Qui troverai le ultime novità dalle Maldive: dalle news sui resort alle guest house, dalla cultura alle incredibili esperienze a contatto con una natura incontaminata
AMILLA MALDIVES SVELA UN’ESPERIENZA “GLAMPING” SENZA PARAGONI
Amilla Maldives Resort and Residences ha creato tre lussuose esperienze “Bubble Tent” con champagne, chef privato, sauna e una piccola piscina, portando il ‘glamping’ a livelli inediti. La lussuosa capsula gonfiabile, completamente climatizzata e impermeabile, offre un’esperienza naturalistica unica e coinvolgente e una vista a 360° del paesaggio. Questo rifugio chic è dotato di un bagno, lussuose docce (interne ed esterne), piscina, bagno turco e sauna. L’ospite può personalizzare la propria esperienza scegliendo diverse soluzioni tra cui: ‘Bubbles & Stars’, che include la meditazione guidata del cielo stellato accompagnata da canapè e champagne, e ‘Wellness Your Way’, che include una cena barbecue preparata da uno chef privato sulla spiaggia.
RICONNETTERSI CON LA MENTE, IL CORPO E L’ANIMA
C’è un motivo per cui LUX* Me Spa di LUX* South Ari Atoll Resort & Villas ha ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti nel 2019. Questa è la soluzione perfetta per coloro che desiderano riposare, rilassarsi e vivere la giornata senza stress. Il pacchetto è stato realizzato con cura per dare agli ospiti la possibilità di oziare tutto il giorno, nella villa o in spiaggia.
Se questo non fosse abbastanza rilassante, è inclusa anche un’altra esperienza unica: una notte sotto le stelle dopo aver gustato un’ottima cena al tramonto sulla spiaggia
MÖVENPICK HOTELS & RESORTS PRESENTA IL NUOVO MENÙ
Mövenpick Hotels & Resorts ha elaborato un fantasioso menù di piatti a base di caffè con il lancio della sua ultima iniziativa culinaria globale: Coffee Cuisine, il tocco magico del barista. Il marchio, che torrefà i propri caffè da oltre 50 anni, ha portato la sua esperienza di miscelazione concependo creazioni culinarie letteralmente “piene di chicchi”, disponibili presso selezionati ristoranti Mövenpick. Dalla tartare di salmone affumicato bagnata con un profumato olio al caffè e dal poke di tonno arricchito con caramello e una crema d’avocado al caffè, ogni piatto presenta un ingegnoso tocco di caffè, grazie alla competenza del capo barista, Kevin Mohler.
ALLA SCOPERTA DELLA CULTURA MALDIVIANA
Le Maldive vantano una cultura, una produzione artigianale e delle tradizioni uniche, influenzate profondamente dai popoli dei paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano e plasmate dall’ambiente naturale dell’arcipelago e dalle acque lo circondano. I maldiviani sono maestri nella costruzione di imbarcazioni e sono famosi per il dhoni, barca tradizionale, la cui forma è stata modellata nei secoli fino a raggiungere quella attuale, adatta a tutte le condizioni del mare. Il mondo dell’artigianato maldiviano, caratterizzato da una tradizione secolare, offre una grande varietà di prodotti, dagli ornamenti in legno laccato ai tappeti di giunchi intrecciati finemente e ai manufatti di corallo incisi.
IL LATO EMOZIONANTE DELLA VITA
Le Maldive sono costituite per il 99% d’acqua e solo l’1% da terra e le emozioni sono garantite sia sopra sia sott’acqua. Ovunque si scelga di andare in vacanza alle Maldive, gli sport acquatici da praticare non mancano. Mentre alcuni resort preferiscono offrire la massima tranquillità proponendo invece rilassanti gite in canoa, windsurf, snorkeling e immersioni. I veri amanti del brivido possono scegliere il resort o la guest-house su un’isola che offre tutte le attività più adrenaliniche: tagliare le onde su una moto d’acqua o sfrecciare sulla laguna in wakeboard. Per i più esperti di sport acquatici è possibile praticare kite surf, parasailing o navigare in solitaria su un catamarano.
