Il 25 gennaio 2020 a San Francisco e a Los Angeles si festeggia il Capodanno cinese
Con la percussione dei tamburi, lo scroscio dei piatti e lo scoppiettare dei fuochi d’artificio, il capodanno lunare cinese viene celebrato nelle città di San Francisco e Los Angeles con sfarzo colorato e plateale.
La parata del capodanno cinese di San Francisco si tiene sin dagli anni ’60 del 1800, ed è considerata la più grande e antica parata del capodanno lunare al di fuori della Cina, oltre che il più grande evento culturale asiatico del Nord America. Questa parata notturna, famosa per essere annoverata tra le più belle al mondo, viene completata dall’apparizione di un gigantesco drago di 87 metri, che richiede un team di 180 persone per muoversi.
La Golden Dragon Parade di Los Angeles si tiene sin dal 1899 ed è l’evento culturale principale della comunità asiatica della California meridionale. Il festival ospita inoltre dimostrazioni di arti marziali, workshop d’arte, musica dal vivo, un palco per le lezioni di cucina e una schiera di alcuni tra i food truck più rinomati della città.
Gli spettacolari festeggiamenti del capodanno lunare cinese di San Francisco e Los Angeles offrono ai partecipanti uno sguardo diretto sulla cultura e sulla storia dell’Asia.
Fonte: media.visitcalifornia.it
Celebriamo il Capodanno a Chianatown
La seconda celebrazione del Nuovo Anno del 2020 alle Hawaii si svolge il 25 gennaio, in realtà è l’inizio dell’anno 4718 e segna il ritorno dell’Anno del Ratto dello zodiaco cinese. E se sei nell’isola di Oahu a gennaio, considerati invitato a festeggiare in uno qualsiasi degli eventi, festival e spettacoli di danze dei leoni e fuochi d’artificio di strada nel quartiere culturale e artistico di Chinatown, nel centro di Honolulu, per accogliere il Capodanno cinese.
Le mini celebrazioni continueranno per gran parte della seconda metà di gennaio, ma se vuoi davvero vedere come il quartiere celebra il Capodanno Cinese, vai lì il 18 gennaio per il più grande festival di tutti: la Notte a Chinatown e la Parata del Nuovo Anno Lunare. Nel quartiere di Chinatown in genere vengono chiuse molte strade per eventi, mostre culturali, stand gastronomici, spettacoli dal vivo e, sì, una parata molto colorata e rumorosa. Anche le attività commerciali e i ristoranti della zona rimangono aperti fino a tardi per festeggiare. Quindi, mangia tutti i piatti cinesi di buona fortuna che desideri. Metti dei soldi nella bocca di un leone danzante per una buona fortuna nel nuovo anno. Assicurati solo di recarti nel quartiere Chinatown di Honolulu per festeggiare.
Fonte: © 2019 Hawaii Tourism Authority HVCB
Il ponte al contrario più famoso d’Olanda: acquedotto Veluwemeer
L’acquedotto Veluwemeer è una delle opere più straordinarie d’Olanda, famoso per essere un ponte al contrario dove le auto viaggiano sott’acqua e le imbarcazioni sopra.
Il ponte è profondo 3 metri e questo permette alle imbarcazioni di passare facilmente e ai veicoli di attraversare il ponte che si estende per 25 metri di lunghezza e 19 di larghezza. Sui lati ci sono delle passerelle pedonali, non c’è nulla di più divertente che attraversarlo a piedi e trovarsi sospesi nell’acqua.
Uno studio particolare e un design unico al mondo
Il design studiato appositamente ha realizzato un ponte con un leggero tunnel sotterraneo che permette di sfruttare tutte le vie di navigazione. Si tratta di uno degli acquedotti più piccoli al mondo, strutture di questo tipo vengono realizzate con ponti che consentano alle auto di continuare a passare e di lasciare aperta la via a barche e chiatte, molto diffuse in Olanda.
La strada in questo caso collega l’area cittadina a Flevoland, un’isola artificiale creata grazie a terreni bonificati e tre laghi artificiali. L’acquedotto si trova nella città di Harderwijk. Sembra quasi uscito da un dipinto di Escher, basta guardarlo in foto per rendersi conto di quanto sia surreale.
