Vuoi fare un’escursione sull’Inca Trail fino a Machu Picchu nel 2020?
Inizia a pianificare ora!
I viaggiatori che vogliono percorrere l’Inca Trail per Machu Picchu nel 2020 dovrebbero iniziare a pianificare: i permessi per l’epica escursione sono in vendita sin da ora per il prossimo anno.
Il governo peruviano richiede ai viaggiatori di avere un permesso per percorrere il famoso sentiero e devono viaggiare con un operatore registrato. Ci sono solo 500 permessi rilasciati per ogni giorno, che comprende solo 200 viaggiatori e 300 guide e portatori, al fine di aiutare a preservare il sentiero e gli ecosistemi circostanti.
Poiché i visitatori possono fare il viaggio solo con un operatore, la maggior parte di questi si occuperà dell’autorizzazione per conto dei viaggiatori. Ma i permessi per il prossimo anno sono stati messi in vendita il 1° ottobre e, poiché i numeri sono limitati, è meglio pianificare se si desidera trasformare il viaggio in realtà.
Mentre il trekking di quattro giorni sull’Inca Trail è una delle escursioni più famose del Sud America, ci sono altri modi per raggiungere Machu Picchu, come la Salkantay Route – un’escursione da cinque a otto giorni – e la Lares Route, che attraversa gli altopiani della Lares Valley.
Per coloro che vogliono vedere la Città Perduta degli Inca senza fare escursioni, è anche possibile arrivarci utilizzando i treni e gli autobus che si dirigono verso il vicino insediamento di Aguas Calientes. Tuttavia, è importante notare che ora esiste un sistema di biglietteria a tempo, quindi i viaggiatori dovrebbero comunque pianificare in anticipo per una visita.
Se vuoi allontanarti dalla folla che si dirige a Machu Picchu ma vedere ancora incredibili rovine Inca, puoi recarti a Choquequirao, che si pensa sia tre volte più grande di Machu Picchu, ma sostanzialmente meno visitato.
Fonte: www.lonelyplanet.com
Con gli amici e un po’ di spirito d’avventura fate una vacanza invernale in North Dakota: make cold, cool!
Fargo, North Dakota non ha montagne adatte allo sci, ma propone uno degli inverni più cool come nessuna altra meta! Gli orizzonti infiniti della Red River Valley sono uno scenario perfetto per la bellezza invernale. Fargo e le città gemelle di West Fargo e Moorhead/Minnesota hanno deciso di abbracciare tutto l’inverno e dal 15 gennaio al 22 febbraio 2020 accolgono il famoso Frostival – il festival del gelo! Una vera e propria celebrazione nordica americana poiché il Frostival presenta veramente una moltitudine di svaghi: gare di slittino di cartone, sled racing, kickball invernale (simile al baseball ma giocato coi piedi) e disc golf, sculture di ghiaccio e competizioni di barbe e baffi, poi anche una corsa indossando solo l’intimo. Ce n’è per tutti e di tutto: queste sono solo una minima parte delle attività che si svolgono. I commercianti e la gente del posto trovano sempre modi creativi e divertenti per vestirsi d’inverno: dagli eventi che nascono spontaneamente per realizzare uomini di neve nei parchi, ai luminosi ice bar nei patii di pub, all’andare su una Fat-Tire bike sul fiume Red River completamente ghiacciato fino alla ciaspolate notturne a lume di candela nei tanti parchi statali, immersi nella natura di boschi e foreste del North Dakota. Poi la sera si va nel downtown tra i tanti ristoranti, birrifici, musei, gallerie e negozi. L’energia pulsa ovunque in centro città, la gioventù è coinvolgente e Fargo è sempre gioiosa. Si dorme all’ Hotel Donaldson in centro città, in stile boutique le sue 17 suite sono tutte ideate attorno a diversi temi di artisti regionali; scultori, pittori, fotografi, artisti moderni.
Intanto nelle Badlands cervi, cavalli e bisonti che normalmente si camuffano con il paesaggio, spiccano sul manto candido innevato del terreno frastagliato. Ed è proprio l’inverno la stagione ideale per avvistare la fauna selvatica al Theodore Roosevelt National Park. Alloggio, carburante e cibo sono disponibili alle porte d’accesso del parco nazionale, a Medora oppure Watford City.
