Nascosto in un angolo anonimo di Deira c’è il miglior locale palestinese di falafel e hummus della città. Questi non sono i soliti falafel asciutti e marroncini: dalle friggitrici del Sultan Falafel le polpettine escono sugose e di un verde brillante, dato che sono piene di erbe aromatiche come prezzemolo, coriandolo e aneto. I khubz (panini tipo pita) rigonfi appena sfornati dal ristorante consociato adiacente sono perfetti per creare sandwich d’artista. Ordinate anche qualche guarnizione: fave cotte a cottura lenta (foul), salsa al peperoncino (shatta), sottaceti, melanzane e cavolfiori fritti. Per finire aggiungete un po’ di hummus vellutato e una spruzzata di salsa acidula al peperone verde e limone (tatbeela). Come sanno gli esperti, bisogna usare la forchetta per spalmare i falafel dentro la pita prima di aggiungere le guarnizioni.
È ironico, ma questo locale molto gettonato a Deira non è famoso per i falafel, è famoso per il pane ka’ak di Gerusalemme appena sfornato, ricoperto di croccanti semi di sesamo. Provate una pagnotta spalmata di formaggio, con tanta salsa piccante shatta, l’aromatico za’atar e le uova sode affumicate in un letto di trucioli di legno per sei lunghissime ore.
Ben addentro al Meena Bazaar c’è un locale del Punjab che fa pollo tikka ed è uno dei preferiti della comunità indiana locale dal 1969. Sind Punjab prepara spiedini succosi di pollo marinato e li fa cuocere sulla carbonella per un risultato affumicato e delizioso. Nessuno è mai uscito da Sind Punjab senza assaggiare alcune delle altre specialità della casa: il cremoso pollo al burro e lo speziato chana masala con i ceci, da mangiare con una pila di friabile laccha paratha. Per attutire il sapore delle spezie, prendete un lassi (bevanda a base di yogurt) oppure provate il succo di canna da zucchero preparato al momento con un po’ di lime.
Questo ristorante indiano vegetariano vecchio stile può sembrare privo di atmosfera, ma le famiglie indiane esperte di chaat (street food) adorano le sue pani puri. Queste palline (puri) di pasta croccante da mangiare in un boccone sono ripiene di fagioli mung, acqua al peperoncino piccante (pani) e chutney dolce al tamarindo e ai datteri. Il ripieno delle puri è liquido, quindi bisogna metterle in bocca intere, e gli aficionados sono capaci di ripulire in tempi da record diversi vassoi di questo esplosivo snack dolce-piccante-acido. Altri piatti molto apprezzati sono il riso soffiato piccante con mango crudo e chutney (bhel), un panino forte di patate e arachidi (dabeli) e un dolce fatto da una rete di pastella fritta (jalebi).
I minuscoli panifici afgani e pachistani disseminati a Old Dubai producono panini scottanti perfetti per accompagnare uno stufato piccante di lenticchie. Si possono gustare anche da soli, per strada, accanto al calore dei forni. Questo panificio, non più grande di una cabina, ha due tipi di forni: uno da pizza, dove cuocere i roti morbidi, piatti e flessibili, e un tanoor cilindrico, per i pani più croccanti e voluminosi. Io raccomando il loro pane ripieno, a forma di calza, che viene sbattuto sulle pareti calde del tanoor finché non si gonfia e diventa dorato. Provate la versione salata, con formaggio spalmabile e za’atar, o anche quella dolce, con miele appiccicoso e formaggio (attenzione: il miele diventa bollente!).
Troverete un sacco di commensali etiopi in questo locale, un ottimo segno per un ristorante che serve autentica cucina etiope ad Hor Al Anz. Proprietaria di Al Habasha è l’effervescente Sara, che fa arrivare ingredienti scelti come il burro e il tradizionale pane fermentato (injera) direttamente dal suo paese natale. Assaggiate lo stufato di pollo di un rosso acceso (doro wat), che è il piatto nazionale dell’Etiopia, servito a mestolate direttamente sullo spugnoso injera. Il servizio non prevede posate: per tradizione si mangia con la mano destra, usando l’injera per raccogliere pezzetti di cibo senza macchiarsi le dita (riuscire a evitare le macchie è una cosa rara).