Fonte: www.loveamsterdam.it
Le acque verde smeraldo di questo lago sono uno spettacolari, ma non è il luogo ideale per nuotare.
La Laguna Verde si trova nell’estremo sud-ovest della Bolivia, non lontano dal confine con il Cile. A seconda della forza dei venti, che sollevano l’acqua, i minerali e i sedimenti al suo interno, il colore del lago varia da un tranquillo turchese a uno smeraldo brillante.
La regione dell’Altiplano, o pianura alta, della Bolivia è nota per i suoi paesaggi mozzafiato. Il più famoso di tutti è Salar de Uyuni, la più grande salina del mondo. E a sud delle saline si trovano una serie di laghi d’alta quota, molti dei quali sono noti per le loro distinte acque colorate.
Laguna Colorada è probabilmente il lago più famoso della regione, sia per le sue suggestive acque rosse che per le migliaia di fenicotteri rosa che vengono a nutrirsi del suo plancton. Circa 40 miglia a sud di Laguna Colorada si trova la Laguna Verde, un lago più piccolo ma non meno spettacolare con caratteristiche nettamente diverse.
Laguna Verde, come suggerisce il nome, è molto, molto verde. E a volte sembra … un po’ tossico. Ecco perché i fenicotteri scelgono di non nutrirsi in questo particolare lago.
Laguna Verde ha alte concentrazioni di piombo, zolfo, arsenico e carbonati di calcio, rendendolo meno attraente per tutti tranne che per gli estremofili più resistenti. E a causa dell’elevato contenuto di minerali, le acque del Lago Verde possono rimanere liquide a temperature fino a -21,2 gradi Celsius. Ma questi stessi minerali conferiscono al lago il suo fantastico colore verde, rendendolo un punto di riferimento per i fotografi e gli appassionati di scenari unici.
La natura pittoresca della Laguna Verde è ulteriormente esaltata dalla presenza di Volcán Licancabur, uno stratovulcano il cui cono quasi perfetto sorge a meno di tre miglia a sud-ovest del lago. Licancabur è considerata una montagna sacra e sono stati trovati siti archeologici sui pendii e sul cratere sommitale, che una volta nascondeva una cripta Inca.
Laguna Verde si trova all’interno della Riserva Nazionale Fauna Andina di Eduardo Avaroa nell’estremo sud-ovest della Bolivia, nella Provincia di Sur Lípez del Dipartimento di Potosí. Una stretta strada rialzata separa la Laguna Verde dalla vicina Laguna Blanca (White Lake), il cui colore bianco è anche il risultato di minerali nell’acqua. Molti turisti visitano i laghi durante un tour di più giorni, che è spesso combinato con Salar de Uyuni. Il periodo migliore per visitare la Laguna Verde è durante la stagione secca da aprile a settembre.
Fonte: atlasobscura.com
LA PRESTIGIOSA MAISON DI CHAMPAGNE, FONDATA NEL 1811, FIN DALLA SUA NASCITA HA ACCOSTATO L’AMORE PER I VINI CON LA PASSIONE PER L’ARTE CONTEMPORANEA. CONNUBIO CHE, A PARTIRE DALLO STILE LIBERTY, CONTINUA FINO A OGGI. A PARTIRE DALL’APERTURA DELLA MAISON BELLE EPOQUE. IL DIRETTORE DI PERRIER-JOUËT ITALIA CI RACCONTA LA STORIA
È all’insegna di un legame indissolubile, quello tra l’amore per il vino e la passione dell’arte, che si fonda la storia di Perrier-Jouët, prestigiosa Maison di Champagne fondata nel 1811 da Rose-Adélaïde Jouët e Pierre-Nicolas Perrier e conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini floreali, fortemente caratterizzati dalla presenza dell’uva Chardonnay. Ciò che rende speciale la storia di Perrier-Jouët non è soltanto la cura con cui, dall’Ottocento, la Maison produce i suoi vini, ma anche il rapporto che questi instaurano da sempre con l’arte: risale al 1902 la realizzazione, da parte del pioniere dell’Art Nouveau Emile Gallé, dell’anemone per la Cuvée de prestige Perrier-Jouët Belle Époque, diventato emblema della Maison. La relazione tra Perrier-Jouët e l’arte prosegue fino a oggi, con importanti commissioni ad artisti contemporanei invitati a interpretare secondo i propri stili, linguaggi e sensibilità i temi cari alla Maison, ovvero Natura e Arte, in particolare il Liberty. Qualche esempio? Daniel Arsham, Noé Duchaufour-Lawrance, Miguel Chevalier, Makoto Azuma, Tord Boontje, Studio Glithero e Simon Heijdens, Vik Muniz, mischer’traxler, Ritsue Mishima, Andrew Kudless, Luftwerk e Bethan Laura Wood.