State invece cercando un chiodo ove appendere il cappello? Pulite i vostri nuovi stivali da cowboy e soggiornate in uno ranch o lodge come il Coteau des Prairie; godetevi piacevoli riposanti nottate in un bel boutique hotel oppure in un camp sotto le stlle. Coteau des Prairie è un bel lodge nel sud-est del North Dakota, affacciato proprio sul bordo di Coteau des Prairies, ove le viste spaziano sulle fattorie e sui campi innevati e sono meravigliosamente artistiche, presentando un originale patchwork invernale.
Per chi cerca qualcosa di più caldo, i musei del North Dakota offrono un’ampia gamma: dal North Dakota Heritage Center and State Museum nella capitale Bismarck al Cowboy Hall of Fame a Medora, poi il Plains Art Museum a Fargo ed il Badlands Dinosaur Museum a Dickinson.
Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.
Fonte: The Great American West – Italia
L’ICONICO DATAI LANGKAWI È SITUATO ALL’INTERNO DELLA FORESTA TROPICALE VERGINE DELL’ISOLA DI LANGKAWI
Uno dei resort più belli del mondo, il Datai Langkawi, sottoposto ad un rinnovamento da 60 milioni di dollari nel 2018, è situato sulla punta nord-occidentale dell’isola di Langkawi, in Malesia. Situato in una foresta pluviale di 10 milioni di anni ricca di fauna selvatica e affacciata sulla tranquilla baia di Datai, premiata dal National Geographic per avere una delle 10 spiagge più belle del mondo, l’iconica proprietà incanta con la natura affascinante, l’architettura visionaria, l’eleganza sobria e l’ospitalità malese.
Tutte le 121 camere, ville e suite del Datai Langkawi, compresa la Datai Estate Villa con cinque camere da letto, offrono una vista mozzafiato sulla natura circostante. Elevati tra le cime degli alberi, nel cuore della foresta pluviale e situati direttamente sulla costa, i punti di ristoro che includono il pluripremiato The Gulai House, The Pavilion, The Dining Room e The Beach Club, rendono omaggio ai sapori esotici e tradizioni culinarie della regione e oltre.
Le strutture su misura includono The Nature Center, una struttura educativa che ospita naturalisti residenti e biologi marini, e The Spa con trattamenti Ramuan, uno studio Bastien Gonzales e trattamenti viso Phyto 5. Le strutture ricreative includono tre piscine, un centro fitness all’avanguardia presso l’Health Club; una serie di attività per il benessere tra cui silat e yoga, punto vendita The Boutique fornito di articoli di bellezza all’interno della regione, uno spazio riservato per mostrare le arti e i talenti locali presso The Atelier, nonché uno dei campi da golf più panoramici al mondo progettati dalla leggenda del golf Ernie Els, The Els Club Teluk Datai.
Il Datai Langkawi è appena stato votato come uno dei 100 Greatest Places in the World 2019 dal prestigioso TIME MAGAZINE.
Fonte: xoprivate.com
Babbo Natale e la magia del Natale
In nessun altro posto si può vivere un autentico Natale come a Rovaniemi, la residenza ufficiale di Babbo Natale. Ogni giorno dell’anno è buono per andare a trovare Babbo Natale a Rovaniemi.
Rovaniemi è la residenza ufficiale di Babbo Natale e l’abitante più famoso della città puoi andare a trovarlo ogni giorno dell’anno al Villaggio di Babbo Natale (Santa Claus Village), proprio sul circolo polare artico: un’attrazione che richiama più di 500 000 visitatori all’anno da tutto il mondo.
30 anni e più
La casa originale di Babbo Natale si trova sulla misteriosa montagna di Korvatunturi (“La montagna ad orecchio”) nella Lapponia finlandese. Dato che il posto preciso è segreto e conosciuto solo da pochi, lui decise di aprire un ufficio a Rovaniemi, la capitale della Lapponia, nel 1985. A Rovaniemi è stato assegnato lo status di residenza ufficiale di Babbo Natale nel 2010.
Babbo Natale dice: benvenuti!
Consapevole di essere probabilmente la persona più famosa del pianeta, Babbo Natale riconosce il suo ruolo a livello globale e la responsabilità che ne deriva.