HANIFARU BAY PER VEDERE SQUALI BALENA E MANTE
Hanifaru Bay è un santuario per chi ama lo snorkeling con mante e squali balena. Questa riserva della biosfera dell’UNESCO è un’area Marina Protetta e ci sono regole severe volte a proteggere e preservare questa incredibile meraviglia. La barriera corallina di Hanifaru Bay è come un imbuto di circa 1300 metri; la parte interna più stretta dell’imbuto è quella in cui si trovano più comunemente squali balena e mante. La stagione degli squali balena va da maggio a novembre quando il plancton rimane intrappolato nella barriera corallina attirando squali balena e banchi di mante. In qualsiasi momento potrebbero esserci più di un centinaio di mante e diversi squali balena che si nutrono della barriera corallina.
Fonte: visitmaldives.com
Sul bel Danubio blu – Johann Strauss
La musica non conosce confini: ecco infatti cosa succede quando i musicisti dell’orchestra della Volksoper e i danzatori del Balletto di Stato di Vienna lavorano da casa…
“Dove le parole non arrivano…la musica parla”, diceva Beethoven. La musica riesce perfettamente a toccare le corde più intime dell’anima: sa emozionarci, stimola i ricordi e suscita passioni. È stata da sempre fedele compagna dell’uomo e fonte di ispirazione per artisti del passato e talenti più contemporanei.
Danziamo sulle note del valzer più famoso al mondo…
Fonte: Austria Turismo – Milano
Ad Aruba è la stagione delle tartarughe! Le tartarughe marine hanno iniziato a deporre le loro uova lungo Eagle Beach e presto i cuccioli inizieranno il loro cammino verso il mare
In questo momento in cui non è possibile visitare Aruba, ci piacerebbe portare un po’ di Aruba nelle vostre case.
Anche se non ci è ancora possibile viaggiare fisicamente, possiamo sicuramente farlo con i nostri sensi. Ecco qui di seguito un video da poter condividere e sfogliare nelle prossime settimane con l’obiettivo di portare nelle case dei viaggiatori un po’ di allegria e positività caraibica che contraddistinguono la nostra Isola Felice.
Dedicatevi un momento zen: in questi giorni così complicati tutti abbiamo bisogno di un po’ di azzurro mare. Nell’attesa che possiate tornare a trovarci, ecco un po’ di Aruba per voi!
Anche se sono passati solo pochi giorni, i nostri visitatori ci mancano già terribilmente. Come diciamo in Papiamento, “solo ta briya” – “il sole splende”. Il luminoso sole di Aruba e i caldi abbracci locali continueranno ad aspettarvi qui, nella vostra seconda casa, quando sarà finalmente possibile
Fonte: Global Tourist – Aruba Tourism Authority Italia
Dal castello in Germania de «La Bella Addormentata nel Bosco» al palazzo del Sultano in Aladdin ricreato sulla falsa riga del Taj Mahal, fino ai paesaggi sconfinati dell’Africa visti ne «Il Re Leone». Quando realtà e fantasia si mescolano
Chissà che cosa ne sarebbe stato del signor Walter Elias Disney, meglio conosciuto come Walt, se non avesse assecondato quel guizzo geniale che lo portò a dare vita animata ai personaggi di celebri fiabe o generati dalla fantasia. Senza dubbio tutti noi saremmo cresciuti senza poterci appassionare alle divertenti vicende di Topolino, Biancaneve, Il Re Leone, La Sirenetta… solo per citarne alcuni.
«Se puoi sognarlo puoi farlo» recita una delle sue massime più famose. E in effetti Disney ha sognato tanto, ma ha lasciato anche che fosse il mondo reale, con tutta la sua concreta bellezza, a solleticare la sua creatività. A ben guardare, infatti, in tantissimi classici che hanno tenuto incollati alla tv generazioni di bambini c’è sempre un posto, un monumento o un luogo simbolo realmente esistente. Quasi fosse un modo per dare alla magia della fantasia una pennellata di verità.
