I MILLE VOLTI DI NIZZA

26 Mag 2020 In: Francia

La capitale della Costa Azzurra è una città verde, con una dolcezza di vivere e una luminosità che ha affascinato da sempre pittori e registi e una straordinaria vivacità culturale.

Lo sviluppo sostenibile è una delle priorità della “città verde del Mediterraneo”, una smart city pioniera, con una Eco-Valle nella piana del Var: davvero una città dai mille volti. Il volto votato alla natura è quello più evidente. Nizza è una città di parchi e giardini, quasi 400 ettari di verde urbano: dal centralissimo Giardino Albert I alla Promenade du Paillon, il Giardino delle Arènes di Cimiez, il Giardino Botanico Parc Phoenix, il Parco Forestale del Mont Boron, il sentiero del litorale…

Legata alla natura, la cultura. Nizza conta ben 19 musei e gallerie, alcuni imperdibili: il Museo Chagall, il MAMAC, Museo d’Arte Moderna e Arte Contemporanea, che proprio quest’anno compie 30 anni, il Museo Matisse, il Museo di Arti Asiatiche… L’arte è la cifra di Nizza, così amata dai pittori: Matisse, Chagall, i naïf, gli artisti contemporanei del gruppo Botox(S). L’arte di vivere in città si riflette anche nella gastronomia: la cucina nizzarda è l’unica cucina francese ad essere garantita da un marchio di qualità, e si basa su prodotti del territorio e l’immancabile olio d’oliva, insieme al vino DOC del posto, il vino di Bellet. Da non perdere i coloratissimi mercati di cours Saleya, in pieno centro: il mercato dei fiori, un’eccellenza, il mercato di frutta e verdura, il mercato di antiquariato e brocante, delle pulci.

E l’arte di vivere che si estende anche al territorio attorno, la Métropole Nice Côte d’Azur, 49 luoghi di charme, verso l’interno come sul mare. Anche qui è di scena la cultura, basta ricordare il Museo Renoir a Cagnes-sur-Mer, la Villa Ephrussi de Rothschild a Saint-Jean-Cap-Ferrat, le chiese e le cappelle dei villaggi arroccati.

Fonte: it.france.fr/it – Rosalba Graglia

Nel corso della storia il subcontinente indiano ha assistito all’ascesa e alla caduta di alcuni dei più grandi imperi del mondo, ma nessuna dinastia è riuscita a distinguersi come quella dei Moghul

Originario dei territori che oggi appartengono all’Uzbekistan, nel 17esimo secolo l’impero fondato da Babur ha attraversato l’India come un vento del deserto, spazzando via ogni forma di resistenza e lasciando un marchio indelebile nella cultura, architettura e mentalità indiane.

Molte delle attrazioni più iconiche dell’India moderna sono state costruite dai Moghul mentre affermavano il proprio dominio attraverso il subcontinente: fortezze e palazzi romantici, archi decorati, cupole a forma di cipolla, il Taj Mahal, il Forte rosso. A quel tempo le leggi dell’impero erano spietate, persino crudeli, come scoprirono a loro spese molti eserciti nemici o religioni discordi. Ma i Moghul erano anche una dinastia molto colta, amante della musica, della poesia e delle arti, e inaugurano un’era di prosperità economica per il Paese.

Il Taj Mahal è la prima attrazione imperdibile dell’India © turtix / Shutterstock

L’intramontabile bellezza del Taj Mahal

Nessun monumento rievoca la grandezza dei Moghul come il Taj Mahal di Agra. Il mausoleo è stato fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Shah Jahan per l’amata moglie, Mumtaz Mahal. Oltre a venire spesso celebrato come il più grande monumento costruito per amore, rappresenta un simbolo del potere dell’imperatore: Shah Jahan convocò infatti i migliori architetti e costruttori dell’impero per erigere un monumento commemorativo che durasse nei secoli a venire. Riuscì sicuramente nel suo intento; la perfezione architettonica di questo capolavoro in marmo bianco toglie il fiato ancora oggi nonostante lo sciame di turisti che riempie le sue terrazze intarsiate.

Ammirate le costruzioni Moghul dell’Antica Delhi dal minareto di Jama Masjid © Richie Chan / Shutterstock

I forti, i minareti e i vivaci mercati di strada di Delhi

Delhi è la città in cui i Moghul posero la prima pietra del loro impero dando vita alla città di Ibrahim Lodhi nel 1526; qui l’ultimo imperatore della dinastia, Bahadur Shah Zafar, si rifugiò nella tomba del suo antenato Humayun, quando nel 1857 i britannici presero il controllo della città.

Gran parte dell’Antica Delhi è stata costruita dai Moghul, dalle imponenti mura del Forte Rosso, ai cui piedi si trova il bazaar medievale di Chandni Chowk, alla magnifica moschea in arenaria, l’edificio più che perfetto di Shah Jahan. Per conoscere veramente questa città Mughal, salite in cima al minareto sud e osservate gli aquiloni di carta volare sopra i tetti; poi spostatevi a sud a bordo di un risciò fino alla tomba di Humayun, e godetevi una tranquilla passeggiata tra gli stupendi giardini ristrutturati della Sunder Nursery.

Fatehpur Sikri doveva diventare una magnifica città Moghul ma fu abbandonata poco dopo la sua costruzione © Roop_Dey / Getty Images

Fatehpur Sikri: la città dimenticata

La capitale dell’India rimbalzò di città in città durante la dinastia Moghul perché ogni vanitoso imperatore aveva un proprio progetto per creare la città più grandiosa mai vista prima, spesso pensato per una location inadatta. A Fatehpur Sikri, vicino Agra, il problema fu l’acqua.

L’imperatore Akbar insisteva di voler costruire una nuova città imperiale per celebrare le sue gloriose battaglie, ma anche con le migliori intenzioni di costruttori e architetti non riuscì a sconfiggere gli elementi. Dopo soli 14 anni, l’intera città fu abbandonata a sé stessa, con le sue moschee, i suoi palazzi filigranati e le meravigliose camere dove il colto imperatore si consultava con i consiglieri dalla popolazione conquistata. Oggi si respira un’atmosfera quasi surreale: le pareti in pietra serena sono scolorite dal tempo, i vetri sono stati infranti e le finestre sembrano state intagliate il giorno prima.

Itmad-ud-Daulah è il secondo (meno visitato) mausoleo di Agra © Tim Graham / Getty Images

Itmad-ud-Daulah, l’altro mausoleo Moghul di Agra

Durante tutto l’impero Moghul, gli architetti hanno dedicato i loro sforzi al perfezionamento del mausoleo islamico; il Taj Mahal è quasi sicuramente il massimo tra le loro opere ma esistono molte altre tombe Moghul altrettanto belle. La tomba di Humayun a Delhi si posiziona seconda nel concorso di grandiosità, e un’altra magnificenza spesso ignorata è la tomba di Itmad-ud-Daulah ad Agra, un elegante scrigno in marmo bianco costruito per Mirza Ghiyas Beg, nonno di Mumtaz Mahal, nel 1628.

Se il Taj è enorme e stravagante, Itmad-ud-Daulah ha uno stile fine e sofisticato; gli eleganti minareti sono poco più alti degli alberi circostanti. Gli intarsi nella pietra dura delle mura sono stati realizzati con migliaia di pietre semipreziose cesellate a mano e lasciano intravedere il giardino, un angolo di paradiso terreste.