PERRIER-JOUËT. LIBERTY, ARTE CONTEMPORANEA E LA MAISON BELLE ÉPOQUE
Le esperienze sensoriali ed estetiche, declinate in tutte le loro forme, sono quindi alla base della visione di Perrier-Jouët, che ha fatto della bellezza il presupposto, lo strumento e anche il fine della propria ricerca. Conferma questa Weltanschauung un altro importante tassello della storia di Perrier-Jouët, la Maison Belle Époque a Epernay, un tempo residenza di Pierre-Nicolas Perrier e Adélaïde Jouët e oggi hotel, trasformato nell’attuale destinazione d’uso nel 1990 per volontà di Pierre Ernst, attuale Presidente e CEO di Perrier-Jouët. La maison è stata recentemente restaurata di tutto punto e dotata di una foresteria che ospita i fortunati ospiti e clienti della compagnia. Al suo interno è custodita una tra le più straordinarie collezioni di Art Nouveau al mondo, con opere, tra gli altri, di Majorelle, Guimard, Lalique e Rodin. A raccontarci la storia della Maison è Leo Damiani, Direttore Perrier-Jouët Italia, con il quale abbiamo anche parlato del rapporto dell’azienda con l’arte contemporanea.
Potrebbe raccontarci come nasce la Maison Perrier-Jouët e il suo interesse per l’arte?
La Maison Perrier-Jouët nasce dall’amore tra Rose-Adélaïde Jouët e Pierre-Nicolas Perrier che nel 1811, anno della Cometa, realizzano il loro sogno e fondano la loro Maison de Champagne. La prima cuvée realizzata sarà battezzata Vino della Cometa, annata straordinaria. La passione per la Natura e l’interesse per l’Arte sono caratteristiche che accompagnano i fondatori della Maison Perrier-Jouët e i loro successori: Nel 1900 a Parigi si svolgono in contemporanea le Olimpiadi estive e l’Exposition Universelle. È molto probabile che in questo contesto Octave Gallice, nuovo erede della Maison, abbia incontrato e commissionato a Emile Gallé le magnum decorate che arriveranno a Epernay nel 1902 con i famosi anemoni giapponesi, divenuti nel 1969 simbolo della Cuvée Belle Époque.
In che modo l’estetica dello stile Liberty ha influenzato l’immaginario della Maison?
La filosofia dell’Art Nouveau, stile Liberty in Italia, rimane tuttora al centro della linea estetica e stilistica di Perrier-Jouët, ovvero opere che si ispirano alla Natura e ai suoi processi, opere che portano bellezza nella vita quotidiana, opere dette “totali” che cancellano le frontiere tra le varie discipline e infine opere che valorizzano il lavoro artigianale.
Qual è la storia della Maison Belle Époque e della collezione Liberty custodita al suo interno?
Nel 1980, 20 anni dopo aver riscoperto nelle cantine le magnum decorate da Emile Gallé e 11 anni dopo il lancio e il successo della Cuvée Belle Époque, gli allora Direttore Commerciale e Amministratore Delegato della Maison, esteti e amanti dell’arte, danno il via a un progetto folle: costituire una collezione privata di mobili e oggetti Art Nouveau. Entrambi sentivano la necessità di poter ospitare i loro clienti e amici in un ambiente in stile Art Nouveau. La residenza personale dell’AD dell’epoca divenne così la “Maison Belle Époque” e custodisce al suo interno opere e oggetti, tra gli altri, di Hector Guimard, Louis Majorell, Jacques Gruber, Daum, Toulouse-Lautrec, Gallé. La Maison Belle Époque accoglie ancora oggi ospiti internazionali importanti.