Che sia il celebre Castello di Neuschwanstein, in Germania, da cui ha preso ispirazione la dimora principesca de “La bella addormentata nel bosco”, o la struttura dai tetti spioventi della Città Proibita, in Cina, riconoscibile in “Mulan”, o ancora, il Palazzo del Sultano di Aladdin rilavorato sulla falsa riga del Taj Mahal, India, sono tante le bellezze del mondo che hanno ispirato i famosi cartoni.
A pochi giorni dal lancio di Disney+, la piattaforma streaming di The Walt Disney Company che offre 500 film, 26 produzioni originali esclusive, e migliaia di episodi televisivi di Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro, abbiamo provato a compiere un viaggio tra fantasia e realtà.
Fonte: vanityfair.it – Laura Scafati
AMANZOE, SPLENDORE SU MISURA ALLA PENISOLA DI ARGOLIDA
Se voli a sud-ovest dalla famosa capitale della Grecia, Atene, arriverai presto alla penisola di Argolida, uno sperone di terra greca che si protende nel Golfo Saronico dal lato orientale del più grande paesaggio del Peloponneso. Sul lato opposto di questo grande promontorio, isolato e bruciato dal sole, troverete Amanzoe, sulle spiagge del Golfo Argolico, lungo il Mar Egeo. Tutti i viaggiatori con un senso di avventura apprezzeranno la posizione di questo meraviglioso hotel di lusso e spa, e il resort sarà lieto di offrire il meglio dei programmi su misura. La terra della Grecia è ricca di storia e l’hotel può offrire un lussuoso comfort a tutti i suoi ospiti, compresi quelli che desiderano semplicemente godersi il sole del Mediterraneo in pace.
Il resort Amanzoe offre dozzine di Suite e Ville nella sua posizione sull’acropoli in collina, a circa un miglio dalla vivace località turistica di Porto Heli, oppure gli ospiti possono preferire le cabanas più piccole al Beach Club, a solo un miglio circa a ovest, direttamente sulle acque blu dell’Egeo. Il trasporto da e per il Beach Club è fornito dall’hotel.
LA BELLEZZA DELLE ACQUE EGEE
Le olive crescono in infinite piantagioni nella provincia di Erminida, che copre l’intera penisola. La terra è rocciosa e soleggiata e piena di villaggi e rovine, provenienti da diverse civiltà. Se un ospite preferisce semplicemente rimanere a bordo piscina e godere di alcuni lussuosi trattamenti benessere, troverà lo staff a completa disposizione. Tutti gli sport acquatici che puoi immaginare saranno disponibili presso il Beach Club e le strutture benessere includono un padiglione yoga e una piscina watsu, che combina massaggi con acqua riscaldata
UN ODISSEA INDIETRO NEL TEMPO
Ogni viaggiatore che si sente attratto dal mondo antico sarà in paradiso quando arriverà ad Amanzoe. Si potranno visitare le famose rovine di Micene a circa venticinque miglia a nord-ovest, a Tirinto e Micene. Queste erano le fortezze dei Micenei che si pensa siano stati i guerrieri che hanno incendiato la fiorente città che conosciamo come Troia, tanto tempo fa. Nelle vicinanze si trovano anche antichi anfiteatri e le cappelle costruite dai bizantini ad Ermioni.
LA SEMPLICITÀ DEL LUSSO GRECO
Molto interessante è anche una gita alla vicina isola dell’isola di Spetses, dove le auto sono vietate e il villaggio ha solo carrozze trainate da cavalli. Dopo una lunga giornata di esplorazione e giochi d’acqua, il resort offre un bellissimo anfiteatro moderno sul modello antico, dove spettacoli di musica teatrale e jazz sono offerti agli ospiti. Ciò fornirà ai clienti un finale perfetto per una lussuosa giornata all’insegna dell’avventura.
Fonte: xoprivate.com
Così lo definì lo storico greco Erodoto nel V secolo a.C., sottolineando il grande ruolo che il Nilo ha avuto nell’evoluzione dell’Egitto
Da 30 milioni di anni il Nilo fluisce placido attraversando il continente Africano fino al mar Mediterraneo, ma è soprattutto nel territorio egiziano, che si comporta da vero protagonista, caratterizzandone la storia sin dai tempi antichi.
