Sta per partire una crociera davvero eccezionale, che i fan de Il trono di spade troveranno a dir poco meravigliosa: si chiama Cruise of Thrones, e salperà nel settembre 2021, alla volta di alcune delle più belle località al mondo. Quali? Quelle che hanno ispirato la celebre serie tv HBO, naturalmente. La nave che accoglierà gli ospiti è la bellissima Celebrity Cruise Edge, dotata di tutti i comfort, ed è (quasi) pronta per un viaggio verso i confini del Mondo Conosciuto. Sono disponibili due diversi itinerari, ciascuno della durata di 8 giorni: il primo esplorerà le terre del Nord, il secondo avrà come destinazione le calde terre del Sud. Ma i più esigenti possono concedersi una crociera extra, che in 16 giorni percorrerà entrambi gli itinerari.
Cruise of Thrones, le mete: Kirkjufell (Islanda)
Nel freddo Nord, una delle prime mete è l’affascinante Islanda. Tra luoghi mozzafiato e panorami che sembrano usciti da una favola, c’è un posto che sicuramente i fan de Il trono di spade ricordano bene: stiamo parlando di Kirkjufell e della sua montagna così caratteristica, che ha fatto da sfondo a diverse scene della serie tv. Le sue cascate, inoltre, sono davvero magiche.
Cruise of Thrones, le mete: Grjótagjá (Islanda)
Ricordate la grotta in cui Jon Snow e Ygritte si lasciano andare alla passione? Si trova in Islanda ed è la pittoresca Grjótagjá, un piccolo anfratto lavico che sorge nei pressi del lago Mývatn. Offre un’atmosfera da sogno, e vi sembrerà di essere davvero sul set de Il trono di spade. Oggi è un famoso sito di balneazione, grazie anche alle sue acque calde.
Cruise of Thrones, le mete: la scogliera di Moher (Irlanda)
Le verdi terre irlandesi hanno fatto da sfondo a molte scene della famosissima serie tv. Le scogliere di Moher sono senza dubbio uno dei luoghi più belli al mondo: un panorama da mozzare il fiato sulle acque dell’oceano Atlantico, dall’alto di rocce scavate dal tempo che sembrano essere state modellate da mani giganti.
Cruise of Thrones, le mete: Dark Hedges (Irlanda)
n fuga dai Lannister, la giovane Arya Stark scortata dai Guardiani della Notte si è addentrata in un luogo senza tempo, dove regna un’atmosfera magica e tenebrosa allo stesso modo. The Dark Hedges, con i suoi faggi dai tronchi intrecciati, è la strada che si addentra nei Sette Regni. In realtà, si tratta di un breve sentiero nei pressi di Bregagh Armoy, a Ballymoney, e conduce verso la Gracehill House, che oggi è stata trasformata in un golf club.
Cruise of Thrones, le mete: il Real Alcazar (Spagna)
Tuffiamoci ora nelle terre più calde, quelle accoglienti del Sud. In Spagna, e più precisamente a Siviglia, possiamo ammirare il Real Alcazar, il palazzo reale più antico d’Europa. Lo riconoscerete sicuramente, dal momento che sono state le sue affascinanti mura riccamente decorate ad accogliere la residenza reale di Dorne, appartenente alla casata Martell. I suoi splendidi interni dai colori caldi e vivaci hanno reso alla perfezione quello che è il fatato regno di Dorne.
Cruise of Thrones, le mete: San Juan de Gaztelugatxe (Spagna)
Nel nord della Spagna, sulla cima dell’isola di Gaztelugatxe, c’è un eremo che ha fatto la storia della televisione. È un luogo ricco di storia e davvero suggestivo, soprattutto quando circondato dalle nebbie. Si tratta di San Juan de Gaztelugatxe, e ne Il trono di spade ha fatto da sfondo alle scene girate a Roccia del Drago. Ci si arriva percorrendo una lunga scalinata di 241 gradini, ma la fatica è ben ricompensata da una vista mozzafiato.
Cruise of Thrones, le mete: Malta
Sapevate che le prime immagini de Il trono di spade sono state girate a Malta? Si trova qui, e più precisamente nella splendida città di Mdina, la porta d’ingresso di Approdo del Re. E lungo le coste maltesi abbiamo ammirato molte scene di Daenerys e i Dothraki. Mentre è a Fort Manoel, suggestiva fortezza medievale, che Ned Stark perde la vita, decapitato per mano del neoeletto re Geoffrey Baratheon.
Cruise of Thrones, le mete: Dubrovnik (Croazia)
E infine la meravigliosa Dubrovnik, la città croata che ha fatto da sfondo a quasi tutte le riprese dedicate ad Approdo del Re. Ogni angolo di questo splendido posto ci parla di fantastiche avventure e ci catapulta immediatamente nel mondo de Il trono di spade. E non poteva che essere dunque questa una delle tappe principali di questa crociera da sogno.
