idaho
L’Idaho vanta il più grande numero di fonti termali naturali di tutti gli Stati Uniti! Esistono almeno 130 piscine naturali accessibili per bagni termali su 340 fonti geotermali di tutte le forme e dimensioni; alcune facilmente raggiungibili, altre che richiedono alcune giornate di camminate. Le acque geotermali dell’Idaho sono calde poiché il riscaldamento proviene dalla crosta terrestre, che spaccandosi le spinge verso l’alto ove in superficie si formano piscine naturali accanto al deflusso dell’acqua calda. Con una tale pressione verso l’alto, l’acqua defluisce calda poiché non ha il tempo di raffreddarsi. Il 90% delle 340 fonti d’acqua calda dell’Idaho sono il risultato di un surplus d’energia che riscalda l’acqua accanto alle linee di faglia, mentre le fonti termali calde rimanenti sono tradizionalmente riscaldate dall’attività vulcanica. Sono le stesse acque geotermali da tempo conosciute dalle tribù degli indiani nativi, che qui vi si radunavano lasciando testimonianze su graffiti rupestri o reperti di rocce e sassi. Poi sfruttate anche da coloni, minatori e cacciatori di pelli fino alla metà dell’800. Una delle zone che vanta un nucleo di belle hot springs naturali è la Sawtooth Mountain National Forest con il suo vasto comprensorio montano ed il patrimonio forestale.
Si possono intraprendere belle camminate in splendidi paesaggi alpini e trovare vasche naturali d’acqua termale calda dove ristorarsi lontani dalla folla, a contatto diretto con madre natura.
Iniziamo quindi il nostro percorso rigenerante – autunnale o invernale – partendo da Stanley, graziosa località alpina nelle montagne Sawtooth. Stanley è la proverbiale comunità delle Rocky Mountain immersa nella natura selvaggia dell’Idaho centrale; zona d’accesso alle Sawtooth Mountains, alla Frank Church Wilderness ed al famoso fiume Salmon River – The River of No Return. Questa pittoresca località si trova incastonata tra le montagne ed il fiume, tanto da essere spesso definita “Alpi Americane”. Le torreggianti vette sono decisamente uno dei più bei paesaggi del nord ovest degli Stati Uniti. Stanley, con la sua varietà di attività all’aperto nell’ambiente così integro, – impareggiabile nei rimanenti stati continentali – combinate al possente fiume Salmon, si assicura una posizione di rilievo per coloro che sono afflitti da compulsione avventurosa!
La prima tappa è alle Challis Hot Springs che distano ad un’ora e mezza d’auto. Ci si può abbandonare ad un bagno rilassante. Due sono le piscine termali, la Large Pool e la Therapy Pool; la prima regolata per una piacevole immersione a tra i 36° e 38° C, mentre la seconda non è regolata e le sue acque mantengono una temperatura tra i 40° ed i 41° C. Entrambe hanno una pavimentazione a ghiaino da consentire all’acqua di sfociare naturalmente attraverso il terreno e mantenete le piscine costantemente colme d’acqua minerale fresca. Si accede alle vasche per soli 10$.
In questa zona remota dello stato, incastonate nell’entroterra tra le piccole comunità di Salmon e Challis, si trovano le fonti termali più maestose dell’altipiano desertico. Le Goldbug Hot Springs sono considerate una vera e propria gemma geotermale. Le piscine si trovano nella National Forest Land; una catena di sei vasche, a cascata sono la coronazione dei desideri degli intrepidi amanti d’acque sorgive naturali calde, Infatti le si raggiungono con una camminata di 5 km. La temperatura dell’acqua varia di stagione in stagione; sabbia e sassi caratterizzano il fondo delle vasche, che sono contornate da muretti di roccia e ricevono l’acqua calda anche in forma di cascate.
Le Kirkham Hot Springs sono assolutamente mozzafiato, a 900 metri d’altitudine si raggiungono scendendo scale a fianco del fiume Payette River dove si trovano le vasche naturali circondate dalle cascate. Le fonti Kirkhams gorgano da un lungo spuntone di roccia che corre parallelo all’affluente South Fork del fiume Payette. È come un tubo flessibile ammollo, con acqua geotermale che fuoriesce dalle rocce in flussi diversi per potenza e temperatura. Da fessure ampie in cima allo spuntone si creano due cascate, perfette per massaggi al collo ed alle spalle. Sotto queste docce e nei vari ruscelli, l’acqua calda naturale si raccoglie in piscine di varia grandezza. Queste fonti termali si ricongiungono al fiume dove l’ingegno umano ha sistemato rocce per formare ulteriori vasche. Ogni piscina geotermale varia in temperatura, quindi è sempre meglio testare prima. Kirkham per altro serve da fonte d’interpretazione sul fenomeno dell’’attività’ geotermale. Infatti, c’è un sentiero che si snoda tra sorgenti e fonti che continuamente offrono acque minerali calde e la segnaletica lungo il percorso descrive le fonti termali e la storia di questa zona.