– Sono ambasciatore di buona volontà, amore e pace e non auguro nient’altro che di essere felici alla gente di tutto il mondo, afferma senza un pizzico di esitazione nella voce.
– Spero davvero che quante più persone possibile abbiano la possibilità di venire a trovarmi a Rovaniemi: nulla può rendermi più felice, è il desiderio che esprime con gioia.
Come arrivare da Babbo Natale a Rovaniemi
Il villaggio di Babbo Natale è aperto tutti i giorni dell’anno ed è facile arrivarci con l’autobus locale numero 8 o Santa’s Express Bus, chi partono ogni ora dal centro di Rovaniemi. Altrimenti è possibile recarvisi in taxi, in macchina o a piedi: la distanza è di otto chilometri.
Se volete andare da Babbo Natale subito dopo essere atterrati a Rovaniemi, vi farà piacere sapere che si trova a soli tre chilometri dall’aeroporto. Si raccomanda di controllare l’orario di apertura dettagliato per essere sicuri che il Villaggio di Babbo Natale sia accessibile.
Il Villaggio di Babbo Natale: come è cominciato tutto
Rovaniemi fu quasi completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale. Eleanor Roosevelt, la moglie del presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt, nel 1950 venne a visitare Rovaniemi per assistere al processo di ricostruzione. Voleva visitare il circolo polare artico e allora dei funzionari di Rovaniemi si precipitarono a costruire un bungalow a otto chilometri a nord della città. Questo bungalow ha segnato la nascita del Villaggio di Babbo Natale e si trova ancora oggi vicino all’ufficio postale di Babbo Natale.
Il Villaggio di Babbo Natale oggi
Il villaggio di Babbo Natale è l’attrazione più famosa della Lapponia ed un resort a tutti gli effetti. Vi hanno sede circa 50 attrazioni sotto forma di agenzie che offrono attività, negozi, ristoranti e caffè. Troverete gite con husky e renne, escursioni in motoslitta, oggetti di design e souvenir, costruzioni in ghiaccio e neve, sistemazione in un hotel igloo ed in un villaggio vacanze.
Vivete i momenti principali del Natale nel Villaggio di Babbo Natale
Un mese prima di Natale gli occhi di tutto il mondo sono rivolti verso Rovaniemi perché Babbo Natale dichiara aperto il periodo natalizio al Villaggio di Babbo Natale. Ciò segna anche l’inizio dell’alta stagione a Rovaniemi, dato che numerosi turisti sono desiderosi di provare la vera magia del Natale in quella che è la residenza ufficiale di Babbo Natale. Un altro momento forte dell’anno è il 23 dicembre, quando Babbo Natale parte per la sua missione, per distribuire regali ai bambini di tutto il mondo.
La casa degli elfi postali
Dal 1985 ad oggi Babbo Natale ha ricevuto 15 milioni di lettere da 198 paesi: questo fa dell’Ufficio postale di Babbo Natale un posto da non perdere per chi visita il Villaggio di Babbo Natale. I sempre allegri elfi postali sono felici di servire i clienti durante tutto l’anno nel loro quartier generale, che è un vero e proprio ufficio postale gestito da Posti, il servizio postale finlandese. Ogni lettera spedita da qui viene timbrata con un annullo postale speciale del circolo polare artico, non disponibile da nessun’altra parte, così che i vostri saluti a casa siano davvero straordinari.
Le truppe volanti di Babbo Natale – le renne
Le renne hanno un ruolo particolare nella vita di Babbo Natale e chiunque, incontrandole, sicuramente ne rimane colpito.
– Per me sono molto di più di un mezzo di trasporto – sono dolci e gentili ed affezionate l’una all’altra – a pensarci bene esse incarnano davvero lo spirito del Natale, dice Babbo Natale.
Fare conoscenza con le renne è facile a Rovaniemi, perché c’è grande disponibilità di gite in slitte trainate da renne e di visite agli allevamenti – dentro il villaggio di Babbo Natale oppure come mezzo per andarci. Si prega di notare: le renne volanti sono riservate al solo Babbo Natale perché richiedono una grande capacità di guida, che si può acquistare solo con secoli di esperienza.