Cruise of Thrones: la nave – piscina
Ma il divertimento non finisce a terra: anche a bordo della nave c’è molto da fare. D’altronde, ad accompagnarvi in questa bellissima crociera è una delle ammiraglie più lussuose di sempre. Si tratta delle Celebrity Edge, delle Celebrity Cruises. Un vero sogno che si muove sul mare. E la piscina vi attenderà per qualche tuffo fugace, tra un’escursione e l’altra.
Fonte: Siviaggia.it
Il Metropolitan Opera è uno dei palcoscenici più famosi al mondo. Nei suoi 135 anni, l’opera ha messo in mostra le voci di Luciano Pavarotti, Elīna Garanča e Leontyne Price.
Il Met Opera si è trasferita una volta soltanto dalla sua fondazione nel 1883; Il Lincoln Center è la sua casa dal 1966. L’attuale Metropolitan Opera House è anche il più grande teatro dell’opera al mondo, con 3.800 posti a sedere.
In linea con l’immensità dei suoi spazi, il Met ospita esibizioni elaborate di classici senza tempo (le popolari Madama Butterfly, La Bohème e Aida sono apparse frequentemente nel corso degli anni), oltre a notevoli nuove opere che vedono la presenza di talenti tra i più importanti del mondo nei loro campi. Se hai qualche interesse per l’opera, è arrivato il momento di assistere ad uno spettacolo.
La stagione del Metropolitan Opera va da settembre a maggio. Ci sono sette spettacoli totali a settimana, generalmente suddivisi in quattro diverse opere. Il programma include spettacoli dal lunedì al sabato sera, oltre a spettacoli di matinée il sabato e la domenica. La stagione di solito comprende 23-26 opere, tra cui nuove produzioni, anteprime e revival.
Tutti i posti a sedere sono buoni: il Met sfrutta al massimo i suoi sei livelli e ha pareti fatte da un albero di palissandro africano, che è noto per le sue proprietà acustiche. (Alcuni sostengono addirittura che l’acustica sia la migliore in alto.) Ci sono 3.800 posti in totale, tutti dotati di testi di traduzione sullo schienale per coloro che hanno difficoltà a comprendere italiano, francese o tedesco. Se non riesci a vedere chiaramente gli attori, puoi noleggiare un binocolo per $ 5 vicino al guardaroba.
Fonte: nycgo.com
Saragozza, una delle principali città della Spagna. Il capoluogo dell’Aragona sorge sulle rive del fiume Ebro, a metà strada tra Madrid e Barcellona. Ci sono numerosi motivi per scoprire questa città aperta e ospitale.
2000 anni di storia. L’impressionante patrimonio monumentale disseminato per le strade è retaggio di romani, musulmani, ebrei e cristiani, che qui hanno lasciato la loro impronta: vestigia romane come il Circo, il palazzo dell’Aljafería, chiese in stile mudejar iscritte nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, gioielli del barocco come la Basilica del Pilar, l’opera geniale di Francisco de Goya, ma anche il moderno spazio espositivo dell’Expo 2008. Se ami l’arte, Saragozza è la meta perfetta.
Svago: varietà di proposte. Teatri, cinema, esposizioni, concerti, festival, fiere… Saragozza offre un’agenda spettacolare durante tutto l’anno. La vita culturale è molto intensa. Si può toccare con mano per le strade, o sui palcoscenici dell’Auditorium, del Teatro Principal e del Palazzo dei Congressi d’Aragona. In questa città trovano rappresentazione tutte le tendenze artistiche.
Gastronomia deliziosa. È possibile assaggiare i piatti tipici della regione e partecipare a una delle grandi tradizioni della città: la degustazione di tapas, piccole creazioni gastronomiche per deliziare il palato dei visitatori.
Una città ideale per lo shopping. Saragozza dispone di un’ampia offerta commerciale, in grado di soddisfare tutti i gusti: dalle zone pedonali ai grandi centri commerciali, senza tralasciare i mercatini all’aperto. Una passeggiata per le sue strade consente di apprezzarne la vivacità e la vitalità.
Vita notturna. Vivere la notte di Saragozza. Bar, discoteche, pub e locali all’aperto restano aperti fino alle prime luci dell’alba. Il divertimento è garantito in una città dove le notti sono ricche di fascino durante tutto l’anno: perché non verificarlo di persona, visitando le zone della vita notturna? Sarà poi difficile farne a meno.