Le Sunbeam Hot Springs sono vasche adattate con pavimentazione di ghiaino e sabbia. Questa è una delle fonti termali a Stanley che sorge su un sito storico, con un antico edificio termale. Oggi l’edificio non è più accessibile, ma rimane testimonianza del passato termale della località. Sunbeam si manifesta da una collina a nord della Highway 75, mostrando le rocce a forma di cono coperte da vegetazione di alghe gialle ed arancioni. L’acqua scorre sottoterra prima di emergere sulle rive del fiume.
Le fonti chiamate Boat Box sono decisamente tra le più curiose, a soli cinque minuti da Stanley! Esiste sia una vasca di legno – un calderone simile a quello di una strega e che ospita solo due persone – che può essere usata tutto l’anno, sia piscine con muretti di sassi accanto al fiume. La piscina per i bagni è tra le preferite poiché la temperatura è regolabile e nel caso si può sempre raffreddare grazie ad un secchiello che attinge acqua fresca dal fiume. Non ha prezzo quest’acqua minerale che sgorga da una tubatura metallica, mentre ci si adagia in totale relax. Il posto vale l’esperienza soprattutto fotogenica.
Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.
Fonte: The Great American West – Italia
La conceria di cuoio all’aperto che tramanda le sue tradizioni dall’undicesimo secolo
Nella conceria di Chouara le pelli di animali sono preparate alla vecchia maniera: imbevute in vasche di calcare di escrementi di piccione e urina d’asino, battute con le mani e con i piedi e colorate con coloranti naturali, come da tradizioni tramandate da tempi lontani.
La pelle gialla tinta con lo zafferano è considerata la più pregiata ed è tradizionalmente utilizzata per realizzare pantofole a punta chiamate babouche.
Va notato che l’odore non è per i deboli di stomaco, quindi è meglio accettare i rametti di menta offerti alla porta prima di iniziare la visita.
Un suggerimento: seguite il vostro naso!
Fonte: atlasobscura.com
In 15 anni la North Pole Marathon è stata annullata una sola volta per il meteo avverso. Un fatto che parla da sé considerando che si svolge in condizioni di freddo tali per cui ogni altra maratona nel resto del pianeta verrebbe cancellata
Fu questo il motivo delle mie notti insonni la settimana prima della gara. Detesto il freddo, tanto che la sola idea di correre sotto i 15° C mi innervosisce. Ma una corsa nell’Artico sarebbe stata un’esperienza del tutto nuova per la mia carriera di runner. Era il 2014 e stavo per compiere 40 anni: quale occasione migliore per tentare un’impresa estrema.
Per quanto pericoloso, il Polo Nord è una meraviglia sovrannaturale. Pur essendo intimamente consapevole che faresti meglio a trovarti altrove, ne sei rapito, ti incute rispetto, un po’ come un deserto remoto. È una delle maratone che mi sono rimaste nel cuore (malgrado abbia registrato uno dei miei tempi peggiori) e il Polo Nord è certamente uno dei luoghi più straordinari che abbia mai visitato. Correre, tra l’altro, è stata solo una piccola parte dell’esperienza.
Durante il volo per la Norvegia cominciai a capire perché l’iscrizione a questa maratona costasse la bellezza di 16.000 euro. In qualità di atleta sponsorizzato avevo la fortuna di non dover affrontare la spesa e mi chiedevo chi mai fosse in grado di permetterselo. In realtà si trattava dei soliti noti: consulenti finanziari, broker, runner che corrono a scopo di raccolta fondi e atleti professionisti come me, tutti provenienti da una decina di Paesi diversi. Mi sorprese il desiderio di avventura condiviso. Tutti nutrivano una passione per le esperienze uniche, come questa, e per me fu incoraggiante. Non c’è runner che dopo aver corso una maratona prima o poi non desideri aggiungere un’impresa speciale al proprio curriculum.
Arrivato a Oslo presi un volo per Svalbard, l’insediamento abitato più a nord del pianeta. Qui runner e unità di supporto attendono una finestra di bel tempo per potersi imbarcare su un vecchio aereo russo che li trasferisce 650 miglia ancora più a nord, al Polo.
