Il Gruppo Lufthansa ricomincia a volare e presenta un filmato sulla sicurezza a bordo

Dopo molte settimane a casa desideriamo tutti una pausa dalla vita di tutti i giorni. Il desiderio di riscoprire l’Europa e il mondo sta crescendo di nuovo. Con l’eliminazione delle restrizioni di viaggio e il conseguente aumento della domanda, le compagnie aeree del Gruppo Lufthansa amplieranno significativamente i loro programmi di volo nelle prossime settimane e mesi. L’obiettivo è rendere il maggior numero possibile di destinazioni accessibili ai vacanzieri e ai viaggiatori d’affari.

Misure speciali per la protezione dei viaggiatori

Le compagnie aeree del Gruppo Lufthansa estenderanno ulteriormente la rete di collegamenti a partire da luglio 2020.
Dall’Italia vengono intensificati i collegamenti arrivando ad offrire 241 frequenze settimanali da ben 15 aeroporti italiani
Austrian Airlines, Lufthansa e SWISS stanno aggiungendo numerose destinazioni europee e più destinazioni intercontinentali a partire da luglio 2020.

Austrian Airlines riprenderà i voli intercontinentali a partire dal 1 ° luglio 2020 e offrirà voli per Bangkok, Chicago, Newark/New York e Washington D.C. fino a tre volte a settimana. Sulle rotte europee Il Cairo, Mosca, Podgorica, Sibiu e Zagabria verranno aggiunte all’offerta di volo esistente.

Lufthansa volerà verso molte altre destinazioni intercontinentali da Francoforte, tra cui Boston, Houston, Johannesburg, Los Angeles e Vancouver. Inoltre, verranno ripresi i voli per oltre 60 destinazioni in Europa, tra cui Dublino, Marsiglia, Reykjavík, Salisburgo e Valencia.

SWISS si sta concentrando sull’ampliamento della sua offerta di voli europei e sta già servendo tutte le principali città europee, tra cui Amsterdam, Bruxelles, Londra, Madrid, Parigi, Stoccolma, Varsavia e Vienna. Altre destinazioni intercontinentali verranno inoltre aggiunte al network.

Eurowings ripristinerà dal 30 al 40 percento della sua capacità di volo a partire da luglio, con particolare attenzione ai voli da/per Colonia/Bonn, Düsseldorf, Amburgo e Stoccarda.

I sistemi di prenotazione sono stati aggiornati con i nuovi orari dei voli di Austrian Airlines, Lufthansa e SWISS per il periodo dal 1 al 5 luglio 2020.

Cancellazione dei voli e opzioni per il cambio di prenotazione

Con la pubblicazione del nuovo programma di volo fino al 5 luglio 2020, saranno anche effettuate alcune necessarie cancellazioni. Le cancellazioni dei voli sono state gradualmente implementate nei sistemi di prenotazione dal 4 giugno 2020.

Espansione graduale della rete di rotte entro settembre 2020

A settembre 2020, le compagnie aeree del Gruppo Lufthansa serviranno nuovamente il 90 percento di tutte le destinazioni a corto e medio raggio previste inizialmente e il 70 percento di destinazioni a lungo raggio. I clienti che stanno pianificando le vacanze autunnali e invernali avranno quindi accesso a una vasta rete di collegamenti in tutto il mondo e un’ampia scelta di destinazioni.

Normative di ingresso in vigore

Durante la pianificazione del viaggio, consigliamo ai clienti di osservare le disposizioni in materia di ingresso e quarantena delle rispettive destinazioni.

Servizio di bordo semplificato per una maggiore sicurezza

È importante che le compagnie aeree del Gruppo Lufthansa offrano ai passeggeri il miglior servizio possibile, soprattutto in questi periodi in cui viaggiare è più complesso del solito. La nostra massima priorità: la salute dei passeggeri e dell’equipaggio. Insieme ai virologi, tutti i processi a bordo sono stati esaminati in dettaglio e, in alcuni casi, adattati per ridurre al minimo il contatto fisico tra l’equipaggio e gli ospiti. Un servizio di bordo semplificato con una gamma adeguata di alimenti e bevande è attualmente previsto fino al 31 agosto 2020.

Faremo tutto il possibile per garantire che i nostri clienti possano viaggiare in sicurezza e senza preoccupazioni.

Fonte: eXperts – lufthansaexperts.com

SCOPRIAMO COME VISITARLA

Da quando i voli a motore supportano la cartografia fornendogli immagini accurate del nostro pianeta azzurro, è universalmente accettato che esistano sette continenti: Asia, Africa, Nord America, Sud America, Europa, Australia e Antartide.

Ma se i vostri libri di scuola si sbagliassero? Adesso possediamo prove evidenti che testimoniano l’esistenza di un ottavo continente quasi completamento sommerso dall’oceano. E no, non è Atlantide, la città perduta. In realtà è un continente che potreste aver visitato. Si chiama Zealandia.

Milford Sound è una minuscola punta del continente perduto della Zealandia che emerge dall’oceano © kris1138 via Getty Images

Con dimensioni e forma simili alla Groenlandia, la Zealandia (chiamata anche Tasmantide, che onestamente ricorda un po’ “Atlantide”) è grande all’incirca 3,5 milioni di chilometri quadrati (1,35 milioni di miglia quadrate). Si sarebbe separata dall’antico supercontinente Gondwana all’inizio del Giurassico, per poi sganciarsi anche dall’Antartide e dall’Oceania circa 23 milioni di anni fa, come un iceberg staccato dalla piattaforma di ghiaccio Amery.

