Un fotografo ha condiviso una serie di immagini inquietanti e accattivanti che mostrano un litorale vicino ad Auckland, in Nuova Zelanda, illuminato da un plancton bioluminescente blu incandescente.

Catturato da Alistair Bain, un insegnante di liceo con una passione per la fotografia, le immagini sono state scattate a Tindalls Bay, sulla penisola di Whangaparaoa, a nord della città. Le acque sono state viste brillare in una tonalità spettrale, un fenomeno causato dal plancton marino nella zona. Dopo aver scattato le fotografie, Alistair ha chiesto a un suo collega, scienziato marino e insegnante, Daniel Ward, di dare qualche spiegazione in più su ciò che provoca la visione colorata.

Tindalls Bay – Nuova Zelanda

“Il bagliore è causato da una reazione di ossidazione all’interno del corpo dell’organismo per produrre luce al fine di distrarre ed eludere i predatori. Può essere difficile prevedere quando appariranno queste fioriture di plancton marino, anche nell’acqua calda che preferiscono. Per una migliore esperienza di bioluminescenza, l’acqua deve essere disturbata dall’azione delle onde o semplicemente da un nuotatore che sguazza intorno, il che attiva il loro meccanismo di difesa “, ha spiegato Daniel Ward.

Nonostante sia cresciuto nella zona, questa è stata solo la seconda volta che Alistair abbia mai visto la bioluminescenza. La sera prima, sua sorella gli aveva detto che aveva notato che l’acqua assumeva un colore insolito, suggerendo che sarebbe stata una buona notte per andare con la sua macchina fotografica per provare a catturarla. Uscendo dopo il tramonto con sua madre, Alistair controllò alcune altre spiagge prima di trovare la zona del plancton attivo che veniva osservata da una piccola folla di gente del posto.

Tindalls Bay – Nuova Zelanda

 “È stato molto difficile fare una foto. Il sistema di messa a fuoco automatica della fotocamera non funziona al buio, quindi è necessario mettere a fuoco manualmente l’obiettivo. Devi anche usare le impostazioni manuali per dire alla telecamera quanta luce raccogliere. C’era un grande contrasto di luce in diverse parti della foto. Luci intense da una città vicina e ombre scure sotto un albero, ovviamente anche cercando di ottenere l’esposizione corretta per mostrare chiaramente la luce incandescente del plancton. Le mie foto erano tra 10 e 30 secondi di esposizione, quindi cercare di catturare me stesso nella foto ha aggiunto un altro livello di complessità “, ha detto Alistair a Lonely Planet.

Il fotografo ha anche affermato che la reazione alle immagini è stata grandiosa ed è felice di essere in grado di mostrare la bellezza della sua zona.

Fonte: lonelyplanet.com

JACK LONDON ALLE HAWAII SCOPRÌ IL SURF

14 Mar 2020 In: Hawaii

C’era una volta il surf, “lo sport dei re”. Jack London, tutto il resto è storia…

Jack London fu uno dei primi letterati a scoprire e raccontare il mondo del surf. Quando sbarcò a Oahu, Hawaii, nel 1907 rimase incantato da quello che lui stesso definì: “lo sport dei re”

Jack London, Hawaii – ph by gentile concessione della J. London Society

Jack London, 1876, originario di San Francisco, California, è stato uno scrittore, giornalista e drammaturgo tra i più importanti della letteratura americana del XIX/XX secolo. Tra i suoi romanzi, i più famosi “Zanna Bianca” e “Il richiamo della foresta”. La sua passione per l’esplorazione e l’avventura è innata. L’amore per la natura – tipica di molti surfisti – e la ricerca di luoghi esotici, come accadde in passato per molti altri artisti – da Gauguin a Inarritu -, condusse presto l’autore verso una vita eclettica e, a tratti, “bohémien”. Tra i diversi lavori che ebbe modo di svolgere – per finanziare gli studi e i suoi viaggi oltre oceano – lo strillone per i giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il cacciatore di foche e il corrispondente di guerra.

Un uomo di mondo. Appassionato e in ricerca continua. La sua vita, all’insegna dei viaggi lo portò spesso a confrontarsi con avventure e disavventure di ogni tipo.