Gli aiutanti di Babbo Natale
Il fitto programma di lavoro di Babbo Natale non potrebbe reggere senza la laboriosità dei suoi aiutanti: gli elfi. Il loro prezioso impegno viene ricompensato dal sorriso sui volti di innumerevoli bambini e di adulti, da cui riconoscono che essi hanno compreso il vero spirito del Natale.
– Il nostro lavoro non finisce mai, ma il nostro modo di vedere le cose con allegria unito ad un atteggiamento positivo ce lo fanno sentire come un gioco, giorno dopo giorno, dice l’elfo Ferdie.
– Per imparare i segreti dei veri elfi seguite le lezioni della nostra Scuola per elfi, così da ottenere il vostro magico diploma! suggerisce l’elfo Elfiina.
Rovaniemi – il sogno di un amante del Natale
Fonte: visitrovaniemi.fi/it
Dalle macchine per fare la neve, ai giorni in spiaggia e alle luci natalizie semipermanenti, il Natale alle Hawaii ha il suo stile
Proprio come il Giorno del Ringraziamento, le Hawaii rendono il Natale particolare. Il sole e il clima tropicale consentono agli abitanti dello Stato dell’Aloha di indossare pantaloncini e bikini per il surf del mattino, mentre gli zii si vestono da Babbo Natale e condividono shakas, il tipico saluto hawaiano, con i keiki, i bambini, in grembo. Ecco alcuni motivi per cui il Natale alle Hawaii è così unico.
Babbo Natale arriva in una canoa outrigger o in surf e cavalca le onde
È un po’ meno Sinatra e un po’ più Mele Kalikimaka
I festeggiamenti con i maglioni di Natale sono incredibilmente caldi
Realizzare la versione Hawaiana di un pupazzo di neve: un pupazzo di sabbia
Rischi la vita per portare le luci in cima ad una palma
Solo alle Hawaii hai nello stesso piatto il poi, laulau, il kalua pig, il salmone lomi lomi e gli ananas come decorazioni sull’albero di Natale
Le luci di Natale si accendono, ma non si abbassano mai
Anche le tartarughe marine partecipano al Natale
Svegliarsi, aprire i regali e poi scendere in spiaggia per trascorrere il giorno di Natale al mare
A L O H A
Fonte: hawaiimagazine.com
Come un severo vescovo proveniente dall’attuale Turchia è diventato il gioviale dispensatore di doni natalizi che cala dal Polo Nord
Tutti i bambini lo sanno: Babbo Natale viene dal Polo Nord, è barbuto e sovrappeso e la notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i regali ai piccoli di tutto il mondo viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma la storia di questo amato personaggio del folklore è lunga e affascinante quasi come la sua leggenda. Babbo Natale nasce sulle rive del Mediterraneo, si evolve nell’Europa del Nord e assume la sua forma definitiva (Santa Claus) nel Nuovo Mondo, da dove poi si ridiffonde quasi in ogni parte del globo.
In principio era san Nicola, un greco nato intorno al 280 d.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana del sud dell’Asia Minore, l’attuale Turchia. Nicola si guadagnò la reputazione di fiero difensore della fede cristiana in anni di persecuzioni e trascorse molti anni in prigione finché, nel 313, Costantino emanò l’Editto di Milano che autorizzava il culto. L’iconografia ha tramandato diverse sue immagini, ma nessuna somiglia troppo all’omone allegro, sovrappeso e dalla barba bianca che oggi attribuiamo a Babbo Natale. Catherine Wilkinson, un’antropologa forense della University of Manchester, ha cercato di ricostruirne il vero aspetto basandosi sui resti umani conservati nella cripta della Basilica di san Nicola di Bari, dove le presunte reliquie del santo furono portate nel 1087 da un gruppo di marinai e sacerdoti baresi che era andato fino a Myra per impadronirsene.
Quando, negli anni Cinquanta del secolo scorso, la cripta fu restaurata, il cranio e le ossa del santo furono accuratamente misurate, fotografate e radiografate. Wilkinson ha esaminato questi dati alla luce delle moderne tecniche dell’antropologia forense, aiutandosi con un software di ricostruzione facciale e aggiungendo dettagli dedotti dalle fattezze delle popolazioni mediterranee dell’epoca. Il risultato – un uomo anziano, dalla pelle olivastra, il naso rotto forse nel corso delle persecuzioni, e barba e capelli grigi – è stato illustrato nel documentario della BBC The Real Face of Santa.