Un legame stretto tra il fiume e le civiltà che si svilupparono lungo le sue sponde, grazie alla generosità delle acque, che in passato, dopo aver regolarmente inondato i terreni aridi, restituivano il prezioso limo, vigoroso fertilizzante, fondamentale per l’agricoltura e il sostentamento.
Il Nilo si forma con l’unione di due principali affluenti: il Nilo Bianco, che nasce, convenzionalmente, dal lago Vittoria, in Uganda, e il Nilo Azzurro, generato dal lago Tana in Etiopia. I due rami si fondono a Khartum, dove inizia un percorso ostacolato soltanto da sei impetuose cateratte. L’ultima è quella di Aswan, che si arricchisce della vivacità intrepida delle sue acque impreziosite da piccoli isolotti lussureggianti e da rocce di granito rosa.
Il Nilo si congiunge al mare, dopo aver donato vita al deserto, e lo fa con uno spettacolare delta, che connette il Paese al resto del mondo sin dall’antichità.
L’importanza del fiume raggiunse il suo apice nell’antico Egitto. Era associato al dio Hapy, che incarna la fecondità della terra e garantisce l’abbondanza dei raccolti, simbolo del rinnovamento della vita dopo ogni piena.
Il Nilo ha visto navigare innumerevoli barche sacre, tanto care ai sacerdoti Egizi dediti alla celebrazione delle amate divinità. Oggi, risalirne un tratto a bordo di una motonave o di una tipica imbarcazione fluviale, farsi inebriare dalla leggera brezza, che ne accarezza la superficie blu cobalto, e raggiungere i siti archeologici adagiati lungo le sue rive, è fare un viaggio a ritroso nella storia, intrisa di miti e leggende memorabili, sempre pronta a svelare nuovi segreti a chi è desideroso di ascoltare.
Sua Maestà il Nilo: la sua linfa vitale scorre uguale da tempo immemore, infonde vita, ispira e seduce, eppure,
ogni goccia non è mai la stessa!
Foto: Alessandra Fiorillo
La splendida spiaggia di Nopparat Thara
È una spiaggia sabbiosa lunga 3 chilometri, davvero un bel posto dove soggiornare o, semplicemente, trascorrere una piacevolissima giornata al mare.
Detta familiarmente Tara Beach, ci sia arriva in 10-15 minuti da Ao Nang con i tuk-tuk locali. Tara Beach è una spiaggia molto bella, un lungo arenile chiaro poco frequentato e quindi non troppo caotico (è all’interno del Parco Nazionale). Grazie ad un gioco di correnti, vi si forma una lunga striscia di sabbia che permette di raggiungere a piedi i vicini isolotti.
Mare color smeraldo e sabbia chiara ricoperta da uno strato di minuscole conchiglie, veniva chiamata originariamente dagli abitanti del posto “Spiaggia di Khlong Haeng”, che significa “spiaggia del canale prosciugato”. Il canale si prosciuga durante la bassa marea e tutta l’area ritorna ad essere un’unica grande spiaggia. Qui si trova la sede del Parco Nazionale della Spiaggia di Noppharat Thara e dell’arcipelago di Phi Phi. Il Parco occupa una vasta superficie, sia sulla terraferma che in mare.
Fonte: turismothailandese.it
Ravenna è nota in tutto il mondo per i suoi mosaici, le sue chiese, i battisteri e i palazzi che attirano ogni anno centinaia di migliaia di visitatori
Ma non è solo per ragioni prettamente artistiche che Ravenna è un luogo unico: il fatto è che le scintillanti opere realizzate tra il V e il VI secolo, quando la città fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente e poi avamposto di quello bizantino, codificarono le prime espressioni dell’arte cristiana. Così la città del mosaico rappresenta la tessera decisiva, irripetibile, in grado di congiungere Oriente e Occidente, antichità e Medioevo, solcando mari e secoli interi.