Nonostante la sua morte, cruda e prematura – si suicidò a quarant’anni dopo che il successo come scrittore “gli rivelò la vanità del mondo” – il genio di London lascia all’umanità un patrimonio ricco ed articolato (è stato – lo è forse tuttora – l’autore più tradotto al mondo). La sua prosa è una delle più potenti della narrativa statunitense. Oggi “declassato” come autore per ragazzi, la sua è narrativa altissima, maestra di vita e formazione pedagogica per gli uomini del futuro.

London sbarcò nelle isole Hawaii nel 1907, fece tappa qui durante un viaggio trans-pacifico. In questo periodo era già un autore importante ed affermato, soprattutto di romanzi d’avventura ed esplorazione. Durante la sua permanenza a Oahu – un’isola nell’oceano Pacifico Centrale parte dell’arcipelago hawaiano – rimase da subito incantato e rapito da quello che lui stesso definì “lo sport dei re”.

Fu proprio durante questo viaggio, tra scoperta e cultura, lavoro e ricerca che J. London scoprì per la prima volta l’esercizio del surf alle Hawaii. La sua sensibilità fu colpita dal fascino delle onde del mare e dei surfisti. Cavalcare le onde era pratica già diffusa nelle isole hawaiane. Fu così che, durante il suo soggiorno Jack London scrisse di questa pratica lasciando testimonianze e documenti che si diffusero rapide in tutto il mondo.

A cavallo tra il XIX ed il XX secolo, il più iconico degli scrittori statunitensi iniziò a pubblicare resoconti, testimonianze e racconti raccontando del surf: tutto il resto è storia.

Fonte: gazzetta.it

I ricercatori si sono interrogati a lungo sulla funzione e il significato delle teste appuntite ritratte nell’arte egizia. Ora hanno finalmente trovato una risposta.

L’arte egiziana è ricca di donne e uomini che indossano dei coni sulla testa mentre prendono parte a feste reali e rituali divini. Vengono ritratti ovunque in questo modo, dai rotoli di papiro ai sarcofaghi e le donne, a volte, vengono anche mostrate nell’atto di partorire, un’attività associata ad alcune divinità.

Le teste a cono sono state comuni nell’arte egizia per oltre un millennio, ma il loro scopo è rimasto un mistero. Nessun archeologo ha mai ritrovato, durante uno scavo, uno di questi enigmatici oggetti. E questo ha fatto credere ad alcuni studiosi che i coni fossero solo delle rappresentazioni simboliche: un po’ come l’aureola che adorna la testa di angeli e santi nell’iconografia cristiana.

Ora, però, secondo un nuovo studio pubblicato su Antiquity, pare che un team internazionale di archeologi abbia trovato la prima prova fisica di questo misterioso accessorio.

La sepoltura di una donna adulta ad Amarna, Egitto, conteneva un oggetto di cera a forma di cono posizionato sulla testa della donna.
FOTOGRAFIA DI THE AMARNA PROJECT, ANTIQUITY PUBLICATIONS LTD

La scoperta proviene dalle tombe di Amarna, un’antica città egizia i cui templi sono stati eretti da Akhenaton, un faraone che si pensa fosse il padre di Tutankhamon. Costruita rapidamente nel quattordicesimo secolo avanti Cristo, la città ospitava circa 30.000 persone. Solo il 10% di queste facevano parte dell’élite e furono sepolte in tombe opulente; il resto era composto da gente normale alla quale fu data una modesta sepoltura. Eppure è proprio tra queste tombe che di solito non contengono nulla di gran valore, che i membri di Amarna Project, un progetto condotto dall’università di Cambridge con finanziamenti della National Geographic Society e altre istituzioni, hanno trovato i resti di “teste a cono” a partire dal 2009.

Anche se da quegli scavi sono passati dieci anni, Anna Stevens, archeologa alla Monash University, vice-direttrice di Amarna Project e co-direttrice di alcune ricerche – ancora in corso – su cimiteri non di élite della città, ricorda bene il giorno in cui fu trovato il primo cono. “Credo di averne trovato uno!” esclamò la collega Mary Shepperson. Quando Stevens si avvicinò per approfondire, notò un segno rivelatore sul teschio dello scheletro femminile.