Il protettore dei bambini
Dopo la morte (avvenuta il 6 di dicembre di un anno imprecisato alla metà del IV secolo), la figura del santo divenne popolarissima in tutta la cristianità, grazie anche ai tanti miracoli che gli furono attribuiti. Molte professioni (ad esempio i marinai), città e intere nazioni lo adottarono e ancora lo venerano come loro patrono. Ma perché diventò anche protettore dei bambini e mitico dispensatore di doni?
La ragione, spiega Gerry Bowler, storico e autore del libro Santa Claus: A Biography, sta soprattutto in due leggende che si diffusero in Europa intorno al 1200. La prima, e più nota, racconta del giovane vescovo Nicola che salva tre ragazze dalla prostituzione facendo recapitare in segreto tre sacchi d’oro al padre, che così può salvarsi dai debiti e fornire una dote alle figlie. Nella seconda, Nicola entra in una locanda il cui proprietario ha ucciso tre ragazzi, li ha fatti a pezzi e li ha messi sotto sale, servendone la carne agli ignari avventori. Nicola non si limita a scoprire il delitto, ma resuscita anche le vittime: “ecco uno dei motivi che lo resero patrono dei bambini”, commenta Bowler.
Da san Nicola a Santa Claus
Resta da spiegare come questo santo mediterraneo si sia spostato al Polo Nord e sia stato associato al Natale. In realtà per molti secoli il culto di san Nicola – e la tradizione di fare regali ai bambini – si continuò a celebrare il 6 dicembre, come avviene tuttora in diverse zone dell’Italia del Nord e dell’arco alpino, fino in Germania. Col tempo al santo vennero attribuite alcune caratteristiche tipiche di divinità pagane preesistenti, come il romano Saturno o il nordico Odino, anch’essi spesso rappresentati come vecchi dalla barba bianca in grado di volare. San Nicola era anche incaricato di sorvegliare i bambini perché facessero i buoni e dicessero le preghiere.
Ma la Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord. “Era un bel problema”, commenta Bowler. “A chi far portare i doni ai bambini?”. In molti casi, risponde lo studioso, il compito fu attribuito a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre a Natale. “Ma il piccolo Gesù non sembra in grado di portare troppi regali, e soprattutto non può minacciare i bambini cattivi. Così gli fu spesso affiancato un aiutante più forzuto, in grado anche di mettere paura”.
Nacquero così nel mondo germanico alcune figure a metà tra il folletto e il demone. Alcune, come i Krampus, servono da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il ricordo del santo sopravvive nel nome, come Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti. Per quanto possa sembrare strano, anche da questi personaggi nasce la figura dell’allegro vecchietto in slitta.
San Nicola in America
Gli immigrati nordeuropei portarono con sé queste leggende quando fondarono le prime colonie nel Nuovo Mondo. Quelli olandesi, rimasti affezionati a san Nicola, diffusero il suo nome, “Sinterklaas”
Ma nell’America delle origini il Natale era molto diverso da come lo consideriamo oggi. Nel puritano New England era del tutto snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol. “Era così anche in Inghilterra”, spiega Bowler. “E non c’era nessun magico dispensatore di doni”.
Poi, nei primi decenni dell’Ottocento, diversi poeti e scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di san Nicola. Già in un libro del 1809, Washington Irving immaginò un Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo in versi, The Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale “ma privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici”, spiega Bowler. Questo Santa porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna.
Le renne diventano otto e il carro diventa una slitta nella poesia A Visit From St. Nicholas, scritta nel 1822 da Clement Clark Moore per i suoi figli ma diventata subito “virale”. Per molti decenni Santa Claus viene rappresentato con varie fattezze e con vestiti di varie forme e colori. Solo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande disegnatore e vignettista politico, si impone la versione “standard”: un adulto corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da renne e sta attento a come si comportano i bambini.
Ritorno in Europa
Una volta standardizzata (grazie anche alle pubblicità della Coca-Cola) la figura di Santa Claus torna in Europa in una sorta di migrazione inversa, adottando nomi come Père Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un po’ ovunque i vecchi portatori di doni. A diffonderla sono anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e l’allegro grassone finisce per simboleggiare la generosità degli USA nella ricostruzione dell’Europa occidentale.