Spirito festivo. Saragozza è una città sempre pronta a far festa. Ne è un esempio la tradizionale Settimana Santa, con processioni che attraggono più di centomila visitatori ogni anno, ma la festa che supera tutte le altre è quella del Pilar, nel mese di ottobre. Un invito a partecipare a eventi che riempiono le strade di allegria e movimento: corse di vitelli nell’arena, concerti, sport, processioni religiose, folclore regionale…
Il lusso della passeggiata. Passeggiare per Saragozza è una vera tradizione, un lusso alla portata di tutti. Indossando abiti comodi, è possibile percorrere le strade a breve distanza l’una dall’altra, mentre i viali alberati, le ampie vie e le zone pedonali sono un continuo invito a passeggiare. Questo è oltretutto il modo migliore per ammirarne il patrimonio monumentale.
Itinerari ed escursioni nei dintorni. Vale la pena scoprire i dintorni di Saragozza, ricchi di paesaggi, paesi, stabilimenti termali, itinerari culturali e natura: da Fuendetodos, paese natale del geniale pittore Francisco de Goya, a Calatayud, dove si trova l’oasi naturale del Monastero di Piedra. Oppure si può optare per l’itinerario del Moncayo, il rilievo principale della provincia, a pochi chilometri da Tarazona, città mudejar ricca d’arte. Si consiglia anche di visitare la zona di Cinco Villas, dall’aspetto medievale. Queste sono alcune delle possibili escursioni, a meno di un’ora e mezzo di viaggio, che ti sorprenderanno.
Fonte: spain.info/it
GRAND PALAIS, PARIGI – FINO AL 10 FEBBRAIO 2020. IL GRAND PALAIS DI PARIGI CONSACRA UNA VASTA RETROSPETTIVA AL GRECO. LA MOSTRA TRACCIA IL PERCORSO DEL MAESTRO, DALLE ORIGINI BIZANTINE FINO ALLA RILETTURA DELLA SUA OPERA IN CHIAVE MODERNA
Nel corso del tempo lo si è definito come mistico, folle, eretico o più banalmente come astigmatico, con l’intento di giustificare le forme eccessivamente allungate e le proporzioni antinaturalistiche nelle sue tele. Doménikos Theotokópoulos (Creta, 1541 ‒ Toledo, 1614), detto El Greco, è stato più semplicemente un “artista alieno” al suo contesto di appartenenza, che ha saputo creare un ponte tra il Rinascimento, l’arte moderna e le prime avanguardie del XX secolo. C’è qualcosa di incredibilmente contemporaneo, straniante, spiazzante e geniale nelle opere di questo artista, vissuto nella seconda metà del 1500, la cui vita, per molti versi oscura, resta avvolta nella leggenda. Lo storico tedesco Carl Justi nel 1888 descriveva la sua pittura come “lo specchio e il riassunto delle sue degenerazioni pittoriche. Prigioniero dei suoi sogni folli, il suo pennello sembra volerci svelare il segreto degli stravaganti incubi che egli produceva quando il suo cervello si surriscaldava”.
La grande retrospettiva francese, in scena al Grand Palais, permette, attraverso l’accostamento di circa 71 opere, di mettere in luce il lavoro dell’artista seguendone l’incredibile evoluzione, da Venezia a Toledo. Dagli esordi, nel solco della tradizione bizantina, fino alla piena indipendenza creativa, costituita da forme e temi innovativi accompagnati dalla libertà assoluta del colore.
La narrazione di questo cammino artistico avviene in uno spazio concepito come la navata di una cattedrale, opera della scenografa Véronique Dollfus, nel quale la luce ritma il passo del visitatore, attirato verso il centro dalla tela dell’Assunzione. L’opera funge da “altare” intorno al quale s’irradia lo spazio espositivo. Le pareti della vasta galleria sono state lasciate volontariamente bianche in modo da far risaltare i colori delle opere, che si presentano carichi, cangianti e, nei loro accostamenti puri, quasi elettrici.
EL GRECO E LA STORIA DELL’ARTE
Il ruolo di El Greco nella storia dell’arte rappresenta un unicum: egli ha infatti incarnato la doppia figura di ultimo grande maestro del Rinascimento e di fondatore della pittura del Secolo d’Oro spagnolo. L’artista riceve la sua base formativa nella tradizione iconografica bizantina, prima di perfezionarsi a Venezia e a Roma. In Italia, a partire dal 1567, adotta il colore veneziano fondendolo, in un primo momento, con la forza del disegno di Michelangelo. Sempre nella città lagunare, in merito al dibattito, in voga all’epoca, sul primato tra disegno e colore, si schierò a favore di quest’ultimo. Motivo per il quale i suoi disegni sono rarissimi (se ne contano circa sette), poiché rappresentano una pratica marginale nel suo processo creativo.
Una volta identificatosi con un proprio stile, frutto del colore di Tiziano, dell’audacia di Tintoretto e del carattere “eroico” di Michelangelo, El Greco si trasferisce in pianta stabile in Spagna, intorno al 1577, attirato dal cantiere dell’Escorial. In piena Controriforma, all’artista spetta il compito di innovare temi e iconografie per andare incontro alle nuove esigenze spirituali dei fedeli.
