Summer is around the corner and there are so many ways to discover what’s happening in Montréal!
Take a culinary tour from your sofa with celebrated foodie Phil Rosenthal or recreate a Montréal hotel experience right in your home,
“Somebody Feed Phil” celebrates Montréal
Emmy-award winning TV producer and famed foodie Phil Rosenthal celebrates Montréal’s history, culture and culinary scene in the third season of the smash hit Netflix series “Somebody Feed Phil” Dig in!
A hotel experience at home: Project Pineapple
Montréal’s hospitality experts are bringing the comforts of a hotel into everyone’s home with the AHGM’s Project Pineapple. Tell me more
Source: © Tourisme Montréal 2020
Prenotazioni in libertà e al miglior prezzo con la SuperFlex. Il resort in Sardegna di Italian Hospitality Collection pronto ad accogliere gli ospiti in sicurezza e serenità. Grazie alla nuova tariffa SuperFlex due anni di tempo per godere della vacanza. Apertura in grande stile, il 26 giugno, per il Chia Laguna. Adagiato sulla costa più bella e selvaggia della Sardegna sudoccidentale, il resort si prepara ad accogliere i suoi ospiti in tutta sicurezza negli hotel, in spiaggia, ai ristoranti, nel miniclub e nei 13 ettari di spazi comuni. Tra le novità, il restyling dell’hotel Village, con le camere immerse nei giardini di macchia mediterranea completamente rinnovate. • Il verde che fa stare bene Con 240 camere immerse nel verde dei giardini, il nuovo Hotel Village porta la firma dello Studio Marco Piva Milano che l’ha riprogettato ancora più luminoso e accogliente, secondo i canoni dello stile mediterraneo contemporaneo. Le camere si integrano nel Resort come in un piccolo borgo costiero ispirato alle nuances del territorio: il rosa delicato della sabbia e dei fenicotteri che popolano la laguna alternato alle infinite sfumature di azzurro del mare e del cielo e ai toni di verde della macchia tipica dell’isola. Tutto è adesso pronto per garantire agli ospiti una vacanza rigenerante confortata da tutte le comodità. Perfettamente integrato nel resort, il nuovo Hotel Village è infatti a un passo da tutti i servizi: dalla piscina al miniclub, dai ristoranti alla Spa, in comune con gli altri hotel che compongono l’offerta. • Rilassati e sicuri “Ci avviciniamo alla riapertura con gioia e anche con un pizzico di orgoglio – dichiara il general manager Francesco Ascani -. Stiamo ormai ultimando la messa in sicurezza dell’intera struttura, sviluppata su una superficie di 13 ettari, offrendo ampi spazi sia all’interno che all’aperto, sia nelle aree comuni che nella privacy della propria camera”. E a chi gli domanda come sarà la vacanza a Chia questa estate risponde che “le bellissime spiagge saranno sempre lì, ridisegnate con le giuste distanze tra ombrelloni per garantire privacy e sicurezza; ristoranti e bar offriranno l’adeguato distanziamento fra i tavoli previsto dalle normative e sarà comunque possibile usufruire del room service per coniugare il massimo della sicurezza alla piacevolezza di un’esperienza gourmet esclusiva”. Un servizio sempre attento e puntuale e mai invasivo, con la possibilità di fare escursioni, praticare sport individuali, coccolarsi alla Spa. Con il miniclub diviso per fasce d’età a garantire il corretto intrattenimento per i piccoli ospiti e, non ultima, la vivacità della Piazza, che rimane il punto d’incontro serale del Chia Laguna, con una proposta soft ed elegante adatta a grandi e bambini. “Il 26 giugno sarò felice – aggiunge Ascani – di dare il benvenuto, rigorosamente a un metro di distanza, ai primi ospiti di questa stagione che ci vedrà al fianco degli italiani intenzionati a premiare il nostro bellissimo Paese scegliendo di trascorrere le vacanze in Sardegna”. • La certezza della flessibilità Nel rispetto della più totale serenità degli ospiti, in questa stagione molto speciale IHC ha lanciato SuperFlex, la formula per vacanze senza vincoli e al prezzo migliore. Con SuperFlex si hanno infatti ben due anni di tempo per godere della vacanza. Il cliente prenota, pre-paga il prezzo migliore e per 24 mesi può cambiare sia la data del soggiorno che l’hotel all’interno della collezione degli altri alberghi del Gruppo. “Può farlo tutte le volte che vuole – garantisce il general manager – fino a tre giorni prima della data di arrivo”. • Igiene e tutela della salute Il Chia Laguna ha implementato una serie di protocolli operativi che garantiscono i più elevati standard di sicurezza e tutela della salute degli ospiti e dello staff in ottemperanza alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e alle normative italiane previste dagli organi competenti. Sono pubblicate integralmente nel sito web del resort alla pagina dedicata all’Informativa Covid. Italian Hospitality Collection Italian Hospitality Collection riunisce hotel, resort e spa di eccellenza: unici, scelti per la loro bellezza, la loro storia e l’incanto del loro territorio. In Sardegna, il Chia Laguna è immerso nello splendore di uno dei tratti più spettacolari della costa. In Toscana i tre resort della collezione – Fonteverde, Bagni di Pisa, Grotta Giusti – sono nati come residenze termali nobiliari, gioielli di storia e architettura in alcune delle zone più incantevoli della regione come la Val d’Orcia, le colline che abbracciano Pisa e la Valdinievole. In Valle d’Aosta, a Courmayeur, Le Massif è un innovativo ed esclusivo hotel per chi ama l’ospitalità di charme. www.italianhospitalitycollection.com |
Fonte: TTG Promotion
Se cercate l’avventura, considerate la Colombia
La Colombia e il suo territorio vergine emergono dalla giungla delle proposte di viaggio con vaste aree pronte per essere esplorate. Scopritela in bici o lanciandovi in gommone, lungo le vette andine o tra la giungla amazzonica.
È l’unico Paese del Sud America che vanta sia la costa Pacifica che quella Caraibica, più del 10% della sua superficie è protetta da parchi nazionali (rispetto a circa il 3.4 % negli Stati Uniti) e ospita la più alta catena montuosa costiera del mondo: la Sierra Nevada de Santa Marta, che svetta a 5700 metri. Alle pendici di questa catena, nel meraviglioso Parque Nacional Natural Tayroma, è possibile stare a mollo nel caldo mare caraibico, guardando le cime innevate.