Ci sono tante opzioni anche per i vegetariani, visto che in Etiopia si rispettano diversi “giorni di digiuno”; il misir (lenticchie) e lo shiro (stufato con farina di ceci) sono particolarmente buoni. I piatti tendono a essere molto piccanti, ma potete ordinare un po’ di aib (formaggio in fiocchi artigianale) per rinfrescare il palato, oppure optare per la versione alitcha (dolce, o più letteralmente “codarda”) degli stufati. I dessert non hanno spazio nella cucina tradizionale etiope, ma a fine pasto concedetevi la cerimonia del caffè, con tanto di incenso, tazzine minuscole, un caffè nero e forte e lo snack preferito in Etiopia da mangiare con il caffè: i popcorn!
Nessuno sa bene quando abbia aperto questo ristorante sudanese, neanche i camerieri. Qualcuno dice vent’anni fa, qualcuno trenta, molti non ricordano più un tempo in cui il locale non c’era. Il menù è incredibilmente concentrato e si può leggere tutto d’un fiato e la specialità principale è il foul, il timballo di fave a cottura lenta. È una pietanza che si trova in tutto il Medio Oriente, ma in Sudan spesso viene preparato con tocchetti di un formaggio bianco simile alla feta e servito con panini simili a quelli degli hot dog (samoon) invece che con la pita. Non andatevene prima di aver assaggiato un piatto di salsicce sudanesi: vengono servite con una salsa di arachidi chiamata dakwa, minacciosamente piccante, da spegnere con un sorso di succo di ibisco (karkade).
Nessuno prepara gli involtini di uova come i chaiwallas di questa piccola caffetteria proprio dietro il Suk delle spezie a Deira. Qui fanno una omelette spumosa piena di peperoncino e la avvolgono in una friabile parotta del Kerala, un pane azzimo spalmato di crema di formaggio e con un po’ di daqoos (come chiamano qui la salsa piccante). Chi è cresciuto a Dubai negli anni Ottanta chiede di aggiungere un ingrediente segreto: le Chips Oman, patatine piccanti rivestite di peperoncino rosso macinato, che non si mangiano solo per sgranocchiare qualcosa a metà pomeriggio, ma vengono sbriciolate dai fanatici in tutta una serie di alimenti ad alto contenuto di carboidrati. L’unica bevanda adatta ad accompagnare un panino anda parotta è il tè bollente. La caffetteria fa bollire le foglie di tè nero macinate con indicibili quantità di zucchero, latte condensato e qualche baccello di cardamomo, per una bevanda zuccherina e lattiginosa adorata dai locali.
La competizione è forte tra i locali che servono shawarma a Deira. Proprio accanto allo Shiraz Nights c’è un altro ristorante iraniano di kebab e shawarma, più vecchio, l’Hatam Al Tai. Ciascuno dei due ha i suoi clienti affezionati che fanno la coda davanti alla finestra da cui serve lo shawarma. Se non riuscite a provarli entrambi, scegliete la versione dello Shiraz Nights, con uno shawarma di pollo avvolto nel pane iraniano, sottile come uno strato di pizzo, che lascia trasparire la farcitura. Se preferite i sapori piccanti, provate la versione con una cucchiaiata di salsa aioli all’aglio e peperoncino (towm piccante). Prendete lo shawarma e un bicchierone di cocktail alla frutta e raggiungete il vicino Naif Park per gustare il pasto all’aperto.
Gestito dal sempre perfetto signor Reza, questo negozio iraniano contiene tesori di bontà persiane. Ordinate una pallina di bastani, un gelato iraniano elastico punteggiato di pistacchi e aromatizzato con la più costosa delle spezie, lo zafferano. Potete gustare il bastani così com’è oppure nella versione stravagante di un ‘affogato’ persiano, in cui il gelato viene servito sopra una montagnola di faloodeh, spaghetti ghiacciati con infuso di rosa. Gli sciroppi sui tavoli, quello rosso alla rosa e quello giallo al limone, non sono messi lì solo per bellezza: provate ad aggiungerli al faloodeh per un tocco agrodolce. Prima di andarvene fate scorta del mix di frutta secca preparato dal signor Reza, dei biscotti alla marmellata con polvere di pistacchio (shirini moraba) e, se siete in vena di osare, dei bocconcini al formaggio iraniani: danno assuefazione! Se siete fortunati potreste capitare quando il ristorante Sadaf, sopra il negozio, prepara il tradizionale pane sangak sui ciottoli. Entrate ad assaggiarlo accompagnato da feta, erbe aromatiche fresche e noci croccanti: ne vale davvero la pena.
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