Dimenticato per circa un secolo, dopo la sua morte, il pittore gode poi di una riscoperta, a partire dalla fine del XIX secolo, epoca in cui viene riconosciuto e adottato come maestro dai nuovi artisti emergenti, in particolare dai romantici francesi. Ben presto El Greco diviene il simbolo della tradizione che nutre e ispira il linguaggio artistico moderno, creando una connessione tra Tiziano e i fauves, il Manierismo e il Cubismo, l’Espressionismo, il Vorticismo e l’astrazione, fino all’Action painting.
LE INFLUENZE
La retrospettiva acquista in Francia un doppio carico di significato, se si pensa all’influenza che l’artista ha avuto su Cézanne. I due sembra fossero accomunati anche da una natura indipendente e solitaria, da un carattere poco accomodante, dalla condivisione di una medesima concezione dello spazio e una predilezione per i toni rossastri dello sfondo. E, in maniera più in generale, El Greco è stato visto, grazie ai suoi quadri incompiuti, come un precursore del concetto di non finito che percorre l’arte moderna, in particolare tra Goya, Delacroix, Manet e Cézanne.
Nonostante l’uso violento del colore rappresenti uno dei tratti distintivi delle tele, l’esposizione si apre con la Santa Veronica, opera in cui predominano soprattutto il bianco e il nero. Questa scelta non lascia nulla al caso, perché in questo artista due soli colori bastano a scioccare l’osservatore, che resta sopraffatto da tale carica espressiva. L’effetto che l’opera ispira può essere riassunto dalle parole di Manet indirizzate al critico d’arte Zacharie Astruc: “Quante volte vi ho parlato di questo povero Greco. Non è vero che la sua opera sembra segnata da qualche orribile tristezza. Avete notato la stranezza dei suoi ritratti? Niente di più funebre. Li ordina con due gamme: il nero, il bianco. Il carattere ne è sorprendente”.
Parigi // fino al 10 febbraio 2020
GRAND PALAIS – 3, avenue du Général Eisenhower
Fonte: Artribune.com ‒ Arianna Piccolo
La vita a Ojmjakon
Le poche centinaia di abitanti del villaggio in Siberia hanno adottato particolari accorgimenti per poter sopravvivere non solo al freddo, ma al congelamento istantaneo di tutto ciò che normalmente viene usato nella quotidianità.
Situato vicino al fiume Indigirka nel Nord-est della Repubblica di Sacha-Jacuzia, il villaggio detiene uno dei record dei luoghi nel mondo dove sono state registrate le più basse temperature in zone abitate, addirittura si dice fino a -69,9 °C. D’estate tutto cambia: la massima arriva a ben + 35°!!!!
Complici sono le montagne poste ai lati della località che intrappolano il vento nelle valli e lo spingono all’interno della cittadina; di conseguenza le temperature si abbassano.
Il villaggio, che ora è popolato da 800 persone, sorse come avamposto per i soldati durante il periodo staliniano. Sulla rotta verso i gulag, l’intera aerea attraversò periodi storici bui, considerando le deportazioni di prigionieri, prevalentemente politici, che venivano mandati a morire nei campi forzati in Siberia. Un impianto a carbone fornisce il riscaldamento per l’intera cittadina. Il terreno è costituito dal permafrost, perennemente ghiacciato, ed essendo impossibile coltivare alcunché, l’alimentazione degli abitanti di Ojmjakon è basata soprattutto su carne di renna, di cavallo e sul pesce, che appena viene pescato è già congelato. Anche il cielo ha un particolare riverbero dovuto ai cristalli di ghiaccio presenti in sospensione nell’aria.
La vodka non manca mai…
anzi è servita ad una perfetta temperatura ambiente!
Parliamo della quotidianità!
Nelle nostre abitudini di vita diamo per scontate molte cose: l’acqua corrente in primis! A Ojmjakon non esiste, perché a quelle temperature si congelerebbero all’istante acqua e tubazioni. All’esterno di ogni abitazione ci sono blocchi di ghiaccio da cui viene ricavato il prezioso liquido per ogni esigenza. Non parliamo delle toilette… penso con terrore alle notti fredde e buie in cui bisogna uscire per far scivolare sulla neve ciò che normalmente lasciamo nel nostro comodo bagno in camera…
C’è anche una norma che permette ai bambini di rimanere nel loro lettone caldo e non andare a scuola…. ma soltanto se la temperatura è inferiore a -55°!!!! Ricordiamolo ai nostri figli quando fanno storie di mattina, perché il meteo non è confortevole….
Anche i suoni e la voce vengono modificati dal freddo, ma si parla poco all’aperto, perché si ghiaccia anche la saliva e l’aria che entra in gola diventa tagliente.
