Un immenso giardino tropicale degno del più remoto dei paradisi, punteggiato da milioni di sfumature di vegetazione, tra spruzzi di verde brillante e fiori colorati e profumatissimi. Dall’alto, sembra di osservare un arcobaleno che ha distribuito le sue tinte in un fertile territorio, diviso in piccoli fazzoletti di terra. Le Isole Australi rappresentano la vacanza into the Wild di chi vuole scoprire una Polinesia Francese diversa, fuori dal convenzionale, o almeno desidera associare a un soggiorno tutto lusso e mare color Tiffany magari tra le Isole della Società e le Tuamotu, qualche giorno di full immersion nella natura, lontano anni luce dalla vita moderna.
Cinque angoli di flora e fauna in trionfo, ognuno con uno specifico profilo paesaggistico e un passato da scoprire. Ecco, dunque, che Tubuai fu la prima tappa degli ammutinati del Bounty, Raivavae è considerata la Bora Bora dell’arcipelago e come la precedente ha una barriera corallina più larga e più adatta a qualche ora di relax in spiaggia, Rurutu è famosa per il passaggio delle balene e Rimatara spicca per la creatività degli abitanti che con le foglie di Pandanus creano stupende borse, panieri, ventagli e corone. E poi c’è la remota Rapa, difficile da raggiungere, perché i battelli passano soltanto una volta al mese. Ce ne sono ancora due disabitate: l’Isola Maria, a nord-ovest e Marotiri a sud-est, costituita da un gruppo di scogli. In tutto 1300 km da un’estremità all’altra. In questo spazio di mondo a cavallo del tropico del Capricorno, non bisogna aspettarsi hotel di lusso: la vita scorre lenta e semplice e si può soggiornare in modeste pensioni gestite però da polinesiani dal grandissimo cuore e dall’allegria travolgente, che sanno sempre conquistare il viaggiatore più intrepido che le sceglie.
Un orizzonte di specie floreali nell’ultimo territorio polinesiano esplorato dall’uomo
La regina incontrastata delle specie, in Polinesia Francese, resta il tiarè (Gardenia Tahitensis) con la sua essenza che ricorda il gelsomino e il suo colore bianco candido che illumina tutto. Da queste parti è onnipresente: sulla pelle ambrata delle donne locali o sulle ghirlande dove vengono infilati i fiori come splendide perline naturali. Tra i suoi cespugli perfetti per terreni umidi, caldi, fertili e vulcanici come quelli di questi luoghi, la pianta non è certo l’unica a catturare lo sguardo. Il frangipane ha un cuore colorato di rosa, di giallo o di arancione, mentre l’Hibiscus ha diverse gradazioni cromatiche, ma nella sua varietà selvatica regala persino un effetto speciale sbalorditivo: al mattino si sveglia di colore giallo e quando cade dall’albero comincia a scurirsi fino a diventare rosso scuro. Le ragazze usano i suoi pistilli come rossetto e i suoi petali come salviettine umidificate profumate per toglierlo. Tra queste grandi protagoniste, si scorgono milioni di varietà super intense di flora rarissima e talmente perfetta da apparire incredibile. A Tahiti, ad esempio, si trova l’orchidea più piccola del mondo, così come un curioso tipo di fiore che ha soltanto la metà della corolla.
Tahiti: tra foresta pluviale e una città moderna e vivace
Di solito è una destinazione di passaggio per spostarsi in giro tra le meraviglie del posto. Tuttavia, Tahiti ha una sua grande anima che comincia dal famosissimo mercato di Papeete, trionfo di parei colorati, perle nere tipiche e ogni prodotto alimentare consumato in Polinesia Francese. Apre all’alba ogni giorno ed è una destinazione imprescindibile, così come le sue spiagge di sabbia nera, le cascate, le lagune e le escursioni nell’entroterra alla ricerca di fiori rari con vista su due vulcani estinti. La più grande terra emersa di questo meraviglioso arcipelago dell’Oceania, ha una forma che ricorda il numero otto ed è suddivisa in Tahiti Nui, la più vasta e Tahiti Iti (percorribile in parte e a piedi). Fu esplorata dal capitano James Cook nel XVIII secolo e immortalata dall’artista francese Paul Gauguin e chi si ferma a Papeete può godere anche di un bel porticciolo dove la sera ci si può fermare per un pasto veloce alle tipiche roulotte. Di giorno, invece, nonostante possa risultare un po’ caotica rispetto alle super tranquille altre isole, ci si può perdere tra le sue stradine, i suoi angoli di verde o fermarsi alla Cattedrale di Notre Dame. Per dormire le soluzioni sono tante, ma per chi non si accontenta di modeste pensioni può essere un’ottima idea pernottare al Tahiti Pearl Beach Resort, immerso in giardini tropicali lungo una splendida spiaggia di sabbia nera. L’unico neo è la lontananza dal centro di Papeete che si raggiunge con circa 15 minuti di taxi, problema risolvibile grazie alla presenza di navette due volte al giorno, gratuite, dalla stessa struttura alberghiera.