Naturalmente, c’è anche chi nel Babbo Natale di origine yankee vede nient’altro che il simbolo della deriva consumista del Natale. Altri lo rifiutano o lo snobbano semplicemente in nome della tradizione, come i non pochi italiani ancora affezionati a santa Lucia, alla Befana o al vecchio, originale san Nicola.
Fonte: www.nationalgeographic.it
In Massachusetts si celebra a dicembre l’uscita del film Little Women (Piccole Donne) girato in storiche location a pochi chilometri da Boston
La sceneggiatrice e regista della pellicola Piccole Donne, Greta Gerwig (Lady Bird) ha confezionato l’ottavo adattamento di Little Women tra il romanzo del 1868 ed altri scritti di Louisa May Alcott rivelati dall’alter ego della scrittrice, Jo March che – infatti – si riflette in continuazione nella sua vita immaginaria. Il nuovo adattamento considera la vita delle quattro sorelle March agli albori delle decisioni più importanti di giovani donne adulte. La figura di Jo è determinata a trovare la propria libertà e indipendenza, stimolando le sorelle nello sviluppo del proprio talento, nonostante i rigidi dettami della società del tempo. L’epoca durante la quale visse la famiglia Alcott stava esplorando nuovi metodi educativi, ed al contempo – similarmente ad oggi – la questione femminile e la valorizzazione delle donne si diffondeva ovunque. La storia calza perfettamente con i valori intrinseci e storici di ogni location originale scelta per girare il film in Massachusetts: l’inclusività, la diversità e l’eterna ricerca del raggiungimento delle proprie aspirazioni.
Un preludio perfetto alla celebrazione nel 2020 del Centenario del Suffragio Femminile negli USA ove la Alcott fu suffragista impegnata. Nel ritrarre Jo, Meg, Amy e Beth March, i ruoli spettano alle attrici Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, con Timothee Chalamet nel ruolo del vicino di casa, Laurie, Laura Dern nella parte di Marmee e Meryl Streep nel ruolo di Zia March.
Con l’occasione della distribuzione del film in America il 25 dicembre (in Italia il 30 gennaio 2020), in Massachusetts si svolgono a Fruitlands eventi dedicati che esplorano l’amatissimo romanzo, oltre alle esperienze giovanili che tanto ispirarono Louisa May Alcott all’età di dieci anni, quando visse con la sua famiglia in una fattoria di questa località rurale ad una cinquantina di chilometri ad ovest di Boston. La Trustees of Reservations del Massachusetts (paragonabile al nostro FAI) gestisce il patrimonio storico ed architettonico di molteplici residenze e poderi distribuiti in tutto lo stato. Tra questi anche le altre quattro principali location del film: Old Manse, Crane Beach, Castle Hill on the Crane Estate, e Eleanor Cabot Bradley Estate, tutte aperte per visite. Il Massachusetts vanta una lunga e ricca storia filmografica con film per TV e grande schermo girati in ogni regione dello stato. Con 351 città e cittadine, il Massachusetts offre luoghi straordinari dai più pittoreschi e rurali a quelli ultra moderni, dal mare alle montagne, ed ogni epoca storica dal 1600 ai giorni nostri ed oltre.
Per una scena del film, “Parigi in carrozzella”, il giardino di Boston Arnold Arboretum è stato trasformato in un parco europeo del 19° secolo: nemmeno il più famoso architetto americano di parchi e giardini, Frederick Law Olmsted, che lo ideò nel 1872, avrebbe mai potuto immaginare che diventasse una replica di un parco parigino nella versione cinematografica di un romanzo della sua epoca. D’altro canto, dove in America, se non a Boston si avrebbe avuto la sensazione di un parco europeo ottocentesco? “Little Women” è per altro il primo film girato all’Arnold Arboretum.
