Apre uno skatepark in Triennale a Milano. È un’opera dell’artista Koo Jeong A e si potrà usare!
È IN ARRIVO UN GRANDE SKATEPARK MULTISENSORIALE PROGETTATO DALL’ARTISTA SUDCOREANA CHE, FIN DAGLI ANNI ‘90, LAVORA SULLA REINVENZIONE DEGLI SPAZI. CON SONORIZZAZIONE ELETTRONICA DEL PRODUTTORE GALLESE KORELESS
È in arrivo uno skatepark giusto dentro l’edificio storico della Triennale di Milano. Si tratta di OooOoO, una grande creazione multisensoriale dell’artista sudcoreana Koo Jeong A (Seul, 1967) per la mostra PLAY! – in programma dal 27 novembre 2019 al 16 febbraio 2020 (opening 26 novembre) – ideata e curata da Julia Peyton-Jonescon Emma Enderby, sotto la direzione artistica di Lorenza Baroncelli. Sarà il primo skatepark al coperto dell’artista sudcoreana, già autrice di questo tipo di strutture, praticabile e fruibile, gratuitamente all’interno del museo fino alla chiusura della mostra, da quindici persone per volta contemporaneamente. Dopodichè sarà donato alla Città di Milano.
GLI SKATEPARK DI KOO JEONG A
Fin dagli anni Novanta, Jeong A lavora sulla reinvenzione degli spazi attraverso installazioni site-specific che stimolano la partecipazione. Ma il suo progetto di più forte impatto mediatico è quello degli ultimi anni e riguarda la realizzazione di una serie di rampe per praticare lo skateboarding al buio. Il primo skatepark notturno, di nome OTRO, è stato costruito nel 2012 in collaborazione con L’Escault Architectures ed è stato eretto sull’isola di Vassivière, in Francia. Realizzata in cemento ricoperto da uno strato di colore verde fosforescente, la struttura emette un bagliore dai toni radioattivi, che consentono ai pattinatori di eseguire le loro evoluzioni senza urtarsi l’un l’altro. Il secondo, EVERTO, è stato costruito nel 2015 a Liverpool, nel Regno Unito, per la Biennale di Liverpool; e ancora più recentemente ARROGATION è stato costruito nel 2016 a San Paolo per la 32a Biennale di San Paolo, in Brasile. “L’interazione tra pubblico e opere d’arte e la sua attivazione da parte della comunità degli skater sono fondamentali per la riuscita del progetto”, ha affermato una volta l’artista in un’intervista. “Un progetto pubblico deve avere un grande impatto sulla zona in cui è collocato e sulla città”.
LO SKATEPARK DI KOO JEONG A IN TRIENNALE
Chissà che impatto avrà lo skatepark realizzato al chiuso, nella Galleria al piano terra della Triennale e, soprattutto, se saranno apprezzate dagli skater milanesi le installazioni realizzate tutte intorno da artisti internazionali che trasformeranno il Palazzo dell’Arte in un paesaggio giocoso e interattivo, fruibile da varie tipologie di pubblico. Sicuramente sarà un valore aggiunto la sonorizzazione dell’installazione da parte di Koreless, un produttore di musica elettronica con sede a Glasgow, ma di casa al festival torinese Club To Club.
Fonte: Artribune.com – Claudia Giraud
SVELATA LA PROGRAMMAZIONE, CHE COMINCERÀ UFFICIALMENTE IL 1° FEBBRAIO 2020 E PROSEGUIRÀ PER TUTTO L’ANNO. CON INIZIATIVE ARTISTICHE E CULTURALI CHE RICHIAMANO LE ANTICHE TRADIZIONI PAGANE E RELIGIOSE DI QUESTA TERRA.
È la città a cui, nel 2020, Matera passerà il testimone di Capitale Europea della Cultura: si tratta di Galway, località portuale che sorge sulla costa occidentale dell’Irlanda. Come è accaduto per la provincia lucana, questo territorio sarà animato, per tutto il prossimo anno, con eventi di interesse artistico e culturale, capaci di unire le radici storiche del luogo con una visione internazionale e aperta al futuro. Vediamo i punti più significativi della programmazione.