Oggi, il 93% di questo ottavo continente è sommerso, quindi a meno che non siate una sirena, l’unico modo per vederlo è dirigersi a sud del Pacifico e visitare le isole della Zealandia che, separate dall’oceano ma collegate sott’acqua, rimangono visibili.

Tiny Oban è una delle poche zone popolate della Zealandia © Dianne Manson / Stringer

Nuova Zelanda

Il primo (omonimo) passo per approdare nel misterioso continente della Zealandia, è ovviamente la Nuova Zelanda. Paese di origine della grande maggioranza di abitanti umani della Zealandia, è anche una delle destinazioni di viaggio più affascinanti del pianeta ed è dotata di infrastrutture turistiche efficienti.

Se vi siete accaparrati un posto al finestrino nel volo per Auckland, vedrete una città costruita su una massa continentale composta da 50 vulcani. Passando dall’Isola del Nord all’Isola del Sud, potrete ammirare i paesaggi definiti dalla loro origine vulcanica, le foreste primordiali e la straordinaria fauna. Ma per avere un’idea di quello che c’era una volta, dirigetevi a Stewart Island/Rakiura, la terza isola più grande della Nuova Zelanda, spingendovi appena oltre Foveaux Strait dalla punta più estrema dell’Isola del Sud.

L’unico minuscolo insediamento di Stewart Island è la città di Oban (popolazione 400 esseri umani), mentre il resto dei 1570 chilometri quadrati fa parte del parco nazionale. Dalle scogliere a strapiombo sul mare ad ovest, fino ai porti più riparati nella parte orientale dove potete andare a vela, in kayak o fare birdwatching, Stewart Island è ricoperta da podocarpi (conifere del sud) e altri alberi come il rimu, che cresce lentamente, il kahikatea (chiamato anche albero-dinosauro) e il gigante millenario della foresta, il tōtara. L’entroterra della Nuova Zelanda abbonda inoltre dei paesaggi naturali della Zealandia, alcuni dei quali includono vulcani attivi. Per sfuggire alle folle, vale la pena fare un tour di Stewart Island.

La Zealandia è all’inizio della strada per ottenere lo status di continente, anche se invisibile © Travel Ink via Getty Images

Norfolk Island

La Zealandia fa parte di Norfolk Island o è un territorio esterno che appartiene all’Australia? Il dibattito è aperto. Quest’isola battuta dai venti, una volta colonia penitenziaria britannica, è principalmente popolata da discendenti degli ammutinati del Bounty, la Nave di Sua Maestà. Possiede la propria lingua, il Norf’k (o Norfuk), un miscuglio di inglese del 18esimo secolo e tahitiano, i propri costumi e la propria bandiera. Nonostante il suo valoroso passato, la sua autosufficienza (non esistono semafori o catene di fast food qui) e i decenni di autodeterminazione, nel giugno del 2015 il governo australiano ha proclamato la fine dell’Assemblea Legislativa dell’Isola di Norfolk e ha trasferito la sua amministrazione nelle mani del Nuovo Galles del Sud. La decisione di “ricolonizzarla” non è stata apprezzata.

Un isolano di 79 anni, Albert Buffett, ha portato la questione all’attenzione delle Nazioni Unite, denunciando la privazione dei diritti degli abitanti di Norfolk, i quali non sono mai stati consultati. L’Australia ha risposto che “non ci sono persone indigene di Norfolk Island o una popolazione indigena su Norfolk Island”, e ha definito l’appello dominato dall’emotività e pieno di errori fattuali. La discussione è attualmente in corso.

Nel frattempo, i viaggiatori diretti in questo minuscolo promontorio considerato geograficamente, non ancora politicamente, parte della Zealandia, troveranno una meravigliosa isola disseminata di testimonianze dell’era di coloni e galeotti, attraversata da un sistema di sentieri per il trekking e circondata dalla barriera corallina. Si raggiunge con un volo di due ore da Sydney o da Brisbane.

Il faro Amedee su Noumea in Nuova Caledonia è stato costruito nel 1865 ed è classificato come sito UNESCO © MOIRENC Camille / hemis.fr via Getty Image

Nuova Caledonia

Lambita da una laguna turchese protetta dall’UNESCO, Grand Terre, l’isola maggiore della Nuova Caledonia è divisa da una catena montuosa di antiche rocce zealandesi. Questo piccolo avamposto di 18.500 chilometri quadrati (7142,8 miglia quadrate) nella parte sud ovest del Pacifico è un paradiso fatto di piante tropicali, spiagge sabbiose, acque perfette per le immersioni, moltissimi resort e bungalow.

Come Norfolk Island, la Nuova Caledonia è un ex colonia penitenziaria, e ufficialmente appartiene ancora a un continente diverso; rimane (per il momento) territorio nazionale francese. Il movimento per l’indipendenza della Nuova Caledonia non è ancora riuscito a ottenere il supporto necessario a tagliare le radici coloniali, ma a settembre 2020 si terrà un nuovo referendum. Malgrado la situazione politica, volerete verso la capitale Nouméa dall’Australia o dalla Nuova Zelanda.