“Era evidentemente qualcosa di molto, molto diverso: qualcosa che non avevamo mai visto in alcuna tomba prima di allora” dice Stevens. L’oggetto appuntito era molto simile a quella strana decorazione per il capo che si trova nell’arte egizia e che alcuni studiosi avevano declassato a semplice estro artistico. Da un’altra sepoltura di un adulto, che non si è riusciti a capire se fosse uomo o donna, ne uscì fuori un altro.

Agli studiosi è servito un decennio per trovare i fondi e concludere un significativo studio sulle teste a cono. Questo tempo è servito loro per mettere alla prova un’altra teoria popolare su questi bizzarri oggetti: i coni erano in realtà delle protuberanze solide di grasso profumato che si scioglievano sulla testa di chi le indossava: una specie di antico gel profumato per capelli.

Quel che è stato scoperto ad Amarna sembra però smentire questa teoria. I coni non erano solidi: erano gusci cavi ripiegati intorno a materia organica di color marrone-nero che gli studiosi pensano sia tessuto. Entrambi i coni presentano i segni di cera deteriorata: il team è arrivato alla conclusione che si tratti di cera d’api, l’unica cera biologica che sappiamo essere stata usata dagli egizi. In più, sui capelli dello scheletro meglio preservato non ci sono tracce di cera.

Visto che gli oggetti sono stati spesso rappresentati artisticamente in associazione con i parti, e considerato che almeno uno dei due corpi era di donna, i ricercatori suppongono che i coni avessero qualcosa a che fare con la fertilità. Ma il fatto che siano stati ritrovati in un cimitero di persone che non appartenevano a un ceto elevato, rende la loro interpretazione più complicata.

L’antica necropoli di Amarna, in Egitto, dove sono state scoperte le sepolture che contenevano i coni.
FOTOGRAFIA DI THE AMARNA PROJECT, ANTIQUITY PUBLICATIONS LTD

Nell’iconografia egiziana, infatti, le persone ritratte con dei coni sulla testa appartenevano principalmente all’élite, anche se alcuni paiono essere dei servi, spiega Nicola Harrington, archeologa all’università di Sydney. Le tombe di Amarna contengono meno opere d’arte di altri siti di sepoltura, tuttavia ci sono alcune immagini in cui le persone indossano i coni mentre si preparano per le sepolture e fanno delle offerte. “Fondamentalmente, i coni vengono indossati in presenza del divino” aggiunge.

Riguardo l’identità delle donne che indossano questi oggetti, Harrington ha una sua teoria: forse erano ballerine. Entrambi gli esemplari presentano fratture spinali e una i segni di una malattia degenerativa alle articolazioni. È vero che i problemi alle ossa potrebbero essere dovuti a vite stressanti e l’intenso lavoro di persone che non appartenevano a una classe sociale elevata, tuttavia Harrington fa notare che le fratture da compressione sono comuni tra i ballerini di professione. Forse i coni servivano a “evidenziare i ballerini come membri di una comunità al servizio degli dei” aggiunge. Ciò potrebbe spiegare il motivo per il quale queste persone vennero sotterrate con questi oggetti, nonostante si trattasse di “sepolture basilari”.

Tuttavia, senza altre prove archeologiche, non c’è modo di sapere in che modo venissero davvero utilizzati i coni o se venissero usati in modo più diffuso. Purtroppo, dice Stevens, potremmo non saperlo mai. “Nei primi anni dell’egittologia si lavorava in modo frettoloso, un po’ a caso” dichiara. Si spera che le tecniche archeologiche odierne, più precise, potranno proteggere e identificare i coni in futuri scavi, ma la loro eventuale presenza in tombe scavate anni fa potrebbe essere stata sottovalutata.

Anche se questi coni sono gli unici due sopravvissuti fino ai nostri giorni, la scoperta casuale ha molto valore. Gli archeologi sanno moltissime cose sull’élite dell’antico Egitto, dai documenti amministrativi alle tombe dipinte in modo elaborato, ma la scarsità di testimonianze scritte o artistiche di egiziani di classi sociali inferiori fa sì che le loro vite siano molto più misteriose agli occhi dei ricercatori moderni. Questa assenza di informazioni sulla vita della maggioranza delle persone che viveva nell’antico Egitto rende questa scoperta ancora più importante. E ci fa pensare alle milioni di storie sepolte che rimangono ancora lì, in attesa di essere raccontate.