Sotto molti aspetti, la Colombia sembra una manciata di paesi diversi cuciti insieme. La costa caraibica trasuda un carattere languido e sensuale che risiede nel fatto che la più famosa escursione di più giorni si trova celata qui nella giungla tropicale. Nell’interno, la chiassosa Bogotá si trova su un’alta valle andina, a 2600 metri dal livello del mare, che la rende la terza capitale più alta del mondo.
A sud di Bogotá, le Ande si dividono e uniscono nelle tre alte catene che risalgono attraverso il paese, creando una serie di opportunità per escursioni e moltissime rapide. Attraversate le Ande nell’est e si scende bruscamente nella vasta Los Llanos, una zona di foreste tropicali ricca di animali selvatici più grande della Thailandia, conosciuta come “il Serengeti del Sud America”.
La Colombia è senza dubbio una delle destinazioni emergenti per l’avventura del mondo, perché molte cose qui sono sconosciute e nonostante ciò assolutamente irresistibili.
Escursioni
Machu Picchu non ha il monopolio delle città andine perdute. Nascosta nella giungla sulle pendici settentrionali della Sierra Nevada de Santa Marta, la Ciudad Perdida è l’obiettivo della più famosa escursione colombiana. È una camminata di cinque o sei giorni attraverso fango, attraversamenti con il fiume che arriva alla vita, caldo torrido e una scalata finale di 1260 scalini per le rovine dell’antica città. Non potrete fare questa camminata in maniera indipendente; solo quattro agenzie di trekking a Santa Marta e Taganga hanno il permesso per entrare.
Il più bel trekking alpino è il Güicán–El Cocuy Circuit Trek di una settimana attraverso Parque Nacional Natural El Cocuy, che segue una catena di meravigliosi laghi alti, cascate e passi montani ad altitudini che superano i 4500 metri.
Per poter dire di aver fatto quest’esperienza prima delle masse, organizzate un’escursione giornaliera a Caño Cristales, volando fino alla remota La Macarena e andando a piedi verso quello che viene definito “il lago più bello del mondo”. La zona è stata riaperta ai visitatori solo nel 2009 dopo anni di attività di guerriglia, ma da settembre a novembre circa la pianta Macarenia clavigera nel letto del fiume diventa rosso scarlatto e viola, aggiungendo sfumature alla sabbia gialla e all’acqua blu.
Per un altro spettacolo naturale, fate un’escursione di mezza giornata attraverso la Valle de Cocora, dove le palme più alte del mondo, palme di cera alte 40 m, spuntano come germogli.
Bicicletta
Due parole: Nairo Quintana. Questo piccolo e potente climber si è fatto i muscoli delle cosce in Colombia, diventando una pubblicità ambulante delle salite assassine del paese. La zona di origine di Quintana è Boyacá, dove gli aspiranti-Nairo si dirigono, sebbene l’altitudine (circa 3000 m) sia faticosa.
Medellín è senza dubbio la base migliore per il ciclismo della Colombia, ma dovrete imparare ad amare le colline. Quella degna di nota qui, che attrae centinaia di ciclisti ogni weekend, è Alto de Las Palmas, che sale a circa 1000 metri sopra la città e verso l’alta valle Oriente, che è un’altra preferita tra i ciclisti. Mettete insieme Alto de Las Palmas e il circuito della Vuelta Oriente e avrete un classico tragitto di circa 100km.
Per prima cosa, però, provate una pedalata domenicale a Bogotá quando, per sette ore, le strade attraverso la capitale sono chiuse ai veicoli a motore e aperte alle bicilette. Conosciuta come Ciclovía, queste chiusure settimanali delle strade sono iniziate a metà degli anni Settanta, abbracciando un’idea innovativa che si sarebbe diffusa presto in tutto il mondo. Oggi, circa un milione di persone partecipa alla Ciclovía di Bogotá ogni fine settimana.
Come ci si aspetterebbe in un paese costellato di natura che unisce montagne e ciclisti sfegatati, anche la mountain bike è popolare.
Le vallate che producono caffè di Quindío offrono buoni percorsi e dagli altopiani intorno a Medellín potrete esplorare sentieri che scendono oltre 1000 metri attraverso foreste pluviali e fino alle gole del fiume.
Immersioni e snorkeling
La Colombia possiede oltre 3.000 km di costa- Pacifica e Caraibica- perciò non sorprende che sia possibile effettuare eccellenti immersioni e snorkeling. I Caraibi vantano il primato per immersioni eccellenti, prime fra tutti le Isole di San Andrés e Providencia, a 700 chilometri dalla costa colombiana ma a poco più di 200 km dal Nicaragua.
Providencia si trova in cima a una delle barriere coralline più grandi del mondo, mentre San Andrés, 90 km a sud, possiede altri 15 km di barriera corallina. Nella più rilassata Providencia i siti di immersione popolari includono Manta’s Place, dove le pastinache americane scivolano nell’acqua, e Tete’s Place, dove la vita marina brulica tra fessure e grotte. A Felipe’s Place, una statua di Cristo sommersa si trova 20 metri sotto la superficie. A San Andrés Piramide è prolifica di pesci, polpi, murene e razze, mentre per i sub amanti dei relitti ci sono due navi affondate, il Blue Diamond e il Nicaraguense, al largo della costa dell’isola.
Per gli aspiranti subacquei, la città di Taganga, lungo la costa caraibica in terraferma, è uno dei luoghi più economici al mondo per imparare.
Rafting
Il kayak rimane un’attività di nicchia in Colombia, ma ci sono molti luoghi famosi per il rafting nelle rapide. Quasi a metà strada tra Bogotá e Medellín, il Río Claro scolpisce un canyon di marmo, dove le rapide sono solo di prima classe, rendendo il percorso delicato e panoramico. A San Agustín, nel sud-ovest del paese, si può effettuare rafting sul fiume più lungo della Colombia, il Río Magdalena, che attraversa rapide di classe II e III, ma è San Gil il posto davvero speciale. La capitale dell’avventura della Colombia pulsa di attività – parapendio, bungee jumping, speleologia, canoa – ma soprattutto la città ruota intorno al rafting. Il Río Fonce offre una discesa di 10 km attraverso le rapide di classe II e III, mentre il Río Suarez offre l’esperienza completa di rodeo acquatico, portandovi nel vortice delle rapide di classe V. È praticamente solo acqua impetuosa sin dal momento della partenza, che si trova a un’ora di auto da San Gil, fino alla fine del viaggio alla confluenza del Río Suarez e del Río Fonce.
