Il giro delle isole che compongo l’arcipelago di Palawan rappresenta un’esperienza incredibile che ogni viaggiatore dallo spirito avventuriero dovrebbe intraprendere.
Delle oltre 7000 isole che appartengono alle Filippine, 1780 fanno parte di questo arcipelago, e sono tutte bellissime. L’arcipelago vanta alcuni tra i più spettacolari fondali del mondo con oltre 10.000 km quadrati di barriere coralline e una miriade di pesci colorati che popolano le sue acque. Ma se questo non vi basta, ecco 10 motivi per cui dovreste fare il giro di Palawan, isola dopo isola
Palawan, un gioiello incontaminato nelle Filippine
Foreste antiche di mangrovie, scogliere, grotte carsiche e fondali marini incredibili sono l’habitat per oltre 100 specie animali a rischio. Palawan è una vera e propria terra di conservazione per la biodiversità. La barriera corallina poi offre riparo a migliaia di brillanti e coloratissimi pesci tropicali.
Palawan, l’arcipelago delle isole paradisiache
Navigando tra le acque di Palawan troverete una miriade di isolotti deserti da esplorare. Vi sembrerà di stare in paradiso, quando in totale solitudine potrete ammirare le bellezze naturali e autentiche di questo angolo delle Filippine.
Palawan, gli sport acquatici
Palawan e le sue acque rappresentano un vero e proprio paradiso per gli amanti degli sport acquatici come snorkeling, kayak e paddleboarding. Una volta entrati nelle acque filippine, non vorrete più uscirci.
Palawan, una crociera in solitaria
Trascorrere del tempo in barca, osservando il panorama e leggendo un libro può trasformarsi in un’esperienza unica. Girare l’arcipelago, fare escursioni sulle isole deserte, nuotare, fare snorkeling e risalire a bordo sarà per voi superlativo.
Palawan, picnic in spiaggia
Un pranzo picnic con vista mare, dopo aver effettuato i vostri sport acquatici preferiti, è il miglior modo per riposarsi ed entrare in contatto con la gastronomia locale.
Palawan, la gastronomia locale e sostenibile
Anche quella gastronomica è una vera e propria esperienza da fare nell’arcipelago. I piatti che troverete sulle isole sono dolci, salati, vegetariani e a base di pesce e sono tutti preparati con prodotti coltivati sul territorio. Non mancano ovviamente ananas, mango, papaia e cocco.
Palawan, dormire in una capanna
In tutte le isole dell’arcipelago ci sono delle zone adibite proprio al riposo dei viaggiatori. Qui troverete delle capanne per dormire, che ricordano i nidi di uccelli, allestite proprio sulla spiaggia che vi consentiranno di risposarvi con la vista spettacolare del mare
Palawan, le comunità locali
Tra le più belle esperienze da fare a Palawan, c’è quella dell’incontro con le comunità locali che risiedono in alcune isole. Pescatori, commercianti e giovani studenti all’interno di piccoli villaggi vi mostreranno com’è vivere sulla loro isola.
Palawan, le terme naturali
Qualora vi venisse voglia di immergervi all’interno di acque solforiche calde, potrete raggiungere Maquinit per una delle esperienze più rilassanti dell’arcipelago tra i pittoreschi angoli di spiaggia.
Palawan, la poesia del mare
Chiunque sia stato a Palawan vi parlerà del mare, bellissimo, immenso, infinito. Dopo una lunga giornata trascorsa tra escursioni e sport acquatici sarà proprio il mare a trasformarsi nella più dolce poesia della buonanotte. Ascoltarlo è un’esperienza unica.
Fonte: siviaggia.it
TORNA INDIETRO NEL TEMPO ALL’HOTEL DE LA VILLE
L’Hotel de la Ville si trova nel centro storico di Roma, con vista su Piazza di Spagna e sui tetti della città. Dietro l’elegante facciata del XVIII secolo, lo stile contemporaneo si combina magnificamente con i dettagli ispirati al Grand Tour per creare un design sontuoso e sofisticato.
Orchestrato con cura da Tommaso Ziffer e Olga Polizzi, questo stile continua nelle 104 camere e suite dell’hotel dove tessuti lussuosi e caratteristiche uniche trasportano gli ospiti indietro nel tempo, mentre gli arredi moderni assicurano che l’hotel sia luminoso e fresco.