GALWAY CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2020: LA PROGRAMMAZIONE
Si partirà il 1° febbraio 2020 con un festival gratuito che si sposterà attraverso 6 città e cittadine della contea, per culminare con una Cerimonia di Apertura nella città di Galway otto giorni dopo. Una data non casuale, che coincide con festività pagane e religiose: ovvero Imbolc, un antico festival pagano dedicato alla donna e alla fertilità che segnava il primo giorno di primavera nel calendario celtico; ma anche St Brigid’s Day, la celebrazione della più importante santa irlandese. Ancora i richiami alla cultura celtica avverranno all’inizio di ogni nuova stagione, attraverso eventi che avranno come tema il fuoco, ideati ogni volta da un artista o da un’organizzazione creativa differente. Nel corso dell’anno, invece, la programmazione sarà incentrata su musica, teatro, letteratura, arti visive, danza, film, architettura, tradizioni, sport, gastronomia, prevalentemente a ingresso gratuito. Tra questi, ci saranno l’interpretazione teatrale di Gilgamesh del maestro narratore di Galway Macnas, la partecipazione di Margaret Atwood alle celebrazioni della Giornata internazionale della donna, l’Odissea portata in tour sulle spiagge di Galway, gli spettacoli del Druid Theatre in città e villaggi della contea e la celebrazione, tramite un festival, di J M Synge, personaggio chiave dell’Irish Literary Revival.
GALWAY CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2020: IL RUOLO DEGLI ARTISTI
“Galway, con i suoi antichi paesaggi e le sue antiche storie, la sua diversità di genti e le sue molte lingue è un luogo straordinario, in cui gli artisti hanno sempre rivestito un ruolo di guida”, spiega Helen Marriage, che rivestirà il ruolo di direttore creativo di Galway 2020, “è un privilegio partecipare alla creazione di questa celebrazione unica della cultura d’Irlanda, che ne riflette l’importanza in contesto europeo e globale. Galway 2020 Capitale Europea della Cultura prende le mosse dagli sforzi di tutte le persone creative che hanno scelto di vivere e lavorare qui negli ultimi 40 anni. Questo programma introduce quello che spero sia un anno di pensiero radicale. In questo tempo di sfide, in cui l’Irlanda è stata proiettata al centro del dibattito su cosa significhi essere europei, Galway 2020 invita una comunità di artisti – i profeti del futuro – a mostrarci la realtà delle cose e ad aiutarci a dare un senso al nostro mondo”.
Fonte: Artribune.com – Giulia Ronchi
Apre l’Hilton, un gioiello tra le meraviglie del palazzo storico ex Ras
Ieri l’hotel DoubleTree by Hilton ha aperto le porte alla città. 125 stanze, di cui 25 suite, uniscono un design moderno e la sublime bellezza di soffitti e pavimenti originali. Previste visite guidate per i cittadini. Ingresso libero a bar e ristorante
Dopo dieci anni di chiusura e due anni di lavori, è finalmente tornato a splendere l’ex palazzo Ras (ora Allianz) in piazza della Repubblica. Ad essere riuscito nell’impresa è il DoubleTree by Hilton, l’hotel a 4 stelle che ha aperto le porte al pubblico ieri, martedì 3 dicembre. E se ad attendere i visitatori è stato un arredamento moderno di design firmato dallo studio milanese Caberlon&Carroppi, i veri gioielli restano pur sempre i mosaici, i pavimenti originali e i soffitti affrescati, perché la vera sfida del gruppo veneziano HNH è stata, soprattutto, quella di mantenere un patrimonio di bellezza autentica custodita al suo interno“.
Oltre 125 le camere, di cui 25 suite, tutte diverse tra loro, grazie alla perfetta fusione tra passato e presente. In tutto l’hotel si gioca con la storia, così l’archivio diventa l’Archive suite e il bar prende il nome dei Berlam, coloro che hanno progettato l’edificio. L’hotel è inoltre dotato di sale conferenze multifunzionali, sala wellness e sala fitness.