E il povero cavallo Yakut!?!? È una specie di pony artico, animale tozzo, ma perfettamente adattato al luogo, a cui si congela la schiena che viene sbrinata con cura.
Sicuramente le aziende che vendono frigoriferi non hanno molta fortuna in queste zone! Nell’unico negozio del paese, anche il latte viene venduto sotto forma di cubetti congelati!
Parliamo dell’estate!
Immagino che tutta la popolazione attenda con trepidazione l’arrivo di una stagione estiva più clemente…. Ebbene questo luogo esprime il peggio proprio in estate: +35°, con un’umidità tale da pensare di stare in un hammam e nugoli di zanzare che colpiscono con regolarità la pelle liscia liberata da ogni tossina grazie all’afa!
Gli abitanti sembrano perfettamente adattati all’ambiente, hanno una vita longeva e soprattutto godono di ottima salute!
Non esistono alberghi, ma i rari turisti sono ben accolti in casa di qualche famiglia disponibile e il sindaco di Ojmjakon li riceve personalmente e consegna loro un certificato che ne attesta la visita.
Un piccolo suggerimento: siccome le automobili vengono tenute all’interno di garage riscaldati, se siete in giro non spegnete l’auto quando vi fermate… rischiate che non parta più!
Con gli amici e un po’ di spirito d’avventura fate una vacanza invernale in North Dakota: make cold, cool!
Fargo, North Dakota non ha montagne adatte allo sci, ma propone uno degli inverni più cool come nessuna altra meta! Gli orizzonti infiniti della Red River Valley sono uno scenario perfetto per la bellezza invernale. Fargo e le città gemelle di West Fargo e Moorhead/Minnesota hanno deciso di abbracciare tutto l’inverno e dal 15 gennaio al 22 febbraio 2020 accolgono il famoso Frostival – il festival del gelo! Una vera e propria celebrazione nordica americana poiché il Frostival presenta veramente una moltitudine di svaghi: gare di slittino di cartone, sled racing, kickball invernale (simile al baseball ma giocato coi piedi) e disc golf, sculture di ghiaccio e competizioni di barbe e baffi, poi anche una corsa indossando solo l’intimo. Ce n’è per tutti e di tutto: queste sono solo una minima parte delle attività che si svolgono. I commercianti e la gente del posto trovano sempre modi creativi e divertenti per vestirsi d’inverno: dagli eventi che nascono spontaneamente per realizzare uomini di neve nei parchi, ai luminosi ice bar nei patii di pub, all’andare su una Fat-Tire bike sul fiume Red River completamente ghiacciato fino alla ciaspolate notturne a lume di candela nei tanti parchi statali, immersi nella natura di boschi e foreste del North Dakota. Poi la sera si va nel downtown tra i tanti ristoranti, birrifici, musei, gallerie e negozi. L’energia pulsa ovunque in centro città, la gioventù è coinvolgente e Fargo è sempre gioiosa. Si dorme all’ Hotel Donaldson in centro città, in stile boutique le sue 17 suite sono tutte ideate attorno a diversi temi di artisti regionali; scultori, pittori, fotografi, artisti moderni.
Intanto nelle Badlands cervi, cavalli e bisonti che normalmente si camuffano con il paesaggio, spiccano sul manto candido innevato del terreno frastagliato. Ed è proprio l’inverno la stagione ideale per avvistare la fauna selvatica al Theodore Roosevelt National Park. Alloggio, carburante e cibo sono disponibili alle porte d’accesso del parco nazionale, a Medora oppure Watford City.
State invece cercando un chiodo ove appendere il cappello? Pulite i vostri nuovi stivali da cowboy e soggiornate in uno ranch o lodge come il Coteau des Prairie; godetevi piacevoli riposanti nottate in un bel boutique hotel oppure in un camp sotto le stlle. Coteau des Prairie è un bel lodge nel sud-est del North Dakota, affacciato proprio sul bordo di Coteau des Prairies, ove le viste spaziano sulle fattorie e sui campi innevati e sono meravigliosamente artistiche, presentando un originale patchwork invernale.
Per chi cerca qualcosa di più caldo, i musei del North Dakota offrono un’ampia gamma: dal North Dakota Heritage Center and State Museum nella capitale Bismarck al Cowboy Hall of Fame a Medora, poi il Plains Art Museum a Fargo ed il Badlands Dinosaur Museum a Dickinson.
Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.
Fonte: The Great American West – Italia
L’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino è il primo scalo al mondo ad aver installato presso il proprio Pronto Soccorso (sala accettazione, sala visita medica emergenza con tavolo operatorio, sala report visita, sala degenza pazienti) i dispositivi di illuminazione battericidi Biovitae, in grado di ridurre i rischi di infezioni per operatori e passeggeri e limitare i fenomeni di antibiotico-resistenza.