L’hotel ospita sei punti ristoro supervisionati dal celebre chef Fulvio Pierangelini e il menu eclettico spazia dal più classico dei piatti italiani alle creative e moderne prelibatezze mediterranee. Per un drink con vista, vai al Sky Bar sul tetto: un punto panoramico con un magico ponte di osservazione perfetto per guardare il tramonto sullo skyline antico della città. Un altro punto forte sono i 550 mq. De La Ville Spa di ispirazione siciliana.
Hotel de la Ville fa parte della collezione di hotel Rocco Forte.
Fonte: xoprivate.com
Due divinità per un unico tempio
Situato sulla riva orientale del fiume,
Kôm Ombo si affaccia su una profonda ansa del Nilo.
L’impatto visivo è notevole!
La costruzione del tempio avvenne durante la dinastia tolemaica, a partire da Tolomeo VI fino a Tolomeo XIII, sui resti di un precedente sito di nome Pa-Sobek, la casa di Sobek.
La particolarità che lo rende unico è la perfetta simmetria della struttura, destinata al culto di due divinità. Un’architettura doppia, dove anche i bassorilievi dei due santuari riservano la stessa importanza ad entrambi gli dei. Nel lato di sinistra è venerato Haroeris e in quello di destra Sobek.
Chi erano queste divinità? Haroeris è la manifestazione solare dell’amato Horus, con il corpo umano e la testa di falco. Sobek, figura umana e testa di coccodrillo, è il simbolo del temuto rettile, signore delle acque del Nilo, dalle quali dipendeva la prosperità del territorio.
Nella simbologia egizia, l’adorazione del dio Ra si esprime, spesso, attraverso le caratteristiche degli animali. Venerando il falco, adoravano la forza e la potenza del dio Ra identificato nell’animale. La devozione verso il coccodrillo, omaggiato con offerte e rituali sacri, ne scongiurava la collera.
Numerosi coccodrilli venivano allevati in quanto incarnazioni terrene di Sobek e mummificati alla loro morte per essere offerti alla divinità. Vicino al tempio di Kôm Ombo si trova un museo, dove sono esposte numerose mummie dei venerati rettili.
La compagnia di bandiera albanese “Air Albania” porta gli italiani in Albania da fine marzo 2020, si volerà da 3 nuovi aeroporti verso Tirana
L’Albania, una delle mete estive emergenti già durante il 2019, diventa ancora più vicina confermandosi uno dei nuovi trend del turismo balneare. Dopo le nuove cinque rotte annunciate da Wizz Air, la low cost più grande dell’Europa centrorientale, anche Air Albania espande i suoi voli raggiungendo Tirana.
La notizia è stato reso nota dal primo ministro Edi Rama sulla sua pagina ufficiale Facebook. Le prossime destinazioni europee di “Air Albania” saranno tutte italiane ovvero Bergamo, Pisa e Verona.
Dopo ‘Lasgushi‘ che ricopre Istanbul e ‘Migjeni’ che ricopre Bologna, Roma e Milano, il terzo aereo che si aggiunge alla flotta ‘Air Albania’ si chiamerà “Naimi” e volerà dal 29 marzo verso l’Italia. L’aereo Naimi è un Boeing 737-800 da 151 posti (di cui 16 di business class).
3 rotte esistenti – Migjeni:
Roma ↔️ Tirana
Bologna ↔️ Tirana
Milano ↔️ Tirana
3 nuove rotte – Naimi:
Bergamo ↔️ Tirana
Pisa ↔️ Tirana
Verona ↔️ Tirana
La compagnia aerea, che a oggi collega Tirana con Milano, Roma e Bologna, continua infatti a crescere: si potrà volare verso la capitale balcanica da Bergamo, Verona, e Pisa grazie a frequenti collegamenti ad un prezzo base di 109 euro a/r (bagaglio di 30 kg incluso).
Ricordiamo che anche la Wizz Air in direzione Tirana apre contemporaneamente con Air Albania, il 29 marzo ma già adesso potrete acquistare il vostro biglietto sui ambedue i siti dei vettori.
Air Albania
I tre nuovi aeroporti dal quale verranno operati i voli della Air Albania saranno Verona, Bergamo, Pisa con una frequenza giornaliera. Air Albania già opera da Roma, Bologna e Milano (sito web)
Aereo Migjeni – prende il nome dal noto scrittore albanese Migjeni – nato nel 1911 a Scutari e morì nel 1938 a Torre Pellice (Torino). Scrittore di versi e prose, è uno dei più noti intellettuali albanesi del Novecento.
