Nel corso della storia il subcontinente indiano ha assistito all’ascesa e alla caduta di alcuni dei più grandi imperi del mondo, ma nessuna dinastia è riuscita a distinguersi come quella dei Moghul
Originario dei territori che oggi appartengono all’Uzbekistan, nel 17esimo secolo l’impero fondato da Babur ha attraversato l’India come un vento del deserto, spazzando via ogni forma di resistenza e lasciando un marchio indelebile nella cultura, architettura e mentalità indiane.
Molte delle attrazioni più iconiche dell’India moderna sono state costruite dai Moghul mentre affermavano il proprio dominio attraverso il subcontinente: fortezze e palazzi romantici, archi decorati, cupole a forma di cipolla, il Taj Mahal, il Forte rosso. A quel tempo le leggi dell’impero erano spietate, persino crudeli, come scoprirono a loro spese molti eserciti nemici o religioni discordi. Ma i Moghul erano anche una dinastia molto colta, amante della musica, della poesia e delle arti, e inaugurano un’era di prosperità economica per il Paese.
L’intramontabile bellezza del Taj Mahal
Nessun monumento rievoca la grandezza dei Moghul come il Taj Mahal di Agra. Il mausoleo è stato fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Shah Jahan per l’amata moglie, Mumtaz Mahal. Oltre a venire spesso celebrato come il più grande monumento costruito per amore, rappresenta un simbolo del potere dell’imperatore: Shah Jahan convocò infatti i migliori architetti e costruttori dell’impero per erigere un monumento commemorativo che durasse nei secoli a venire. Riuscì sicuramente nel suo intento; la perfezione architettonica di questo capolavoro in marmo bianco toglie il fiato ancora oggi nonostante lo sciame di turisti che riempie le sue terrazze intarsiate.
I forti, i minareti e i vivaci mercati di strada di Delhi
Delhi è la città in cui i Moghul posero la prima pietra del loro impero dando vita alla città di Ibrahim Lodhi nel 1526; qui l’ultimo imperatore della dinastia, Bahadur Shah Zafar, si rifugiò nella tomba del suo antenato Humayun, quando nel 1857 i britannici presero il controllo della città.
Gran parte dell’Antica Delhi è stata costruita dai Moghul, dalle imponenti mura del Forte Rosso, ai cui piedi si trova il bazaar medievale di Chandni Chowk, alla magnifica moschea in arenaria, l’edificio più che perfetto di Shah Jahan. Per conoscere veramente questa città Mughal, salite in cima al minareto sud e osservate gli aquiloni di carta volare sopra i tetti; poi spostatevi a sud a bordo di un risciò fino alla tomba di Humayun, e godetevi una tranquilla passeggiata tra gli stupendi giardini ristrutturati della Sunder Nursery.
Fatehpur Sikri: la città dimenticata
La capitale dell’India rimbalzò di città in città durante la dinastia Moghul perché ogni vanitoso imperatore aveva un proprio progetto per creare la città più grandiosa mai vista prima, spesso pensato per una location inadatta. A Fatehpur Sikri, vicino Agra, il problema fu l’acqua.
L’imperatore Akbar insisteva di voler costruire una nuova città imperiale per celebrare le sue gloriose battaglie, ma anche con le migliori intenzioni di costruttori e architetti non riuscì a sconfiggere gli elementi. Dopo soli 14 anni, l’intera città fu abbandonata a sé stessa, con le sue moschee, i suoi palazzi filigranati e le meravigliose camere dove il colto imperatore si consultava con i consiglieri dalla popolazione conquistata. Oggi si respira un’atmosfera quasi surreale: le pareti in pietra serena sono scolorite dal tempo, i vetri sono stati infranti e le finestre sembrano state intagliate il giorno prima.
Itmad-ud-Daulah, l’altro mausoleo Moghul di Agra
Durante tutto l’impero Moghul, gli architetti hanno dedicato i loro sforzi al perfezionamento del mausoleo islamico; il Taj Mahal è quasi sicuramente il massimo tra le loro opere ma esistono molte altre tombe Moghul altrettanto belle. La tomba di Humayun a Delhi si posiziona seconda nel concorso di grandiosità, e un’altra magnificenza spesso ignorata è la tomba di Itmad-ud-Daulah ad Agra, un elegante scrigno in marmo bianco costruito per Mirza Ghiyas Beg, nonno di Mumtaz Mahal, nel 1628.
Se il Taj è enorme e stravagante, Itmad-ud-Daulah ha uno stile fine e sofisticato; gli eleganti minareti sono poco più alti degli alberi circostanti. Gli intarsi nella pietra dura delle mura sono stati realizzati con migliaia di pietre semipreziose cesellate a mano e lasciano intravedere il giardino, un angolo di paradiso terreste.
I giardini Moghul di Srinagar
Disegnati seguendo il modello dei Char Bagh (i quattro giardini del paradiso), i giardini dei Moghul dovevano riprodurre sulla terra la perfezione celestiale tra padiglioni in filigrana, cascate e giochi d’acqua zampillanti, eleganti gallerie di alberi e aiuole di fiori profumati. Proprio in questi giardini gli imperatori si rifugiavano dagli orrori della guerra oppure si schiarivano i pensieri prima di partire nella campagna successiva.
Srinagar, la travagliata capitale di Jammu e Kashmir, è dove l’arte raggiunse il suo apice con una serie di giardini meravigliosi che dalle colline si estendeva fino alla superficie riflettente del lago Dal. Shalimar Bagh e Nishat Bagh hanno conservato fino ad oggi lo stesso aspetto che avevano ai tempi di Jehangir, con lunghe gallerie di platani orientali che si riflettono nelle calme acque delle piscine alimentate dalle correnti.
Taj-ul-Masjid, la più grande moschea dell’India
Dal momento in cui Bahadur Shah Zafar salì al trono nel 1837, i Moghul furono tormentati su ogni fronte dai britannici e dai risorgivi imperi hindu e sikh. Quando alla fine il potere cadde e Bahadur fu cacciato dal Forte Rosso a causa della sua partecipazione nella rivolta del 1857 contro i colonizzatori, l’imperatore divenne una figura di mera rappresentanza.
Ma il regno dell’ultimo imperatore Mughal lasciò comunque un segno, soprattutto a Bhopal, dove il Taj-ul-Masjid si erge imponente sopra le acque del Motia Talab. Costruita nell’arco di 57 anni a partire dal 1844, la più grande Moschea dell’India copre un’area di 23 mila metri quadri (tre campi da calcio), ed è dominata da tre scintillanti cupole a forma di cipolla e due minareti che fanno da sentinella.
Fonte: lonelyplanetitalia.it – Joseph Bindloss
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