L’isola è un’espressione straordinaria della potenza della Natura, in quanto offre una sintesi di ciò che il nostro Pianeta racchiude in sé. Da un lato, la lava scivola dolcemente dal vulcano Kilauea ed entra maestosamente nell’oceano Pacifico modificando instancabilmente la geografia del territorio, che ogni giorno si arricchisce di nuova terra, e dall’altro la ricchissima vegetazione ci dà un assaggio di come immaginiamo possa essere il paradiso: foreste di eucalipto, cascate rigogliose sempre avvolte da un arcobaleno, fiori profumati, praterie verdissime alternate a valli mozzafiato, che si affacciano su spiagge di sabbia nera, bianca e verde, accesso privilegiato verso un mare al tempo stesso impetuoso e accogliente, dove splendidi esemplari di tartarughe marine vivono indisturbati.
Gli antichi hawaiani erano organizzati con una struttura sociale a piramide: gli Ali’i, i reali hawaiani, i Kahuna, i sacerdoti, e il popolo. Vigevano leggi severe, chiamate Kapu, che regolavano ogni aspetto dello stile di vita, della politica e della religione e infrangerle significava essere inevitabilmente condannati alla pena di morte.
L’unica possibilità di sopravvivenza era sfuggire alla cattura e raggiungere un Pu’uhonua, un Luogo di Rifugio, che accoglieva anche guerrieri sconfitti o civili alla ricerca di un posto sicuro durante le battaglie.
Sono circondata da un’atmosfera surreale. Numerosi Ki’i, figure incise nel legno, circondano e proteggono il tempio. Il santuario ospita le ossa dei reali, ritenute fonte del mana, il potere spirituale che deriva direttamente dalle divinità. Per qualche attimo mi sembra di essere invulnerabile immedesimandomi in quegli hawaiani che, una volta raggiunto il Pu’uhonua, erano protetti da ogni avversità. Mi emoziona l’idea che, raggiungendo il Luogo del Rifugio, sarebbe stata offerta loro una seconda opportunità di vita, ricevendo energia spirituale e l’assoluzione. Percepisco lo spirito di pace e di perdono che continua a benedire questo santuario davvero speciale.
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