Palazzo Bahia: un capolavoro di architettura marocchina situato
nel cuore di Marrakech
Nonostante non sia antichissimo, il Palazzo Bahia racconta una storia piuttosto interessante.
Si Moussa, potente Gran Visir del Sultano Hassan I del Marocco, iniziò la costruzione dell’edificio nel 1860 con l’intento di dar vita al più grande palazzo di tutti i tempi. Il progetto fu portato a compimento, però, soltanto nel 1894, quando il controllo sull’edificio fu preso da suo figlio.
Ahmed ben Moussa, conosciuto anche come Ba Ahmed, era addirittura più potente del padre, avendo assunto le cariche di Gran Visir e di reggente durante il regno del bambino Abd al-Aziz, nuovo sultano del Marocco. Chiamò il noto architetto Mohammed al-Makki, che lavorava con i migliori artigiani del Paese, e fece abbellire e ingrandire la residenza, con l’aggiunta di numerose stanze, alcune delle quali destinate ad ospitare le sue quattro mogli e il suo harem di 24 concubine.
Il palazzo prese il nome della moglie preferita di Ba Ahmed: Bāhiya. Nel 1900 Ahmed ben Moussa morì e il palazzo subì un terribile saccheggio. Le concubine riuscirono a recuperare la loro parte prima che arrivasse il Sultano Abd al-Aziz, ormai diventato adulto, che trasferì la maggior parte degli arredi nel palazzo dove risiedeva. La meravigliosa struttura non subì danneggiamenti.
Il palazzo fu occupato dal famoso Thami El Glaoui, che qualche anno dopo, entrò con forza sulla scena politica marocchina, in veste di pascià di Marrakech, dal 1912 al 1956. Un lungo periodo, durante il quale il ricco Thami esercitava il suo potere stringendo proficue alleanze con il Protettorato francese già insediatosi nel Paese. Il palazzo aveva spesso ospitato illustri europei in visita a Marrakech e i francesi furono talmente impressionati dalla bellezza della residenza che già nel 1911 misero alla porta El Glaoui, destinando la struttura al generale di Francia in Marocco, Louis Hubert Gonzalve Lyautey e ad alcuni dei suoi più fidati ufficiali.
Il palazzo Bahia è giunto a noi in uno stato di conservazione ottimale e parte delle sue 150 stanze sono aperte al pubblico. Gli ambienti, rimasti privi di arredi, sono magnificamente decorati in stile andaluso-moresco. Le stanze, che ospitavano le mogli e le concubine di Ahmed ben Moussa, presentano soffitti in cedro intagliato e negli spazi di rappresentanza spiccano mosaici zellige, stucchi, vetrate colorate e pannelli di seta. Il grande cortile centrale è un capolavoro artistico, dove superfici di marmo si fondono a gallerie di legno inciso ed elaborate decorazioni. La residenza è composta da più edifici, che si affacciano su cortili e giardini lussureggianti, dove si trovano anche la moschea e un immancabile hammam.
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