Arrampicata
La Suesca è la capitale della roccia in Colombia. A solo un’ora di guida a nord di Bogotá, la città rurale è avvolta da una linea di scogliere di arenaria lunga 4 km che sovrasta il Río Bogotá e una ferrovia in disuso. Le scogliere sono a circa 10 minuti a piedi dalla città lungo i binari del treno e presentano più di 400 percorsi abbastanza ben divisi tra arrampicata tradizionale e sportiva. Le scogliere raggiungono altezze di 125 metri e ce ne sono in abbondanza per tutti i livelli – nella parte alta ci sono salite classificate intorno al 7c + / 5.13. C’è una buona offerta per scalatori a Suesca, con un campeggio alla base delle scogliere e un ostello con negozio di arrampicata nelle vicinanze.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
È l’isola verde per definizione, una “montagna sul mare”, il cui territorio è quasi interamente Parco Naturale Regionale: la Corsica ha una vocazione assoluta per la natura e la protezione dell’ambiente. E tante altre storie da raccontare.
Il parco e le riserve della biodiversità
Creato nel 1972, il Parco Naturale Regionale della Corsica comprende oltre 365.000 ettari. Essenzialmente montuoso, con le vette più alte dell’isola, la più elevata è il Monte Cintu (2.706 m), con due zone litorali e una biodiversità ricca e abbondante, è attraversato da oltre 1.500 km di sentieri di randonnée, fra cui la GR20, e vanta un ricco patrimonio di cultura, storia, tradizioni: un territorio vivo e attivo, con ben 145 comuni, autentici e pittoreschi, e circa 28.000 abitanti.
Ma la natura sull’isola offre tante altre suggestioni. Merito di 83.500 ettari di riserve naturali che hanno l’obiettivo di tutelare la biodiversità terrestre e marina. Pronti a partire per un tour di scoperta?
Cominciamo da Ovest, con la Riserva di Scandola, creata nel 1976, 1.919 ettari di cui 1.000 in mare e habitat dell’aquila pescatrice che nidifica qui. Un luogo splendido, riserva marina e terrestre, non a caso Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Uno spettacolo di rocce rosse e dalle forme più incredibili, che contrastano con il blu del mare…
All’estremo Sud, la Riserva delle Bocche di Bonifacio, 79.460 ettari nel cuore del Parco Marino Internazionale fra Corsica e Sardegna, che comprende anche gli arcipelaghi di Lavezzi, le isole Cerbicales, Bruzzi, Moines, le falesie di Bonifacio, regno degli uccelli marini è uno scampolo di eden fra terra e mare. In zona, la più recente delle riserve naturali della Corsica, nata nel 2000: le Tre Padule di Suartone, 217 ettari di macchia periodicamente invasi dall’acqua, dove vivono specie vegetali particolarmente rare. Sulla costa Est, al largo di Porto Vecchio, la Riserva Naturale delle isole Cerbicales, 6 isolette ricche di una flora e una fauna intatte. Risalendo la costa, a Sud di Bastia, la Riserva Naturale dell’Etang de Biguglia, 1.790 ettari protetti, dove vivono più di 250 specie di diverse di uccelli e 350 varietà di vegetali: è la principale zona umida dell’isola. A Nord di Cap Corse, infine, la Riserva Naturale delle tre isolette di Finocchiarola, la più piccola di soli 3 ettari: disabitate e selvagge, le tre isole proteggono una natura eccezionale.
Città e villaggi, l’arte di vivere in Corsica
Accanto alle città più affascinanti – Ajaccio, la città bianca adagiata sul mare, costellata di souvenir di Napoleone, nato qui; Bastia, barocca, con scorci di case alte dalle persiane verdi; Corte, la storica capitale della Corsica libera di Pasquale Paoli, qui considerato il padre della patria – tanti villaggi autentici e di grande fascino. Ecco una selezione dei più bei villaggi arroccati. Cominciamo da Nord, dalla Balagne, la regione di Calvi. Sant’Antonino, villaggio medievale che domina il mare, è ufficialmente classificato nei “Più bei villaggi di Francia”, un dedalo di stradine di pavé e di case antiche, con sosta d’obbligo per una rinfrescante citronnade, la tipica bibita al limone, imperdibile! Nonza, villaggio arroccato sul Cap Corse, famoso per la sua spiaggia di sabbia nera e per la chiesa di Santa Giulia, dedicata alla martire cristiana nata qui e qui condannata a morte. Sempre nel Cap Corse da non perdere Pinu, villaggio arroccato con le case dai tetti di pietra. Nel centro dell’isola, a 15 minuti da Corte, nella regione verde del Boziu, Tralonca è un bel villaggio pastorale antico, mentre in Casinca, verso la costa Est, merita una sosta Penta, che domina la piana orientale da 400 m di altitudine, e, sempre a Est, Cervione la capitale della nocciola della Corsica: vista panoramica sull’isola d’Elba, Montecristo e Capraia e da gustare la nuciola, crema da spalmare a base di nocciole. A Ovest, sull’altro lato dell’isola, da non perdere Piana, fra le omonime calanques, Patrimonio dell’Unesco che con la chiesa di Santa Maria domina il golfo di Porto. Gran finale a Bonifacio, all’estremo Sud, con la cittadella arroccata sulle falesie di calcare bianco, le chiese e uno struggente cimitero marino affacciato sul grand bleu.
A piedi, a cavallo o in bicicletta?
Un’isola-natura come la Corsica è perfetta da girare in modi sostenibili. A piedi, seguendo uno dei tanti sentieri che la attraversano, primo fra tutti la GR20, l’itinerario di grande randonnée – uno dei più famosi, scenografici e impegnativi d’Europa – che attraversa in diagonale tutta l’isola, da Calenzana a Conca, 180 km (ma naturalmente si possono percorrere solo dei tratti), e una Carta dell’escursionista ecoresponsabile da osservare nel rispetto della natura.
A cavallo, magari una passeggiata equestre lungo le coste, così panoramiche.
Oppure – ed è la tendenza più attuale – in bicicletta, seguendo il percorso della GT20, la Traversata Maiò, versione bike della GR20 (con cui ha alcuni punti di connessione), 550 km totali, 13 tappe da Bastia a Bonifacio. Già una leggenda fra gli appassionati!