Aereo Naimi – prende il nome dal poeta e scrittore albanese Naim Frashëri. Affiliato alla setta misterica dei Bektāshī, che basa il suo credo religioso nel “sufismo” persiano, le sue liriche, in cui propugna la libertà dell’Albania e nel contempo la fratellanza universale, sono pervase da sottili vene di panteismo mistico.
Tirana è attualmente l’unico aeroporto albanese e funge da punto di arrivo per chiunque voglia visitare il Paese.
Fonte: turismo.al
Cuba è un paese ricco di bellezze naturali, di architettura affascinante e di ritmi contagiosi da ballare. In tutto il mondo è conosciuta anche per le sue auto ‘vintage’ che nel corso degli anni sono state mantenute in funzione, nonostante appartengano agli anni ’40, ’50 e ’60.
Storia
Le auto antiche sono diventate ormai un’attrazione per chi visita l’isola di Cuba.
Viaggio
Arrivare sull’isola è come fare un viaggio nel tempo.
Turisti
Alcuni turisti ne approfittano per fare una passeggiata su una di queste auto, come per esempio questo modello di Cadillac del 1952.
Taxi
I modelli antichi servono anche da taxi collettivi per trasportare abitanti e turisti.
Tradizione
Le stesse auto vengono usate per portare le spose alla cerimonia di matrimonio.
Marche
Una delle principali marche che si vede per le strade è la Chevrolet.
Storia
Ma come mai Cuba ha una ‘flotta’ così numerosa di auto antiche?
L’inizio
La ragione è semplice: Cuba è stata una grande importatrice di modelli di auto americane.
Importazione
Questa relazione commerciale durò più o meno fino al 1960.
1960
Prima di quell’anno la relazione tra Cuba e Stati Uniti era molto stretta.
Rivoluzione
Ma con la rivoluzione guidata da Fidel Castro le cose sono completamente cambiate.
Embargo
Da quel momento a Cuba fu imposto l’embargo per l’entrata di nuove auto.
Politica
Lo schieramento di Cuba, nella politica internazionale, come Paese socialista fu una delle ragioni della fine della collaborazione economica e politica tra i due paesi.
Flotta
Così, la flotta delle auto di Cuba finì per non essere rinnovata.
Modelli
A Cuba si trovano facilmente modelli degli anni ’40, ’50 e ’60.
Mix tra passato e presente
Sull’isola il passato e il presente convivono l’uno affianco all’altro.
Contrasto
Molto affascinante il contrasto con il paesaggio.
Vantaggi
Avendo mantenuto attiva questa flotta di auto così antiche, Cuba attrae tantissimo interesse.
Amanti
Molti amanti delle auto visitano l’isola per toccare con mano i vecchi modelli.
Conservazione
Alcuni modelli sono stati preservati al 100% nella loro forma originale. Anche gli interni sono stati mantenuti originali.
Collezionisti
I modelli attraggono i collezionisti di tutto il mondo. C’è chi riesce perfino a comprarsi uno di questi rarissimi modelli per un buon prezzo.
Conservazione
Ma non sempre questi veicoli storici si trovano in buono stato.
Strade
Questo perché molto spesso le auto sono costrette a circolare in strade non asfaltate che ne pregiudicano la struttura.
Tempo
Un altro fattore è l’uso e il consumo di questi veicoli.
Dettaglio
Un altro dettaglio importante caratteristico delle auto di Cuba sono i colori!
Colori
Colori che si abbinano perfettamente all’architettura e alle facciate dei palazzi di alcune città del paese.
Fascino
Visitare Cuba è una specie di viaggio nel tempo, non solo per le sue auto ma anche per il fatto di stare a contatto con una cultura che preserva il suo passato.