Come continua nel corso del Novecento il rapporto tra la Maison e l’arte e quale tipo di progetti avete realizzato con gli artisti contemporanei? Quale linea estetica e stilistica viene perseguita dalla Maison?
Da allora la Maison Perrier-Jouët non ha mai più smesso di collaborare con artisti (Makoto Azuma, Tord Boontje o Vik Muniz) e designer contemporanei che si ispirano alla filosofia dell’Art Nouveau. Dal 2012 Perrier-Jouët è partner della fiera internazionale Design Miami. In questa occasione ogni anno viene commissionata un’opera a un giovane designer, che viene svelata ed esposta durante la fiera per poi raggiungere la collezione Perrier-Jouët a Epernay. Dopo le installazioni dello Studio Glithero, del duo mischer’traxler o di Bethan Laura Wood, nel 2019 per la prima volta sarà un designer italiano, Andrea Mancuso dello studio Analogia Project, a creare un progetto ispirato agli champagne Perrier-Jouët.
Fonte: artribune.com – Desirée Maida
Una nuova ricerca ha indicato che il corallo morente nella Grande barriera corallina in Australia potrebbe essere rianimato dai suoni ambientali del corallo sano.
Secondo un rapporto pubblicato su Nature Communications, i suoni di barriere coralline sane possono attirare i pesci nelle aree in cui il corallo è morto, aiutando a pulire la barriera corallina e fare spazio a nuovi coralli e farli crescere. Per 40 giorni, i ricercatori hanno riprodotto registrazioni di rumori emessi da banchi di pesci e altri suoni tratti da regioni sane di barriera corallina su altoparlanti subacquei in zone morte di coralli a Lizard Island. Questa tecnica riproduce i suoni che si perdono quando le barriere coralline subiscono un degrado, il che è importante perché i pesci giovani si avvicinano a questi suoni quando cercano un posto dove stabilirsi.
I ricercatori hanno scoperto che il numero di pesci è raddoppiato e che le specie sono aumentate del 50% rispetto ai siti di controllo senza audio. Lo studio è stato condotto dal biologo marino Tim Gordon dell’Università di Exeter e dai suoi colleghi, che hanno installato altoparlanti sottomarini in zone di corallo morto sulla Grande Barriera Corallina recentemente devastata. Lo scopo della loro ricerca è di aiutare a ripristinare alcune delle funzioni dell’ecosistema nelle barriere coralline che sono state danneggiate dalla decolorazione dei coralli o dai cicloni. I pesci sono vitali affinché le barriere coralline funzionino come ecosistemi sani e si spera che l’aumento delle popolazioni ittiche in questo modo possa favorire i processi naturali di recupero.
Fattori di stress come i cambiamenti climatici, la pesca eccessiva e l’inquinamento devono ancora essere gestiti, e mentre attirare più pesci non salverà da solo le barriere coralline, nuove tecniche come questa potrebbero prestare più strumenti nella lotta per salvare ecosistemi preziosi e vulnerabili. I ricercatori affermano che adottare misure attive per mantenere in salute le comunità ittiche sarà vitale per invertire il degrado della barriera corallina. “I pesci eseguono una serie diversificata di importanti processi funzionali, il che significa che le barriere coralline danneggiate hanno maggiori possibilità di recupero se hanno popolazioni di pesci sane”, affermano.
Fonte: www.lonelyplanet.com
VIVI LA TANZANIA NELLA PRIVACY DEL TUO CAMPO PRIVATO CON INTIMATE PLACES
I visitatori della Tanzania che desiderano convivere con la straordinaria fauna selvatica, avifauna e natura che si trovano all’interno dei suoi confini nell’assoluta privacy dei loro dintorni non devono cercare altro che Intimate Places, i cui campi privati offrono esperienze uniche.
Il tuo campo privato può essere allestito quasi ovunque desideri sul circuito safari settentrionale della Tanzania.