In questa scena che rappresenta un banchetto di 3300 anni fa, le donne sono ritratte con degli oggetti a forma di cono sulla testa. Nell’antico Egitto queste immagini erano comuni, tanto che si è pensato si trattasse di simboli artistici, come l’aureola, o a veri oggetti utilizzati per scopi pratici.
FOTOGRAFIA DI WERNER FORMAN, UNIVERSAL IMAGES GROUP/GETTY

Fonte: nationalgeographic.it

10 ANGOLI NASCOSTI DA SCOPRIRE IN IRLANDA

14 Mar 2020 In: Irlanda

Esplorare un luogo incontaminato porta con sé sensazioni speciali e uniche. Questi sono i 10 angoli più nascosti d’Irlanda…

10. The Coral Strand, Contea di Galway

Lungo la costa, non distante dal sonnolento villaggio di Carraroe nel Connemara, si trova un luogo davvero insolito. A prima vista, la sabbia della spiaggia chiamata “Trá an Dóilín” o “The Coral Strand”, può sembrare alquanto strana: è formata da frammenti di alghe coralline! Sebbene le spiagge di questo tipo siano incredibilmente rare, in Irlanda ce ne sono due molto vicine tra loro: la seconda si trova non distante da Ballyconneely. Sono siti molto importanti per le iniziative in materia di conservazione e, per nostra fortuna, sono luoghi dove è bello rilassarsi a guardare le bellezze della natura.

9. L’ultimo irlandese che sussurra ai folletti, Contea di Louth

Kevin Woods ha una dote alquanto insolita. Riesce a parlare ai folletti: è noto, infatti, per essere l’ultimo Leprechaun Whisperer d’Irlanda. Esplora con Kevin i territori intorno al Carlingford Lough nell’Ireland’s Ancient East, visita la Leprechaun Cavern, magari riuscirai a scorgere alcuni dei più famosi abitanti dell’isola…

8. Kerry International Dark-Sky Reserve, Contea di Kerry

Alza gli occhi al cielo! Vedrai la scintillante distesa dell’universo prendere vita davanti ai tuoi occhi. Benvenuto alla Kerry International Dark-Sky Reserve. Qui il cielo è privo di inquinamento luminoso, potrai quindi ammirare la Via Lattea e immaginare di essere in una galassia lontana lontana… E a dire il vero, Star Wars è stato girato non lontano da qui! Oppure sfodera il tuo lato creativo e fai domanda al Cill Rialaig Artists’ Retreat che offre a scrittori, artisti e creativi di ogni genere l’opportunità di fuggire dal mondo e concentrarsi soltanto sulla loro arte. Beatitudine sotto le stelle.

7. The Guinness Lake, Contea di Wicklow

Un lago pieno di Guinness? Solo in Irlanda! Spingiti fin sulle Montagne di Wicklow e ti troverai ad ammirare il Lough Tay. Le sue acque scure come l’inchiostro contornate da bianche spiagge gli danno l’aspetto di un lago appena riempito di birra alla spina del tuo pub irlandese preferito.

6. Le Glens of Antrim, Contea di Antrim

Le Glens of Antrim sono un parco giochi naturale: ne potrai esplorare nove, ciascuna delle quali ha caratteristiche specifiche e fascino singolare. Incontra un fantasma al Ballygally Castle, esci dal labirinto di Carnfunnock. Rilassati davanti agli spruzzi delle cascate di Glenariff, prima di provare a vedere il Loughareema, il lago che scompare: secondo la leggenda, qui è affondata nientemeno che una carrozza insieme ai cavalli che la trainavano! Ogni Glen ha qualcosa che ne giustifica l’esplorazione: una storia, una leggenda, natura incontaminata… visitale tutte e trova la tua Glen preferita.

5. Salpa alla volta dell’Atlantico, Contea di Cork

Se il tempo lo permette potresti prendere una barca, oppure preferisci andare in funivia? La popolazione locale è solita farlo per raggiungere l’isola di Dursey lungo la Wild Atlantic Way. Sali a bordo dell’unica funivia in Irlanda, spesso in compagnia delle pecore che pascolano sui verdeggianti prati dell’isola, per raggiungere l’isola di Dursey sospeso a mezz’aria sull’oceano. Porta l’occorrente per un picnic e goditi lo spettacolo ineguagliabile sull’oceano. Prossima fermata, l’America!