Tante altre tessere, invece, compongono l’identità cittadina: la vivacità del centro, per esempio, con i baretti sempre pieni e l’ininterrotto fluire delle biciclette; le odorose pinete che lambiscono vaste aree lagunari, che in pochi chilometri proiettano il visitatore in un’atmosfera di quasi inverosimile wildness; e i lunghi tratti di spiaggia che sfavillano di animazione nella lunga stagione estiva. Il risultato finale è una destinazione varia e multiforme, da inserire senza la minima esitazione in qualunque tour dell’Emilia-Romagna.
Che cosa vedere
È inevitabilmente il riflesso dei milioni di tessere multicolore a baluginare nei desideri dei viaggiatori che programmano una visita a Ravenna. Ma, tra le suggestioni dantesche, qualche aggraziata piazza piena di vita e gli interessanti musei, vi accorgerete che la città ha da offrire molto altro.
1 Basilica di San Vitale
Questa straordinaria basilica del 548, luogo simbolo dell’arte bizantina mondiale, vi stordirà e vi rapirà non appena varcata la soglia. Stenterete a comprendere se la struttura ottagonale, la foresta di colonne e il matroneo al piano superiore appartengano a una chiesa, al luogo di culto di un’esotica religione orientale o a un tempio pagano. L’edificio sorto laddove san Vitale sarebbe stato interrato vivo, infatti, appare irrimediabilmente sospeso tra il realismo naturalista dell’arte romana e la staticità bizantina.
Da vedere c’è molto, ma, nonostante la luce ieratica che filtra dalle finestre in alabastro e il cinquecentesco pavimento a intarsio marmoreo inducano a muoversi in ogni direzione, le più fulgide meraviglie di San Vitale sono concentrate negli straordinari mosaici della zona presbiteriale: si parte dall’arcone d’ingresso con i 15 medaglioni che incorniciano i volti di Cristo, degli apostoli e dei santi Gervasio e Protasio. Sopra le trifore, ecco il serrato dialogo tra Antico e Nuovo Testamento, con gli episodi dei sacrifici di Abele Melchisedec e di Isacco, che richiamano la passione di Cristo. Nelle pareti dell’abside si celebra invece il potere imperiale, all’epoca appena insediatosi in città, rappresentato dall’ingioiellatissima Teodora, con il corteo di due ministri e sette matrone e, in posizione speculare, da suo marito Giustiniano col vescovo Massimiano e seguito di funzionari, sacerdoti e soldati.
Ma è nel catino absidale che le audaci cromie trovano il loro assoluto compimento. Nel mosaico di Gesù tra gli arcangeli, san Vitale e sant’Ecclesio, il Redentore è rappresentato con lo sfarzoso abito di un imperatore, intento a offrire la corona del martirio con una mano e a sorreggere con l’altra l’apocalittico libro dei sette sigilli. Se dovessimo eleggere nella storia dell’arte un singolo momento di passaggio tra il naturalismo dell’età antica e la solenne formalità bizantina, la scelta dovrebbe senz’altro ricadere su questa immagine.
2 Mausoleo di Galla Placidia
Questo edificio cruciforme, a pochi passi dalla Basilica di San Vitale, potrebbe concorrere per il titolo mondiale di architettura dal contrasto più radicale tra interno ed esterno. La piccola struttura è da fuori quanto di più modesto possiate immaginare. Dentro, invece, la multicolore decorazione musiva stravolge completamente l’impressione iniziale.
Secondo la tradizione, il mausoleo fu costruito tra il 425 e il 450 da Galla Placidia, figlia di Teodosio e sorella di Onorio (colui che aveva reso Ravenna capitale dell’Impero Romano d’Occidente), ma, a dispetto del nome, non ha mai ospitato le spoglie dell’imperatrice. In compenso, è un luogo privilegiato per osservare l’evoluzione e i cambiamenti nella storia dell’arte cristiana. Osservate, per esempio, la differenza tra il disinvolto realismo del Cristo nella versione del Buon Pastore sopra la porta d’ingresso, che risente della tradizione figurativa romana, e il rigore di quello in abiti da imperatore di San Vitale, realizzato un secolo dopo.