Il Gusto dell’Isola
Qualunque sia il modo che avete scelto per andare alla scoperta dell’isola, la Corsica ha in serbo per voi sapori autentici, legati alle tradizioni e a un autentico spirito di convivialità. Dalle castagne agli agrumi, dai salumi ai formaggi ai vini, la gastronomia corsa ama sorprendere. Che cosa non bisogna perdersi? I salumi per cominciare. DOC dal 2012, comprendono specialità come la coppa, il prisuttu, il tipico prosciutto crudo, il lonzu, la panzetta, la saucisse Corse, salame crudo ben stagionato e il figatellu, a base di fegato di maiale, specialità dell’inverno. In quanto ai formaggi, c’è solo l’imbarazzo di scegliere in un’isola dalle lunghe tradizioni pastorali. Il brocciu è il formaggio più famoso, DOC dal 1998, una specie di ricotta di pecora, da consumare fresco o stagionato, spesso con un po’ di acquavite, e proposto in diverse ricette, dalle omelettes, ai cannelloni al dolce fiadone. Poi la toma corsa, di pecora o di capra, da gustare anche con confetture di fichi e noci, una delizia. Ma ogni microregione ha i suoi formaggi: il Niulincu nel Niolu, il Venachese nella regione di Venaco, il Calinzanincu nella Balagne, a Calenzana, il Bastellicacciu a Bastelica e Bocognano, il Sartinese nella regione di Sartène e in generale nel Sud. E ancora miele, olio d’oliva, i canistrelli, il vino, con 9 DOC: Vins de Corse, Patrimonio e Ajaccio, Corse Porto-Vecchio, Corse Figari, Corse Sartene, Corse Calvi, Corse Coteaux du Cap Corse e un vino dolce naturale, il Muscat di Cap Corse.
5 ristoranti stellati
Per gustare i prodotti corsi in versione gastronomica, ecco i 5 ristoranti stellati dell’isola:
U Santa Marina a Porto Vecchio, 1 stella Michelin
La Table de la Ferme Murtoli a Sartène, 1 stella
Casa del Mar a Porto Vecchio, 2 stelle
Le Lido a Propriano, 1 stella
La Signoria a Calvi, 1 stella
Fonte: it.france.fr/it – Rosalba Graglia
Il Paese è pronto a ricevere i turisti adottando nuove misure di sicurezza e speciali protocolli sanitari
Leggiamo il comunicato stampa rilasciato dal Ministero del Turismo della Repubblica Dominicana relativo all’apertura turistica del Paese dall’inizio del mese di luglio
Milano, 10 giugno 2020 – Il Ministero del Turismo della Repubblica Dominicana (MITUR) ha reso noto che il Paese è pronto a ricevere i visitatori internazionali a partire dal 1 luglio. Questa è l’inizio della Fase 4 dedicata al processo di ripartenza e segnata dalle relative misure di sicurezza messa a punto della Comisión de Alto Nivel para la Prevención y el Control de Coronavirus, una fase che prevede l’applicazione di protocolli sanitari speciali per aumentare le dovute precauzioni di prevenzione.
“L’industria turistica dominicana sarà pronta a iniziare a ricevere i visitatori a partire dal 1 luglio, in modo responsabile e rispettando le raccomandazioni degli organi nazionali e internazionali in fatto di igiene, disinfezione e distanziamento sociale” ha affermato il Ministro del Turismo, Francisco Javier García. “Quando i turisti arriveranno nel nostro Paese troveranno ad aspettarli misure in grado di garantire un’esperienza sicura e piacevole, affinché possano godere pienamente dei punti di interesse che hanno reso la Repubblica Dominicana la meta preferita di tutti i Caraibi”, ha aggiunto.
Il Ministero ha annunciato che la maggior parte degli hotel del Paese saranno operativi a partire da tale data e che diversi enti di governo hanno collaborato con le imprese private per sviluppare delle rigide misure di sicurezza e igieniche che garantiscano la salute della popolazione e dei turisti. I protocolli di sicurezza dell’industria turistica sono già disponibili, sono stati approvati dagli enti pubblici preposti e presentano caratteristiche simili alle norme stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per far sì che l’industria turistica dominicana continui ad essere un punto di riferimento per la sicurezza sanitaria nella regione. Tra le misure per hotel, aeroporti, bar e ristoranti, è previsto l’uso di mascherine per tutti, misurazione febbre all’ingresso, presenza di dispenser di gel igienizzante in tutti gli ambienti, camere comprese nel caso di hotel, implementazione frequenza della pulizia e disinfezione, segnaletica ad hoc per il distanziamento sociale, pannelli divisori alla reception tra ospiti e staff, servizio a la carte e al tavolo nei ristoranti e bar, rispetto della capacità delle sale etc…
Informazioni sulla Repubblica Dominicana
La Repubblica Dominicana è una destinazione riconosciuta a livello internazionale per le sue escursioni uniche in contesti naturalistici di grande bellezza, la ricca cultura, i numerosi servizi e il clima temperato perfetto tutto l’anno. Facilmente raggiungibile con voli diretti dai principali aeroporti internazionali, il Paese è un’oasi ideale per celebrità, coppie e famiglie. Con i suoi itinerari naturalistici, le spiagge e i campi da golf di alto livello, qui ci si può rilassare in strutture di lusso, esplorare le memorie dei secoli passati, degustare i piatti tipici della gastronomia dominicana o avventurarsi in percorsi eco-turistici attraversando parchi nazionali, fiumi e catene montuose. Circondata dal mare dei Caraibi a sud e dall’Oceano Atlantico a nord, la Repubblica Dominicana offre una varietà di attività sportive, ricreative e di intrattenimento, esperienze culturali esclusive come balli, festeggiamenti del Carnevale e prodotti tipici dominicani come il tabacco, il rum, il cioccolato, il caffè, l’ambra e il larimar. Ogni regione ha qualcosa da offrire per ogni tipologia di viaggiatore e budget: l’avventurosa Puerto Plata, l’esuberante Samanà, la storica capitale Santo Domingo, la soleggiata Punta Cana, la lussuosa La Romana, l’allegra Barahona. Oltre alle numerose esperienze lungo le coste inesplorate, è riconosciuta per la sua popolazione ospitale e amichevole. Con otto aeroporti internazionali e nove zone ecologiche diverse, non è mai stato così facile raggiungere la destinazione.
Fonte: Ente-Ufficio Turismo Repubblica Dominicana
Il delta dell’Okavango, uno dei pochi delta interni esistenti, è il luogo in cui il fiume omonimo termina in modo spettacolare il suo corso, creando un ricco ambiente naturale che rende i safari in Botswana incomparabili
Pensavate che il vostro safari in Africa fosse un’avventura nelle zone più selvagge del continente, con il cuore a mille, il binocolo puntato, gli occhi pronti a cogliere ogni movimento e la vostra guida intenta a tracciare un sentiero nella prateria su un fuoristrada aperto ai lati in cerca di animali grandi e piccoli. E invece avete gli occhi chiusi, siete praticamente distesi e vi muovete a poco più di 1 km/h. E siete estasiati.