Le località includono tutti i parchi nazionali e destinazioni “fuori dai sentieri battuti” come il Kilimangiaro occidentale e i laghi di Natron o Eyasi.
I campi Intimate Places sono gestiti da chef, maggiordomi e assistenti di tenda privati, tutti chiamati a soddisfare ogni tuo capriccio. Le dimensioni del campo possono variare tra una tenda d’alloggio per due persone e un massimo di 15 tende d’alloggio per un massimo di 30 persone.
Poiché questi campi sono privati, Intimate Places è in grado di personalizzare i servizi che incontrano i tuoi desideri specifici. Quindi, i menu serviti nel corso del tuo soggiorno, le bevande disponibili dal loro bar ben fornito, i tipi di letti messi a disposizione in tende e persino le distanze tra una tenda e l’altra sono tutti discussi e concordati con te prima del tuo soggiorno, in modo da assicurare le aspettative che hai riguardo al tuo campo.
Le attività variano in base alla posizione scelta per il campo. Tuttavia, questi possono includere game drive per visualizzare la maestosa migrazione degli gnu e altri animali selvatici e avifauna; passeggiate di caccia, passeggiate nella natura e passeggiate con antiche tribù africane come i Maasai e gli Hadzabe; guida di giochi fuoristrada e di guida notturna; escursioni sulle pendici dei Monti Kilimanjaro, Meru o Ol Doinyo Lengai e osservazione del gioco mattutino dai cieli in mongolfiera.
Il campo mobile privato e di lusso è ampiamente considerato come il più autentico delle esperienze Safari. Ti consente di fonderti e diventare parte degli ambienti che desideri sperimentare. E una volta che parti, godrai di un’esperienza incredibile e i tuoi preziosi ricordi e le immagini che porti via con te rimarranno indelebili per molti anni a venire.
Fonte: xoprivate.com
In Egitto ritrovato il Libro delle due Vie,
il testo illustrato più antico al mondo
I libri illustrati esprimono sempre un certo fascino e ogni libreria che si rispetti dovrebbe averne una buona selezione. Ma questo è un po’ difficile da trovare nei negozi, oltre che da sfogliare. In Egitto è stata scoperta la copia più antica di quello che viene considerato il primo testo illustrato al mondo: un’edizione del Libro delle due vie risalente a 4mila anni fa. La scoperta è stata pubblicata per la prima volta nel Journal of Egyptian Archaeology, già a settembre, in un articolo di Harco Willems, professore all’Università di Lovanio in Belgio e tra i maggiori esperti dei Testi dei Sarcofagi.
Si tratta di una sorta di precursore del corpus di testi funebri raccolto nel famoso Libro dei Morti, insomma, una guida per il caro estinto che descriveva i due percorsi irti di ostacoli, uno via terra e l’altro via acqua, che l’anima poteva intraprendere per approdare al cospetto di Osiride, sovrano e giudice supremo del regno dei morti.
Chiaramente non è un libro come siamo abituati a sfogliarne, visto che questi testi erano incisi sulle pareti di legno dei sarcofagi. Ovvio, visto che dovevano essere letti dai defunti nel corso del pericoloso viaggio negli inferi, durante i quali potevano essere assaliti da ogni sorta di demoni. Per non parlare di fiamme ardenti e custodi piuttosto gelosi. Insomma, una via di mezzo tra racconto di avventura e formula magica rituale.
Sebbene nelle iscrizioni si faccia riferimento a un governatore di nome Djehutynakht, la ricerca di Willems ha rivelato che la bara originariamente conteneva i resti di una donna di nome Ankh, indicata in tutto il testo come “lui” e imparentata con un alto funzionario della provincia. Anche in questo caso, nulla di strano, visto che spesso le defunte venivano chiamate con pronomi maschili, per assomigliare di più a Osiride. Gender fluid ante litteram? Mah.