Completano il quadro Il Novecento Restaurant ed il sopracitato Berlam Coffee Tea & Cocktail, il ristorante ed il bar interni alla struttura, accessibili anche ai cittadini. Da gennaio, inoltre, saranno previste anche una serie di visite guidate per dare la possibilità a tutti di ammirare il frutto di una lunga e curata ristrutturazione e la magnificenza del palazzo storico. Ad accogliere i turisti e non, uno staff di una quarantina di persone, fra cui molti triestini che si occuperanno prevalentemente del food and beverage e del front desk”.
“Sono felice di essere a Trieste e mi auguro che questo hotel diventi il punto di riferimento di tutti i triestini e degli ospiti della città – ha dichiarato Luca Boccato l’Amministratore Delegato di HNH – Quello che vedrete è il risultato di un ottimo lavoro di riqualificazione in cui è stato preservato il valore storico e culturale dell’edificio“.
“Abbiamo coniugato l’esperienza del nostro gruppo, basato sull’ospitalità, ad un brand internazionale. Questo fa sì che non ci sia solo un’insegna importante, ma anche uno standard ben specifico per l’ospite che arriva” ha concluso l’AD“.
Fonte: www.triesteprima.it
Easyjet, tramite una mail inviata ai propri clienti, ha annunciato che il volo EJU584 da Berlino a Vienna di ieri ha fatto la storia. Dal 19 Novembre infatti tutti i voli easyJet sulle rotte nazionali ed internazionali saranno ad impatto zero.
In una ricca pagina pubblicata sul proprio sito web, la compagnia aerea low cost rivendica il ruolo di essere la “prima grande compagnia aerea al mondo a compensare le emissioni di CO2 di tutti i nostri voli”.
Tale compensazione, che comporta la riduzione delle emissioni di CO2 ed altri gas serra dell’atmosfera, prevede la partecipazione a programmi conosciuti e stimati a livello globale. EasyJet investirà nel rimboschimento e la lotta alla deforestazione, la produzione di energie rinnovabili (come l’energia solare ed eolica) e la collaborazione con le popolazioni dei paesi in via di sviluppo per promuovere uno stile di vita sano.
“La compensazione delle emissioni di CO2 rappresenta una parte importante del nostro percorso verso la riduzione delle emissioni, ma non è l’unica. Già da qualche tempo ci interessiamo di tecnologia elettrica, ma finché non verrà messa a punto proseguiremo nell’attuazione di iniziative volte a ridurre le emissioni di CO2. Per esempio, utilizziamo già tecnologie quali il rullaggio a trazione elettrica ed energia da fonti rinnovabili per tutte le attività non di volo” afferma EasyJet.
Il progetto ha radici più profonde: già nel 2000 infatti la compagnia low cost aveva ridotto del 33,67% le emissioni di CO2 per chilometri per passeggero.
EasyJet sta anche investendo in aerei elettrici ed ibridi, nuove tecnologie e la riduzione di plastica utilizzata e sconti su bevande calde ai clienti che portano con loro contenitori riutilizzabili a bordo.
Fonte: tech.everyeye.it
Gli appassionati di SPECTRE, il 24° film di James Bond, si sono chiesti se quel treno che attraversa il deserto sahariano esista davvero…
Il mitico agente segreto di Sua Maestà intraprende un viaggio a bordo di un misterioso treno accompagnato dalla bionda e affascinante psicologa Madeleine Swann.
Dopo aver sorseggiato un inconsueto Martini cocktail, il Dirty Martini, caratterizzato dall’aggiunta di salamoia di olive verdi alla vodka e al Martini dry, e aver flirtato con l’affascinante Bond Girl, che lo aveva raggiunto nel vagone ristorante in abito da sera argentato, l’elegante 007, insieme alla dottoressa, scende a Tendrara, la seconda “stazione” del percorso, circondato dal nulla in attesa dell’ignoto.
James e Madeleine andranno incontro ad un’ennesima avventura nell’intento di smascherare SPECTRE, una pericolosa organizzazione segreta, che si concluderà con la “più grande esplosione della storia del cinema”. La detonazione richiese l’utilizzo di 8.418 litri di cherosene e 33 chilogrammi di esplosivo e durò 7,5 secondi. La scena fu girata nel deserto di Erfoud, conosciuta come la “porta del deserto”, accesso privilegiato verso le maestose dune dell’Erg Chebbi.