L’Okavango è un delta interno unico e un mondo acquatico senza eguali. Ogni anno riceve (e finisce per consumare) le acque alluvionali provenienti dagli altopiani dell’Angola. Al culmine della portata d’acqua, la sua superficie è di quasi 20.000 kmq, un ambiente di isole, lagune e canali con una ricca vegetazione e un’alta concentrazione di animali. Anche qui si può fare il classico safari in auto, ma scivolare lungo i canali orlati di canne in una tradizionale piroga (mokoro) è un’esperienza unica. Con lo sguardo quasi a pelo d’acqua, avvertirete l’ambiente circostante farsi più ampio, e gli avvistamenti di elefanti, giraffe e antilopi diventare speciali. Nei momenti di pausa, guardando il cielo azzurro e chiudendo gli occhi, sentirete solo il canto degli uccelli africani. Benvenuti nell’Okavango!
Fonte: lonelyplanetitalia.it
VIVERE UN’OASI DI LUSSO URBANA AL BULGARI RESORT & RESIDENCES DUBAI
Situato sull’isola di Jumeirah Bay a forma di cavalluccio marino, il Bulgari Resort & Residences Dubai, aperto di recente, è una vera oasi urbana, progettata nello stile di un villaggio sul mare mediterraneo e arricchita dall’uso del marchio di materiali rari distintivi, colori stimolanti e insoliti textures.
L’enorme proprietà comprende un resort, sei condomini residenziali, 15 palazzi, un beach club e un porto turistico e yacht club da 50 posti.
Aspettati un’eccezionale gastronomia italiana a Il Ristorante Niko Romito, stellato Michelin, piatti più informali a La Spiaggia e bevande esclusive con vista sul Golfo Persico a Il Bar.
Prendi il sole in una cabana privata sulla spiaggia, nuota nella piscina coperta o all’aperto o abbandonati al relax nella spa di 1700 metri quadrati. Sfoglia l’esclusiva boutique di cioccolato, goditi un’esperienza privata per la cena nel giardino segreto dei limoni o attraversa il ponte ed esplora la vibrante città di Dubai.
Fonte: xoprivate.com
VIVERE UN’OASI DI LUSSO URBANA AL BULGARI RESORT & RESIDENCES DUBAI
Situato sull’isola di Jumeirah Bay a forma di cavalluccio marino, il Bulgari Resort & Residences Dubai, aperto di recente, è una vera oasi urbana, progettata nello stile di un villaggio sul mare mediterraneo e arricchita dall’uso del marchio di materiali rari distintivi, colori stimolanti e insoliti textures.
L’enorme proprietà comprende un resort, sei condomini residenziali, 15 palazzi, un beach club e un porto turistico e yacht club da 50 posti.
Aspettati un’eccezionale gastronomia italiana a Il Ristorante Niko Romito, stellato Michelin, piatti più informali a La Spiaggia e bevande esclusive con vista sul Golfo Persico a Il Bar.
Prendi il sole in una cabana privata sulla spiaggia, nuota nella piscina coperta o all’aperto o abbandonati al relax nella spa di 1700 metri quadrati. Sfoglia l’esclusiva boutique di cioccolato, goditi un’esperienza privata per la cena nel giardino segreto dei limoni o attraversa il ponte ed esplora la vibrante città di Dubai.
Fonte: xoprivate.com
Secondo alcune nuove testimonianze, i sacerdoti-imbalsamatori erano imprenditori esperti che offrivano pacchetti funebri per tutte le tasche.
L’annuncio di questa scoperta, nel luglio del 2018, è finito in prima pagina sui giornali di tutto il mondo: gli archeologi avevano riportato alla luce un’antica “agenzia funebre” egizia dalle profondità del deserto di Saqqara, una ramificata necropoli (letteralmente, “città dei morti”) sulle rive del Nilo a meno di 35 km a sud del Cairo.
Nei due anni trascorsi da allora, un’approfondita analisi dei reperti e nuove scoperte in un vicino cunicolo pieno di tombe hanno restituito un vero e proprio tesoro di informazioni sul business della morte nell’antico Egitto. Per secoli, l’archeologia nella terra dei faraoni si è concentrata sulla scoperta di iscrizioni e manufatti provenienti dalle tombe reali piuttosto che sui dettagli della vita quotidiana. I laboratori di mummificazione probabilmente esistevano nelle necropoli di tutto l’Egitto, ma sono stati trascurati da generazioni di archeologi che avevano fretta di raggiungere le tombe più profonde.
Ma adesso tutto è cambiato grazie alle scoperte di Saqqara dove, per la prima volta, sono state rinvenute e documentate testimonianze archeologiche di una fiorente attività nel settore funerario.
“Gli indizi rinvenuti mostrano che gli imbalsamatori avevano un ottimo senso degli affari” afferma Ramadan Hussein, un egittologo che lavora presso l’Università di Tubinga in Germania, “erano molto bravi a proporre le varie alternative”.
Non puoi permetterti una maschera funeraria di lusso realizzata in oro e argento? Ecco pronta l’alternativa in “stucco bianco e foglia d’oro”, dice Hussein. Non hai abbastanza denaro per conservare le tue interiora in splendidi contenitori di alabastro egiziano? Perché non scegliere invece un bel set in terracotta dipinta?
“Eravamo a conoscenza di questa attività grazie ai testi [antichi]”, dice Hussein, “ma ora siamo in grado di contestualizzare il business che ruotava intorno alla morte”.
Una scoperta imprevista
Hussein ha iniziato a lavorare a Saqqara nel 2016, cercando tombe datate all’incirca al 600 a.C. e nascoste a grandi profondità. I profondi cunicoli erano stati quasi del tutto ignorati dai primi egittologi che spesso si concentravano sulle sepolture dei periodi più antichi della storia egiziana. Il lavoro del suo team è rappresentato in una nuova serie targata National Geographic, articolata in quattro parti, dal titolo: “Mummie: misteri nelle piramidi” che debutterà in Italia su National Geographic (Sky 403) il prossimo 4 giugno. Durante l’esplorazione di un’area esaminata in precedenza alla fine dell’800, Hussein e il suo team hanno scoperto un cunicolo scavato nel substrato roccioso pieno di sabbia e detriti.