Di straordinario dinamismo è anche la rappresentazione del Martirio di san Lorenzo nella lunetta di fronte all’ingresso, mentre gli apostoli rappresentati nei lunettoni alla base della cupola, con le loro tuniche bianche, ricordano le figure di filosofi ellenistici. Il mausoleo, poi, custodisce il primo esempio di soffitto decorato con il diffusissimo tema del cielo stellato, che si perpetuerà nel Medioevo, fino a Giotto e ancora oltre, in centinaia di chiese in tutta Europa. E nelle frequenti rappresentazioni animali, dalle colombe che si abbeverano alle acque della grazia divina ai cervi che evocano il Salmo XLII (‘Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela a te, o Dio’), si manifesta un programma iconografico di sublime unitarietà, in cui paganesimo e cristianità si fecondano vicendevolmente in un’epifania estetica che qualsiasi visitatore farà fatica a dimenticare.
3 Battistero Neoniano
Da fuori mostra la forma ottogonale comune a molti edifici con la stessa funzione, la solidità dei laterizi e le lesene con doppi archetti pensili che ne movimentano il disadorno impianto. L’interno, invece, è un trionfo di colori, in cui ogni immagine e gli stessi elementi architettonici sembrano volteggiare sopra il visitatore in un’ipnotica e inesauribile fluttuazione. L’edificio si divide in tre fasce: in basso le colonne in marmo sostengono le arcate, sul cui sfondo blu si stagliano girali d’acanto e le figure di profeti. La fascia mediana è caratterizzata da una delicata decorazione in stucco, con nicchie che accolgono le figure di altri profeti alternate alle finestre. Infine, ecco i meravigliosi mosaici della parte superiore, divisi anch’essi in tre sezioni, con l’ampia esedra in cui si alternano troni e altari, i 12 apostoli che si muovono in due processioni contrapposte in mezzo e infine il Battesimo di Cristo nel disco centrale. Al culmine di questa strepitosa esperienza, lenite il torcicollo dando un’occhiata alla cinquecentesca vasca battesimale, di fronte a voi al centro dell’edificio.
4 Sant’Apollinare Nuovo
Il più significativo edificio ariano dell’epoca di Teodorico, poi riconvertito al culto cattolico verso il 560, è un’ampia basilica a tre navate, con una semplice facciata timpanata e un campanile cilindrico del X secolo. Come spesso accade a Ravenna, all’interno l’attenzione del visitatore è subito attratta dalla decorazione musiva, a discapito in questo caso del ricco arredo marmoreo e del soffitto a cassettoni (1611). Nonostante il fatto che dell’opulento apparato decorativo originario siano sopravvissuti solo i mosaici della navata centrale, l’eloquenza dei tre registri è però sufficiente a elevare la struttura tra i massimi capolavori artistici della regione.
In alto, ci sono episodi della vita di Cristo: in quelli a sinistra il Salvatore è giovane e imberbe, mentre a destra, nelle più drammatiche scene della Passione, ha la barba ed esprime sofferenza. Notate l’Ultima cena, con gli apostoli sdraiati come in un banchetto romano, e osservate la mancanza della tradizionale Crocifissione, considerata infamante nella concezione del cristianesimo degli albori. Nella fascia mediana sono invece rappresentati i profeti. Il clou è però nel registro inferiore: a destra, vicino all’entrata, si vede il Palazzo di Teodorico, da cui partono in processione 26 martiri, in direzione dell’abside e del Cristo in trono fiancheggiato da quattro arcangeli; a sinistra, proprio di fronte al palazzo, ecco la città portuale di Classe, da cui muovono i magi e le sante verso la Vergine, anch’essa in trono, a completare un vero e proprio prodigio di simmetria.
