Sconfinati al limite dell’inquietante, obbligano a lunghe percorrenze e lasciano l’amaro in bocca per le troppe cose che non si è riusciti a vedere. No, i parchi nazionali americani non sono tutti così. E non solo perché il National Park Service gestisce, oltre alle aree protette naturali, anche siti storici di dimensioni contenute. Insomma, se è vero che giganti come Yellowstone occupano novemila kmq (più dell’intera Umbria), è altrettanto vero che ci sono gioielli più “piccoli“, visitabili in modo soddisfacente anche con tempi ridotti.
È il caso del Joshua Tree National Park (“solo” 3mila kmq), del quale vi diamo alcune suggestioni basate su una visita recente.
Siamo nel sudest della California, un’area prevalentemente arida e infatti il parco è praticamente il punto di congiunzione tra due ecosistemi desertici, quello del Mojave e quello del Colorado. Le temperature sono quindi elevate, anche se ci si trova a quasi mille metri di quota, e occorre tenerlo presente accingendosi alla visita, soprattutto in estate. L’esplorazione basic, comunque, si può svolgere comodamente in auto partendo da nord e percorrendo un itinerario ad anello che è il più invitante tra quelli possibili. Infatti, l’accesso da sud, dal Cottonwood Visitor Center, è più scomodo e meno frequentato anche se proprio per questo più solitario e quindi più affascinante. Ma andiamo con ordine.
Dove fare base
Il centro abitato più comodo è Palm Springs, a una quarantina di km dall’ingresso ovest. Località mitica del jet set americano sin dagli anni Trenta, torrida quanto basta, disseminata di campi da golf, famosa per una teleferica che porta a 2500 m. di quota, Palm Springs ospita hotel di tutte le categorie e anche un bel museo. Alternativa più spartana e più sperduta ma più vicina al parco è Twentynine Palms, spalmata lungo il rettilineo infinito della strada n. 62, vicina a una base dei topgun della Navy; per noi sarà la conclusione del tour.
Il tour
Di buon mattino si lascia Palm Springs, si raggiunge Yucca Valley e poche miglia dopo ci si ferma al Joshua Tree Visitor Center, dove si fa scorta di acqua e di informazioni dai ranger (mappe, dépliant, suggerimenti ecc.). Il confine vero e proprio dell’area protetta è qualche miglio più avanti, alla West Entrance Station, e da lì in poi occorre osservare scrupolosamente le norme di comportamento, peraltro tipiche di tutti i parchi, ricordando che qui non ci sono punti di ristoro ma solo aree picnic e per campeggio
È probabile che non siate interessati ai percorsi di hiking; in tal caso 3 o 4 ore sono sufficienti per una visita soddisfacente, dipende da quanto vi fermerete nei vari punti di interesse lungo il percorso ad anello.
Il primo è la Hidden Valley, la Valle nascosta, dove i razziatori di bestiame nascondevano le mandrie, poi, se decidete di non spingervi sino a Key View (bel panorama), vi fermerete sicuramente allo Sheep Pass e ad ammirare le gigantesche formazioni rocciose di Jumbo Rocks.
Al bivio dopo Jumbo Rocks, prenderete a sinistra — a destra si va verso la parte più solitaria del parco e verso l’uscita più “scomoda” — e dopo la North Entrance Station un lungo rettilineo in discesa vi condurrà verso Twentynine Palms e la sosta vivamente consigliata all’Oasis Visitor Center che conclude l’itinerario.
Gli alberi
Lasciamo per ultime le note relative ai protagonisti del parco, cioè i Joshua trees. Così battezzati, secondo la tradizione, dai Mormoni, che vi videro la rappresentazione di Giosuè in preghiera con le braccia levate al cielo, hanno nome scientifico Yucca brevifolia. Come vedrete, sono molto fotogenici, specie in combinazione con le rocce giallo-rossastre del parco e, curiosità, hanno anche ispirato un famoso album degli U2.
Un consiglio importante
Il Joshua Tree non è un “parco wow”, nel senso che non vi troverete le abbacinanti meraviglie naturali di Yellowstone, Yosemite, Grand Canyon eccetera. È però un ambiente che — come molti altri — educa a un’osservazione silenziosa e attenta, osservazione che ·— non ci stancheremo di ripeterlo — va preparata nei Visitor Center. I plastici, i pannelli descrittivi, le ambientazioni con animali, rocce, manufatti, i filmati non sono corollari facoltativi. Sono viatici fondamentali — e, tra l’altro sempre essenziali e attraenti e mai noiosi — per capire dove ci si trova e imparare cosa e come osservare.
Così facendo vi assicuriamo che le scoperte sorprendenti non mancheranno, anche in poche ore di visita. Non dimentichiamo, infine, che se siamo arrivati sin qui abbiamo speso parecchi soldini e sarebbero oltremodo stupido limitarsi a una visita distratta. Ma questo, lo sapete, vale per ogni viaggio.
Fonte: lastampa.it – Marco Berchi
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