Il paesaggio della Nuova Caledonia, pieno di alte conifere come il pino colonna, le palme rosse e le felci giganti, ricorda gli albori di una probabile Zealandia. Le ciateacee, considerate le felci arboree più grandi al mondo, crescono fino a raggiungere i 20 metri di altezza, e le loro fronde sono le foglie più grandi del regno vegetale.

Si crede che queste specie risalgano alle paludi carbonifere che ricoprivano la Nuova Caledonia 275 milioni di anni fa. Infatti in alcune lingue Kanak, i linguaggi degli indigeni, la parola per felci arboree significa “l’inizio del paese degli uomini”, e il mito legato alla creazione narra come i primi esseri umani siano scesi dal tronco cavo di una felce arborea.

Le ciateacee ci fanno capire quanto siano antiche le origini della Zealandia © Patrick McGrath / 500px via Getty Images

Visitare la Zealandia

Quindi mentre chi popola queste terre remote discute di politica, i geologi sembrano aver trovato le prove necessarie che esista in effetti un ottavo continente. Ma qual è il criterio di classificazione di un continente? Deve essere grande, con confini definiti fisicamente, circondato dall’acqua e sufficientemente omogeneo dal punto di vista geologico.

La Zealandia possiede quasi tutti questi requisiti. Ciò che la rende diversa (ed è l’aspetto più intrigante, ammettiamolo) è il fatto di essere in gran parte sommersa dalle acque del Pacifico del Sud. Tuttavia, se volete spuntare dalla lista la Zealandia, visitate la Nuova Zelanda, la Nuova Caledonia o Norfolk Island, terre emerse dal potenziale meraviglioso, anche se vi permettono di vedere solo la punta di questo leggendario iceberg.

Fonte: lonelyplanetitalia.it – Tasmin Waby

Un viaggio in Polinesia è il sogno di molti.. oltre che il mio

La grande sfilata quest’anno cade il 2 luglio, anche se come al solito i festeggiamenti si protrarranno per un altro paio di settimane. Ma solo quel pomeriggio i gruppi di danzatori e danzatrici di tutte le isole percorreranno il Boulevard de la Reine Pomaré di Papeete – no, non a Milano Marittima ma nella vera Papeete, la capitale della Polinesia Francese – per sfidarsi all’imbrunire nello stadio improvvisato di Place To’ata. E poco importa se a due passi da lì lampeggia l’insegna dell’improbabile ’Api’zzeria (“api” vuol dire nuovo, giovane, in tahitiano…). Quel tocco di italianità tamarra non può certo bastare a incrinare la magia della più importante manifestazione del Pacifico. Già, perché l’Heiva i Tahiti, il festival della cultura polinesiana che si celebra da ormai 139 anni, è una riaffermazione di identità dopo i tempi bui in cui i missionari britannici – correva l’anno 1819 – proibirono le danze tradizionali, simbolo, dal loro punto di vista, della dissoluzione sessuale delle popolazioni indigene. Provarono a rimediare i francesi, nel 1881, quando conquistarono quelle isole remote, ma senza rinunciare alle manie di grandezza: così consentirono ai tahitiani di ballare, sì, ma solo il 14 luglio, giorno della Presa della Bastiglia.

Danze a parte, le vicende leggendarie di cui è ammantata questa manciata di isole non si contano, dalla fuga di Paul Gauguin (cui è dedicato un museo che purtroppo non contiene neppure un quadro originale e risulta chiuso da anni…) a quella di Marlon Brando, che dopo avervi girato Gli ammutinati del Bounty si comprò l’atollo di Tetiaroa, fino a Jacques Brel alle Isole Marchesi. E sospetto che un viaggio in Polinesia sia il sogno del viaggio della vita di molti, oltre che il mio.

Fonte: nationalgeographic.it – Marco Cattaneo

ASPETTANDO DI TORNARE AD ACCOGLIERE NUOVAMENTE I VISITATORI, L’ENTE DEL TURISMO DELLE FIANDRE METTE IN RETE PODCAST E TOUR VIRTUALI PER SCOPRIRE DA CASA I LUOGHI PIÙ AFFASCINANTI DI QUESTA REGIONE E APPROFONDIRE ARTISTI E PERSONAGGI CHE NE HANNO FATTO LA STORIA.

Mentre il Belgio si avvia a una cauta riapertura dei musei e delle altre attività commerciali, continua la promozione delle bellezze storiche e artistiche della regione Fiandre attraverso i canali digitali. Curati dall’ente turistico VisitFlanders, numerosi contenuti sono a disposizione del pubblico per approfondire la figura di personaggi storici legati a questi luoghi e andare alla scoperta della cultura fiamminga.

VISITFLANDERS: STAY AT HOME MUSEUM

Lo Stay at home Museum è un vero e proprio museo digitale che raccoglie e racconta al pubblico le eccellenze culturali delle Fiandre. Al centro ci sono i maestri dell’arte fiamminga, come van Eyck, Bruegel e Rubens, che vengono raccontati da direttori, curatori ed esperti attraverso dei video tour, mostrandone le opere custodite nei più importanti musei e svelandone segreti e curiosità. Questi personaggi diventano lo spunto per andare alla scoperta dei luoghi in cui vissero – come nel caso del legame tra Rubens e Anversa – attraverso percorsi che comprendono luoghi storici e non. All’interno della stessa pagina web, è possibile progettare degli itinerari personalizzati nelle Fiandre per quando sarà di nuovo possibile viaggiare. In questo ci vengono incontro tre guide d’eccezione da scegliere in base alle proprie predilezioni: sono Bacchus, esperto di percorsi di gastronomia e eventi culturali legati al cibo; Nicolaas, conoscitore delle eccellenze architettoniche della regione; e Venus, con consigli orientati alla moda e alla cultura.