Biovitae è l’unica tecnologia brevettata Led che, grazie a una combinazione di frequenze luminose, uccide tutti i batteri (Gram+, Gram-, spore, muffe e funghi) e sanifica gli ambienti senza renderli sterili e senza, quindi, indebolire il sistema immunitario. Biovitae è una luce Led che, a differenza degli UV, è totalmente sicura per l’uomo e non richiede protezioni speciali.
La resistenza antibiotica è una delle più grandi emergenze sanitarie del nostro tempo. Delle 33 mila morti che avvengono ogni anno nei Paesi dell’Ue per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, oltre diecimila si registrano nel nostro Paese. Un record negativo, stando ai dati forniti dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in occasione della Settimana mondiale per l’uso consapevole degli antibiotici. Il rispetto delle norme igieniche e l’individuazione di azioni di prevenzione sono quindi sempre più importanti.
La società Aeroporti di Roma con l’installazione di Biovitae, ha deciso di intraprendere un serio cammino nella lotta alle infezioni recependo l’allarme lanciato dai ricercatori del progetto Pand Hub, realizzato dal VTT (Technical Research Centre) – principale centro di ricerca pubblico finlandese – in collaborazione, tra gli altri, con l’Università di Nottingham e lanciato nel novembre 2014 per valutare i rischi di diffusione di malattie all’interno degli hub di trasporto in tutto il mondo. Obiettivo finale del progetto triennale di ricerca, finanziato con 3,1 milioni di Euro di Fondi Europei, è quello di sviluppare un modello di prevenzione e un piano d’azione in caso di crisi. Oggi a Fiumicino sono stati presentati i brillanti risultati di questa sperimentazione.
“Grazie alla tecnologia di Biovitae – ha dichiarato l’amministratore delegato di Adr, Ugo de Carolis – l’abbattimento della carica batterica nei locali della sperimentazione è stato superiore al 60 % e gli spazi con buona igiene batterica sono quasi raddoppiati, passando dal 42 all’82%. Da oggi possiamo considerare il Pronto Soccorso dell’aeroporto di Fiumicino un luogo in cui il rischio microbiologico per passeggeri e operatori sanitari è sostanzialmente azzerato”.
“Sono molto contento che un brevetto 100% italiano sia stato adottato da ADR che, primo aeroporto al mondo, ha compreso l’importanza di fare qualcosa di concreto per la lotta alle infezioni e alla resistenza antibiotica. Spero questo sia il primo passo di una collaborazione continuativa e che questo virtuoso percorso possa essere uno stimolo per gli scali di tutto il mondo” ha dichiarato Mauro Pantaleo, amministratore delegato di P&P Patents and Technologies, società titolare del brevetto. ADR sta valutando le opportunità di sperimentazione all’interno dei Terminal e delle aree d’imbarco e sbarco dei passeggeri.
Fonte: www.leggo.it/italia
Msc Crociere ha annunciato in occasione del varo della “Grandiosa” che dal 1° gennaio prossimo compenserà tutte le emissioni di CO2 con Blue Carbon Credits. L'”Europa” sarà la prima nave a gas
Il mondo della nautica e delle crociere non vuole essere sordo davanti alle richieste di una trasportistica “green”. Se nel campo degli yacht i primi motori ibridi stanno prendendo “il largo”, in quello delle crociere le compagnie puntano su motorizzazioni a metano e sull’utilizzo di energia elettrica durante gli ormeggi in porto per non tenere accesi i motori.
Ma l’impegno può essere declinato anche in maniera diversa. Come fa ad esempio Msc Crociere che ha annunciato (in occasione del varo della Msc Grandiosa ad Amburgo) che dal 1° gennaio prossimo compenserà tutte le emissioni di CO2 della sua flotta con progetti di alta qualità basati sull’utilizzo dei Blue Carbon Credits. Un impegno che fa parte di un più ampio programma a sostegno degli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu.
Come ha spiegato Pierfrancesco Vago, executive chairman di Msc Cruises, l’impegno della compagnia avviato nel 2003 è quello a lungo termine “di permettere di raggiungere entro il 2024 una riduzione del 29% della CO2 per passeggero/chilometro rispetto al 2008 ed arrivare ad una riduzione del 40% entro il 2030”.
Con questo nuovo progetto Msc svilupperà un portafoglio di compensazione delle emissioni di carbonio che incorpora anche progetti per la protezione ed il ripristino degli habitat oceanici e delle coste assorbendo sempre più CO2. L’impegno di Msc comprende anche un focus sull’efficienza energetica. Infatti dal 2017 tutte le navi della compagnia sono dotate di impianti di alimentazione a terra, tecnologia che permette di ridurre a zero le emissioni nei porti che hanno le banchine abilitate a questo servizio.