Al Fruitlands Museum nel villaggio di Harvard (da non confondere con l’illustre ateneo!) è in programma il 14 e 15 dicembre A Little Women Holiday Stroll: occasione per unirsi per l’Avvento alla famiglia March, ispirandosi al romanzo della Alcott. Cioccolata calda, canti natalizi e spettacoli mentre si fa un viaggio indietro nel tempo in una celebrazione festiva del 19° secolo. Il 28 dicembre ci si immerge nei brani di Little Women. Si estende l’esperienza all’ Art Gallery e si esplorano i sentieri all’aperto ove Louisa May Alcott giocava da bambina. Il Fruitlands Museum ospita cinque collezioni in un appezzamento rurale maestoso, tra prati e boschi. Si fanno passeggiate a contatto con la natura, si scopre la vita dei Trascendentalisti, degli Shaker, della Hudson River School e dei Nativi Americani; ci si siede tra le opere d’arte del museo oppure ci si lascia ispirare dalle mostre contemporanee e dalle sculture nel parco. Fruitlands è un luogo unico che ricollega natura, gente e cultura.
A soli 25 km di distanza sorge a Concord la dimora storica degli Alcott, la Orchard House. In questa casa di 350 anni, Louisa May Alcott scrisse nella sua camera Little Women, nutrita dalla sua talentuosa famiglia e dai vicini di casa, giganti letterati quali Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau e Nathaniel Hawthorne; la Orchard House – ispirò la scrittrice nel creare un libro che è stato tradotto in 50 lingue e non è andato mai fuori stampa. Questa casa-museo rivela la potenza storica, letteraria e molto umana di chi ci ha vissuto. Si visita esclusivamente con tour guidati.
Fonte: Ufficio Turismo Massachusetts – Italia
Non soltanto Merzouga.
In Marocco, l’esperienza nel deserto parte anche da Zagora!
Situata nella valle del fiume Draa, Zagora è una città a ridosso del deserto i cui abitanti originano dalle tribù berbere della catena dell’Atlante. Seguendo il percorso di antiche carovane, il paesaggio svela tutta la sua bellezza regalando albe e tramonti mozzafiato.
Improvvisamente, sembra che le rocce del terreno arido e desertico si sbriciolino in calda e accogliente sabbia sottile tanto da apparire come un paesaggio surreale.
Le dune incontaminate di Tinfou sono in continuo movimento e inseguono l’andamento del vento e della luce che le illumina donando numerose sfumature di colore. L’iconico cartello “Timbuctù 52 giorni” simboleggia la posizione di confine della cittadina verso l’immensa distesa sahariana.
La strada che conduce a Zagora, passando da Alnif, un piccolo paese berbero, e proseguendo via Tazzarine e Taghbalt, offre un bellissimo scenario naturale ricco di villaggi, palmeti e numerose kasbah meritevoli di una visita.
Imperdibile è Tamegroute, un villaggio che in passato era sede di importanti scuole teologiche coraniche e che ospita una famosa biblioteca contenente un impressionante raccolta di antichi manoscritti e documenti risalenti al 12° secolo. Noto anche per i laboratori di ceramica dove esperti artigiani producono preziosi oggetti e souvenir.
Zagora è un ottimo punto di partenza per un’esperienza sulle dune dorate di Tinfou dove la sabbia fine si accende di tonalità impensabili regalando attimi di serenità e pura bellezza.
Tahiti Tourisme celebra una notizia storica: per la prima volta, Le Isole di Tahiti sono state selezionate come destinazione ospitante degli eventi di surf dei Giochi Olimpici del 2024, il più grande evento del pianeta, presentando la famosa onda di Teahupo’o come uno dei migliori spot di surf per gli atleti che competeranno nel 2024.
La mitica onda di Teahupo’o, presso la piccola penisola dell’isola di Tahiti, presenta condizioni ideali per il surf, che hanno portato il Comitato dei Giochi Olimpici (OCOG) a votare a favore di Teahupo’o come spot di surf per lo svolgimento della competizione. Attraverso questa selezione, l’obiettivo del comitato è quello di enfatizzare la portata spettacolare che questo spot ha da offrire per i Giochi Olimpici del 2024.
Il leggendario spot di Teahupo’o fa parte delle diverse location per il surf che Le Isole di Tahiti hanno da offrire a surfisti esperti o principianti. La scelta di uno spot di surf è ampia e dipende dal livello del surfista. Un surfista alle prime armi dovrebbe optare per spot beach break, situati principalmente lungo le coste di Tahiti, come quelli delle spiagge di Teahupo’o, oppure di Papara o Papenoo (gli spot preferiti dai campioni locali).