VISITFLANDERS: I PODCAST

VisitFlanders prende un altro grande personaggio della tradizione fiamminga come spunto per raccontare le Fiandre, Jan van Eyck. Nato a Maaseik nel 1390 e morto a Bruges nel 1441, è stato l’iniziatore della scuola fiamminga e uno dei grandi maestri della pittura gotica: la sua carriera artistica partì dal campo della miniatura, eseguendo le illustrazioni del Libro d’ore che probabilmente appartenne a Guglielmo di Baviera. Proprio a questa formazione si deve il suo amore per il dettaglio e per la tecnica naturalistica, che arricchì notevolmente le sue opere di particolari minuziosi. Fu anche colui che perfezionò la tecnica della pittura ad olio, la quale gradualmente sostituì in Europa l’uso del colore a tempera, permettendogli di dare risalto a ogni minima porzione delle sue rappresentazioni. Tra le sue opere più famose rientrano il Polittico dell’Agnello Mistico, attualmente conservato a Ghent, il celeberrimo Ritratto dei coniugi Arnolfini che si trova alla National Gallery di Londra, ma anche Ritratto di uomo con turbante rosso, nello stesso museo londinese, che molti studiosi hanno ipotizzato possa essere l’autoritratto dell’autore. La serie di podcast Jan van Eyck è stato qui fruibile sulla piattaforma Spreaker, rappresenta un viaggio alla scoperta delle sue opere e delle città delle Fiandre nelle quali ha lavorato durante il tardo Medioevo, lasciando un segno profondo sulla storia dell’arte. Città, come Bruges e Ghent, che hanno deciso di dedicare il 2020 e buona parte del 2021 alla celebrazione della sua pittura. I suoni e i colori che ne hanno ispirato i capolavori, l’atmosfera che si respirava all’epoca nella città di Bruges, le tradizioni culinarie dell’epoca, il lascito che questo artista lasciò nelle Fiandre e nell’opera dei suoi successori. Tutto questo e molto altro è al centro dei racconti di Jan Van Eyck è stato qui.

Fonte: artribune.com

ASPETTANDO DI TORNARE AD ACCOGLIERE NUOVAMENTE I VISITATORI, L’ENTE DEL TURISMO DELLE FIANDRE METTE IN RETE PODCAST E TOUR VIRTUALI PER SCOPRIRE DA CASA I LUOGHI PIÙ AFFASCINANTI DI QUESTA REGIONE E APPROFONDIRE ARTISTI E PERSONAGGI CHE NE HANNO FATTO LA STORIA.

Mentre il Belgio si avvia a una cauta riapertura dei musei e delle altre attività commerciali, continua la promozione delle bellezze storiche e artistiche della regione Fiandre attraverso i canali digitali. Curati dall’ente turistico VisitFlanders, numerosi contenuti sono a disposizione del pubblico per approfondire la figura di personaggi storici legati a questi luoghi e andare alla scoperta della cultura fiamminga.

VISITFLANDERS: STAY AT HOME MUSEUM

Lo Stay at home Museum è un vero e proprio museo digitale che raccoglie e racconta al pubblico le eccellenze culturali delle Fiandre. Al centro ci sono i maestri dell’arte fiamminga, come van Eyck, Bruegel e Rubens, che vengono raccontati da direttori, curatori ed esperti attraverso dei video tour, mostrandone le opere custodite nei più importanti musei e svelandone segreti e curiosità. Questi personaggi diventano lo spunto per andare alla scoperta dei luoghi in cui vissero – come nel caso del legame tra Rubens e Anversa – attraverso percorsi che comprendono luoghi storici e non. All’interno della stessa pagina web, è possibile progettare degli itinerari personalizzati nelle Fiandre per quando sarà di nuovo possibile viaggiare. In questo ci vengono incontro tre guide d’eccezione da scegliere in base alle proprie predilezioni: sono Bacchus, esperto di percorsi di gastronomia e eventi culturali legati al cibo; Nicolaas, conoscitore delle eccellenze architettoniche della regione; e Venus, con consigli orientati alla moda e alla cultura.

VISITFLANDERS: I PODCAST

VisitFlanders prende un altro grande personaggio della tradizione fiamminga come spunto per raccontare le Fiandre, Jan van Eyck. Nato a Maaseik nel 1390 e morto a Bruges nel 1441, è stato l’iniziatore della scuola fiamminga e uno dei grandi maestri della pittura gotica: la sua carriera artistica partì dal campo della miniatura, eseguendo le illustrazioni del Libro d’ore che probabilmente appartenne a Guglielmo di Baviera. Proprio a questa formazione si deve il suo amore per il dettaglio e per la tecnica naturalistica, che arricchì notevolmente le sue opere di particolari minuziosi. Fu anche colui che perfezionò la tecnica della pittura ad olio, la quale gradualmente sostituì in Europa l’uso del colore a tempera, permettendogli di dare risalto a ogni minima porzione delle sue rappresentazioni. Tra le sue opere più famose rientrano il Polittico dell’Agnello Mistico, attualmente conservato a Ghent, il celeberrimo Ritratto dei coniugi Arnolfini che si trova alla National Gallery di Londra, ma anche Ritratto di uomo con turbante rosso, nello stesso museo londinese, che molti studiosi hanno ipotizzato possa essere l’autoritratto dell’autore. La serie di podcast Jan van Eyck è stato qui fruibile sulla piattaforma Spreaker, rappresenta un viaggio alla scoperta delle sue opere e delle città delle Fiandre nelle quali ha lavorato durante il tardo Medioevo, lasciando un segno profondo sulla storia dell’arte. Città, come Bruges e Ghent, che hanno deciso di dedicare il 2020 e buona parte del 2021 alla celebrazione della sua pittura. I suoni e i colori che ne hanno ispirato i capolavori, l’atmosfera che si respirava all’epoca nella città di Bruges, le tradizioni culinarie dell’epoca, il lascito che questo artista lasciò nelle Fiandre e nell’opera dei suoi successori. Tutto questo e molto altro è al centro dei racconti di Jan Van Eyck è stato qui.