Ma torniamo al treno…
Si chiama “Oriental Desert Express”, collega la cittadina berbera di Oujda fino a Bouarfa, due località situate a est del Paese, e segue un percorso di 305 chilometri verso sud quasi parallelo al confine con l’Algeria. La costruzione della strada ferrata risale agli anni Trenta e viene utilizzata per trasportare merci nell’area. Un paio di volte all’anno è possibile salire a bordo del treno e vivere un’esclusiva esperienza attraversando paesaggi remoti abitati da poche tribù nomadi.
Spesso il vento trasporta la sabbia sui binari e il personale imbraccia pale e vanghe per liberarne il tracciato, consentendo ai viaggiatori di scendere dai vagoni e approfittare delle soste per immergersi nell’atmosfera quasi surreale del territorio che li circonda. I passeggeri dispongono di un vagone climatizzato dove è servito un pranzo tipico marocchino e un secondo vagone, dove è possibile aprire i finestrini per catturare scatti di preziose ed inedite foto instagrammabili in aggiunta a ricordi memorabili. Altre soste sono previste nelle piccole e vecchie stazioni disseminate lungo il tracciato. Alla velocità media di 50 km all’ora, si attraversano zone fertili e lussureggianti che lasciano il posto a paesaggi montuosi alternati a distese sabbiose cosparse da una timida vegetazione capace di resistere al clima ventoso e arido. Si attraversa anche un tunnel costruito nel 1930. Il viaggio è diurno e dura dalle 8 alle 12 ore, a seconda del numero di stop e di quanta sabbia vada spalata dai binari.
Ad eccezion fatta per l’attraente James, a bordo non è possibile bere alcolici. Il Dirty Martini cocktail ci attende una volta scesi!
Vi svelo le prossime date del viaggio sul Treno del Deserto:
4 aprile e 3 ottobre 2020 e 3 aprile 2021.
VIVI LA COSTA ADRIATICA ITALIANA ALLA MASSERIA TORRE MAIZZA
Circondata da uliveti secolari, la masseria del XVI secolo, superbamente ristrutturata, si trova nella destinazione più glamour della costa adriatica italiana, perfetta per scoprire i luoghi più belli della zona.
La bianca masseria è stata arredata dalla designer Olga Polizzi, che ha combinato l’arte e l’artigianato tradizionale pugliese con il design italiano contemporaneo. Le 40 eleganti camere e suite mantengono il perfetto equilibrio tra il lusso rustico e quello moderno.
Un centro benessere, un’area fitness all’aperto, una piscina di ispirazione romana, una scuola di cucina e un campo da golf a nove buche sono tra offerti dalla struttura. Un servizio navetta gratuito collega il tratto di spiaggia privata dell’hotel a meno di 10 minuti di distanza. Cenare alla Masseria Torre Maizza è un’esperienza straordinaria che rispecchia la tradizione dell’Italia meridionale: i menu includono ingredienti provenienti dai giardini dell’hotel o da agricoltori e pescherie locali. Il bar Bougainville e il ristorante Carosello sono splendidi spazi, con le loro ampie finestre ad arco, le volte a crociera e i caminetti in pietra.
La Masseria Torre Maizza si trova a Savelletri (Fasano) e fa parte della collezione di hotel Rocco Forte.
Fonte: xoprivate.com
Le Seychelles sono molto di più che una meravigliosa destinazione con spiagge divine tra le più belle al mondo, acque limpide e un’ecologia straordinaria. Offrono una diversità davvero sorprendente con qualcosa di nuovo, letteralmente, dietro ad ogni angolo.
Le Seychelles offrono esperienze diverse che vanno dall’esplorazione delle foreste primordiali, spiagge incantevoli e angoli nascosti che svelano lo stile di vita unico ed irripetibile delle isole.
Le Seychelles hanno tutto quello di cui avete bisogno: solo su Mahé potrete scegliere tra 65 spiagge, argentee e poco affollate, circondate da un granito tra i più antichi al mondo. Il luogo perfetto per acquisire quella tintarella tutta particolare delle Seychelles, rinfrescarsi con tuffi nelle acque cristalline o fare lo snorkeling che vi aprirà le porte del sorprendente mondo sommerso. A vostra disposizione c’è anche una vasta gamma di escursioni e attività tra le quali scegliere che vi permetteranno di scoprire i numerosi panorami, suoni, musiche e fare un’esperienza vera delle Seychelles.