Fonte: msn.com
AL VIA IL #POMPIDOUVIP, IL NUOVO PROGETTO DI MARKETING CULTURALE DEL CENTRE POMPIDOU. UN PERCORSO TESO ALL’ICONIZZAZIONE DEI CAPOLAVORI DELLA PIÙ GRANDE COLLEZIONE MODERNA E CONTEMPORANEA D’EUROPA
«Conosce il Centre Pompidou?» ha chiesto una volta il Presidente dell’istituzione, Serge Lasvignes, a un primo ministro cinese, che gli ha prontamente replicato: «Si certo, lo conosco bene, una volta ci sono passato davanti». Con questa battuta è iniziato l’incontro di presentazione alla stampa del #PompidouVIP che vede la creazione di un nuovo percorso di visita da proporre ai visitatori, soprattutto stranieri. In effetti, come spiega Lasvignes: «Abbiamo il 60% del nostro pubblico “fidelizzato” ovvero abituato alla frequentazione del centro e poi ci sono tutti gli altri che identificano il monumento come un’icona architettonica e null’altro». In effetti, l’architettura dell’istituzione parigina è un’opera d’arte capace di adombrare, e mettere in secondo piano, la collezione di opere in essa racchiusa. Anche se si tratta di circa 12.000 lavori, ovvero la più grande raccolta di arte moderna e contemporanea in Europa, la seconda nel mondo.
LE OPERE FARO
Nel proseguire, il Presidente racconta di come, a volte, anche nei casi in cui si è consapevoli della straordinaria collezione, non se ne conosce il contenuto e non si è in grado di individuare i lavori più rappresentativi. Ecco perché, dall’11 dicembre scorso, il quarto e il quinto piano del museo, quelli relativi alla raccolta permanente, moderna e contemporanea, sono caratterizzati da un percorso di visita che mette in risalto quelle che sono state scelte come le “opere faro” dell’istituzione, fondamentali per comprendere le evoluzioni stilistiche, formali ed estetiche dell’arte del XX e XXI secolo. «Noi non abbiamo mai avuto un’opera-icona, come ad esempio può essere la Guernica per il Reina Sofia a Madrid. Ecco perché ci siamo impegnati in un progetto che vede, in tal senso, l’individuazione di una ventina di opere adatte a questo scopo. Precisando subito che esse non sono state scelte per la loro bellezza o importanza, visto che non c’è nessuna gerarchia tra i pezzi della nostra istituzione. Abbiamo invece usato il criterio della “cristallizzazione”, ovvero la capacità di suggerire immediatamente all’anima un’emozione, qualcosa in cui ci si riconosce» spiega Lasvignes. Un progetto che ha visto, dunque, la collaborazione di conservatori, mediatori, semiologi e soprattutto del pubblico, chiamato ad esprimersi in merito attraverso questionari e sondaggi. L’iniziativa di marketing culturale ha, inoltre, la finalità di voler prendere per mano il visitatore poco esperto per accompagnarlo lungo un cammino di comprensione. Perché ammettiamolo: il Centre Pompidou non è un museo facilissimo. Vi è una tale dispersione, in termini di aree, sezioni, mostre temporanee, che il senso di smarrimento è sempre dietro l’angolo. Ben vengano allora i pannelli esplicativi e i cartellini corredati dall’hashtag #PompidouVIP a legare insieme Henri Matisse e Martial Raysse passando per Vassily Kandinsky, Pietr Mondrian, Otto Dix, Constantin Brâncuşi, Fernand Léger, Annette Messager, Sonia Delaunay, Marcel Duchamp, Frida Kahlo, Miro’, e ancora Yves Klein, Francis Bacon, Marc Chagall, Louise Bourgeois, Giuseppe Penone, Yaacov Agam, Ben, Jean Dubuffet, Joseph Beuys e Xavier Veilhan.
GLI OBBIETTIVI
Il museo intende anche fermare il prestito delle opere selezionate, o limitarlo il più possibile, in modo tale che i visitatori provenienti da tutto il mondo possano sempre trovarle in loco e non restare delusi. Si è voluto, quindi, puntare a nuova campagna di pubblicizzazione di quei lavori artistici in grado di restare impressi nell’immaginario collettivo. Uno di essi è sicuramente The Frame, l’opera di Frida Kahlo, da poco rientrata da un prestito a Lille, che intende essere presentata per il suo carattere di eccezionalità, essendo, infatti, l’unica opera dell’artista all’interno di una collezione museale europea. Cosa che, forse, in pochissimi sanno. Completano l’opera di mediazione del #PompidouVIP dei podcasts gratuiti appositamente concepiti in francese e inglese accessibili al museo tramite wi-fi oppure scaricabili a casa. In ognuno di essi si affrontano dei punti di vista specifici dell’arte contemporanea: l’opera, riflesso di uno stato/oggetto di meditazione; la nascita e sviluppo dell’astrazione; l’artista nel suo tempo, sguardo sulla società. Ogni tematica è poi approfondita da quattro opere specifiche, che rivelano i loro segreti, interrogate da un giornalista e da un mediatore culturale del museo.