Srinagar ospita molti giardini Moghul ma Nishat Bagh è il più grazioso © saiko3p / Shutterstock

I giardini Moghul di Srinagar

Disegnati seguendo il modello dei Char Bagh (i quattro giardini del paradiso), i giardini dei Moghul dovevano riprodurre sulla terra la perfezione celestiale tra padiglioni in filigrana, cascate e giochi d’acqua zampillanti, eleganti gallerie di alberi e aiuole di fiori profumati. Proprio in questi giardini gli imperatori si rifugiavano dagli orrori della guerra oppure si schiarivano i pensieri prima di partire nella campagna successiva.

Srinagar, la travagliata capitale di Jammu e Kashmir, è dove l’arte raggiunse il suo apice con una serie di giardini meravigliosi che dalle colline si estendeva fino alla superficie riflettente del lago Dal. Shalimar Bagh e Nishat Bagh hanno conservato fino ad oggi lo stesso aspetto che avevano ai tempi di Jehangir, con lunghe gallerie di platani orientali che si riflettono nelle calme acque delle piscine alimentate dalle correnti.

L’incredibile Taj-ul-Masjid è il monumento simbolo dell’ultimo imperatore indiano dei Moghul © saiko3p / Shutterstock

Taj-ul-Masjid, la più grande moschea dell’India

Dal momento in cui Bahadur Shah Zafar salì al trono nel 1837, i Moghul furono tormentati su ogni fronte dai britannici e dai risorgivi imperi hindu e sikh. Quando alla fine il potere cadde e Bahadur fu cacciato dal Forte Rosso a causa della sua partecipazione nella rivolta del 1857 contro i colonizzatori, l’imperatore divenne una figura di mera rappresentanza.

Ma il regno dell’ultimo imperatore Mughal lasciò comunque un segno, soprattutto a Bhopal, dove il Taj-ul-Masjid si erge imponente sopra le acque del Motia Talab. Costruita nell’arco di 57 anni a partire dal 1844, la più grande Moschea dell’India copre un’area di 23 mila metri quadri (tre campi da calcio), ed è dominata da tre scintillanti cupole a forma di cipolla e due minareti che fanno da sentinella.

Il Taj Mahal è una delle più grandi creazioni dei Moghul © Scott Biales / Shutterstock

Fonte: lonelyplanetitalia.it – Joseph Bindloss

Nel corso della storia il subcontinente indiano ha assistito all’ascesa e alla caduta di alcuni dei più grandi imperi del mondo, ma nessuna dinastia è riuscita a distinguersi come quella dei Moghul

Originario dei territori che oggi appartengono all’Uzbekistan, nel 17esimo secolo l’impero fondato da Babur ha attraversato l’India come un vento del deserto, spazzando via ogni forma di resistenza e lasciando un marchio indelebile nella cultura, architettura e mentalità indiane.

Molte delle attrazioni più iconiche dell’India moderna sono state costruite dai Moghul mentre affermavano il proprio dominio attraverso il subcontinente: fortezze e palazzi romantici, archi decorati, cupole a forma di cipolla, il Taj Mahal, il Forte rosso. A quel tempo le leggi dell’impero erano spietate, persino crudeli, come scoprirono a loro spese molti eserciti nemici o religioni discordi. Ma i Moghul erano anche una dinastia molto colta, amante della musica, della poesia e delle arti, e inaugurano un’era di prosperità economica per il Paese.

Il Taj Mahal è la prima attrazione imperdibile dell’India © turtix / Shutterstock

L’intramontabile bellezza del Taj Mahal

Nessun monumento rievoca la grandezza dei Moghul come il Taj Mahal di Agra. Il mausoleo è stato fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Shah Jahan per l’amata moglie, Mumtaz Mahal. Oltre a venire spesso celebrato come il più grande monumento costruito per amore, rappresenta un simbolo del potere dell’imperatore: Shah Jahan convocò infatti i migliori architetti e costruttori dell’impero per erigere un monumento commemorativo che durasse nei secoli a venire. Riuscì sicuramente nel suo intento; la perfezione architettonica di questo capolavoro in marmo bianco toglie il fiato ancora oggi nonostante lo sciame di turisti che riempie le sue terrazze intarsiate.

Ammirate le costruzioni Moghul dell’Antica Delhi dal minareto di Jama Masjid © Richie Chan / Shutterstock

I forti, i minareti e i vivaci mercati di strada di Delhi

Delhi è la città in cui i Moghul posero la prima pietra del loro impero dando vita alla città di Ibrahim Lodhi nel 1526; qui l’ultimo imperatore della dinastia, Bahadur Shah Zafar, si rifugiò nella tomba del suo antenato Humayun, quando nel 1857 i britannici presero il controllo della città.

Gran parte dell’Antica Delhi è stata costruita dai Moghul, dalle imponenti mura del Forte Rosso, ai cui piedi si trova il bazaar medievale di Chandni Chowk, alla magnifica moschea in arenaria, l’edificio più che perfetto di Shah Jahan. Per conoscere veramente questa città Mughal, salite in cima al minareto sud e osservate gli aquiloni di carta volare sopra i tetti; poi spostatevi a sud a bordo di un risciò fino alla tomba di Humayun, e godetevi una tranquilla passeggiata tra gli stupendi giardini ristrutturati della Sunder Nursery.

Fatehpur Sikri doveva diventare una magnifica città Moghul ma fu abbandonata poco dopo la sua costruzione © Roop_Dey / Getty Images

Fatehpur Sikri: la città dimenticata

La capitale dell’India rimbalzò di città in città durante la dinastia Moghul perché ogni vanitoso imperatore aveva un proprio progetto per creare la città più grandiosa mai vista prima, spesso pensato per una location inadatta. A Fatehpur Sikri, vicino Agra, il problema fu l’acqua.

L’imperatore Akbar insisteva di voler costruire una nuova città imperiale per celebrare le sue gloriose battaglie, ma anche con le migliori intenzioni di costruttori e architetti non riuscì a sconfiggere gli elementi. Dopo soli 14 anni, l’intera città fu abbandonata a sé stessa, con le sue moschee, i suoi palazzi filigranati e le meravigliose camere dove il colto imperatore si consultava con i consiglieri dalla popolazione conquistata. Oggi si respira un’atmosfera quasi surreale: le pareti in pietra serena sono scolorite dal tempo, i vetri sono stati infranti e le finestre sembrano state intagliate il giorno prima.

Itmad-ud-Daulah è il secondo (meno visitato) mausoleo di Agra © Tim Graham / Getty Images

Itmad-ud-Daulah, l’altro mausoleo Moghul di Agra

Durante tutto l’impero Moghul, gli architetti hanno dedicato i loro sforzi al perfezionamento del mausoleo islamico; il Taj Mahal è quasi sicuramente il massimo tra le loro opere ma esistono molte altre tombe Moghul altrettanto belle. La tomba di Humayun a Delhi si posiziona seconda nel concorso di grandiosità, e un’altra magnificenza spesso ignorata è la tomba di Itmad-ud-Daulah ad Agra, un elegante scrigno in marmo bianco costruito per Mirza Ghiyas Beg, nonno di Mumtaz Mahal, nel 1628.

Se il Taj è enorme e stravagante, Itmad-ud-Daulah ha uno stile fine e sofisticato; gli eleganti minareti sono poco più alti degli alberi circostanti. Gli intarsi nella pietra dura delle mura sono stati realizzati con migliaia di pietre semipreziose cesellate a mano e lasciano intravedere il giardino, un angolo di paradiso terreste.