4. La regione dei laghi del Fermanagh, Contea di Fermanagh

La regione dei laghi del Fermanagh non è esattamente quel che si può definire un angolo nascosto: infatti questo meraviglioso territorio lacustre è famosissimo! Con 154 isole da esplorare, è ideale per chi ama l’avventura nella natura. Salta su una barca, una canoa o un kayak per vedere le singolari figure in pietra sulla White Island, la statua di Giano bifronte su Boa Island, l’insediamento monastico di Devenish, o i maiali della Inishcorkish Island, stracoccolati, da cui si ricava il famoso e delizioso bacon nero!

3. Isola di Dalkey, Contea di Dublino

Sull’isola di Dalkey, il trambusto di Dublino sembra essere a migliaia di chilometri di distanza. Fai provviste nel magnifico paesino di Dalkey, prima di imbarcarti a Coliemore Harbour per dirigerti sull’isola trasportato dalle mani sapienti di Ken, il traghettatore del posto. La storia dell’isola abbraccia 6.000 anni: si hanno, infatti, prove della presenza di colonizzatori a partire dal 4.500 AC. In passato fu un campo dove i Vichinghi tenevano gli schiavi, divenne successivamente il principale porto per Dublino in epoca medievale e ha una torre Martello (una delle tante che punteggiano la costa). Questa tranquilla isola è il punto di partenza ideale per avventurarsi al largo ed ammirare magnifici scorci della “terraferma”.

2. Cushendun Caves, Contea di Antrim

La notte è buia e terrificante… ma le ore del giorno sono adatte alle esplorazioni! Vieni alle Cushendun Caves – Gli appassionati de Il Trono di Spade®, la serie targata HBO, riconosceranno immediatamente il luogo in cui Melisandre genera un demone orribile per uccidere Renly Baratheon. Anche se non sei un fan di questa saga, le grotte che si sono formate nel corso di 400 milioni di anni, valgono bene una visita: puoi scendere in profondità nel sottosuolo, esplorare le pozze tra le rocce disseminate nel paesaggio circostante o semplicemente goderti magnifiche viste sul mare.

1. Montagne di Mourne, Contea di Down

Sei in cerca del rifugio più appartato? Allora dirigiti verso le Montagne di Mourne e trascorri una giornata passeggiando o facendo trekking nei luoghi che hanno ispirato Narnia, i romanzi scaturiti dalla mente di C.S. Lewis. Segui il Mourne Wall, il muro a secco lungo 35 km, passeggia tra le rovine Greencastle risalenti al XIV secolo, oppure visita la Silent Valley, un enorme bacino idrico noto per la totale assenza di rumore. Puoi immaginare un luogo più tranquillo?

Fonte: www.ireland.com/it

I bar nascosti di New York sono luoghi fuori dal tempo nella Grande Mela. La tendenza dei bar segreti a New York è tornata in voga, riscoprendo i cosiddetti Speakeasy. Si tratta di bar clandestini dove si beveva illegalmente durante il periodo del proibizionismo.

Bar nascosti di New York

Gli speakeasy bar sono spesso nascosti da ingressi singolari e anonimi, a cui si può accedere con password e parole d’ordine. In questi locali introvabili servono cocktail fra i migliori di New York, tuttavia alcuni sono davvero inaccessibili ed esclusivi.

Altri, invece, sebbene siano nascosti, e senza nessuna insegna o sono abbastanza facili da trovare. Molti di questi locali hanno il loro sito internet che forniscono indicazioni e novità.

Bisogna, tuttavia, ricordarsi che bisogna avere almeno 21 anni e un documento per dimostrarlo e che la mancia consigliata è del 15-20%.

Aphoteke

All’esterno ha l’aspetto del tipico ristorante nel quartiere di Chinatown, il Gold Flower Restaurant. In realtà l’insegna di un’antica farmacia con la scritta “Chemist” vi indicherà che siete nel punto giusto.