5 Sant’Apollinare in Classe
Nonostante le spoliazioni di secoli interi, l’allontanamento del mare e la progressiva decadenza dell’area, questa basilica edificata tra il 533 e il 536 continua a rifulgere come una delle massime espressioni dell’arte paleocristiana. Già dall’esterno le dimensioni della struttura e il bel campanile cilindrico del X secolo non lasciano indifferenti. L’interno, poi, a tre navate scandite da 24 colonne di marmo orientale, ha lo slancio di una cattedrale, con i suoi 30 metri d’altezza. In opposizione alla maestosità della struttura, i capitelli ‘a foglie d’acanto mosse dal vento’ sembrano suggerire levità e morbidezza, mentre le spoglie pareti, lungo le quali ci sono solo qualche iscrizione e una serie di superbi sarcofagi, esaltano ulteriormente lo sfarzoso ciclo musivo dell’abside: al centro della parte inferiore è raffigurato il primo vescovo di Ravenna, sant’Apollinare, verso il quale si muovono 12 agnelli, a rappresentare il gregge dei fedeli. Il lussureggiante sfondo di alberi, rocce e arbusti, privo com’è di profondità e prospettiva, obbedisce a parametri antinaturalistici già tipicamente bizantini. Nella parte superiore è invece rappresentata la Trasfigurazione, con Mosè ed Elia ai lati della croce gemmata a riecheggiare il racconto biblico. Ancor più in alto, tra le nubi, la mano di Dio. La scelta iconografica di un racconto in cui emerge la natura divina di Cristo va evidentemente letta come riaffermazione della dottrina ortodossa dopo i decenni di influenza ariana, così come la presenza di altri quattro vescovi ravennati tra le finestre vuole esaltare la città e la Chiesa locale. Da non perdere assolutamente, anche se il centro città dista 8 km.
6 Le peripezie delle spoglie dantesche
Non sappiamo in quali dei regni dell’oltretomba da lui descritti Dante abbia meritato di approdare dopo la morte; di sicuro, però, sappiamo che le sue spoglie hanno subito peripezie infernali prima di approdare nel sepolcro dove oggi riposano. Il poeta fu sepolto nel sarcofago odierno, accanto alle mura del convento francescano, ma, quando nel 1519 papa Leone X accolse l’istanza della città di Firenze che reclamava le ossa del beneamato cittadino, il sarcofago aperto dalla delegazione medicea risultò incredibilmente vuoto: i frati, infatti, avevano praticato un buco nel muro e trafugato il cadavere. E la storia non finisce qui: nel 1810, con la ratifica delle leggi napoleoniche, il convento fu abbandonato e il corpo del poeta nascosto in una porta murata del Quadrarco di Braccioforte. Ritrovato casualmente da un operaio nel 1865, fu nuovamente posto nell’attuale sepolcro. Infine, le spoglie furono spostate per pochi mesi durante la seconda guerra mondiale, per proteggerle dai bombardamenti.
Sepolcro di Dante
Oltre che ai mosaici, Ravenna è associata immediatamente alla figura del grande poeta nazionale. Dante, infatti, fu ospite di Guido Novello da Polenta nell’ultima parte della sua vita, tra il 1317 e il 1321, e dopo varie vicissitudini; le sue spoglie mortali furono accolte in questo tempietto neoclassico (1780), all’interno di un sarcofago sormontato dal bel bassorilievo quattrocentesco di Pietro Lombardo, con l’immagine del poeta immerso nella lettura. Nel giardino accanto si trova il Quadrarco di Braccioforte, un’austera edicola che ospita due sarcofagi del V secolo.
Museo Dantesco
Nei chiostri dei frati francescani, a due passi dal sepolcro, si trova l’avvincente percorso museale dedicato alla vita e all’opera di Dante, con un racconto fumettistico della Divina Commedia, supporti multimediali e opere d’arte contemporanea, alcune delle quali griffate da artisti prestigiosi come Giacomo Manzù. C’è anche la cassa in cui i frati deposero le ossa del poeta dopo averle trafugate.
7. La via dei poeti
Se siete in cerca di ispirazione e volete scoprire chi è stato ispirato da Ravenna, non dimenticatevi di percorrere Via Mazzini. In questa via, infatti, è stato installato un percorso letterario, con pannelli che riportano pensieri sulla città di scrittori e viaggiatori celebri. La lista annovera, tra gli altri, Dante e Henry James, Hesse e Freud, Eliot e Yourcenar; in attesa, magari, del vostro poetico contributo.
Fonte: lonelyplanetitalia.it
Un misterioso ex magazzino trasformato in cisterna è
diventato un set cinematografico.