Srinagar ospita molti giardini Moghul ma Nishat Bagh è il più grazioso © saiko3p / Shutterstock

I giardini Moghul di Srinagar

Disegnati seguendo il modello dei Char Bagh (i quattro giardini del paradiso), i giardini dei Moghul dovevano riprodurre sulla terra la perfezione celestiale tra padiglioni in filigrana, cascate e giochi d’acqua zampillanti, eleganti gallerie di alberi e aiuole di fiori profumati. Proprio in questi giardini gli imperatori si rifugiavano dagli orrori della guerra oppure si schiarivano i pensieri prima di partire nella campagna successiva.

Srinagar, la travagliata capitale di Jammu e Kashmir, è dove l’arte raggiunse il suo apice con una serie di giardini meravigliosi che dalle colline si estendeva fino alla superficie riflettente del lago Dal. Shalimar Bagh e Nishat Bagh hanno conservato fino ad oggi lo stesso aspetto che avevano ai tempi di Jehangir, con lunghe gallerie di platani orientali che si riflettono nelle calme acque delle piscine alimentate dalle correnti.

L’incredibile Taj-ul-Masjid è il monumento simbolo dell’ultimo imperatore indiano dei Moghul © saiko3p / Shutterstock

Taj-ul-Masjid, la più grande moschea dell’India

Dal momento in cui Bahadur Shah Zafar salì al trono nel 1837, i Moghul furono tormentati su ogni fronte dai britannici e dai risorgivi imperi hindu e sikh. Quando alla fine il potere cadde e Bahadur fu cacciato dal Forte Rosso a causa della sua partecipazione nella rivolta del 1857 contro i colonizzatori, l’imperatore divenne una figura di mera rappresentanza.

Ma il regno dell’ultimo imperatore Mughal lasciò comunque un segno, soprattutto a Bhopal, dove il Taj-ul-Masjid si erge imponente sopra le acque del Motia Talab. Costruita nell’arco di 57 anni a partire dal 1844, la più grande Moschea dell’India copre un’area di 23 mila metri quadri (tre campi da calcio), ed è dominata da tre scintillanti cupole a forma di cipolla e due minareti che fanno da sentinella.

Il Taj Mahal è una delle più grandi creazioni dei Moghul © Scott Biales / Shutterstock

Fonte: lonelyplanetitalia.it – Joseph Bindloss

I lavori serviranno per scoprire il cortile anteriore del Tesoro, la facciata dell’edificio più iconico della “città rosa”

Petra sarà oggetto di nuovi scavi archeologici. I lavori serviranno per scoprire il cortile anteriore del Tesoro, la facciata dell’edificio più iconico della “città rosa”. della Giordania dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1985.

Lo scavo contribuirà a scoprire gli elementi architettonici della parte inferiore del Tesoro, oltre a completare il lavoro archeologico del 2003, che ha portato alla luce alcune tombe e facciate antistanti il Tesoro. Inoltre, lo scavo dovrebbe estendersi dal cantiere del Tesoro fino alla fine del Siq verso l’Anfiteatro nabateo.

Questo progetto mira a identificare l’effettivo utilizzo delle strutture archeologiche vicino al Tesoro e a scoprire il resto del sistema idrico e dei canali su cui l’antica città faceva affidamento in passato per drenare l’acqua piovana.

L’Autorità regionale per lo sviluppo e il turismo di Petra ha annunciato l’inizio dei nuovi scavi, che saranno finanziati dall’Autorità stessa in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità, ha dichiarato Chief Commissioner del PDTRA Suleiman Farajat. Un team archeologico accademico dell’Università Hussein Bin Talal prenderà parte al progetto.

Secondo Farajat, il progetto ha anche lo scopo di aiutare a spiegare le ragioni della costruzione della facciata del Tesoro, in quanto vi sono più teorie sulla sua storia.

Il lavoro sarà anche volto a eliminare i detriti delle alluvioni accumulati negli ultimi anni, che coprono parte del corridoio e l’area vicino al Tesoro.

Gli scavi saranno accompagnati da un piano d’azione designato per riorganizzare i servizi forniti dal sito, i segnali di orientamento e le strutture pubbliche in conformità con i risultati del progetto.

Ancora oggi, infatti, Petra ha ancora molto da svelare. Solo pochi anni fa un altro scavo aveva riportato alla luce una clamorosa scoperta archeologica, quella dei magnifici giardini da Mille e una Notte, con fontane e una grandissima piscina, che 2mila anni fa rendevano questa città nel deserto una vera e propria oasi. La Capitale dei Nabatei, infatti, era un vero paradiso in cui, anche in mezzo al deserto, era possibile coltivare piante e alberi, grazie a un sofisticato sistema di irrigazione e di stoccaggio dell’acqua. Una realtà rimasta ignorata per secoli fino alla scoperta.

Fonte: siviaggia.it

Dopo avere passato dei mesi rinchiusi a chiederci come avremmo potuto proseguire la nostra attività professionale siamo lieti di comunicarvi che le nostre isole sono COVID 19 FREE, il governo delle Seychelles ci ha comunicato la riapertura dell’aeroporto internazionale il 01/06/2020. Le Seychelles saranno in una posizione molto forte per commercializzarsi come destinazione sicura dove trascorrere le proprie vacanze

Comunicato stampa del 22/05/2020

Il Paradiso delle Seychelles è Covid-19 FREE. Dopo 9 settimane di lotta instancabile con la mortale pandemia mondiale di Covid-19, le Seychelles, la piccola meta di vacanze nell’Oceano Indiano con una popolazione di meno di centomila abitanti, è ora Covid-19 FREE. Il Paese, che ha riportato un totale di 11 casi, ha annunciato che l’ultimo paziente infetto è risultato negativo per un numero continuo di giorni ed è ora considerato guarito dal virus Covid-19. È confermato che la pandemia da COVID-19 abbia raggiunto le Seychelles nel marzo 2020 poiché l’annuncio dei primi due casi di COVID-19 è stato fatto il 14 marzo 2020.

Il numero di casi sulle isole è aumentato lentamente durante le tre settimane successive e ha raggiunto il suo apice il 6 aprile 2020, quando l’11° caso è stato confermato, inclusi gli unici due casi trasmessi a livello locale a seguito dei quali non sono stati segnalati altri casi positivi sulle isole. Dietro la riuscita gestione della delicata situazione, risultante da questa pandemia, c’è l’autorità locale nota come Autorità di Sanità Pubblica sotto la supervisione del suo commissario per la salute pubblica delle Seychelles, il dott. Jude Gedeon. Il team di sanità pubblica ha reagito prontamente ed efficacemente per stabilire protocolli di emergenza in linea con le indicazioni dell’OMS, per rispondere alla crisi covid-19 per curare i casi attivi e frenare la diffusione del virus Covid-19 all’interno della sua popolazione. Sono state create disposizioni per le strutture di quarantena e un team di risposta rapida immediata dal momento in cui l’OMS aveva dichiarato Covid-19 una pandemia a metà gennaio. In seguito all’individuazione dell’ultima persona sottoposta all’infezione e all’azione precauzionale per contenere l’aumento dei numeri di infezione nelle Seychelles, un ordine di divieto di viaggio imposto dalle autorità è entrato in vigore a mezzanotte di mercoledì 8 aprile alle Seychelles, limitando i movimenti per i cittadini tranne i lavoratori dei servizi essenziali. Questa misura è stata mantenuta per 21 giorni. Il 28 aprile 2020, il presidente delle Seychelles, Danny Faure, ha annunciato la revoca delle restrizioni ai movimenti di persone il 4 maggio, mentre le restrizioni di viaggio si concluderanno il 1° giugno, quando l’aeroporto internazionale delle Seychelles riaprirà il 1° giugno 2020.