L’iniziativa, come si diceva, è stata presentata a bordo della Msc Grandiosa, la nuova ammiraglia di Msc che rappresenta una delle navi più avanzate dal punto di vista della tutela ambientale. Ma si tratta solo di un primo passo: la compagnia, infatti, da avviato la costruzione di Msc Europa, la prima di cinque navi da crociera alimentate a gas naturale liquefatto (GNL) che entreranno in servizio tra il 2022 ed il 2027.
Fonte: avvenire.it – Paolo Pittaluga
Nel 2020 Trieste diventerà la capitale europea della scienza
Per anni Trieste ha avuto una reputazione di malinconia. Venti anni fa, lo scrittore di viaggi Jan Morris la definì il “luogo del nulla” per eccellenza: una città italiana sospesa in un passato austro-ungarico scomparso circondato da Slovenia, Croazia e Mare Adriatico. Ma i confini non sono dove finiscono le cose, sono dove iniziano e Trieste è finalmente sul radar
Una capitale della scienza
La posizione di Trieste a nord dell’Adriatico l’ha sempre caratterizzata. Nacque come città portuale e incrementò le sue fortune dopo che l’imperatore austriaco Carlo VI dichiarò il suo porto “libero” nel 1719. Il vecchio porto è anche la chiave del vigoroso risveglio della città. Abbandonati lentamente dopo la prima guerra mondiale, i 600.000 metri quadrati di lungomare sono ora in fase di ristrutturazione e saranno il fulcro degli eventi nel 2020, quando Trieste diventerà la capitale europea della scienza. Al centro ci sarà un museo del mare e dal 27 giugno all’11 luglio i teatri e gli spazi pubblici della città ospiteranno spettacoli, mostre e attività fantasiose nell’ambito di un festival di Science in the City.
Trieste: una città per tutti
Trieste è la capitale poliglotta della provincia italiana nord-orientale del Friuli Venezia Giulia. Dal 1380 alla Prima Guerra Mondiale fu sotto il dominio asburgico e costituì una porta sul mondo per tutta l’Europa centrale. Fai una passeggiata in città e in 30 minuti oltrepasserai la chiesa serba ortodossa di San Spiridone, la chiesa cattolica di Sant’Antonio Taumaturgo, la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò e una delle più grandi sinagoghe d’Europa. Anche il dialetto triestino incorpora tracce di tedesco, italiano, sloveno, greco e croato.
Come gioiello della corona dell’Impero austro-ungarico, la città favorì la diversità, desiderosa di attrarre ricchi immigrati. Se vuoi vedere quanto fossero ricchi, fai una visita al Museo Revoltella, la dimora abbagliante di Pasquale Revoltella, un commerciante di legname che ha contribuito a finanziare il Canale di Suez e che ha speso gran parte del suo denaro per sostenere artisti locali. La sua eredità era così grande che il museo continua ad aumentare la collezione che ora occupa due palazzi adiacenti occupando la maggior parte di un isolato.
L’architettura dell’Impero
Nonostante sia la casa di solo 200.000 persone, Trieste ha le caratteristiche di una capitale e una meravigliosa architettura da scoprire. C’è un teatro romano del I secolo nel centro della città, che ora ospita concerti estivi. In alto, la Cattedrale di San Giusto e l’adiacente castello asburgico sono costruiti sulla cima di rovine romane e sono pieni di mosaici bizantini e affreschi barocchi. Un nucleo medievale stretto scende lungo la collina circostante attraverso quello che era il Ghetto ebraico fino a Borgo Teresiano, il “nuovo” quartiere che porta il nome dell’imperatrice asburgica Maria Teresa.
Ordinò la sua costruzione su saline intorno al 1740 e trasformò Trieste in una moderna metropoli. I suoi eleganti viali e piazze sono punteggiati da grandi teatri come il Teatro Verdi e le caffetterie, come il Caffè San Marco, che ora celebra il suo 105° anno, e il Caffè degli Specchi, una sala di specchi con posti in prima fila sulla monumentale capolavoro della città, Piazza Unità d’Italia.
Mentre gli imperi europei salivano e scendevano, Trieste si trovò in prima linea nella storia, in particolare in due guerre mondiali, che lasciarono alla città il suo faro art déco, il Faro della Vittoria, la monumentale università fascista sulla collina di Scoglietto e il campo di concentramento nazista presso la vecchia riseria, Risiera di San Sabba, che oggi ospita un museo storico. Sulla scia di quegli anni orribili, Antonio Santin, vescovo di Trieste e Koper (in Slovenia), costruì lo straordinario tempio di Monte Grisa come promemoria della pace e dell’unità essenziali tra le persone.