Dopo aver rimosso 42 tonnellate di materiale, gli archeologi hanno raggiunto il fondo del cunicolo lungo ben 12 metri e hanno trovato una camera spaziosa, dal soffitto alto. Anche questa era invasa da sabbia e blocchi di pietra che era necessario rimuovere. Tra le macerie c’erano centinaia di frammenti di vasellame, ciascuno dei quali doveva essere attentamente documentato e conservato. Il minuzioso lavoro di scavo è durato mesi.
Quando alla fine la camera è stata svuotata, il team è rimasto sorpreso nello scoprire che non si trattava di una tomba. Nella camera erano presenti un’area sollevata, simile a un tavolo, e canali poco profondi scavati nella roccia lungo la base di una parete. In un angolo, un recipiente delle dimensioni di un fusto era pieno di carbone, cenere e sabbia scura. Un tunnel più vecchio, appartenente a un’intricata rete di passaggi scavati nelle rocce al di sotto di Saqqara, permetteva il passaggio di aria fresca.
Gli indizi suggerirono a Hussein che quella camera fosse un laboratorio di mummificazione, dotato di un bruciatore di incenso di notevoli dimensioni, di canali di drenaggio per lo scolo del sangue e di un sistema di ventilazione naturale.
“Per effettuare un’eviscerazione qui sotto serve un flusso di aria che permetta di liberarsi degli insetti”, dice Hussein. “Per lavorare sui cadaveri c’è bisogno di un ricambio d’aria continuo”. Durante lo scorso anno, gli esperti di terracotta sono stati in grado di ricongiungere i frammenti di ceramica, ricostruendo centinaia di piccole ciotole e vasetti, ciascuno dotato di un’iscrizione.
“Ogni singolo contenitore o ciotola riportava il nome della sostanza contenuta e i giorni della procedura di imbalsamazione in cui era stata usata”, specifica Hussein, “le istruzioni erano scritte direttamente sugli oggetti”.
Riti sacri, cruda realtà
La scoperta è stata una manna dal cielo per i ricercatori che studiano le pratiche funerarie dell’antico Egitto, e offre un punto di vista unico sui riti sacri, e sulla cruda realtà, della mummificazione.
Sebbene questa elaborata procedura sia ampiamente documentata attraverso testi ma anche raffigurazioni artistiche sulle pareti delle tombe egizie, è stato difficile ritrovare testimonianze archeologiche.
“Pochissimi laboratori dedicati a questo processo sono stati riportati alla luce”, afferma Dietrich Raue, curatore del Museo egizio dell’Università di Lipsia, “e ciò determina una grave lacuna nelle nostre conoscenze”. Le scoperte a Saqqara stanno aiutando a colmare quel vuoto, aggiunge Hussein, “per la prima volta possiamo parlare di archeologia dell’imbalsamazione”.
Per gli antichi egizi che credevano che il corpo dovesse rimanere intatto per ospitare l’anima nella vita ultraterrena, l’imbalsamazione era un misto fra rito sacro e procedura medica. L’intero processo prevedeva un rituale meticolosamente organizzato, con preghiere e riti specifici da svolgere in ciascuno dei 70 giorni necessari per trasformare il corpo di una persona defunta in una mummia.
Innanzitutto gli organi interni venivano rimossi e conservati in contenitori che gli archeologi chiamano vasi canopi. Quindi il sangue veniva seccato usando sali speciali come il natron. Successivamente il corpo del defunto veniva unto con oli profumati e avvolto in bende e nelle pieghe dei tessuti venivano inseriti amuleti e formule magiche. Infine la mummia veniva adagiata in una tomba dotata del necessario per affrontare l’aldilà a seconda di ciò che il defunto poteva permettersi.
Le imponenti piramidi dei faraoni e il luccicante oro della tomba del faraone Tutankhamon sono un famoso esempio di quanto i più ricchi tra gli egizi fossero disposti a spendere per assicurarsi di trascorrere l’eternità con stile. “Era un settore fiorente”, afferma Hussein. Ma il viaggio di una mummia non si concludeva con l’imbalsamazione e la sepoltura, e di conseguenza neanche il flusso di denaro. Oltre a ricoprire il ruolo di sacerdoti e necrofori, gli antichi imbalsamatori egizi erano anche agenti immobiliari.
Cura perpetua, profitti perpetui
Mentre i faraoni e l’elite egiziana venivano mummificati e sepolti in casse finemente decorate e spaziose tombe arricchite da corredi funerari, la ricerca di Hussein mostra che gli antichi necrofori offrivano pacchetti scontati adatti a tutte le tasche. Nel gergo degli affari di oggi, potremmo dire che erano “integrati verticalmente”, offrendo un servizio completo dall’eviscerazione dei cadaveri e sepoltura fino alla cura e manutenzione delle anime dei defunti, naturalmente il tutto dietro compenso. Ad appena pochi passi dal laboratorio di mummificazione di Saqqara, gli archeologi hanno scoperto un secondo cunicolo che conduce a un complesso di sei tombe. All’interno di questa mezza dozzina di tombe c’erano oltre 50 mummie.
In fondo al cunicolo, circa 30 metri al di sotto della superficie, dove gli spazi erano più cari in quanto più vicini agli inferi, le sepolture erano particolarmente elaborate e costose. Tra di esse c’era una donna sepolta all’interno di un sarcofago in roccia calcarea che pesava sette tonnellate e mezzo. In una camera vicina c’era una donna con la faccia coperta da una maschera realizzata in oro e argento. Era la prima maschera di quel tipo ritrovata in Egitto da oltre mezzo secolo.
Ma il complesso ospitava anche egiziani appartenenti al ceto medio o alla classe operaia sepolti in semplici casse di legno, o semplicemente avvolti nelle bende e seppelliti in fosse di sabbia. Utilizzando strumenti di mappatura tridimensionali, Hussein è stato in grado di ricostruire l’organizzazione delle sepolture. Le sue scoperte confermano quanto suggerito dai documenti su papiro recuperati da Saqqara più di un secolo fa, ovvero che gli intraprendenti imbalsamatori seppellivano decine di corpi nel cunicolo funerario, quindi ricevevano compensi in denaro o ottenevano appezzamenti di terreno in cambio del mantenimento spirituale di ciascuna mummia.