Prima che il villaggio di El Jadida fosse riabilitato dai marocchini nel 1769, i portoghesi occuparono l’area per circa 250 anni, governando dalla loro fortezza di Mazagan, come veniva chiamata El Jadida. La piccola area occupata dalla fortezza, ora denominata Cité Portugaise, contiene numerosi elementi di interesse tra cui bastioni, chiese cristiane, una sinagoga e un forno comunale. Ma la gemma di questo gioiello è la suggestiva cisterna, utilizzata da Orson Welles nella sua versione di Otello.
I fan di Orson Welles sanno che Essaouira, circa 150 miglia a sud di El Jadida (che significa “il nuovo” in arabo) sulla costa atlantica, è stata la principale location delle riprese di Otello. Ma la scena di combattimento tra Cassio e Roderigo si svolge nella cisterna di El Jadida.
Al centro c’è un piccolo bacino traboccante che lascia gran parte del pavimento coperto da un sottile strato d’acqua. Sulla sommità c’è un oculo, aperto al cielo. La combinazione dell’acqua sul pavimento e della luce che penetra dal soffitto crea riflessi e giochi d’ombra meravigliosi e spettrali. Il soffitto a volta, le file di colonne e molti echi completano l’effetto complessivo di stranezza e fascino.
Fonte: atlasobscura.com
Stradine colorate e tradizioni millenarie: Hoi An, nel Vietnam centrale, è una città romantica dove a farla da padrone non sono soltanto le tonalità del rosso tanto care agli orientali, ma milioni di lanterne che illuminano ogni angolo.
Amata dai turisti e dagli irriducibili del selfie da pubblicare sui social, regala un’atmosfera magica soprattutto al tramonto quando questi piccoli “fari” dalle mille gradazioni cromatiche sembrano prendere luce e vita.
Passeggiando per il suo centro storico
Il cuore di Hoi An sembra essere fermo nel tempo ed è rimasto intatto nei secoli, idealmente abbracciato da palazzi storici nelle tonalità pastello. E poi c’è il fiume Thu Bon e i balconi ricoperti di fiori, appena lontano dalle spiagge dove osservare le sfumature del cielo durante il giorno. Da queste parti le influenze a tavola e nello stile sono notevoli, perché nel tempo vi hanno abitato cinesi, giapponesi, olandesi francesi e portoghesi. La sua parte vecchia è perfetta per l’inizio di un tour, attraverso le vecchie mura che sono Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il consiglio è quello di perdersi alla ricerca di angoli nascosti e remoti e poi spostarsi verso le boutique tipiche, i piccoli negozi, i ristoranti e i caffè.
Imperdibile la sua cucina
Da provare ad Hoi An, ovviamente, anche i piatti tipici magari fermandosi nei ristorantini lungo il fiume, attendendo il crepuscolo per osservare le tinte delle lanterne. E poi magari potrebbe essere una buona idea anche quella di iscriversi a uno dei tanti corsi di pietanze vietnamite che si tengono da queste parti.
Informazioni utili
Dopo aver acquistato il ticket di ingresso si può accedere in città e visitare quattro tra i monumenti principali, inseriti in una apposita lista. Il ricavato consente che vengano curati e preservati, in un luogo che presta grande attenzione all’ambiente tanto da aver chiuso al traffico la sua zona più antica. Il momento migliore per andare va da fine gennaio a fine agosto quando il clima è più secco e caldo. Negli altri mesi tende a piovere parecchio.
Da vedere
Il simbolo di Hoi An è il Ponte Coperto Giapponese del 1700, che suddivideva la parte cinese da quella giapponese. E poi ci sono le lanterne di seta in giro per la città e la possibilità di salire a bordo di una barca tradizionale e organizzare un giro lungo il corso d’acqua locale. C’è, ancora, il piccolo tempio dedicato a Quan Cong, un generale cinese molto stimato per la sua bontà d’animo. Senza dimenticare le tante sartorie artigianali presenti dove farsi confezionare qualche capo, in quella che è la capitale della seta e della sartoria.
Fonte: ilmessaggero.it