Per il momento, le Seychelles sono libere dalla pandemia di Covid-19 e le autorità delle Seychelles rimangono in allerta per qualsiasi evenienza. L’Autorità di sanità pubblica insieme ad altre organizzazioni stanno lavorando duramente per proteggere cittadini, espatriati e visitatori dalla pandemia. Come annunciato dal Presidente il 28 aprile 2020, i visitatori e i residenti di ritorno che arrivano alle Seychelles saranno soggetti a misure severe imposte dall’Autorità di sanità pubblica, inclusa una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Parlando del fatto che la destinazione è libera da Covid-19, il Ministero del Turismo dell’Aviazione Civile, dei Porti e della Marina, il Ministro Didier Dogley, ha dichiarato che il lavoro svolto dalle autorità sanitarie è stato eccezionale e ha permesso alle parti interessate del turismo di tornare al tavolo di lavoro per pianificare l’arrivo dei nostri primi visitatori. “Dato che la situazione nel mondo rimane precaria, è una benedizione per la nostra piccola nazione essere stata in grado di frenare la diffusione del Covid-19 sulle nostre coste. Come destinazione, questo è un grande vantaggio per le Seychelles; c’è un sacco di lavoro preparatorio qui sul campo con i nostri partner per assicurarsi che le Seychelles trasmettano un forte messaggio di essere una destinazione sicura. Quando il mondo si aprirà e le persone inizieranno a viaggiare, la sicurezza riguardo a COVID 19 sarà un fattore importante per i visitatori che intendono andare in vacanza “, ha affermato il Ministro Dogley.

Ha inoltre affermato che con l’apertura dell’aeroporto il 1° giugno 2020, le Seychelles saranno in una posizione molto forte per commercializzarsi come destinazione sicura; qualcosa che la maggior parte dei turisti desidererà dopo essere stata confinata nelle loro case per mesi. Composta da 115 isole, la terra dell’arcipelago delle Seychelles, ricca di vegetazione lussureggiante e di bellezza incontaminata naturale, è sparsa nell’angolo segreto dell’Oceano Indiano occidentale al largo della costa orientale dell’Africa, a qualche migliaio di chilometri di distanza. Tutti i casi sono stati segnalati e trattati su Mahé. Non sono stati segnalati casi nell’isola interna di Praslin, La Digue, Silhouette Island e Outer Islands.

Fonte: Seychelles European Reservation – Seychelles Tourism Board

PRONTO A VIVERE CON ME L’AVVENTURA NEL DESERTO DEL MAROCCO?

Il sud del Marocco riserva emozioni forti e sorprendenti e la magia del deserto lascia una traccia indelebile in ogni cuore

Vivi anche tu questa avventura con le immagini raccolte in un video che documenta il mio ultimo viaggio, un tour di sette giorni da Al-Rashidiyya a Marrakech, a bordo di un fuoristrada 4×4, attraverso paesaggi di una bellezza mozzafiato, dove la natura è protagonista indiscussa.

Video: A. Fiorillo

Tempi lontani, di guerra ma anche d’amore, catturati da antiche pietre dal fascino imperituro

Castelli di Cechia: sulle orme di re, dame, cavalieri e… dello stile italiano. La Repubblica Ceca è uno dei Paesi a più alta densità di castelli al mondo. Di tutte le epoche e le fogge, dalle fortificazioni difensive alle residenze signorili, se ne contano quasi duemila. Alcuni sono di proprietà dello Stato, ma la maggior parte appartiene a privati, spesso discendenti di nobili casate. Quelli visitabili sono comunque ben 200.

Con le alte torri, le merlature, le ronde, i ponti levatoi, le grandi corti, i saloni eleganti, raccontano di antichi sfarzi e splendori. Ricordano tutte le storie cui hanno fatto da scenario: la magia di aristocratici trascorsi, ma anche un passato burrascoso, a tratti cruento. Tutta la storia di Cechia –e d’Europa- è passata di qui…

Che di guerrieri e inquisitori o cavalieri e dame si tratti, ancora oggi pare di vederli aggirarsi per scuderie e segrete, per lunghi corridoi e saloni affrescati. Il fascino dei personaggi del passato -romantici o spietati che fossero- e delle loro gesta non sbiadisce mai, così come un classico tour dei castelli non teme le mode.

Il turista italiano, in particolare, ha sempre ceduto –e sempre cederà- all’incanto di un’epoca (dal Medioevo in poi) che ha visto anche il suo Paese protagonista. Curioso e carico di stimoli, ama “sbirciare” oltreconfine, a caccia non solo di indiscutibile bellezza e di prospettive diverse, ma soprattutto di legami con la propria storia, i propri personaggi, il proprio patrimonio culturale.

La Repubblica Ceca con i suoi castelli ha tutte le carte in regola per soddisfarlo…

Ecco allora qualche spunto e una selezione ad hoc dell’immenso tesoro regale di Cechia, pensato per il pubblico italiano tra storia, curiosità e chicche insolite.

Castello di Bouzov

Non lontano da Olomouc, in Moravia centrale, la cui magia di questo castello medievale ha attratto numerosi produttori cinematografici che lo hanno scelto come set. È qui che, tra gli altri, è stato girato “Fantaghirò”. Nel castello, a partire dalla fine del XV secolo, risiedeva l’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Perfettamente conservato e ancora riccamente arredato, propone interessanti visite guidate alle sale un tempo abitate dai signori, alla sala del tribunale, alla torre e all’armeria. Un vero gioiellino la cappella neogotica. Per i bambini, le cantine accolgono la mostra Draghi e Ammazzadraghi. Il castello in estate ospita eventi culturali e rievocazioni storiche in costume.

Castelli di Lednice e Valtice

Con uno splendido parco, sono le punte di diamante dell’omonimo paesaggio culturale, sotto tutela Unesco. Chiamato “Giardino d’Europa”, lo si deve all’impegno di intere generazioni di Liechtenstein. I due palazzi vegliano su un giardino francese e un parco all’inglese, punteggiati di laghetti, abbellimenti romantici e da monumenti anche bizzarri (come l’alto minareto in stile moresco). Il castello di Lednice in stile neogotico, all’epoca dei Liechtenstein era luogo d’incontro per l’aristocrazia europea. Quello di Valtice, invece, fu la sfarzosa residenza del casato. È noto anche per l’antica e pregevole attività vitivinicola, le cui origini affondano all’epoca dell’imperatore romano Marco Aurelio.

Castello di Konopiste

Sempre in Boemia, fu nido d’amore di Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este (il cui assassinio a Sarajevo scatenò la prima guerra mondiale) e della consorte Sofia di Hohenberg, nata Chotkova. L’aspetto odierno della fortezza è ancora quello dei tempi dell’arciduca. Si visitano le sale di rappresentanza con mobili di pregio italiani, le camere dei signori e degli ospiti, la sala da pranzo e l’armeria. Francesco Ferdinando fu ambizioso collezionista e grande cacciatore, ragione per cui il castello è ricco di armi, dipinti e trofei. Fin dal ‘700, nel parco vengono allevati gli orsi.