Questo locale è nascosto all’interno della farmacia ed i barman indossano camici da alchimista. Loro vi serviranno drink che hanno l’aspetto di vere e proprie pozioni magiche. Qui è richiesta la prenotazione tramite mail. Vi verrà fornita una password da presentare all’ingresso.

Aphoteke

The Blind Barber

All’ingresso vi ritroverete in un vero e proprio barber shop, ma il locale è proprio lì. Il Blind Barber, situato sulla 10esima strada, infatti, nasconde uno speakeasy in cui è possibile sorseggiare deliziosi drink.

L’idea di questo bar nasce dall’uso di contrabbandare gli alcolici nei saloni dei barbieri.

Burger Joint

Burger Joint

A Le Parker Meridien, 119 W 56th Street, Midtown si trova uno degli speakeasy più curiosi di New York.

Non cercate insegne appariscenti, ma semplicemente un’illuminazione a forma di hamburger. Una freccia rossa vi indicherà l’hotel Le Parker Meridien.

Entrate, poi, nella lussuosa lobby e nell’angolo subito dopo la reception troverete un bodyguard a cui basterà pronunciare le parole “Burger Joint”. La pesante tenda di velluto rosso vi lascerà passare all’interno del locale segreto.

Burger Joint

Old Rabbit Club

A dare il benvenuto agli ospiti c’è un enorme coniglio bianco nell’Old Rabbit Club.

Con una grande varietà di birre, alcune artigianali, è un locale degli anni Sessanta in stile inglese tutto da scoprire. Si trova al 124 MacDougal Street, tra Bleecker Street e West 3rd Street.  

Fonte:   it.style.yahoo.com           

CISTERNERNE: un serbatoio sotterraneo del XIX secolo riproposto come una grotta d’arte contemporanea

Alcune delle opere d’arte contemporanea più all’avanguardia di Copenaghen sono letteralmente sotterranee

Cisternerne è un vecchio serbatoio sotterraneo che forniva acqua potabile a tutta Copenaghen dal 1850 fino agli anni ’30, e anche una vasca d’acqua riflessa per il vicino Castello di Frederiksberg. Quando le cisterne furono infine prosciugate e coperte nel 1981, furono utilizzate come spazio espositivo per l’arte moderna del vetro per un decennio prima di essere adottate nel Museo Frederiksberg.

Oggi Cisternerne, che si trova al di sotto dei terreni del parco Søndermarken, funge da spazio di installazione multimediale. L’unica indicazione della sua presenza sono le due imponenti piramidi di vetro che ne segnano i punti di entrata e di uscita. Quando si scende nella grotta (l’unica nel suo genere in Danimarca), l’atmosfera cambia drasticamente. L’aria è in genere al 100 percento di umidità, ma la temperatura è generalmente di 8° C. Stalattiti e stalagmiti impressionanti si estendono dal pavimento e dal soffitto, ma è l’arte che la gente viene a vedere in questo scenario unico.

Il Museo Frederiksberg commissiona a un artista la creazione di una mostra per Cisternerne ogni anno. Gli artisti usano l’insolita cornice della grotta, insieme alla sua oscurità, all’umidità e all’acustica riverberante, per creare un’arte altrettanto insolita. La serie scura e umida di tunnel si rivela uno sfondo eccellente, anche se a volte inquietante, per installazioni luminose e video. Le installazioni passate includono una replica del santuario giapponese di Hiroshi Sambuichi.

L’ingresso a Cisternerne si trova a Søndermarken, di fronte al Palazzo Frederiksberg e allo Zoo di Copenaghen. L’entrata si trova in una piramide di vetro. Poiché le cisterne sono naturalmente molto umide, si consigliano scarpe impermeabili. Preparati anche a un calo di temperatura una volta sceso nei tunnel e fai attenzione a non scivolare a causa della presenza di acqua.

Fonte: atlasobscura.com

Andare a nuoto da un grattacielo all’altro. Ecco cosa permetterà di fare la vertiginosa nuova sky pool di Londra: una piscina con fondale trasparente, sospesa a 35 metri d’altezza fra due grattacieli in costruzione a Vauxhall, nel sud della capitale. La nuova incredibile attrazione ha superato i test finali e aprirà al pubblico entro la prossima estate, offrendo una vista senza precedenti su House of Parliament, London Eye e l’iconico skyline londinese.