Fonte: artribune.com

In Marocco una moschea maestosa
con il minareto più alto del mondo

Ci sono voluti più di sette anni e 10.000 artigiani per costruire la Moschea Hassan II, ma il risultato è un importante tributo moderno nei confronti all’ex re del Marocco che fonde magnificamente l’architettura tradizionale moresca con l’innovazione e la tecnologia del XX secolo.

Sebbene sia solo la settima moschea più grande del mondo, Hassan II rivendica il titolo di avere il più grande minareto mai costruito. Coperto da un riflettore che brilla verso est in direzione della Mecca, il minareto è alto 210 metri e domina l’oceano. Quasi simile a un faro per sua posizione, è anche costruito direttamente sull’Oceano Atlantico su una terra bonificata, caratteristica voluta fermamente dall’architetto per ricordare un verso del Corano che afferma che “il trono di Allah fu costruito sull’acqua”.

La costruzione finale ha richiesto 2.500 uomini che hanno lavorato instancabilmente fino ad ottenere tale meraviglia. Oltre alla bellezza indiscutibile e alle dimensioni incredibili, la moschea è stata costruita con criteri architettonici moderni. La moschea può resistere a terremoti e presenta anche un tetto scorrevole e un pavimento riscaldato.

Sono disponibili tour in più lingue, in quanto richiesti se il visitatore non è musulmano. Non è necessario coprire la testa, ma ginocchia e spalle devono essere coperte. I partecipanti devono rimuovere le scarpe, ma possono indossare dei calzini, e viene fornita una piccola borsa per trasportarle durante il tour.

Fonte: atlasobscura.com  

WTTC RECOGNIZES MAURITIUS AS A SAFE DESTINATION WITH REGARDS TO COVID-19

Monday, June 1, 2020

Mauritius is actively preparing to welcome tourists and travellers very soon. Everything is done to ensure that this takes place under the best sanitary conditions, notably because of the COVID-19. The World Travel and Tourism Council (WTTC), the supreme authority representing travel and tourism in the world, has just recognized the efforts undertaken by the Tourism Authority of Mauritius which has implemented a series of compulsory health measures to activate the recovery tourist activities.

The WTTC brings together more than 200 CEOs, presidents, and directors of the world’s largest travel and tourism companies, from all geographies covering all industries. The WTTC strives to promote travel and tourism as one of the largest economic sectors in the world, supporting one in 10 jobs (330 million) worldwide and generating 10.3% of global GDP. Over the past 30 years, WTTC has conducted research on the economic impact of travel and tourism in 185 countries.

Since April 26, no local cases of COVID-19 have been recorded in Mauritius. This prompted the government to remove sanitary containment from May 31. This success of the most popular tourist destination in the Indian Ocean is to be attributed to the government, which, as of January, launched a series of measures following the evolution of the pandemic situation in the world. After the gradual closing of the borders, the application of strict containment measures, and isolation of the sick, followed by intensive contact tracing and tests, the country is now going to another phase while waiting to welcome its first visitors soon.

Source: Bliss Holiday

In 15 anni la North Pole Marathon è stata annullata una sola volta per il meteo avverso. Un fatto che parla da sé considerando che si svolge in condizioni di freddo tali per cui ogni altra maratona nel resto del pianeta verrebbe cancellata

Fu questo il motivo delle mie notti insonni la settimana prima della gara. Detesto il freddo, tanto che la sola idea di correre sotto i 15° C mi innervosisce. Ma una corsa nell’Artico sarebbe stata un’esperienza del tutto nuova per la mia carriera di runner. Era il 2014 e stavo per compiere 40 anni: quale occasione migliore per tentare un’impresa estrema.

Il paesaggio innevato del Polo Nord, con il ghiacciaio Svalbard ©Ondrej Prosicky/Shutterstock

Per quanto pericoloso, il Polo Nord è una meraviglia sovrannaturale. Pur essendo intimamente consapevole che faresti meglio a trovarti altrove, ne sei rapito, ti incute rispetto, un po’ come un deserto remoto. È una delle maratone che mi sono rimaste nel cuore (malgrado abbia registrato uno dei miei tempi peggiori) e il Polo Nord è certamente uno dei luoghi più straordinari che abbia mai visitato. Correre, tra l’altro, è stata solo una piccola parte dell’esperienza.

