FINO A OTTOBRE, IL QUARTIERE PARIGINO DELLA DÉFENSE OSPITA UNA GRANDE MOSTRA A CIELO APERTO. ACCOGLIENDO UNA SERIE DI OPERE DAL RESPIRO CONTEMPORANEO CHE SI AFFIANCANO A QUELLE ALLESTITE IN MANIERA PERMANENTE.
Una grande mostra site specific con opere di Benedetto Bufalino, Pierre Ardouvin, Philippe Ramette, Fujiko Nakaya, Choi Jeong Hwa, Tadao Cern, Pangrok Sulap e Designs in Air, invitati a creare opere d’arte appositamente per la Défense. L’avveniristico quartiere polifunzionale di Parigi conferma la sua vocazione per l’arte contemporanea, e le otto opere del percorso Les Extatiques curato da Fabrice Bosteau, si affiancano, fino al 6 ottobre 2019, alle 73 già presenti nella collezione en plein air. Un quartiere, Paris La Défense, in continuo movimento e ripensamento, cuore pulsante di un’avanguardia urbanistica, architettonica e artistica della capitale francese.
NUOVI PUNTI DI VISTA
La scultura di paesaggio, che spesso s’interseca con l’architettura, contribuisce a rimodellare l’ambiente circostante arricchendolo di elementi che ne modificano le prospettive. Interviene in questo senso, in maniera assai dirompente, Benedetto Bufalino, che dona alla banalità del quotidiano un aspetto di straordinaria meraviglia, e sospende un’automobile su un lampione: l’area della Défense è interdetta al traffico, per cui la posizione pensata dall’artista è, paradossalmente, l’unica possibile. Il gesto si spoglia dell’assurdo e assume una sua logica, non solo artistica: una critica all’inquinamento, una derisione del feticismo di cui è oggetto l’automobile. Un’installazione che riporta lo sguardo verso la realtà, inerpicandosi sul sentiero della curiosità e del bizzarro.
Da parte sua, Pierre Ardouvin irrompe sull’Esplanade con una scultura installativa concettuale, un grande cartello in metallo che si chiede: “Chi semina il vento?”. Una domanda che, fisicamente investita dalle correnti che spesso soffiano sulla spianata, sembra prendere il volo essa stessa, spargersi sulla città, rivolta a tutti e a nessuno, e fa riflettere sulle responsabilità del genere umano, sulle azioni quotidiane che si ripercuotono sugli individui e sulle cose.
COSCIENZA AMBIENTALISTA
Ricorda la natura e la spiritualità del suo Paese d’origine ‒ la Corea ‒, la monumentale Breathing Flower di Choi Jeong Hwa, i cui enormi petali di plastica gonfiabile, muovendosi alle raffiche di vento, creano l’illusione di un corpo vivo dal respiro pulsante. Un’allusione alle perdite, negli ultimi anni, di centinaia di migliaia di ettari di aree verdi in Corea, dove la bellezza di fiori, piante, animali è schiacciata dalla cementificazione selvaggia. Sceglie i gonfiabili anche il duo Designs in Air (Luke Egan e Pete Hamilton), ma con un impatto visivo assai più drammatico e spettacolare: un’enorme piovra sembra arrampicarsi su un edificio in costruzione, minacciando di distruggerlo: metafora della rivolta di un ecosistema selvaggiamente sfruttato e il cui habitat viene distrutto senza riguardi. Un ammonimento contro i drammatici cambiamenti climatici che colpiscono sempre più violentemente le attività umane.
Più artistico e poetico l’approccio di Fujiko Nakaya, che ha lavorato, come d’abitudine, con la nebbia, giocando con la natura effimera, incerta, turbolenta di questo fenomeno naturale in costante metamorfosi; una nebbia artificiale, spinta da una fila di 500 ugelli, avvolge il Bassin Takis e, a seconda del soffiare del vento, creerà forme e prospettive differenti. Una delicata metafora sull’energia della natura e dell’arte, la cui simbiosi ha creato nel tempo mirabili capolavori, basti pensare al Roden Crater di James Turrell.
ATTIVISMO POLITICO E SITUAZIONISMO
Attraverso il più convenzionale ma sempre affascinante mezzo dell’incisione, il collettivo malese Pangrok Sulap (Rizo Leong, Jirum Manjat e Mc Feddy) porta avanti un’arte impegnata sulle questioni socio-politiche del Paese, ergendosi a portavoce delle comunità emarginate della regione di Sabah, che ancora abitano la foresta. Proprio questo habitat naturale sempre più a rischio è il soggetto delle incisioni realizzate secondo l’antica tecnica indigena su legno. Tradizione e impegno civile che trovano alla Defénse una vetrina di respiro mondiale.
Di sapore situazionista, la scultura installativa di Philippe Ramette: Éloge de l’envol (Image arrêtée) è una grande altalena, simbolo poetico e ludico del volo. Volo inteso come elevazione dalla banalità, sforzo della fantasia oltre i confini del quotidiano, slancio di coraggio e d’inventiva al di là del grigiore urbano. Il gioco che diventa arte, un piccolo anello di congiunzione fra la terra e il cielo, inteso come luogo della libertà di pensiero. Se nel ’68 i situazionisti trovavano la spiaggia sotto il selciato, Ramette, mezzo secolo dopo, scopre il lato nascosto del cielo e lancia un messaggio di audacia, di ottimismo, di speranza.
Parigi // fino al 6 ottobre 2019
Les Extatiques
LA DÉFENSE
Esplanade de La Défense
Fonte: Artribune.com – ‒ Niccolò Lucarelli
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