Stiamo parlando di una piscina all’aperto in grado di «galleggiare» fra due grattacieli. La nuova struttura sarà infatti un ponte che collegherà il decimo piano dei due grattacieli gemelli in costruzione proprio accanto all’ambasciata degli Stati Uniti, l’edificio di rappresentanza più costoso al mondo.

Qui, chi non soffre di vertigini, potrà nuotare in uno specchio d’acqua lungo venticinque metri per tre di profondità. Una «altezza» effimera, amplificata dal vuoto del fondale in vetro acrilico. Una suggestione che permetterà, in tutta sicurezza, ai nuotatori di guardare il parco e le strade che si trovano a nove piani di distanza, e ai passanti le sagome di chi nuota.

E per gli intrepidi ospiti, il decimo piano dei due grattacieli offrirà anche un solarium con vista, oltre a una Spa, un bar estivo e un giardino d’inverno. Il tutto progettato in modo che vento e terremoti non ne possano compromettere l’integrità e la tenuta stagna. Uno spettacolo per tutti, anche per i turisti che si potranno solo permettere di ammirare questa nuova e suggestiva piscina con il naso all’insù.

Fonte: lastampa.it

Nuove esperienze nella Natura a Moorea

Alla scoperta della fauna marina tra Laguna e Oceano – 1/2 giornata

Imbarcatevi con Amo, guida nativa dell’isola, per un giro in barca di mezza giornata nella laguna e nell’oceano. Lungo il tragitto verso l’onda di Haapiti molto apprezzata dai surfisti, incontrerete delfini, diverse specie di squali e pesci della barriera corallina, e ammirerete i paesaggi meno conosciuti della costa occidentale dell’isola.  Tornati in laguna, nuotate nella corrente accanto alle grandi tartarughe verdi prima di unirvi alle razze per una nuotata finale. In alta stagione (verso agosto-novembre), il tour si concentrerà sull’osservazione delle megattere.

Spedizione alla ricerca degli squali

Approfittate delle conoscenze e dell’esperienza di veri appassionati di squali, per una mezza giornata piena di emozioni. La vostra guida vi spiegherà la biologia di queste affascinanti creature che abitano la laguna, la barriera corallina e la zona costiera di Moorea, nonché il loro ruolo nell’ecosistema marino per comprendere meglio il loro comportamento nei confronti delle altre specie. E per i più avventurosi, un’eccezionale escursione speciale con lo Squalo tigre è disponibile come tour privato di un’intera giornata… concedetevi qualche brivido mentre vi avvicinate a questo animale leggendario!

Caccia subacquea guidata – 1/2 giornata privata

Questa esperienza è aperta sia ai principianti che agli esperti con un buon livello di apnea (la maggior parte dei pesci si trova ad una profondità di 20-25 metri). Consigli tecnici, regolamenti locali, identificazione delle specie… la vostra guida esperta vi insegnerà tutto sulla caccia subacquea, una tecnica di pesca a basso impatto ambientale molto comune in Polinesia. I pesci più osservati sono triglie, caranghi, pesci chirurgo, pesci pipistrello, cernie, pesci pappagallo e tonni dente di cane. L’impegno delle guide sostiene gli sforzi scientifici per migliorare la nostra comprensione dell’ecosistema marino. Una parte del pescato sarà donata a un centro di ricerca con sede sull’isola.

Nuova esperienza culturale a Bora Bora

Immersione culturale a Bora Bora

Immergetevi nel cuore della cultura polinesiana a bordo di una bella canoa decorata con simboli tradizionali. La mezza giornata inizia con le inevitabili soste di snorkeling nella mitica laguna di Bora Bora (giardino di coralli, razze, mante, acquario…), prima di fermarvi sul magnifico motu familiare della vostra guida Narii, dove crescono ben 43 specie di alberi da frutto e piante tropicali le cui virtù culinarie, medicinali o domestiche vi saranno rivelate. Tornati in spiaggia, pronti per la sessione di Va’a! Salite sulla vostra piroga a 6 posti e cimentatevi nello sport nazionale… risate garantite! Una degustazione di prodotti locali fatti in casa chiuderà questa mezza giornata ricca di momenti indimenticabili. Un pranzo a base di specialità locali e laboratori culturali completeranno questo servizio unico sull’isola, disponibile solo in privato.