Castello di Duchcov

Ovvero il castello di Casanova, che qui trascorse gli ultimi anni di vita e scrisse le sue memorie. Vi lavorava come bibliotecario e vi morì nel 1798. Quello del grande seduttore italiano non è però il solo nome famoso legato al maniero barocco, in Boemia settentrionale. Tra i suoi visitatori si annoverano lo zar di Russia Alessandro I, il re prussiano Frederick William, il cancelliere austriaco Metternich e artisti come Goethe, Schiller, Bach e Beethoven. La storia del castello è in mano ai Wallenstein fino al 1921. In seguito, l’edificio entrò in un vortice sfortunato, culminato alla fine della seconda guerra mondiale in un devastante incendio appiccato dall’esercito sovietico. All’interno, conserva ampie e preziose tracce del mecenatismo del suo casato.

Castello di Slavkov

Meglio noto come Castello di Austerlitz, ospitò Napoleone prima della famosa battaglia e fu teatro dell’incontro tra i tre imperatori coinvolti nella firma dell’armistizio. Non lontano da Brno, in Moravia, fa ogni anno da scenografia a una rievocazione del sanguinoso scontro del 1805, durante il quale Bonaparte sconfisse le forze armate alleate dell’imperatore austriaco e dello zar russo. Gli interni sfarzosi del castello barocco sono visitabili, così come la scuderia e il deposito carrozze. Tra le varie chicche, la Sala Ovale, dotata di un’acustica particolare per insonorizzare le delicate riunioni politiche.

Castello di Cesky Krumlov

La sua mole rinascimentale domina il centro storico della città, perla Unesco, e il lento fluire della Moldava. Quello del castello è un intero complesso, fatto di edifici eleganti e ampi cortili e secondo solo a quello di Praga. Tra i suoi gioielli, il raro teatro barocco -tra i meglio conservati al mondo- con allestimenti e costumi originali del ‘600. Nei giardini, anche un teatro girevole dove vanno in scena le opere dei grandi classici, comprese quelle di Verdi. Nel Salone delle Maschere, dipinti, specchi e illusioni ottiche per danze carnevalesche d’epoca.

Castello di Telc

È uno splendido esempio di stile rinascimentale italiano, che caratterizza un po’ tutta la pittoresca cittadina morava, sotto tutela Unesco. Per trasformare l’originaria fortezza gotica dalle funzioni difensive nello straordinario esempio di residenza rinascimentale che è oggi, fu chiamato l’architetto italiano Baldassarre Maggi, che si avvalse di maestranze del Nord Italia, dai muratori agli stuccatori. Anche gli interni pomposi rispecchiano l’arte del Belpaese. La visita guidata dà accesso alle camere, alla biblioteca, al bagno e al guardaroba, con una collezione di abiti e accessori storici.

Castello di Sternberk

Lineare ma imponente architettura medievale, ai piedi del Monte Jesenik, in Moravia. Legato alla nobile casata ceca di cui ancora porta il nome e che nel XIX secolo provvide a salvarne i ruderi e trasformarli secondo i dettami del romanticismo, oggi è di proprietà dello Stato. Diversi percorsi di visita svelano le collezioni artistiche, il modo di vivere dei nobili e le attrezzature tecniche del castello, tra cui l’ingegnoso riscaldamento ad aria. Curioso il museo degli orologi.

Castello di Spielberk

Con il nome tedesco Spielberg, è certamente il monumento di Brno più noto agli italiani. Si, è proprio la fortezza de “Le mie prigioni” di Silvio Pellico. Agli albori del Risorgimento, nella fortezza finirono reclusi proprio Pellico e altri patrioti italiani. Le casematte furono trasformate in gattabuie da Giuseppe II d’Asburgo, ma l’edificio ha un lungo e glorioso passato. Testimoniato nel Museo della Città, allestito tra le sue mura.

Castello di Kromeriz

Il maniero barocco di Kromeriz, per secoli residenza estiva dei vescovi di Olomouc, è puro lusso e ostentazione. Celebre in particolare per i suoi giardini all’inglese e per il Giardino dei Fiori (Kvetna), per le cantine dove matura il vino da messa e per la fornitissima biblioteca, il complesso oggi sotto effige Unesco, vanta una straordinaria pinacoteca, con capolavori, tra gli altri, di Brueghel, Van Dyck e Tiziano. La tela di quest’ultimo, compare nel celebre successo cinematografico “Amadeus”, girato in parte nella Sala Congressuale, dai fastosi interni rococò.

Castello di Becov nad Teplou

Per un tocco “noir” eccoci infine all’austera rocca di Becov nad Teplou, risultanza di più castelli e palazzi collegati tra loro, testimoni di epoche, glorie e interventi architettonici diversi.  Si racconta che nel 1985, dopo 40 anni di ricerche, alcuni investigatori assoldati da un anonimo per scovare un tesoro inestimabile, nascosto chissà dove in Cechia, rinvennero sotto il pavimento della cappella del castello un reliquario d’oro, realizzato nel XIII secolo per accogliere le spoglie di San Mauro. Lo si può ammirare ancora qui, in tutta la sua bellezza. Dopo i gioielli della corona, si tratta del cimelio più prezioso della Repubblica Ceca.

La Strada delle Rocche, tra Baviera e Boemia

Alcuni dei manieri citati fanno inoltre parte della Burgerstrasse, la Strada delle Rocche. Un magnifico percorso transnazionale che unisce i castelli più belli e interessanti di Germania e Repubblica Ceca. I castelli di Ludwig, quelli di Sissi, quelli dei Lussemburghi e di Federico Barbarossa, i palazzi degli Asburgo e quello di Metternich, uniti –insieme a molti altri- in un itinerario che conduce attraverso i più bei paesaggi di Baviera e Boemia, sulle orme di re, imperatori, vescovi, duchi, cavalieri e principesse. Da Mannheim a Praga, oltre 1000 chilometri a ritroso nel tempo e 100 castelli, dei quali ognuno unico a suo modo. Un viaggio affascinante e romantico, ma anche molto confortevole, grazie a una rete di alloggi di charme, ostelli, taverne, locande e ristoranti tipici.

Fonte: Ente Nazionale Ceco per il Turismo – Milano

Tempi lontani, di guerra ma anche d’amore, catturati da antiche pietre dal fascino imperituro

Castelli di Cechia: sulle orme di re, dame, cavalieri e… dello stile italiano. La Repubblica Ceca è uno dei Paesi a più alta densità di castelli al mondo. Di tutte le epoche e le fogge, dalle fortificazioni difensive alle residenze signorili, se ne contano quasi duemila. Alcuni sono di proprietà dello Stato, ma la maggior parte appartiene a privati, spesso discendenti di nobili casate. Quelli visitabili sono comunque ben 200.

Con le alte torri, le merlature, le ronde, i ponti levatoi, le grandi corti, i saloni eleganti, raccontano di antichi sfarzi e splendori. Ricordano tutte le storie cui hanno fatto da scenario: la magia di aristocratici trascorsi, ma anche un passato burrascoso, a tratti cruento. Tutta la storia di Cechia –e d’Europa- è passata di qui…

Che di guerrieri e inquisitori o cavalieri e dame si tratti, ancora oggi pare di vederli aggirarsi per scuderie e segrete, per lunghi corridoi e saloni affrescati. Il fascino dei personaggi del passato -romantici o spietati che fossero- e delle loro gesta non sbiadisce mai, così come un classico tour dei castelli non teme le mode.