Il paesaggio visto dall’alto è di un bianco abbacinante. Qui si trova Camp Barneo, una base temporanea con pista di atterraggio che ogni anno viene scavata nel ghiaccio da paracadutisti russi appositamente per la corsa. Giunto a destinazione vidi quale unico segno della presenza umana un gruppetto di tende blu contro un’interminabile distesa di vuoto. Un panorama severo dove si ha la sensazione di trovarsi al Polo Nord solo nel momento in cui si mette piede fuori dall’aereo e ci si trova avvolti nel freddo.
A poca distanza dalla pista sono dislocati i dormitori, la mensa e i servizi igienici, che in questo contesto non sono che un grande secchio foderato da un pesante sacco della spazzatura, chiuso da un sedile di polistirolo (qualsiasi altro materiale rischierebbe di congelare la pelle). Trovai rapidamente la mia branda, sistemai il bagaglio e feci conoscenza con il mio ‘compagno di stanza’, Kolja, un tedesco cacciatore di sponsor per la Formula Uno. Scambiammo due chiacchiere, ma intanto non facevo altro che chiedermi se sarei mai riuscito a correre in queste condizioni.
Il percorso della maratona si dipana su uno spesso strato di ghiaccio e neve crostosa che si sposta sotto i piedi, a temperature che oscillano tra -25° C e -41° C, e prevede cinque giri di un lungo anello per complessivi 42,195 km. Può sembrare assurdo dover ripetere lo stesso giro più volte, ma il motivo è presto detto. Da queste parti aprire una nuova pista è un’impresa ardua e inoltre le zone del campo già spalate impattano meno sulle gambe. Ma soprattutto, in caso di necessità, un percorso di questo tipo mantiene i partecipanti a distanza ravvicinata dal campo, un dettaglio rassicurante. Anche trovarsi molto più avanti, o più indietro, rispetto al gruppo degli altri runner può diventare snervante. Al Polo Nord, eventualità come perdere un guanto o bucare il ghiaccio con un piede possono avere conseguenze pesanti, se non addirittura letali.
La maratona prese il via senza troppo clamore e senza spettatori, ad eccezione delle guardie armate russe incaricate di tenere lontani gli orsi polari; il silenzio era amplificato dall’effetto insonorizzante del ghiaccio. Mi sintonizzai sui suoni dell’Artico: la neve che scricchiolava sotto i piedi, la superficie solida che cedeva leggermente sotto il peso dei miei passi.
Il secondo giro si corre sui solchi creati al primo passaggio. Il mio obiettivo era stabilire un record e cercavo di mantenermi al comando. Spesso per superare gli altri ero costretto a uscire dai solchi, avventurandomi su tratti di neve alta fino alle ginocchia.
Giro dopo giro il tracciato si fece sempre più battuto e i chilometri passarono veloci: senza rendermene conto avevo già percorso 18 miglia (30 km). Una volta superata la sensazione di freddo (credetemi, succede) comincia il bello. Con i due terzi della gara nelle gambe cominciai a sentire il bisogno di altro carburante. Mi fermai per assumere un integratore in gel, ma avevo addosso talmente tanti strati che prima di riuscire a portarmelo alla bocca passarono alcuni minuti preziosi. Cercai di allentare la maschera, ma non si mosse: mi si era congelata addosso per via del sudore e del fiato condensato. Le ciglia congelate mi annebbiavano la vista e sollevare anche solo il più piccolo strato dalla pelle mi provocava dolore. Non avevo altra scelta se non infilarmi per qualche minuto dentro un ristoro per riscaldarmi.
Come rimisi piede sulla neve fui accecato dal bagliore, ma la vista si normalizzò nei giri finali. Sebbene fossi anestetizzato, sorrisi nel momento in cui imboccai l’ultimo terzo della gara, arrancando lungo i solchi ormai perfettamente tracciati.
Con un tempo ufficiale poco oltre le quattro ore vinsi la maratona, la più lenta della mia carriera. Il secondo arrivò un’ora dopo di me. Comprensibilmente non esiste un tempo limite per una gara come questa: se sei arrivato fin qui (e hai pagato per farlo), ti lasciano correre a oltranza, pur entro certi limiti. Il mio tempo fu comunque un record, ma dell’Artico mi rimase soprattutto il ricordo di un paesaggio che non dimenticherò. La maratona del Polo Nord ha cambiato anche il mio atteggiamento verso il freddo: nemmeno tre anni più tardi ho partecipato all’Antarctica Marathon.
Fonte: lonelyplanetitalia.it- Michael Wardian