Per i reef breaks, i surfisti esperti possono godersi i luoghi più popolari che circondano le isole di Tahiti, Moorea, Bora Bora, Huahine, le isole Tuamotu e molti altri atolli. Accessibili in elicottero, in barca o con una semplice nuotata, numerosi spot per il surf sono ancora oggi conosciuti solo da alcuni surfisti privilegiati.
Il surf, chiamato anticamente “horue”, rappresenta un elemento importante nella cultura polinesiana. Questo sport ancestrale faceva parte degli sport preferiti dai re Mā’ohi che hanno sempre incoraggiato uomini e donne a praticarlo, sia nella versione in piedi che nella versione da distesi su tavole di legno. Ancora oggi, le evoluzioni dei surfisti sono protagoniste di diversi miti e leggende.
Sopra e sotto la superficie del mare, gli sport acquatici e gli scenari marini fanno parte dei tesori che Le Isole di Tahiti hanno da offrire ai viaggiatori. Inoltre, il periodo delle Olimpiadi del 2024 (dal 26 luglio al 10 agosto) segna anche l’inizio della stagione del passaggio delle megattere, offrendo la possibilità di ammirare la migrazione di questi maestosi mammiferi, che per alcuni mesi si riposano nell’Oceano Pacifico meridionale per dare alla luce e svezzare i loro cuccioli.
Il Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici del 2024 presenterà lo spot di Teahupo’o come migliore scelta al Consiglio Esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale il prossimo 8 gennaio 2020, per l’approvazione finale.
Fonte: Tahiti Tourisme – Steve Dickinson in prima pagina
Le acque verde smeraldo di questo lago sono uno spettacolari, ma non è il luogo ideale per nuotare.
La Laguna Verde si trova nell’estremo sud-ovest della Bolivia, non lontano dal confine con il Cile. A seconda della forza dei venti, che sollevano l’acqua, i minerali e i sedimenti al suo interno, il colore del lago varia da un tranquillo turchese a uno smeraldo brillante.
La regione dell’Altiplano, o pianura alta, della Bolivia è nota per i suoi paesaggi mozzafiato. Il più famoso di tutti è Salar de Uyuni, la più grande salina del mondo. E a sud delle saline si trovano una serie di laghi d’alta quota, molti dei quali sono noti per le loro distinte acque colorate.
Laguna Colorada è probabilmente il lago più famoso della regione, sia per le sue suggestive acque rosse che per le migliaia di fenicotteri rosa che vengono a nutrirsi del suo plancton. Circa 40 miglia a sud di Laguna Colorada si trova la Laguna Verde, un lago più piccolo ma non meno spettacolare con caratteristiche nettamente diverse.
Laguna Verde, come suggerisce il nome, è molto, molto verde. E a volte sembra … un po’ tossico. Ecco perché i fenicotteri scelgono di non nutrirsi in questo particolare lago.
Laguna Verde ha alte concentrazioni di piombo, zolfo, arsenico e carbonati di calcio, rendendolo meno attraente per tutti tranne che per gli estremofili più resistenti. E a causa dell’elevato contenuto di minerali, le acque del Lago Verde possono rimanere liquide a temperature fino a -21,2 gradi Celsius. Ma questi stessi minerali conferiscono al lago il suo fantastico colore verde, rendendolo un punto di riferimento per i fotografi e gli appassionati di scenari unici.
La natura pittoresca della Laguna Verde è ulteriormente esaltata dalla presenza di Volcán Licancabur, uno stratovulcano il cui cono quasi perfetto sorge a meno di tre miglia a sud-ovest del lago. Licancabur è considerata una montagna sacra e sono stati trovati siti archeologici sui pendii e sul cratere sommitale, che una volta nascondeva una cripta Inca.
Laguna Verde si trova all’interno della Riserva Nazionale Fauna Andina di Eduardo Avaroa nell’estremo sud-ovest della Bolivia, nella Provincia di Sur Lípez del Dipartimento di Potosí. Una stretta strada rialzata separa la Laguna Verde dalla vicina Laguna Blanca (White Lake), il cui colore bianco è anche il risultato di minerali nell’acqua. Molti turisti visitano i laghi durante un tour di più giorni, che è spesso combinato con Salar de Uyuni. Il periodo migliore per visitare la Laguna Verde è durante la stagione secca da aprile a settembre.
Fonte: atlasobscura.com