Il turista italiano, in particolare, ha sempre ceduto –e sempre cederà- all’incanto di un’epoca (dal Medioevo in poi) che ha visto anche il suo Paese protagonista. Curioso e carico di stimoli, ama “sbirciare” oltreconfine, a caccia non solo di indiscutibile bellezza e di prospettive diverse, ma soprattutto di legami con la propria storia, i propri personaggi, il proprio patrimonio culturale.

La Repubblica Ceca con i suoi castelli ha tutte le carte in regola per soddisfarlo…

Ecco allora qualche spunto e una selezione ad hoc dell’immenso tesoro regale di Cechia, pensato per il pubblico italiano tra storia, curiosità e chicche insolite.

Castello di Bouzov

Non lontano da Olomouc, in Moravia centrale, la cui magia di questo castello medievale ha attratto numerosi produttori cinematografici che lo hanno scelto come set. È qui che, tra gli altri, è stato girato “Fantaghirò”. Nel castello, a partire dalla fine del XV secolo, risiedeva l’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Perfettamente conservato e ancora riccamente arredato, propone interessanti visite guidate alle sale un tempo abitate dai signori, alla sala del tribunale, alla torre e all’armeria. Un vero gioiellino la cappella neogotica. Per i bambini, le cantine accolgono la mostra Draghi e Ammazzadraghi. Il castello in estate ospita eventi culturali e rievocazioni storiche in costume.

Castelli di Lednice e Valtice

Con uno splendido parco, sono le punte di diamante dell’omonimo paesaggio culturale, sotto tutela Unesco. Chiamato “Giardino d’Europa”, lo si deve all’impegno di intere generazioni di Liechtenstein. I due palazzi vegliano su un giardino francese e un parco all’inglese, punteggiati di laghetti, abbellimenti romantici e da monumenti anche bizzarri (come l’alto minareto in stile moresco). Il castello di Lednice in stile neogotico, all’epoca dei Liechtenstein era luogo d’incontro per l’aristocrazia europea. Quello di Valtice, invece, fu la sfarzosa residenza del casato. È noto anche per l’antica e pregevole attività vitivinicola, le cui origini affondano all’epoca dell’imperatore romano Marco Aurelio.

Castello di Konopiste

Sempre in Boemia, fu nido d’amore di Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este (il cui assassinio a Sarajevo scatenò la prima guerra mondiale) e della consorte Sofia di Hohenberg, nata Chotkova. L’aspetto odierno della fortezza è ancora quello dei tempi dell’arciduca. Si visitano le sale di rappresentanza con mobili di pregio italiani, le camere dei signori e degli ospiti, la sala da pranzo e l’armeria. Francesco Ferdinando fu ambizioso collezionista e grande cacciatore, ragione per cui il castello è ricco di armi, dipinti e trofei. Fin dal ‘700, nel parco vengono allevati gli orsi.

Castello di Duchcov

Ovvero il castello di Casanova, che qui trascorse gli ultimi anni di vita e scrisse le sue memorie. Vi lavorava come bibliotecario e vi morì nel 1798. Quello del grande seduttore italiano non è però il solo nome famoso legato al maniero barocco, in Boemia settentrionale. Tra i suoi visitatori si annoverano lo zar di Russia Alessandro I, il re prussiano Frederick William, il cancelliere austriaco Metternich e artisti come Goethe, Schiller, Bach e Beethoven. La storia del castello è in mano ai Wallenstein fino al 1921. In seguito, l’edificio entrò in un vortice sfortunato, culminato alla fine della seconda guerra mondiale in un devastante incendio appiccato dall’esercito sovietico. All’interno, conserva ampie e preziose tracce del mecenatismo del suo casato.

Castello di Slavkov

Meglio noto come Castello di Austerlitz, ospitò Napoleone prima della famosa battaglia e fu teatro dell’incontro tra i tre imperatori coinvolti nella firma dell’armistizio. Non lontano da Brno, in Moravia, fa ogni anno da scenografia a una rievocazione del sanguinoso scontro del 1805, durante il quale Bonaparte sconfisse le forze armate alleate dell’imperatore austriaco e dello zar russo. Gli interni sfarzosi del castello barocco sono visitabili, così come la scuderia e il deposito carrozze. Tra le varie chicche, la Sala Ovale, dotata di un’acustica particolare per insonorizzare le delicate riunioni politiche.

Castello di Cesky Krumlov

La sua mole rinascimentale domina il centro storico della città, perla Unesco, e il lento fluire della Moldava. Quello del castello è un intero complesso, fatto di edifici eleganti e ampi cortili e secondo solo a quello di Praga. Tra i suoi gioielli, il raro teatro barocco -tra i meglio conservati al mondo- con allestimenti e costumi originali del ‘600. Nei giardini, anche un teatro girevole dove vanno in scena le opere dei grandi classici, comprese quelle di Verdi. Nel Salone delle Maschere, dipinti, specchi e illusioni ottiche per danze carnevalesche d’epoca.

Castello di Telc

È uno splendido esempio di stile rinascimentale italiano, che caratterizza un po’ tutta la pittoresca cittadina morava, sotto tutela Unesco. Per trasformare l’originaria fortezza gotica dalle funzioni difensive nello straordinario esempio di residenza rinascimentale che è oggi, fu chiamato l’architetto italiano Baldassarre Maggi, che si avvalse di maestranze del Nord Italia, dai muratori agli stuccatori. Anche gli interni pomposi rispecchiano l’arte del Belpaese. La visita guidata dà accesso alle camere, alla biblioteca, al bagno e al guardaroba, con una collezione di abiti e accessori storici.

Castello di Sternberk

Lineare ma imponente architettura medievale, ai piedi del Monte Jesenik, in Moravia. Legato alla nobile casata ceca di cui ancora porta il nome e che nel XIX secolo provvide a salvarne i ruderi e trasformarli secondo i dettami del romanticismo, oggi è di proprietà dello Stato. Diversi percorsi di visita svelano le collezioni artistiche, il modo di vivere dei nobili e le attrezzature tecniche del castello, tra cui l’ingegnoso riscaldamento ad aria. Curioso il museo degli orologi.

Castello di Spielberk

Con il nome tedesco Spielberg, è certamente il monumento di Brno più noto agli italiani. Si, è proprio la fortezza de “Le mie prigioni” di Silvio Pellico. Agli albori del Risorgimento, nella fortezza finirono reclusi proprio Pellico e altri patrioti italiani. Le casematte furono trasformate in gattabuie da Giuseppe II d’Asburgo, ma l’edificio ha un lungo e glorioso passato. Testimoniato nel Museo della Città, allestito tra le sue mura.

Castello di Kromeriz

Il maniero barocco di Kromeriz, per secoli residenza estiva dei vescovi di Olomouc, è puro lusso e ostentazione. Celebre in particolare per i suoi giardini all’inglese e per il Giardino dei Fiori (Kvetna), per le cantine dove matura il vino da messa e per la fornitissima biblioteca, il complesso oggi sotto effige Unesco, vanta una straordinaria pinacoteca, con capolavori, tra gli altri, di Brueghel, Van Dyck e Tiziano. La tela di quest’ultimo, compare nel celebre successo cinematografico “Amadeus”, girato in parte nella Sala Congressuale, dai fastosi interni rococò.