Mahé è solo una tra le isole di un arcipelago che ne conta 115. La vostra prima fermata potrebbe essere Praslin, la seconda isola in ordine di grandezza delle Seychelles dove la vegetazione è così particolare che per lungo tempo si pensò fosse il Giardino dell’Eden – pochi passi nella straordinaria foresta della Vallée de Mai e scoprirete il perché: in questa antica foresta di altissime palme cresce l’incredibile palma del Coco-de-Mer i cui frutti sono la replica esatta, da parte di Madre Natura, di un bacino femminile mentre uno dei più rari uccelli al mondo, il pappagallino nero, svolazza qua e là nel crepuscolo. Dopo una passeggiata in questo luogo incantato sarete certo propensi ad una nuotata da una delle spiagge più famose del mondo, l’incredibilmente bella Anse Lazio, uno dei tanti posti dove potrete godere della migliore cucina creola senza dover staccare gli occhi dal mare e togliere i piedi dalla sabbia.
Da Praslin, La Digue è raggiungibile in soli 30 minuti di barca e appena poserete il piede su quest’isola magica, dove i mezzi di trasporto sono il carro trainato dai buoi e le biciclette, vi sentirete trasportati indietro nel tempo. Impregnata nella tradizione, La Digue è una delle isole che maggiormente permette di assaporare l’irripetibile ritmo pigro e lento caratteristico della vita creola.
Alternativamente potrete seguire la vostra immaginazione e raggiungere orizzonti più lontani, dove le isole piatte e coralline di magnifici atolli si trovano sparpagliate sull’oceano azzurro come altrettanti gioielli su un manto di velluto.
Durante il corso evolutivo della loro società, le Seychelles sono rimaste fedeli alle loro radici multietniche. Per oltre due secoli le isole sono rimaste un crogiolo di razze, tradizioni e religioni provenienti dai quattro angoli del mondo.
Da tale diversità di culture, etnie e pacifica convivenza interraziale nascono le fondamenta della tranquilla ma dinamica nazione creola per la quale l’armonia è una filosofia di vita.
Le Seychelles hanno una popolazione relativamente giovane le cui origini risalgono all’anno 1770 con l’arrivo dei primi coloni francesi a capo di un piccolo gruppo di bianchi, indiani e africani. Le isole rimasero dominio francese fino alla disfatta di Napoleone a Waterloo e vennero cedute all’Inghilterra nel 1814 con il trattato di Parigi. Nel frattempo la popolazione era passata da poche decine a 3500 abitanti.
Nel 1825, sotto il dominio inglese le Seychelles raggiunsero una popolazione di 7000 abitanti. Fu durante quegli anni che nacquero grandi tenute agricole, piantagioni di albero da cocco, di cotone e canna da zucchero. In quel periodo le Seychelles videro anche la città di Victoria diventare capitale e le ripercussioni economiche dell’abolizione della schiavitù.
Nel 1976 le Seychelles ottennero l’indipendenza dal Regno Unito e diventarono una repubblica all’interno del Commonwealth. Il 1993 vide le prime elezioni presidenziali e France Albert René venne rieletto presidente e rimase in carica fino al 2003, prima di trasferire la presidenza a James Alix Michel nel giugno del 2004.
Il popolo delle Seychelles conta oggi 87.122 abitanti e continua a riflettere le sue radici multietniche. Da sempre queste isole hanno attirato una gran diversità di gente da tutto il mondo inclusi coloni europei, esiliati politici, schiavi liberati, avventurieri, mercanti di origine araba e persiana, indiana e cinese.
La religione cattolica è la religione predominante alle Seychelles ma vi sono anche chiese anglicane e protestanti oltre che luoghi di culto di altri credi. Cattolici, Cristiani, Hindu, Baha’i, Musulmani vivono nel rispetto e nella tolleranza gli uni degli altri.