Durante il volo per la Norvegia cominciai a capire perché l’iscrizione a questa maratona costasse la bellezza di 16.000 euro. In qualità di atleta sponsorizzato avevo la fortuna di non dover affrontare la spesa e mi chiedevo chi mai fosse in grado di permetterselo. In realtà si trattava dei soliti noti: consulenti finanziari, broker, runner che corrono a scopo di raccolta fondi e atleti professionisti come me, tutti provenienti da una decina di Paesi diversi. Mi sorprese il desiderio di avventura condiviso. Tutti nutrivano una passione per le esperienze uniche, come questa, e per me fu incoraggiante. Non c’è runner che dopo aver corso una maratona prima o poi non desideri aggiungere un’impresa speciale al proprio curriculum.

Il villaggio di Barentsburg, Svalbard © Rubeus Olivander

Arrivato a Oslo presi un volo per Svalbard, l’insediamento abitato più a nord del pianeta. Qui runner e unità di supporto attendono una finestra di bel tempo per potersi imbarcare su un vecchio aereo russo che li trasferisce 650 miglia ancora più a nord, al Polo.

Il paesaggio visto dall’alto è di un bianco abbacinante. Qui si trova Camp Barneo, una base temporanea con pista di atterraggio che ogni anno viene scavata nel ghiaccio da paracadutisti russi appositamente per la corsa. Giunto a destinazione vidi quale unico segno della presenza umana un gruppetto di tende blu contro un’interminabile distesa di vuoto. Un panorama severo dove si ha la sensazione di trovarsi al Polo Nord solo nel momento in cui si mette piede fuori dall’aereo e ci si trova avvolti nel freddo.

A poca distanza dalla pista sono dislocati i dormitori, la mensa e i servizi igienici, che in questo contesto non sono che un grande secchio foderato da un pesante sacco della spazzatura, chiuso da un sedile di polistirolo (qualsiasi altro materiale rischierebbe di congelare la pelle). Trovai rapidamente la mia branda, sistemai il bagaglio e feci conoscenza con il mio ‘compagno di stanza’, Kolja, un tedesco cacciatore di sponsor per la Formula Uno. Scambiammo due chiacchiere, ma intanto non facevo altro che chiedermi se sarei mai riuscito a correre in queste condizioni.

Il percorso della maratona si dipana su uno spesso strato di ghiaccio e neve crostosa che si sposta sotto i piedi, a temperature che oscillano tra -25° C e -41° C, e prevede cinque giri di un lungo anello per complessivi 42,195 km. Può sembrare assurdo dover ripetere lo stesso giro più volte, ma il motivo è presto detto. Da queste parti aprire una nuova pista è un’impresa ardua e inoltre le zone del campo già spalate impattano meno sulle gambe. Ma soprattutto, in caso di necessità, un percorso di questo tipo mantiene i partecipanti a distanza ravvicinata dal campo, un dettaglio rassicurante. Anche trovarsi molto più avanti, o più indietro, rispetto al gruppo degli altri runner può diventare snervante. Al Polo Nord, eventualità come perdere un guanto o bucare il ghiaccio con un piede possono avere conseguenze pesanti, se non addirittura letali.

Durante la maratona le guardie armate sono incaricate di tenere lontani gli orsi polari © FloridaStock

La maratona prese il via senza troppo clamore e senza spettatori, ad eccezione delle guardie armate russe incaricate di tenere lontani gli orsi polari; il silenzio era amplificato dall’effetto insonorizzante del ghiaccio. Mi sintonizzai sui suoni dell’Artico: la neve che scricchiolava sotto i piedi, la superficie solida che cedeva leggermente sotto il peso dei miei passi.

Il secondo giro si corre sui solchi creati al primo passaggio. Il mio obiettivo era stabilire un record e cercavo di mantenermi al comando. Spesso per superare gli altri ero costretto a uscire dai solchi, avventurandomi su tratti di neve alta fino alle ginocchia.

Giro dopo giro il tracciato si fece sempre più battuto e i chilometri passarono veloci: senza rendermene conto avevo già percorso 18 miglia (30 km). Una volta superata la sensazione di freddo (credetemi, succede) comincia il bello. Con i due terzi della gara nelle gambe cominciai a sentire il bisogno di altro carburante. Mi fermai per assumere un integratore in gel, ma avevo addosso talmente tanti strati che prima di riuscire a portarmelo alla bocca passarono alcuni minuti preziosi. Cercai di allentare la maschera, ma non si mosse: mi si era congelata addosso per via del sudore e del fiato condensato. Le ciglia congelate mi annebbiavano la vista e sollevare anche solo il più piccolo strato dalla pelle mi provocava dolore. Non avevo altra scelta se non infilarmi per qualche minuto dentro un ristoro per riscaldarmi.

L’alba sui fiordi © ginger_polina_bublik

Come rimisi piede sulla neve fui accecato dal bagliore, ma la vista si normalizzò nei giri finali. Sebbene fossi anestetizzato, sorrisi nel momento in cui imboccai l’ultimo terzo della gara, arrancando lungo i solchi ormai perfettamente tracciati.

Con un tempo ufficiale poco oltre le quattro ore vinsi la maratona, la più lenta della mia carriera. Il secondo arrivò un’ora dopo di me. Comprensibilmente non esiste un tempo limite per una gara come questa: se sei arrivato fin qui (e hai pagato per farlo), ti lasciano correre a oltranza, pur entro certi limiti. Il mio tempo fu comunque un record, ma dell’Artico mi rimase soprattutto il ricordo di un paesaggio che non dimenticherò. La maratona del Polo Nord ha cambiato anche il mio atteggiamento verso il freddo: nemmeno tre anni più tardi ho partecipato all’Antarctica Marathon.