IL TREND DEL MARKETING CULTURALE
Quest’iniziativa si pone certamente sulla scia di una nuova moda del marketing culturale, tesa a creare delle icone che possano associare immediatamente un museo a un’opera da andare a visitare. Anche la volontà di essere più attrattivi per il mercato asiatico ha un grande peso nella messa appunto del progetto. Si tratta, infatti, di turisti provenienti dall’altra parte del mondo, spesso molto poco avvezzi ai linguaggi artistici europei e che il più delle volte non hanno più di mezz’ora da dedicare alla visita. Tuttavia, questo è anche un modo per arrivare in generale al grande pubblico, rendendo più facile e comprensibile un primo approccio verso un museo dalla struttura e dalla collezione complessa. Perseguendo quella che deve essere la vocazione primaria di un’istituzione culturale. #PompidouVIP è, dunque, un invito a varcare con fiducia la soglia d’ingresso di quell’imponente edificio che tutti a Parigi, e all’estero conoscono. Con la promessa di non essere più intimoriti o schiacciati dalle decine di capolavori in esposizione, ma di riuscire anzi a poterli esplorare in completa autonomia.
Fonte: artribune.com – Arianna Piccolo
Palazzo Bahia: un capolavoro di architettura marocchina situato
nel cuore di Marrakech
Nonostante non sia antichissimo, il Palazzo Bahia racconta una storia piuttosto interessante.
Si Moussa, potente Gran Visir del Sultano Hassan I del Marocco, iniziò la costruzione dell’edificio nel 1860 con l’intento di dar vita al più grande palazzo di tutti i tempi. Il progetto fu portato a compimento, però, soltanto nel 1894, quando il controllo sull’edificio fu preso da suo figlio.
Ahmed ben Moussa, conosciuto anche come Ba Ahmed, era addirittura più potente del padre, avendo assunto le cariche di Gran Visir e di reggente durante il regno del bambino Abd al-Aziz, nuovo sultano del Marocco. Chiamò il noto architetto Mohammed al-Makki, che lavorava con i migliori artigiani del Paese, e fece abbellire e ingrandire la residenza, con l’aggiunta di numerose stanze, alcune delle quali destinate ad ospitare le sue quattro mogli e il suo harem di 24 concubine.
Il palazzo prese il nome della moglie preferita di Ba Ahmed: Bāhiya. Nel 1900 Ahmed ben Moussa morì e il palazzo subì un terribile saccheggio. Le concubine riuscirono a recuperare la loro parte prima che arrivasse il Sultano Abd al-Aziz, ormai diventato adulto, che trasferì la maggior parte degli arredi nel palazzo dove risiedeva. La meravigliosa struttura non subì danneggiamenti.
Il palazzo fu occupato dal famoso Thami El Glaoui, che qualche anno dopo, entrò con forza sulla scena politica marocchina, in veste di pascià di Marrakech, dal 1912 al 1956. Un lungo periodo, durante il quale il ricco Thami esercitava il suo potere stringendo proficue alleanze con il Protettorato francese già insediatosi nel Paese. Il palazzo aveva spesso ospitato illustri europei in visita a Marrakech e i francesi furono talmente impressionati dalla bellezza della residenza che già nel 1911 misero alla porta El Glaoui, destinando la struttura al generale di Francia in Marocco, Louis Hubert Gonzalve Lyautey e ad alcuni dei suoi più fidati ufficiali.
Il palazzo Bahia è giunto a noi in uno stato di conservazione ottimale e parte delle sue 150 stanze sono aperte al pubblico. Gli ambienti, rimasti privi di arredi, sono magnificamente decorati in stile andaluso-moresco. Le stanze, che ospitavano le mogli e le concubine di Ahmed ben Moussa, presentano soffitti in cedro intagliato e negli spazi di rappresentanza spiccano mosaici zellige, stucchi, vetrate colorate e pannelli di seta. Il grande cortile centrale è un capolavoro artistico, dove superfici di marmo si fondono a gallerie di legno inciso ed elaborate decorazioni. La residenza è composta da più edifici, che si affacciano su cortili e giardini lussureggianti, dove si trovano anche la moschea e un immancabile hammam.