Praticamente ogni Paese del mondo è stato rappresentato in questo crogiolo di culture, ognuna contribuendo a creare quella che oggi è una dinamica ma tranquilla società.
Fonte: seychelles.travel
Il volo partirà in primavera 2020, con vendite a partire da metà dicembre 2019
All Nippon Airways (ANA), la più grande compagnia aerea giapponese e vettore 5-Star per sette anni consecutivi, dalla primavera 2020 tornerà a collegare l’Italia al Giappone con un nuovo volo diretto da Milano Malpensa per l’aeroporto di Tokyo Haneda.
La compagnia annuncerà a breve la data di inizio del servizio, la tipologia di aeromobile e l’orario dei voli, e prevede di aprire le vendite a metà dicembre 2019.
Con l’orario estivo 2020 ANA opererà cinque nuovi voli dall’aeroporto di Tokyo Haneda per Milano, Istanbul, Mosca, Shenzhen e Stoccolma. Con l’aggiunta di queste nuove rotte salirà a 52* il numero totale di città internazionali servite da ANA, che amplierà così la sua presenza all’aeroporto di Haneda situato a soli 30 min. dal centro città e ottimamente collegato.
«Assistiamo ad una domanda crescente di visitatori per il Giappone, e ANA incrementerà i suoi collegamenti internazionali grazie alla crescita dell’aeroporto di Haneda», ha detto Seiichi Takahashi, Senior Vice President di ANA. «Queste nuove rotte aumenteranno opportunità e convenienza per i passeggeri che volano in Giappone da tutto il mondo, un beneficio significativo della nostra strategia di doppio hub».
«Negli ultimi anni ANA ha servito i passeggeri italiani via gli hub europei, ed ora – quando c’è un grande interesse per il Giappone – annunciamo il nostro collegamento diretto da Milano a Tokyo» aggiunge Viviana Reali Country Manager Italia. «I passeggeri italiani potranno non solo sperimentare la filosofia di servizio di ANA che si riassume nella parola “omotenashi – un’attenzione particolare per l’ospite e i suoi desideri prima ancora che questi vengano espressi – ma anche, una volta arrivati a Tokyo Haneda, proseguire verso una delle oltre 40 destinazioni ANA all’interno del Giappone come Osaka, Sapporo, Okinawa, Fukuoka, solo per citarne alcune fra le più note».
Fonte: www.varesenews.it
Le piramidi del faraone Snefru sono antiche quanto il tempo!
Il sito di Dahshur, situato sulla riva occidentale del Nilo, non lontano da Il Cairo, è una delle necropoli più importanti in Egitto. Stupendi complessi piramidali si stagliano nel panorama desertico a testimonianza del passato glorioso della civiltà egizia.
Tombe monumentali di strutture ed epoche diverse lasciano immediatamente intuire di trovarsi al cospetto di autentici capolavori architettonici risalenti all’Antico e al Medio Regno.
A Dahshur spiccano due piramidi risalenti alla IV dinastia, circa 4600 anni fa: la piramide Romboidale e la piramide Rossa, le cui costruzioni rappresentano una elaborata evoluzione che segna la transizione dalla piramide a gradoni, come quella di Djoser a Saqqara, alla piramide dalle linee canoniche.
Determinante fu la volontà e l’ingegno del faraone Snefru, padre di Cheope, che costruì tre piramidi fino ad ottenere quella dalle caratteristiche perfette, progenitrice delle piramidi di Giza.
La prima fu quella a Meidum, che collassò durante la realizzazione. La seconda, quella Romboidale, fu inizialmente costruita seguendo un’inclinazione di 54°, ma anche a causa del terreno cedevole, a quasi metà altezza, gli architetti corressero l’angolazione a 43° per contrastarne l’instabilità. Rivestita da pietra calcarea bianca, in gran parte ancora conservata, la piramide si presenta con lati dalla doppia pendenza ed è alta 105 metri. Grazie ad un recente restauro, le due camere sepolcrali interne sono aperte al pubblico.