Fonte: lonelyplanetitalia.it- Michael Wardian

CON IL SUPPORTO DI OCEAN OUTDOOR, AZIENDA SPECIALIZZATA IN SCHERMI DIGITALI PER ESTERNI, IL MUSEO LONDINESE PORTA NELLE STRADE DEL REGNO UNITO ALCUNI DEI SUOI PIÙ CELEBRI CAPOLAVORI. DAI CONIUGI ARNOLFINI DI VAN EYCK AI GIRASOLI DI VAN GOGH

Durante la pandemia, musei e luoghi di cultura hanno spesso sfruttato le piattaforme digitali per mostrare i propri capolavori al pubblico della rete, un modo per “restare aperti” nonostante la chiusura e la quarantena imposte dal lockdown da Coronavirus. Oltre a fruire delle opere d’arte attraverso uno smartphone, un pc o un tablet, in Gran Bretagna in questi giorni è possibile godere dei capolavori custoditi alla National Gallery di Londra mentre si va al lavoro o al supermercato. In che modo? Con il progetto The Nation’s Gallery is now on the nation’s streets, iniziativa della National Gallery realizzata grazie al supporto di Ocean Outdoor, azienda specializzata in schermi digitali per esterni: per due settimane nelle strade di Birmingham, Edimburgo, Glasgow, Leeds, Londra, Manchester, Newcastle, Nottingham e Southampton saranno “esposte” sui grandi siti digitali della Ocean Outdoor sette tra le opere più iconiche del museo londinese: I Girasoli e Campo di grano con cipressi di Vincent van Gogh, Lo Stagno delle Ninfee di Claude Monet, Il ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck, Bagnanti ad Asnières di Georges Seurat, Autoritratto con cappello di paglia di Élisabeth Vigée Le Brun e Sorpresa! di Henri Rousseau. “Il nostro ruolo ora, più importante che mai, è quello di dare accesso ad alcune delle più grandi opere d’arte del mondo per dare alle persone ispirazione e conforto in questi tempi difficili”, ha dichiarato Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery. “Pertanto, siamo estremamente grati per questo generoso gesto di Ocean Outdoor che ci sta permettendo di portare la Nation’s Gallery nelle Nation’s streets e raggiungere ancora più persone”. Ecco le immagini dei capolavori in giro per il Regno Unito…

Fonte: artribune.com – Desirée Maida

Federazione Egiziana del Turismo

Piano di sicurezza per operatori turistici che applica un pacchetto precauzionale e azioni preventive allo scopo di operare alla luce dell’attuale crisi COVID-19.

AEROPORTI

• Completa sterilizzazione di tutti gli aerei dall’interno e dall’esterno prima del decollo.
• Misurazione della temperatura dei passeggeri prima del decollo ed esecuzione del Test rapido.
• Distribuzione maschere e guanti protettivi ai passeggeri e all’equipaggio dell’aereo al momento dell’entrata in aeroporto.
• Tutti i lavoratori dell’aeroporto devono indossare maschere e guanti protettivi e sterilizzare periodicamente tutte le aree di contatto e i servizi igienici.
• Sterilizzazione di tutti i bagagli all’arrivo.
• Fornitura di sterilizzatori agli aeroporti.
• Sterilizzazione di tutti gli autobus e delle automobili che verranno utilizzati per il trasporto di passeggeri.
• Tutti i conducenti devono indossare maschere e guanti protettivi.
• Per gli articoli protettivi: seguire i metodi di smaltimento sicuri.

ANTICHITÀ

Il Ministero del Turismo e delle Antichità ha avviato i lavori di sterilizzazione e disinfezione per le aree archeologiche, nell’ambito del piano del Ministero per proteggere e prevenire le ripercussioni del nuovo Coronavirus (Covid-19), alla luce delle misure precauzionali e di quelle adottate dallo Stato per contrastare la diffusione del virus.

Certificato di funzionamento turistico sicuro

– Un certificato di accreditamento verrà rilasciato a tutti gli hotel che desiderano collaborare con il piano operativo Safe Tourist con un’ispezione completa per garantire l’applicazione di tutte le misure preventive stabilite.
– La revisione è effettuata da società specializzate responsabili dell’integrità della certificazione.
– All’hotel accreditato verrà assegnato un cartello turistico promozionale chiamato (Resort Sicuro), che può essere certificato in Egitto e all’estero e che mira a promuovere il turismo egiziano in caso di apertura di mercati turistici stranieri.

Misure preventive per gli hotel

• Il limite massimo di occupazione di ogni hotel è pari al 50% della capacità totale approvata, in considerazione della capacità delle strutture alberghiere (ad es. piscine e ristoranti).
Non è consentito ospitare più di due adulti in camera e per camere familiari devono ospitare al massimo 1 neonato/bambino.
• Le riunioni e le attività sociali devono essere ridotte al minimo.
• All’interno dell’hotel non si tengono feste o matrimoni.
• È obbligatoria una comunicazione adeguata con segnali relativi alla protezione da collocare ovunque che descrivano i metodi per prevenire la diffusione del contagio.
• Garantire una buona ventilazione ovunque.
• Revisione e follow-up regolari dei fornitori di beni e servizi volti all’adozione di sistemi di lavoro sicuri per la prevenzione della diffusione del COVID-19.