La società degli antichi egizi comprendeva un’intera classe di sacerdoti dedicata alla cura dello spirito dei morti. Tra i loro compiti figurava la manutenzione delle tombe e la preghiera per i proprietari defunti. Alcuni possedevano decine di tombe, ciascuna contenente centinaia di mummie. “Ogni settimana le persone dovevano portare le offerte per i morti per mantenerli in vita”, dice Koen Donker van Heel, egittologo presso l’Università di Leida che ha trascorso anni a studiare i contratti legali che i sacerdoti firmavano con le famiglie del defunto. “In poche parole i morti valgono denaro.”
Per la prima volta le testimonianze archeologiche confermano ciò che fino a ora si poteva soltanto supporre sulla base delle iscrizioni e di documenti legali vecchi di migliaia di anni. Scoperte come queste rendono speciali gli scavi di Saqqara. Si tratta di un’evoluzione dell’egittologia: gli studiosi cercano sempre più dettagli per raccontare la vita quotidiana degli egizi, invece di concentrarsi sulle tombe più ricche. “Ramadan sta ricavando moltissime informazioni che nel passato andavano perdute” afferma Raue, il curatore di Lipsia. “Esisteva un’intera infrastruttura in superficie che è stata semplicemente rimossa senza essere documentata”.
Ciò significa che il futuro può riservare molte altre scoperte per i ricercatori che saranno abbastanza pazienti da volerle trovare. Studiando attentamente i vecchi rapporti di scavo, Hussein si è reso conto che il cunicolo che conduce al laboratorio di mummificazione si trovava a meno di un metro da dove le equipe francesi ed egiziane avevano interrotto le loro ricerche nel 1899. La camera e ciò che conteneva erano nascosti dalla sabbia che frettolosamente era stata spalata di lato.
“Forse dobbiamo tornare nei siti che sono stati esplorati tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900”, conclude Hussein “e scavarli di nuovo”.
Fonte: nationalgeographic.it- ANDREW CURRY
Secondo alcune nuove testimonianze, i sacerdoti-imbalsamatori erano imprenditori esperti che offrivano pacchetti funebri per tutte le tasche.
L’annuncio di questa scoperta, nel luglio del 2018, è finito in prima pagina sui giornali di tutto il mondo: gli archeologi avevano riportato alla luce un’antica “agenzia funebre” egizia dalle profondità del deserto di Saqqara, una ramificata necropoli (letteralmente, “città dei morti”) sulle rive del Nilo a meno di 35 km a sud del Cairo.
Nei due anni trascorsi da allora, un’approfondita analisi dei reperti e nuove scoperte in un vicino cunicolo pieno di tombe hanno restituito un vero e proprio tesoro di informazioni sul business della morte nell’antico Egitto. Per secoli, l’archeologia nella terra dei faraoni si è concentrata sulla scoperta di iscrizioni e manufatti provenienti dalle tombe reali piuttosto che sui dettagli della vita quotidiana. I laboratori di mummificazione probabilmente esistevano nelle necropoli di tutto l’Egitto, ma sono stati trascurati da generazioni di archeologi che avevano fretta di raggiungere le tombe più profonde.
Ma adesso tutto è cambiato grazie alle scoperte di Saqqara dove, per la prima volta, sono state rinvenute e documentate testimonianze archeologiche di una fiorente attività nel settore funerario.
“Gli indizi rinvenuti mostrano che gli imbalsamatori avevano un ottimo senso degli affari” afferma Ramadan Hussein, un egittologo che lavora presso l’Università di Tubinga in Germania, “erano molto bravi a proporre le varie alternative”.
Non puoi permetterti una maschera funeraria di lusso realizzata in oro e argento? Ecco pronta l’alternativa in “stucco bianco e foglia d’oro”, dice Hussein. Non hai abbastanza denaro per conservare le tue interiora in splendidi contenitori di alabastro egiziano? Perché non scegliere invece un bel set in terracotta dipinta?
“Eravamo a conoscenza di questa attività grazie ai testi [antichi]”, dice Hussein, “ma ora siamo in grado di contestualizzare il business che ruotava intorno alla morte”.
Una scoperta imprevista
Hussein ha iniziato a lavorare a Saqqara nel 2016, cercando tombe datate all’incirca al 600 a.C. e nascoste a grandi profondità. I profondi cunicoli erano stati quasi del tutto ignorati dai primi egittologi che spesso si concentravano sulle sepolture dei periodi più antichi della storia egiziana. Il lavoro del suo team è rappresentato in una nuova serie targata National Geographic, articolata in quattro parti, dal titolo: “Mummie: misteri nelle piramidi” che debutterà in Italia su National Geographic (Sky 403) il prossimo 4 giugno. Durante l’esplorazione di un’area esaminata in precedenza alla fine dell’800, Hussein e il suo team hanno scoperto un cunicolo scavato nel substrato roccioso pieno di sabbia e detriti.
Dopo aver rimosso 42 tonnellate di materiale, gli archeologi hanno raggiunto il fondo del cunicolo lungo ben 12 metri e hanno trovato una camera spaziosa, dal soffitto alto. Anche questa era invasa da sabbia e blocchi di pietra che era necessario rimuovere. Tra le macerie c’erano centinaia di frammenti di vasellame, ciascuno dei quali doveva essere attentamente documentato e conservato. Il minuzioso lavoro di scavo è durato mesi.
Quando alla fine la camera è stata svuotata, il team è rimasto sorpreso nello scoprire che non si trattava di una tomba. Nella camera erano presenti un’area sollevata, simile a un tavolo, e canali poco profondi scavati nella roccia lungo la base di una parete. In un angolo, un recipiente delle dimensioni di un fusto era pieno di carbone, cenere e sabbia scura. Un tunnel più vecchio, appartenente a un’intricata rete di passaggi scavati nelle rocce al di sotto di Saqqara, permetteva il passaggio di aria fresca.
Gli indizi suggerirono a Hussein che quella camera fosse un laboratorio di mummificazione, dotato di un bruciatore di incenso di notevoli dimensioni, di canali di drenaggio per lo scolo del sangue e di un sistema di ventilazione naturale.
“Per effettuare un’eviscerazione qui sotto serve un flusso di aria che permetta di liberarsi degli insetti”, dice Hussein. “Per lavorare sui cadaveri c’è bisogno di un ricambio d’aria continuo”. Durante lo scorso anno, gli esperti di terracotta sono stati in grado di ricongiungere i frammenti di ceramica, ricostruendo centinaia di piccole ciotole e vasetti, ciascuno dotato di un’iscrizione.