Castello di Becov nad Teplou

Per un tocco “noir” eccoci infine all’austera rocca di Becov nad Teplou, risultanza di più castelli e palazzi collegati tra loro, testimoni di epoche, glorie e interventi architettonici diversi.  Si racconta che nel 1985, dopo 40 anni di ricerche, alcuni investigatori assoldati da un anonimo per scovare un tesoro inestimabile, nascosto chissà dove in Cechia, rinvennero sotto il pavimento della cappella del castello un reliquario d’oro, realizzato nel XIII secolo per accogliere le spoglie di San Mauro. Lo si può ammirare ancora qui, in tutta la sua bellezza. Dopo i gioielli della corona, si tratta del cimelio più prezioso della Repubblica Ceca.

La Strada delle Rocche, tra Baviera e Boemia

Alcuni dei manieri citati fanno inoltre parte della Burgerstrasse, la Strada delle Rocche. Un magnifico percorso transnazionale che unisce i castelli più belli e interessanti di Germania e Repubblica Ceca. I castelli di Ludwig, quelli di Sissi, quelli dei Lussemburghi e di Federico Barbarossa, i palazzi degli Asburgo e quello di Metternich, uniti –insieme a molti altri- in un itinerario che conduce attraverso i più bei paesaggi di Baviera e Boemia, sulle orme di re, imperatori, vescovi, duchi, cavalieri e principesse. Da Mannheim a Praga, oltre 1000 chilometri a ritroso nel tempo e 100 castelli, dei quali ognuno unico a suo modo. Un viaggio affascinante e romantico, ma anche molto confortevole, grazie a una rete di alloggi di charme, ostelli, taverne, locande e ristoranti tipici.

Fonte: Ente Nazionale Ceco per il Turismo – Milano

LA MALESIA RINGRAZIA I TOUR OPERATOR

23 Mag 2020 In: Malesia

Malesia: ancora una volta un grazie ai Tour Operator

COMUNICATO STAMPA
21 Maggio 2020

Nonostante le enormi difficoltà di questo momento, i Tour Operator specializzati sulla Malesia continuano a dare prova di grande professionalità, allineandosi a uno scenario che è destinato a veder cambiare il modo di viaggiare sul lungo raggio.

“Si è iniziato nel mese di Aprile con diversi webinar di formazione, grazie ai quali l’Ente ha potuto raggiungere 1.200 agenti di viaggio, e altri in programma per il mese di Maggio. In alcuni casi è previsto l’intervento dei DMC locali (Exo Travel, Axys Travel, Asian Trails) per poter entrare nel dettaglio tecnico del programma di viaggio, spaziando dall’upgrade di una camera al tempo di traghetto dalla costa a un’isola”  ha commentato il Direttore dell’Ente Turismo Malesia di Parigi,  responsabile anche el mercato italiano, il Sig. Libra Haniff, che aggiunge:
“Penso che in questo particolare momento stare a fianco delle agenzie di viaggio sia non solo doveroso, ma è un’opportunità di crescita professionale perché dovranno affrontare momenti non sempre facili, e sono convinto che la loro professione diventerà sempre più qualificata alla riapertura delle attività. L’Ente Turismo Malesia ha sempre creduto in loro come interlocutori fondamentale con il consumatore finale, e ora più che mai”.

Ma il vero grande cambiamento che si sta delineando è stata la capacità dei Tour Operator specializzati sulla Malesia di affrontare la situazione intervenendo su uno dei punti cruciali: le modalità di prenotazione.

Basti pensare che fino ad ora, per una destinazione a lungo raggio come la Malesia, la pianificazione prevedeva 3-4 mesi di anticipo sulla prenotazione in agenzia, spesso il saldo al momento della conferma.


Il Covid ha rivoluzionato gli scenari, ed ecco allora la professionalità degli esperti del settore, che hanno saputo venire incontro a questo nuovo modo di ‘fare turismo’, con prontezza e capacità di far fronte anche a un’emergenza chiamata Covid-19.

E i nomi che propongo la Malesia, non solo non smettono di proporla, ma la rendono ancora più fruibile, rendendo particolarmente flessibili le policies di prenotazione, cosa prima impensabile. Ecco allora che si delineano novità importanti, tra cui:

– possibilità di prenotare senza versare acconti,
– cancellazione senza penali entro un mese dalla partenza,
– sconti immediati,
– altre modalità personalizzate che rendono ‘più facile’ pensare a un viaggio in Malesia con la possibilità di ‘ripensarci’.

Alcuni nomi? Futurviaggi, Viaggi del Mappamondo, Aliviaggi, Go Asia, Grandi Viaggi, Loft Studio Viaggi, Karisma Travelnet, Combo Tour, Tour Service, Adamantis Tour Operator, Exotic, Darwin Viaggi, Eden Viaggi, Gorgonia Viaggi, Alpitour, Alidays, H2O Viaggi, Amo il Mondo, Viaggiando Punto Tours.

Ma sono ormai molti quelli stanno valutando nuove strategie di prenotazione.

E’ grazie a ciascuno di loro che questa destinazione continuerà a restare nel cuore degli Italiani.

Forse la ripresa sarà lenta, ma resterà sempre una destinazione gestita con l’eccellenza di brand che sono in grado di proporla solo con sicurezza, preparazione, esperienza, creatività e capacità di gestire tutti gli imprevisti, anche attraverso la figura degli agenti di viaggio che sono i primi interlocutori con il cliente finale, e ai DMC malesi che supportano la qualità del prodotto e della programmazione.

Al momento, la Malesia ha esteso il Movement Control Order (MCO) fino al 9 Giugno 2020, ma nel frattempo consente con gradualità la riapertura degli esercizi commerciali, in rispetto alle normative di sicurezza.
Questo paese ha affrontato da subito l’emergenza Covid-19 con prontezza e misure adeguate, riuscendo a limitare i casi accertati a 6.894 totali, con 113 morti complessivi e con un tasso di guarigione pari al 80.8% (aggiornato al 17 maggio 2020), decisamente tra i più alti al mondo.

Fonte: TOURISM MALAYSIA ITALIA

Se cercate l’avventura, considerate la Colombia

La Colombia e il suo territorio vergine emergono dalla giungla delle proposte di viaggio con vaste aree pronte per essere esplorate. Scopritela in bici o lanciandovi in gommone, lungo le vette andine o tra la giungla amazzonica.

I diversi paesaggi della Colombia offrono un mondo di opportunità di avventure © Daniel Garzón Herazo / EyeEm / Getty Images

È l’unico Paese del Sud America che vanta sia la costa Pacifica che quella Caraibica, più del 10% della sua superficie è protetta da parchi nazionali (rispetto a circa il 3.4 % negli Stati Uniti) e ospita la più alta catena montuosa costiera del mondo: la Sierra Nevada de Santa Marta, che svetta a 5700 metri. Alle pendici di questa catena, nel meraviglioso Parque Nacional Natural Tayroma, è possibile stare a mollo nel caldo mare caraibico, guardando le cime innevate.

Sotto molti aspetti, la Colombia sembra una manciata di paesi diversi cuciti insieme. La costa caraibica trasuda un carattere languido e sensuale che risiede nel fatto che la più famosa escursione di più giorni si trova celata qui nella giungla tropicale. Nell’interno, la chiassosa Bogotá si trova su un’alta valle andina, a 2600 metri dal livello del mare, che la rende la terza capitale più alta del mondo.

A sud di Bogotá, le Ande si dividono e uniscono nelle tre alte catene che risalgono attraverso il paese, creando una serie di opportunità per escursioni e moltissime rapide. Attraversate le Ande nell’est e si scende bruscamente nella vasta Los Llanos, una zona di foreste tropicali ricca di animali selvatici più grande della Thailandia, conosciuta come “il Serengeti del Sud America”.