Dal 2001, Willems ha supervisionato gli scavi nella necropoli copta di Dayr al-Barshā, utilizzata come cimitero durante il periodo del Regno Medio, dal 2055 al 1650 a.C. circa. Gli antichissimi frammenti del sarcofago sono stari ritrovati all’interno di un lungo un pozzo, nella tomba di un antico governatore provinciale egiziano di nome Ahanakhtin già nel 2012. Ma il fragile stato dei manufatti, saccheggiati ripetutamente nel corso dei millenni e attaccati da funghi degradatori del legno, ha impedito agli studiosi di effettuare ricerche e verifiche, almeno fino a ora. Le immagini ritrovate su due pannelli di cedro, infatti, sono state elaborate con DStretch, un potente software in grado di restituire immagini ad alta definizione, hanno rivelato incisioni preziose con figure e geroglifici, nonostante i segni siano perlopiù sbiaditi a occhio nudo.
Sulla base di iscrizioni su altri manufatti tombali che fanno riferimento al faraone Mentuhotep II, che regnò fino al 2010 a.C., Willems ritiene che questo Libro delle due vie recentemente identificato sia più antico di almeno quattro decenni delle altre versioni precedentemente conosciute del testo e già ritrovate in Egitto.
Fonte: anubi.org – Leonardo Lovari
Il White Sands National Monument diventa il 62mo parco nazionale
Gli Stati Uniti hanno il 62esimo parco nazionale, si tratta di White Sands National Monument nel su del New Mexico. Le due camere di Washington hanno approvato la designazione e il presidente Donald Trump ha firmato l’atto lo scorso 20 dicembre. Situato nel Tularosa Basin, White Sands, scrive la Cnn, è “una delle grandi meraviglie naturali del mondo”. Un deserto di 712 kmq che rappresenta la più grande area di dune di gesso al mondo.
Il vento che soffia nel bacino ha modellato le stupende dune che somigliano a onde del mare: passione per fotografi e turisti che ogni anno vengono a vistare il sito. I visitatori possono guidare lungo gli otto miglia di strada che attraversano il parco e vedere le formazioni rocciose oppure possono acquistare nei negozi di souvenir delle slitte di plastica per scivolare sulle dune. Molto gettonata anche la visita notturna al parco: con la luna piena lo spettacolo delle dune bianche è davvero magico.
Fonte: www.rainews.it
Basta raggiungere Ao Nang Beach per lasciarsi incantare dalla bellezza di una spiaggia che, nonostante sia ormai diventata una delle mete più rinomate ed apprezzate del Paese, è riuscita a mantenere la sua bellezza in questo magnifico angolo di paradiso. Le acque sono poco profonde, adatte quindi anche ai più piccoli, e vantano incantevoli sfumature conferite dai giochi di luce ed ombra creati dalle rocce calcaree che emergono dal mare.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, se la spiaggia è stata inserita, dal sito TripAdvisor, nella top ten delle migliori mete del 2015 classificandosi al quarto posto. Questa baia, la più facile da raggiungere, si trova a circa 20 km di distanza dalla città e si estende ai piedi di una imponente catena di rocce calcaree. È la zona con la più alta concentrazione di strutture ricettive. Tra gli altri servizi vi sono negozi specializzati per le immersioni, noleggio barche ed escursioni in canoa.
Ao Nang rappresenta un’ottima soluzione per fare base e da cui partire per andare alla scoperta delle Phi Phi Islands, isole famose e paradisiache che si intravedono dai moli della città balneare. Parliamo di una località assai organizzata dal punto di vista turistico: da Ao Nang i turisti possono noleggiare una barca per visitare alcuni luoghi d’interesse vicini come le spiagge di Railay e Tham Phra Nang che si trovano sulla terraferma ad Est della Baia di Nang, oppure isole in mare aperto come l’isola di Poda e l’isola di Kai. Ad Ao Nang si viene anche per fare arrampicate su roccia.
Le falesie calcaree che si affacciano direttamente sul mare offrono pareti d’arrampicata apprezzatissime ed in alcuni tratti possono provare ad arrampicare anche i dilettanti. Ma perfino chi non è un grande sportivo potrà noleggiare una canoa e fare kajak lungo le rive o andare alla scoperta del Parco Nazionale e delle foreste di mangrovie oppure assistere ad un incontro di Muay Thai, sport nazionale molto praticato da queste parti.
Fonte: turismothailandese.it