Misure preventive negli hotel al momento dell’accoglienza degli ospiti

• L’Associazione degli hotel egiziani fornisce il dispositivo di test rapido per gli hotel che desiderano operare; le spese del test rapido sono da addebitare sul conto dell’ospite.
• L’hotel è obbligato ad assegnare ad un medico il compito di controllare tutti gli ospiti per assicurarsi che siano in salute e che non abbiano malattie respiratorie; verranno valutati ogni giorno.
• I bagagli degli ospiti devono essere sterilizzati all’arrivo e prima di entrare in hotel.
• È necessario disporre di un dispositivo sterilizzatore da installare all’ingresso dell’hotel.
• Predisporre il disinfettante per le mani sempre presente nell’area della reception.
• Secondo le istruzioni del Ministero della Salute, tutte le aree pubbliche devono essere regolarmente pulite e sterilizzate.

Misure di prevenzione per HK e servizi di lavanderia

• Pulire quotidianamente tutte le stanze usando il carrello attrezzato per la prevenzione delle infezioni (POSI) seguendo le istruzioni del Ministero della Salute.
• Tutti i punti di contatto devono essere puliti e sterilizzati ogni ora in tutte le aree pubbliche e nei bagni usando antisettici secondo le linee guida del Ministero della Salute.
• I corridoi devono essere puliti ogni giorno e le camere devono essere pulite dopo il check-out degli ospiti.
• Fornire una macchina a vapore per disinfettare mobili e tessuti.
• Gli arredi e gli asciugamani utilizzati per la piscina devono essere lavati ad alta temperatura e la biancheria deve essere disinfettata dopo aver completato il processo di lavaggio giornaliero.

Misure preventive per i servizi di piscina e spiaggia

• Secondo le ultime informazioni fornite dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie che sono gestiti dal governo degli Stati Uniti (CDC), non vi sono prove conclusive che il virus possa essere trasmesso all’uomo attraverso l’uso di piscine, centri benessere o acqua nelle aree gioco.
• Manutenzione e disinfezione delle piscine (ad esempio, utilizzando cloro e bromo che bloccano l’azione del virus).
• Pulire l’area intorno alla spiaggia e alla piscina, inclusi tavoli, ponti e sedie, strumenti, ecc. dopo che siano stati utilizzati da ciascun ospite e dopo la fine delle operazioni.
• Accertarsi che siano disponibili e visibili i cartelli che indichino: “Non ingoiare l’acqua dalla piscina”.


• Sanificazione di tutti i punti di contatto ogni ora.
• Disinfezione di tutta l’area della palestra dopo l’utilizzo degli ospiti
• Nessun utilizzo per i servizi della spa.
• Il personale della palestra deve seguire le istruzioni per la salute pubblica e locale relativa al virus COVID-19, per aiutare a valutare e segnalare ogni ospite con sintomi di qualsiasi tipo di malattia respiratoria.

Procedure di prevenzione nei ristoranti

• Mantenere una distanza adeguata tra i tavoli al ristorante, preferibilmente non meno di un metro e mezzo.
• Pulire l’intero ristorante dopo ogni pasto e pulire accuratamente tutti i piatti, posate e bicchieri.
• Assicurarsi che siano disponibili i cartelli che indichino: “Non toccare gli alimenti” e annullare il servizio a buffet.
• Effettuare il Test rapido a tutti i dipendenti e tenerli in servizio per tutto il mese. (Non devono essere sostituiti da altri dipendenti per tutto un mese)
• Il servizio è fornito solo in aree aperte, con un massimo del 50% dell’area totale.
• Mantenere una distanza di sicurezza tra le sedie per ciascun tavolo.
• I disinfettanti devono essere predisposti individualmente su ogni tavolo.
• Disinfettare ogni menu dopo l’uso.
• Pulire l’intero ristorante ogni giorno.
• Annullare la somministrazione di cibo a buffet.

Misure preventive per i dipendenti dell’hotel

Il proprietario/gestore deve rispettare quanto segue: –
• Effettuare il Test rapido ai dipendenti che rientrano dalle vacanze.
• Installare dispositivi di sterilizzazione per tutto il personale.
• Controllare la temperatura del personale ogni giorno.
• Controllare ogni dipendente per assicurarsi che non abbiano sintomi respiratori e che vengano verificati ogni giorno.
• Fornire tutti gli indumenti protettivi a tutti i dipendenti.
• Nel caso di dipendenti che utilizzano un alloggio, la percentuale di lavoratori che vivono all’interno non deve superare il 50% della capacità abitativa totale.
• Fornire lavamani e antisettici sul posto di lavoro.
• Le strutture turistiche e alberghiere devono fornire tutti i dispositivi di protezione individuale.

Mezzi di trasporto

• Durante i trasferimenti deve assicurato il mantenimento di una distanza di 1 metro tra un passeggero e l’altro; per le famiglie, sarà fatta una eccezione previa richiesta.
• Il team adibito al trasporto deve rispettare il protocollo sanitario previsto dalle disposizioni governative con servizi igienico-sanitari giornalieri.
• L’autista/addetto ai transfer deve avere una copertura per la bocca, guanti e una mascherina.
• Un dispositivo antibatterico in gel deve essere presente sul bus.
• È importante che ogni passeggero arrivi al mezzo di trasporto con mascherine proprie.

Fonte: Federazione Egiziana per il Turismo – Ministry of Tourism and Antiquities


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