I NUMEROSI ANNIVERSARI di CODY: fondata nel 1896 da Buffalo Bill – è decisamente la “Wildwest way to Yellowstone” trovandosi a soli 80 km dall’entrata ad est e 130 km da quella a nord-est del Parco Nazionale di Yellowstone. La cittadina quintessenza del West offre rodei serali estivi, lo spettacolo delle sparatorie tra pistoleri, la musica dei cowboy ed il favoloso Buffalo Bill Center of the West. La città celebra il 125° anniversario della sua fondazione; il 110° anniversario della Buffalo Bill Dam and Visitor Center ed il 75°a Anniversario della chiusura del campo di prigionia della Seconda Guerra Mondiale, Heart Mountain.
90° ANNIVERSARIO del RODEO di SHERIDAN, 6-12 Luglio 2020: Lo Sheridan WYO Rodeo è il fiore all’occhiello dei rodei della PRCA (Professional Rodeo Cowboys Association) e della WPRA (Women’s Professional Rodeo Association) aggiudicandosi la 40° posizione nella classifica dei rodei PRCA del mondo. Ogni anno a luglio dal 1931, il rodeo presenta campioni mondiali ai quali si uniscono i principianti. I concorrenti si sfidano al mattino per poi, la sera, offrire il grande spettacolo. Nel 2020 sono ben quattro le serate dedicate a questa manifestazione con competizioni equestri di Indiani Nativi dall’8 all’11 luglio. Spettacolare la WYO Rodeo Main Street Parade, il Native American Powwow ed ovviamente il classico Pancake Breakfast del 10 luglio.
5 Eventi da non perdere nella capitale CHEYENNE
DEPOT DAYS-CHEYENNE TRAIN WEEKEND 16 e 17 Maggio 2020: un weekend colmo di treni nel magazzino del Deposito Ferroviario di Cheyenne; mostre e tour ed in aggiunta lo Sherman Hill Model Railroad Show al Frontier Park Exhibition Hall.
WYOMING BREWERS FESTIVAL 19 & 20 Giugno 2020 SUPERDAY il 27 Giugno 2020: “A Recreation Celebration” celebrazione annuale che inaugura il National Parks & Recreation Month. Attività ricreative e di svago sono il tema con svariati accenti: Food Court, Volleyball Tournament, Stage Entertainment, Contests, Games, Children’s Carnival, 5k/10k Run/Walk, Show-N-Shine Car Show, Rides, Inflatables, Arts & Crafts Show, Organization Exhibits, Special Friends Tour de Prairie.
4-EVER WEST TATTOO FESTIVAL 10-12 Luglio 2020
CHEYENNE FRONTIER DAYS 17-26 Luglio 2020: il più grande rodeo del mondo ed il grande intrattenimento Western con rodei ogni giorno, concerti, Professional Bull Riders, parate, la colazione a base di pancake, esposizioni d’arte Western, l’Old West Museum, l’Indian Village e molto altro ancora! Il divertimento è garantito.
Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.
Fonte: The Great American West – Italia
«Scarlet Lady», la nave da crociera riservata agli adulti, è stata presentata nello stabilimento di Sestri Ponente (Genova) di Fincantieri che l’ha costruita per il nuovo operatore che si affaccia sul comparto crocieristico Virgin Voyages. Centodiecimila tonnellate di stazza lorda, 278 metri di lunghezza e 38 di larghezza, una capacità di 2.770 passeggeri e un equipaggio di 1.160, il design è stato curato da 10 architetti, spiega Tom McAlpin, presidente e Ad di Virgin Voyages, brand del gruppo Virgin di sir Richard Branson.
Teatri, aree più intime, come The Mirror, a cui si accede da un corridoio di specchi e luci, e spazi più aperti e luminosi più sei ristoranti. «Scarlet Lady» dopo un tour di presentazione inizierà la stagione a Miami che sarà l’home port. La gemella «Valiant Lady», attualmente in costruzione nello stesso cantiere, verrà consegnata il prossimo anno e resterà invece in Europa, con base Barcellona ma nonostante il desiderio espresso da Toti, McAlpin ha detto che non toccherà Genova. «La nave è bellissima, è un’esperienza immersiva solo per adulti. Amiamo i bambini, ma qui è un’esperienza inclusiva, che vuol dire che puoi fare più cose e più sofisticate» ha spiegato McAlpin.
La nave punta anche alla difesa dell’ambiente con sistema di scrubber per lo smaltimento degli ossidi di zolfo dalle emissioni e con una marmitta per abbattere anche quelle di azoto.