Rurutu, l’isola magica dalle spettacolari grotte
Dopo un comodo volo di Air Tahiti (la compagnia vi arriva 4 volte a settimana), accolti da collane di fiori e abbracci tanto calorosi da sentirsi in visita da parenti appena conosciuti, si giunge nel regno delle balene e delle grotte. Il passaggio delle prime è già avvenuto e riguarda, più o meno, il periodo che va da agosto a ottobre. Il clima, come in tutte le Australi è più fresco e i suoi tremila abitanti circa, si conoscono tutti. Questo è il trionfo di grotte calcaree dove si sono stabiliti i primi abitanti e che si possono scalare e di antichi marae (luoghi sacri) che raccontano di un lungo passato, anche se queste restano le ultime isole della Polinesia a essere state colonizzate. L’isola di Rurutu è circondata da barriera corallina che, però, in pochi tratti si allontana abbastanza dalla costa, per cui un bagno qui è sicuramente stupendo ma può essere meno suggestivo rispetto a luoghi come Fakarava, Maupiti o Bora Bora. Non mancano, dei piccoli bacini naturali, ma non si può parlare di laguna. Ci sono però delle belle spiagge soprattutto a sud come Punta Arei e una serie infinita di scogliere ma anche montagne e pianure cariche di piante, che si possono comprendere soltanto avendo la fortuna di giungere da queste parti. La capitale delle Australi vanta 3 villaggi principali: la capitale Moerai, Auti e Avera in un mix di piantagioni dell’amatissimo taro (un tubero dai riflessi violacei che rappresenta un po’ il pane locale), ma anche manioca e litchi o l’immancabile latte di cocco presente in ogni deliziosa preparazione (poisson cru in testa). Ogni famiglia possiede il proprio spazio di terra coltivabile e in certi momenti sembra di tornare indietro nel tempo a quando Cook giunse al largo dell’isola nel 1769, anche se non riuscì a sbarcare. 36 km di perimetro in tutto sui quali spiccano grotte cariche di miti e leggende. Si dice che siano sorte per vegliare sull’anima dell’isola, a cominciare dalla più grande che è Ana A’eo, ricca di vegetazione all’interno e di impressionanti stalattiti e stalagmiti calcaree. In parte dovevano essere utilizzate anche per i riti dei defunti e comunque hanno un alone sacro che si percepisce durante l’impegnativa passeggiata di oltre due ore che permette di visitarle, attraversando anche un tratto di mare (quindi portate nello zaino le scarpette per le rocce). A due minuti dall’aeroporto, c’è la pensione Vaitumu, a gestione familiare, semplice ma graziosa. Sette bungalow in pietra corallina, una piscina e un ristorante che offre cucina internazionale e locale. Il wifi è nelle aree comuni.
Rimatara, la tranquilla patria del pappagallo rosso
Rimatara è l’isola dei silenzi e della pace, interrotta solo dal canto perenne di tantissimi galli e dal cinguettio di diverse specie di uccellini. Uno su tutti si trova soltanto in questo angolo di Polinesia ed è il pappagallo rosso, bellissimo con le sue sfumature colorate. A un’ora e mezza da Tahiti, in un tratto di terra piuttosto isolato dove l’aeroporto è stato aperto nel 2007, ecco una zona dalla forma rotonda dove si incrociano tradizionali piroghe, spiagge deserte di sabbia bianca e rocce vulcaniche, pochissimi negozi e qualche auto. In tutto gli abitanti sono circa 900 e quasi tutti imparentati in qualche modo. Non è raro, passando davanti a qualche abitazione, scorgere le donne che lavorano le foglie di pandanus, una pianta molto resistente che essiccata permette di ottenere vere opere d’arte. Il turismo è agli inizi ma chi adora vivere in totale contatto con la natura e magari dedicarsi al birdwatching o alla realizzazione di oggetti con il pandano intrecciato, si troverà in paradiso. Attenzione, però, chi si aspetta catene a cinque stelle resterà sorpreso. Qui sorgono solo piccole soluzioni piuttosto spartane, come la Pensione Ueue, completamente immersa nel verde e gestita dal sindaco e dalla sua vulcanica moglie. La Perruche Rouge, invece, si trova in collina. In entrambi i casi, grazie ai proprietari sarà molto facile scoprire il vero spirito dell’isola e come vivono gli abitanti tra maiali, capre, galline, la coltivazione tra i campi e l’immancabile messa la domenica tutti insieme.
Fonte: ilmessaggero.it – Francesca Spanò
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