Non soddisfatto, Snefru decise di costruire un terzo monumento funerario, senza commettere gli errori progettuali precedenti. Ci ha regalato la stupenda piramide Rossa, alta quasi 105 metri con una collaudata inclinazione di 43°. Prende il nome dal colore rossastro della pietra utilizzata nel nucleo, dal momento che il prezioso rivestimento calcareo bianco esterno è andato perduto. L’accesso avviene attraverso una discesa che conduce a tre camere interne situate in profondità. Si ritiene che il faraone Snefru non sia mai stato sepolto all’interno delle piramidi che fece edificare.
Nel sito di Dahshur ci sono altri monumenti funerari risalenti al Medio Regno, della XII e XIII dinastia, tra cui la piramide di Sesostri III e quella di Amenemhat II e III, conosciute rispettivamente come piramide Bianca e piramide Nera, che presentano caratteristiche meno imponenti rispetto a quelle di Snefru.
Le piramidi sono il simbolo della grandezza dell’antica civiltà egizia.
FIOCCANO IN TUTTO IL MONDO LE CELEBRAZIONI DEDICATE A LEONARDO DA VINCI. LA NATIONAL GALLERY DI LONDRA COSTRUISCE UN PERCORSO INTORNO AL CAPOLAVORO LA VERGINE DELLE ROCCE
Un Leonardo alla National Gallery di Londra. E che Leonardo, La Vergine delle Roccegià nella collezione della National Gallery di Londra (uno dei capolavori più importanti dell’istituzione londinese) ed alla quale è stata dedicata, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo, l’apposita mostra (aperta fino al 12 gennaio 2020) “Leonardo, Experience a Masterpiece” con lo splendido catalogo curato da Leah Kharibian. La mostra si basa di fatto sull’esposizione di un singolo capolavoro e conduce i visitatori in un viaggio immersivo lungo il processo creativo di Leonardo, focalizzando l’attenzione sui suoi studi sulla luce e sulle ombre, sulle forme tridimensionali e sulla tecnica di disegno ed è divisa in tre aree alle quali si accede da una grande sala a rappresentare una piazza.
LO STUDIO DI LEONARDO DA VINCI
Nell’area dello “studio” di Leonardo vengono analizzate ed evidenziate, attraverso efficaci sistemi di videoproiezione, le differenze con la prima versione dell’opera, custodita al Louvre di Parigi. La sala ricostruisce quello che poteva essere lo studio del maestro dividendo però lo spazio con l’ambientazione dei laboratori della National Gallery dove le ricerche condotte nel 2005-06 e nel 2008-10 hanno rivelato molte sorprese. Ad esempio su come Leonardo ha evoluto la scena, le figure e le luci rappresentate nella seconda versione del capolavoro, quella appunto custodita, dal 1880, alla National Gallery. Il riferimento e l’ambientazione tra le ‘rocce’ riconduce agli studi di Leonardo sulle formazioni geologiche.
La seconda sala è specificatamente dedicata proprio agli studi di Leonardo sulle luci e sulle ombre, con vari oggetti cui il pubblico può interagire modificando le fonti luminose e sinceramente delude parecchio come contenuti.
VERSO IL CAPOLAVORO
La terza sala conduce proprio al capolavoro di Leonardo, dopo una serie di pannelli su cui sono proiettate piante e ricostruzioni della Chiesa di San Francesco Grande a Milano (che conteneva l’opera nel 1508) i visitatori sono condotti ad una sala dove, con un efficace sistema di fotomapping è ricostruito l’altare della cappella Confraternita dell’Immacolata Concezione con la pala di Leonardo collocata al centro. L’effetto visivo è molto coinvolgente e realistico (anche se distrae un po’ dall’attenzione richiesta dall’opera esposta) visto che simula anche le ombre e le luci generate dalla luce solare filtrata dalle finestre della cappella e di cui sicuramente Leonardo aveva tenuto conto. Chapeau ai curatori Caroline Campbelle Amanda Lillieche han trovato il modo per far vedere a pagamento (£18) un’opera che normalmente si vede gratis nella stessa National Gallery, però bisogna rilevare come questo tentativo di ‘immergere’ digitalmente il pubblico nell’arte sia risultato alquanto deludente mancando di specifici contesti e chiare descrizioni, sia nella sala dello studio che in quella della ‘luce’ e per finire in quella delle proiezioni della Chiesa.
Fonte: Artribune.com – Mario Bucolo