I discorsi istituzionali dal palco dell’ad di Fincantieri Giuseppe Bono, del presidente della Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci hanno preceduto la cerimonia del cambio di bandiera. «È una delle molte giornate importanti per Fincantieri – ha commentato Toti – che è un’eccellenza assoluta nella costruzione di navi, sia da crociera come quella che stiamo varando oggi per Virgin, sia militari sia nautica da diporto di grandissimi livelli». E sottolinea l’«eccellenza» e «orgoglio di Genova» anche Bucci: «Siamo contenti che ci sia una nuova nave che esce da qui e stiamo lavorando per il nuovo superbacino che è un grande investimento per la nostra città».
Fonte: ilmessaggero.it
Saragozza, una delle principali città della Spagna. Il capoluogo dell’Aragona sorge sulle rive del fiume Ebro, a metà strada tra Madrid e Barcellona. Ci sono numerosi motivi per scoprire questa città aperta e ospitale.
2000 anni di storia. L’impressionante patrimonio monumentale disseminato per le strade è retaggio di romani, musulmani, ebrei e cristiani, che qui hanno lasciato la loro impronta: vestigia romane come il Circo, il palazzo dell’Aljafería, chiese in stile mudejar iscritte nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, gioielli del barocco come la Basilica del Pilar, l’opera geniale di Francisco de Goya, ma anche il moderno spazio espositivo dell’Expo 2008. Se ami l’arte, Saragozza è la meta perfetta.
Svago: varietà di proposte. Teatri, cinema, esposizioni, concerti, festival, fiere… Saragozza offre un’agenda spettacolare durante tutto l’anno. La vita culturale è molto intensa. Si può toccare con mano per le strade, o sui palcoscenici dell’Auditorium, del Teatro Principal e del Palazzo dei Congressi d’Aragona. In questa città trovano rappresentazione tutte le tendenze artistiche.
Gastronomia deliziosa. È possibile assaggiare i piatti tipici della regione e partecipare a una delle grandi tradizioni della città: la degustazione di tapas, piccole creazioni gastronomiche per deliziare il palato dei visitatori.
Una città ideale per lo shopping. Saragozza dispone di un’ampia offerta commerciale, in grado di soddisfare tutti i gusti: dalle zone pedonali ai grandi centri commerciali, senza tralasciare i mercatini all’aperto. Una passeggiata per le sue strade consente di apprezzarne la vivacità e la vitalità.
Vita notturna. Vivere la notte di Saragozza. Bar, discoteche, pub e locali all’aperto restano aperti fino alle prime luci dell’alba. Il divertimento è garantito in una città dove le notti sono ricche di fascino durante tutto l’anno: perché non verificarlo di persona, visitando le zone della vita notturna? Sarà poi difficile farne a meno.
Spirito festivo. Saragozza è una città sempre pronta a far festa. Ne è un esempio la tradizionale Settimana Santa, con processioni che attraggono più di centomila visitatori ogni anno, ma la festa che supera tutte le altre è quella del Pilar, nel mese di ottobre. Un invito a partecipare a eventi che riempiono le strade di allegria e movimento: corse di vitelli nell’arena, concerti, sport, processioni religiose, folclore regionale…
Il lusso della passeggiata. Passeggiare per Saragozza è una vera tradizione, un lusso alla portata di tutti. Indossando abiti comodi, è possibile percorrere le strade a breve distanza l’una dall’altra, mentre i viali alberati, le ampie vie e le zone pedonali sono un continuo invito a passeggiare. Questo è oltretutto il modo migliore per ammirarne il patrimonio monumentale.
Itinerari ed escursioni nei dintorni. Vale la pena scoprire i dintorni di Saragozza, ricchi di paesaggi, paesi, stabilimenti termali, itinerari culturali e natura: da Fuendetodos, paese natale del geniale pittore Francisco de Goya, a Calatayud, dove si trova l’oasi naturale del Monastero di Piedra. Oppure si può optare per l’itinerario del Moncayo, il rilievo principale della provincia, a pochi chilometri da Tarazona, città mudejar ricca d’arte. Si consiglia anche di visitare la zona di Cinco Villas, dall’aspetto medievale. Queste sono alcune delle possibili escursioni, a meno di un’ora e mezzo di viaggio, che ti sorprenderanno.
Fonte: spain.info/it