“Ogni singolo contenitore o ciotola riportava il nome della sostanza contenuta e i giorni della procedura di imbalsamazione in cui era stata usata”, specifica Hussein, “le istruzioni erano scritte direttamente sugli oggetti”.
Riti sacri, cruda realtà
La scoperta è stata una manna dal cielo per i ricercatori che studiano le pratiche funerarie dell’antico Egitto, e offre un punto di vista unico sui riti sacri, e sulla cruda realtà, della mummificazione.
Sebbene questa elaborata procedura sia ampiamente documentata attraverso testi ma anche raffigurazioni artistiche sulle pareti delle tombe egizie, è stato difficile ritrovare testimonianze archeologiche.
“Pochissimi laboratori dedicati a questo processo sono stati riportati alla luce”, afferma Dietrich Raue, curatore del Museo egizio dell’Università di Lipsia, “e ciò determina una grave lacuna nelle nostre conoscenze”. Le scoperte a Saqqara stanno aiutando a colmare quel vuoto, aggiunge Hussein, “per la prima volta possiamo parlare di archeologia dell’imbalsamazione”.
Per gli antichi egizi che credevano che il corpo dovesse rimanere intatto per ospitare l’anima nella vita ultraterrena, l’imbalsamazione era un misto fra rito sacro e procedura medica. L’intero processo prevedeva un rituale meticolosamente organizzato, con preghiere e riti specifici da svolgere in ciascuno dei 70 giorni necessari per trasformare il corpo di una persona defunta in una mummia.
Innanzitutto gli organi interni venivano rimossi e conservati in contenitori che gli archeologi chiamano vasi canopi. Quindi il sangue veniva seccato usando sali speciali come il natron. Successivamente il corpo del defunto veniva unto con oli profumati e avvolto in bende e nelle pieghe dei tessuti venivano inseriti amuleti e formule magiche. Infine la mummia veniva adagiata in una tomba dotata del necessario per affrontare l’aldilà a seconda di ciò che il defunto poteva permettersi.
Le imponenti piramidi dei faraoni e il luccicante oro della tomba del faraone Tutankhamon sono un famoso esempio di quanto i più ricchi tra gli egizi fossero disposti a spendere per assicurarsi di trascorrere l’eternità con stile. “Era un settore fiorente”, afferma Hussein. Ma il viaggio di una mummia non si concludeva con l’imbalsamazione e la sepoltura, e di conseguenza neanche il flusso di denaro. Oltre a ricoprire il ruolo di sacerdoti e necrofori, gli antichi imbalsamatori egizi erano anche agenti immobiliari.
Cura perpetua, profitti perpetui
Mentre i faraoni e l’elite egiziana venivano mummificati e sepolti in casse finemente decorate e spaziose tombe arricchite da corredi funerari, la ricerca di Hussein mostra che gli antichi necrofori offrivano pacchetti scontati adatti a tutte le tasche. Nel gergo degli affari di oggi, potremmo dire che erano “integrati verticalmente”, offrendo un servizio completo dall’eviscerazione dei cadaveri e sepoltura fino alla cura e manutenzione delle anime dei defunti, naturalmente il tutto dietro compenso. Ad appena pochi passi dal laboratorio di mummificazione di Saqqara, gli archeologi hanno scoperto un secondo cunicolo che conduce a un complesso di sei tombe. All’interno di questa mezza dozzina di tombe c’erano oltre 50 mummie.
In fondo al cunicolo, circa 30 metri al di sotto della superficie, dove gli spazi erano più cari in quanto più vicini agli inferi, le sepolture erano particolarmente elaborate e costose. Tra di esse c’era una donna sepolta all’interno di un sarcofago in roccia calcarea che pesava sette tonnellate e mezzo. In una camera vicina c’era una donna con la faccia coperta da una maschera realizzata in oro e argento. Era la prima maschera di quel tipo ritrovata in Egitto da oltre mezzo secolo.
Ma il complesso ospitava anche egiziani appartenenti al ceto medio o alla classe operaia sepolti in semplici casse di legno, o semplicemente avvolti nelle bende e seppelliti in fosse di sabbia. Utilizzando strumenti di mappatura tridimensionali, Hussein è stato in grado di ricostruire l’organizzazione delle sepolture. Le sue scoperte confermano quanto suggerito dai documenti su papiro recuperati da Saqqara più di un secolo fa, ovvero che gli intraprendenti imbalsamatori seppellivano decine di corpi nel cunicolo funerario, quindi ricevevano compensi in denaro o ottenevano appezzamenti di terreno in cambio del mantenimento spirituale di ciascuna mummia.
La società degli antichi egizi comprendeva un’intera classe di sacerdoti dedicata alla cura dello spirito dei morti. Tra i loro compiti figurava la manutenzione delle tombe e la preghiera per i proprietari defunti. Alcuni possedevano decine di tombe, ciascuna contenente centinaia di mummie. “Ogni settimana le persone dovevano portare le offerte per i morti per mantenerli in vita”, dice Koen Donker van Heel, egittologo presso l’Università di Leida che ha trascorso anni a studiare i contratti legali che i sacerdoti firmavano con le famiglie del defunto. “In poche parole i morti valgono denaro.”
Per la prima volta le testimonianze archeologiche confermano ciò che fino a ora si poteva soltanto supporre sulla base delle iscrizioni e di documenti legali vecchi di migliaia di anni. Scoperte come queste rendono speciali gli scavi di Saqqara. Si tratta di un’evoluzione dell’egittologia: gli studiosi cercano sempre più dettagli per raccontare la vita quotidiana degli egizi, invece di concentrarsi sulle tombe più ricche. “Ramadan sta ricavando moltissime informazioni che nel passato andavano perdute” afferma Raue, il curatore di Lipsia. “Esisteva un’intera infrastruttura in superficie che è stata semplicemente rimossa senza essere documentata”.
Ciò significa che il futuro può riservare molte altre scoperte per i ricercatori che saranno abbastanza pazienti da volerle trovare. Studiando attentamente i vecchi rapporti di scavo, Hussein si è reso conto che il cunicolo che conduce al laboratorio di mummificazione si trovava a meno di un metro da dove le equipe francesi ed egiziane avevano interrotto le loro ricerche nel 1899. La camera e ciò che conteneva erano nascosti dalla sabbia che frettolosamente era stata spalata di lato.
“Forse dobbiamo tornare nei siti che sono stati esplorati tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900”, conclude Hussein “e scavarli di nuovo”.
Fonte: nationalgeographic.it- ANDREW CURRY