Fonte: pacific-experience.com

La splendida spiaggia di Nopparat Thara

È una spiaggia sabbiosa lunga 3 chilometri, davvero un bel posto dove soggiornare o, semplicemente, trascorrere una piacevolissima giornata al mare.

Detta familiarmente Tara Beach, ci sia arriva in 10-15 minuti da Ao Nang con i tuk-tuk locali. Tara Beach è una spiaggia molto bella, un lungo arenile chiaro poco frequentato e quindi non troppo caotico (è all’interno del Parco Nazionale). Grazie ad un gioco di correnti, vi si forma una lunga striscia di sabbia che permette di raggiungere a piedi i vicini isolotti.

Mare color smeraldo e sabbia chiara ricoperta da uno strato di minuscole conchiglie, veniva chiamata originariamente dagli abitanti del posto “Spiaggia di Khlong Haeng”, che significa “spiaggia del canale prosciugato”. Il canale si prosciuga durante la bassa marea e tutta l’area ritorna ad essere un’unica grande spiaggia. Qui si trova la sede del Parco Nazionale della Spiaggia di Noppharat Thara e dell’arcipelago di Phi Phi. Il Parco occupa una vasta superficie, sia sulla terraferma che in mare.

Fonte: turismothailandese.it

Un fotografo ha condiviso una serie di immagini inquietanti e accattivanti che mostrano un litorale vicino ad Auckland, in Nuova Zelanda, illuminato da un plancton bioluminescente blu incandescente.

Catturato da Alistair Bain, un insegnante di liceo con una passione per la fotografia, le immagini sono state scattate a Tindalls Bay, sulla penisola di Whangaparaoa, a nord della città. Le acque sono state viste brillare in una tonalità spettrale, un fenomeno causato dal plancton marino nella zona. Dopo aver scattato le fotografie, Alistair ha chiesto a un suo collega, scienziato marino e insegnante, Daniel Ward, di dare qualche spiegazione in più su ciò che provoca la visione colorata.

Tindalls Bay – Nuova Zelanda

“Il bagliore è causato da una reazione di ossidazione all’interno del corpo dell’organismo per produrre luce al fine di distrarre ed eludere i predatori. Può essere difficile prevedere quando appariranno queste fioriture di plancton marino, anche nell’acqua calda che preferiscono. Per una migliore esperienza di bioluminescenza, l’acqua deve essere disturbata dall’azione delle onde o semplicemente da un nuotatore che sguazza intorno, il che attiva il loro meccanismo di difesa “, ha spiegato Daniel Ward.

Nonostante sia cresciuto nella zona, questa è stata solo la seconda volta che Alistair abbia mai visto la bioluminescenza. La sera prima, sua sorella gli aveva detto che aveva notato che l’acqua assumeva un colore insolito, suggerendo che sarebbe stata una buona notte per andare con la sua macchina fotografica per provare a catturarla. Uscendo dopo il tramonto con sua madre, Alistair controllò alcune altre spiagge prima di trovare la zona del plancton attivo che veniva osservata da una piccola folla di gente del posto.

Tindalls Bay – Nuova Zelanda

 “È stato molto difficile fare una foto. Il sistema di messa a fuoco automatica della fotocamera non funziona al buio, quindi è necessario mettere a fuoco manualmente l’obiettivo. Devi anche usare le impostazioni manuali per dire alla telecamera quanta luce raccogliere. C’era un grande contrasto di luce in diverse parti della foto. Luci intense da una città vicina e ombre scure sotto un albero, ovviamente anche cercando di ottenere l’esposizione corretta per mostrare chiaramente la luce incandescente del plancton. Le mie foto erano tra 10 e 30 secondi di esposizione, quindi cercare di catturare me stesso nella foto ha aggiunto un altro livello di complessità “, ha detto Alistair a Lonely Planet.

Il fotografo ha anche affermato che la reazione alle immagini è stata grandiosa ed è felice di essere in grado di mostrare la bellezza della sua zona.

Fonte: lonelyplanet.com


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