Cenare e bere a Trieste
È impossibile parlare del melange di culture di Trieste senza menzionare il cibo. Certo, ci sono ottimi ristoranti italiani qui, tra cui il coniato dalla stella Michelin Harry’s Piccolo, situato nel Grand Hotel Duchi d’Aosta del ‘700. Ma le influenze austriache e slovene sono altrettanto forti. Ovunque tu vada incontrerai “buffet”, taverne invitanti che originariamente servivano fast food a marinai e portuali. Assaggia la jota (uno stufato triestino a base di crauti, fagioli, patate e salsiccia) o teneri bocconcini di maiale arrosto serviti con kren (rafano appena grattugiato). Siora Rosa e Buffet Rudy sono due dei migliori.
In questi giorni a Trieste, sembra che tutto ciò che è vecchio sia nuovo. La fiorente cultura del caffè della città (Trieste è il più grande consumatore italiano) e i tradizionali pub austriaci seguono la mania della birra artigianale e del caffè cult. Allo stesso modo, Piolo e Max hanno reinventato la tradizione regionale del digestivo post-cena, infondendo grappe e amari locali con botanici profumati. Persino l’aperitivo tipico della città, l’hugo (una miscela di fiori di sambuco tirolesi, prosecco italiano, menta e lime), sembra più smart e sofisticato dello spritz arancione di Aperol. Provane uno sul tetto di The Pier, un bar arroccato in cima allo yacht club di San Giusto.
Scoprire Trieste significa uscire dalla città
I Triestini sono i primi ad ammettere di avere una qualità della vita invidiabile e questa qualità è vantaggiosa anche per i viaggiatori. Puoi trascorrere settimane qui, partendo con il traghetto Delfino Verde per il porto peschereccio veneziano di Muggia o la sabbiosa Grado. Puoi prendere l’autobus per Bagnoli e percorrere la Val Rosandra lungo la vecchia linea ferroviaria da Trieste a Draga Sant’Elia in Slovenia. Oppure, puoi andare nell’altra direzione verso il Castello di Duino e fare un’escursione lungo le scogliere costiere dove il poeta Rainer Maria Rilke ha trovato ispirazione per le sue Elegie. I lidi cittadini come il Bagno Marino Lanterna offrono immersioni giornaliere o scappa sul lungomare di Barcola, lungo 10 km, per nuotate nel tardo pomeriggio e cenare gustando il pesce fritto.
Ci sono anche immersioni con il World Wildlife Fund nella Riserva Marina di Miramare, proprio sotto il famoso Castello di Miramare. Oppure scopri i vigneti sull’altopiano carsico, dove i viticoltori di livello mondiale come Skerk e Zidarich creano vini naturali eccezionali. Il sentiero escursionistico Strada Napoleonica traccia un percorso lungo l’altopiano tra osmize (ristorantini tipici) dove è possibile fermarsi per degustazioni di vini con vista sulla città.
Tanti piccoli piaceri che rendono Trieste una città magica!
Fonte: lonelyplanet.com
VIVI COME UN LOCALE NEL DISTRETTO STORICO DI NEVE TZEDEK AL LEVEE TEL AVIV
Il Levee Tel Aviv è una nuova proposta di alloggio a Tel Aviv ed offre un alto livello di lusso, design e privacy.
Originariamente costruito nel 1913, The Levee è un indirizzo a Tel Aviv che è stato restaurato e trasformato in una villa di lusso con otto appartamenti per i viaggiatori che vogliono sperimentare il vero lusso, il design e il comfort quando visitano la Città Bianca. Dopo otto anni di meticoloso restauro, la riprogettazione di Levee fonde perfettamente lo stile eclettico originale e l’architettura Bauhaus con modernità, design e tecniche: una proprietà davvero eccezionale.
Il Levee crea una sensazione di casa lontano da casa che non ha eguali a Tel Aviv. Autentico bolthole per chi cerca il massimo del comfort, The Levee offre otto lussuosi appartamenti da affittare per un minimo di due notti, progettati per offrire un’esperienza autentica con lo spazio e l’intimità di vivere come un locale.
Dalle sue alte finestre e soffitti, camere spaziose, lussuosi letti e arredi eleganti, The Levee è diverso da qualsiasi altra opzione di ospitalità in città.
Situato nello storico quartiere Neve Tzedek di Tel Aviv, gli ospiti troveranno numerose caffetterie, boutique indipendenti e wine bar nelle immediate vicinanze. A due passi dal Rothschild Boulevard, dal mercato del Carmelo, dal lungomare e dalle spiagge del Mediterraneo, The Levee si trova nella zona più ricercata di Tel Aviv, che è anche il quartiere più antico della città.
I tre pilastri principali di Levee sono ciò che lo distingue dal resto dell’offerta a Tel Aviv, basata su architettura, design e posizione.
Fonte: xoprivate.com