La Colombia è senza dubbio una delle destinazioni emergenti per l’avventura del mondo, perché molte cose qui sono sconosciute e nonostante ciò assolutamente irresistibili.

Escursioni

Machu Picchu non ha il monopolio delle città andine perdute. Nascosta nella giungla sulle pendici settentrionali della Sierra Nevada de Santa Marta, la Ciudad Perdida è l’obiettivo della più famosa escursione colombiana. È una camminata di cinque o sei giorni attraverso fango, attraversamenti con il fiume che arriva alla vita, caldo torrido e una scalata finale di 1260 scalini per le rovine dell’antica città. Non potrete fare questa camminata in maniera indipendente; solo quattro agenzie di trekking a Santa Marta e Taganga hanno il permesso per entrare.

Il più bel trekking alpino è il Güicán–El Cocuy Circuit Trek di una settimana attraverso Parque Nacional Natural El Cocuy, che segue una catena di meravigliosi laghi alti, cascate e passi montani ad altitudini che superano i 4500 metri.

I colori brillanti del letto del fiume La Macarena che esplodono di vivacità tra settembre e novembre © VarnaK / Shutterstock

Per poter dire di aver fatto quest’esperienza prima delle masse, organizzate un’escursione giornaliera a Caño Cristales, volando fino alla remota La Macarena e andando a piedi verso quello che viene definito “il lago più bello del mondo”. La zona è stata riaperta ai visitatori solo nel 2009 dopo anni di attività di guerriglia, ma da settembre a novembre circa la pianta Macarenia clavigera nel letto del fiume diventa rosso scarlatto e viola, aggiungendo sfumature alla sabbia gialla e all’acqua blu.

Per un altro spettacolo naturale, fate un’escursione di mezza giornata attraverso la Valle de Cocora, dove le palme più alte del mondo, palme di cera alte 40 m, spuntano come germogli.

L’elevazione di 3000 m intorno Boyacá metterà alla prova i vostri limiti © Brent Olson / Getty Images

Bicicletta

Due parole: Nairo Quintana. Questo piccolo e potente climber si è fatto i muscoli delle cosce in Colombia, diventando una pubblicità ambulante delle salite assassine del paese. La zona di origine di Quintana è Boyacá, dove gli aspiranti-Nairo si dirigono, sebbene l’altitudine (circa 3000 m) sia faticosa.

Medellín è senza dubbio la base migliore per il ciclismo della Colombia, ma dovrete imparare ad amare le colline.  Quella degna di nota qui, che attrae centinaia di ciclisti ogni weekend, è Alto de Las Palmas, che sale a circa 1000 metri sopra la città e verso l’alta valle Oriente, che è un’altra preferita tra i ciclisti.  Mettete insieme Alto de Las Palmas e il circuito della Vuelta Oriente e avrete un classico tragitto di circa 100km.

Con sezioni delle strade di Bogotá chiuse ogni domenica, la Ciclovía prende il sopravvento © Ivan_Sabo / Getty Images

Per prima cosa, però, provate una pedalata domenicale a Bogotá quando, per sette ore, le strade attraverso la capitale sono chiuse ai veicoli a motore e aperte alle bicilette. Conosciuta come Ciclovía, queste chiusure settimanali delle strade sono iniziate a metà degli anni Settanta, abbracciando un’idea innovativa che si sarebbe diffusa presto in tutto il mondo. Oggi, circa un milione di persone partecipa alla Ciclovía di Bogotá ogni fine settimana.

Come ci si aspetterebbe in un paese costellato di natura che unisce montagne e ciclisti sfegatati, anche la mountain bike è popolare.

Le vallate che producono caffè di Quindío offrono buoni percorsi e dagli altopiani intorno a Medellín potrete esplorare sentieri che scendono oltre 1000 metri attraverso foreste pluviali e fino alle gole del fiume.

La città di Taganga sulla costa caraibica è uno dei luoghi più economici dove imparare a fare immersioni del mondo © Anna Gibiskys / 500px

Immersioni e snorkeling

La Colombia possiede oltre 3.000 km di costa- Pacifica e Caraibica- perciò non sorprende che sia possibile effettuare eccellenti immersioni e snorkeling. I Caraibi vantano il primato per immersioni eccellenti, prime fra tutti le Isole di San Andrés e Providencia, a 700 chilometri dalla costa colombiana ma a poco più di 200 km dal Nicaragua.

Un gruppo di sub si prepara a tuffarsi fuori dall’isola di San Andres © Benoit Daoust / Shutterstock


Providencia si trova in cima a una delle barriere coralline più grandi del mondo, mentre San Andrés, 90 km a sud, possiede altri 15 km di barriera corallina. Nella più rilassata Providencia i siti di immersione popolari includono Manta’s Place, dove le pastinache americane scivolano nell’acqua, e Tete’s Place, dove la vita marina brulica tra fessure e grotte. A Felipe’s Place, una statua di Cristo sommersa si trova 20 metri sotto la superficie. A San Andrés Piramide è prolifica di pesci, polpi, murene e razze, mentre per i sub amanti dei relitti ci sono due navi affondate, il Blue Diamond e il Nicaraguense, al largo della costa dell’isola.

Per gli aspiranti subacquei, la città di Taganga, lungo la costa caraibica in terraferma, è uno dei luoghi più economici al mondo per imparare.

Il Río Fonce vicino a San Gil offre rapide di classe II e III © Markpittimages / Getty Images

Rafting

Il kayak rimane un’attività di nicchia in Colombia, ma ci sono molti luoghi famosi per il rafting nelle rapide. Quasi a metà strada tra Bogotá e Medellín, il Río Claro scolpisce un canyon di marmo, dove le rapide sono solo di prima classe, rendendo il percorso delicato e panoramico. A San Agustín, nel sud-ovest del paese, si può effettuare rafting sul fiume più lungo della Colombia, il Río Magdalena, che attraversa rapide di classe II e III, ma è San Gil il posto davvero speciale. La capitale dell’avventura della Colombia pulsa di attività – parapendio, bungee jumping, speleologia, canoa – ma soprattutto la città ruota intorno al rafting. Il Río Fonce offre una discesa di 10 km attraverso le rapide di classe II e III, mentre il Río Suarez offre l’esperienza completa di rodeo acquatico, portandovi nel vortice delle rapide di classe V. È praticamente solo acqua impetuosa sin dal momento della partenza, che si trova a un’ora di auto da San Gil, fino alla fine del viaggio alla confluenza del Río Suarez e del Río Fonce.

Suesca è una delle migliori destinazione per arrampicata del Sud America © Dalomo84 / Getty Images

Arrampicata

La Suesca è la capitale della roccia in Colombia. A solo un’ora di guida a nord di Bogotá, la città rurale è avvolta da una linea di scogliere di arenaria lunga 4 km che sovrasta il Río Bogotá e una ferrovia in disuso. Le scogliere sono a circa 10 minuti a piedi dalla città lungo i binari del treno e presentano più di 400 percorsi abbastanza ben divisi tra arrampicata tradizionale e sportiva. Le scogliere raggiungono altezze di 125 metri e ce ne sono in abbondanza per tutti i livelli – nella parte alta ci sono salite classificate intorno al 7c + / 5.13. C’è una buona offerta per scalatori a Suesca, con un campeggio alla base delle scogliere e un ostello con negozio di arrampicata nelle vicinanze.

Fonte: lonelyplanetitalia.it


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