“Il nostro paradiso non si tocca”: così la blue economy delle Seychelles salverà l’ambiente
Tartarughe giganti, pappagalli neri, dugonghi e piante millenarie: la biodiversità sull’arcipelago dell’Oceano indiano non ha eguali. Ecco perché il governo ha avviato una serie di programmi che puntano a rendere area protetta la maggior parte del territorio
Spiagge bianche, piante endemiche degne di un romanzo fantasy e una biodiversità marina senza paragoni. Le Seychelles sono uno degli ultimi paradisi terrestri rimasti, un luogo sfruttato per generazioni dal turismo di massa che negli ultimi anni ha riscoperto una coscienza ambientalista, basata su principio difficile da interiorizzare ma dal quale non si torna indietro: piante, pesci, rettili e uccelli non appartengono all’uomo ma alla Terra e rappresentano un patrimonio da tutelare, ad ogni costo. Numerosi studi hanno dimostrato che la natura vale di più se sana e protetta che se martoriata e sfruttata, ed è anche per questo che il Governo punta i pugni sul tavolo ribadendo che i 455 chilometri quadrati di biodiversità terrestre, più le acque oceaniche circostanti, non vanno più toccati, avviando iniziative che puntano a limitare l’intervento dell’uomo su buona parte della superficie del Paese e ovviamente sui suoi mari.
Al momento, circa metà del territorio coincide con aree protette e ci sono ben otto parchi nazionali e riserve speciali nell’archipelago. Il più grande è il Morne Seychellois National Park, che copre più del 20% dell’isola più grande, Mahe: con 12 percorsi di trekking, questo luogo rappresenta il paradiso dei camminatori, tenuti ovviamente a non gettare neanche una carta per terra e anzi a lasciare la foresta migliore di come l’hanno trovata. Tra lombrichi giganti e ragni che tessono tele grandi come lenzuola, il parco conduce il visitatore lungo un labirinto di vegetazione fitta e rigogliosa che profuma di mare.
Ma è a Vallee de Mai, su Praslin Island, che si trova il cuore di questa operazione che prima che essere ambientalista è culturale: è qui che infatti crescono le palme del famoso, endemico Coco de Mer, la noce di cocco dalla forma singolare e spesso oggetto di foto volgari e allusive, sebbene non ci sia niente di volgare o allusivo in questo frutto, che può arrivare a pesare decina di chili e che a causa dell’inquinamento e della deforestazione negli ultimi anni è stato gravemente minacciato. Per proteggere quest’opera d’arte della natura il Governo si sta impegnando molto, tanto che l’unico modo per ammirare le noci di cocco è prenotare giorni prima un ingresso al parco, seguendo le indicazioni di un percorso tracciato dal quale non è possibile uscire. Sempre qui è possibile ammirare il pappagallo nero, un uccello endemico e oramai rarissimo, famoso per il piumaggio oscuro e lucente. Non è un caso che questa foresta tutta profumi, rumori ancestrali e colori sia stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ultimo ma non ultimo, tra le fronde di queste palme che rievocano scenari alla Jurassic Park, è anche possibile intravedere il geco color verde smeraldo, altra creatura simbolo dell’arcipelago che senza una politica ad hoc probabilmente scomparirebbe.
La Cousin Island Special Reserve è invece un importante luogo di accoppiamento per le tartarughe embricate dell’oceano Indiano occidentale, nonché destinazione preferita per la nidificazione di moltissimi uccelli di mare. Il sito è gestito da Nature Seychelles, che ogni anno monitora la riproduzione dei rettili – classificati come in pericolo critico di estinzione – che depongono le uova tra settembre e marzo, con i piccoli che prendono il largo tra novembre e gennaio. Le Seychelles sono uno dei pochi posti al mondo dove questi animali marini si riproducono e i programmi di ricerca e tutela sono ormai numerosissimi.
La riserva più grande si trova però a Aride Island, l’isola granitica più settentrionale, che ospita molte importanti specie di uccelli nonché una delle più dense e interessanti popolazioni di rettili al mondo. Gestita dalla Island Conservation Society, l’isola era un tempo proprietà della famiglia Cadbury, che ha lottato fino alla fine per ottenere tutte le tutele ambientali possibili sul territorio.
Un altro patrimonio Unesco dell’arcipelago è la Aldabra Atoll Special Reserve, descritta da Sir David Attenborough come una delle meraviglie del mondo. Gestita dalla Seychelles Island Foundation, ospita le gigantesche tartarughe giganti di Aldabra, animali straordinari che nei secoli hanno alimentato la fantasia e di scrittori, registi e poeti. Anche loro, ovviamente, in pericolo di estinzione.
Ma è forse sul fronte dell’ecosistema marino che l’archipelago sta facendo il lavoro migliore, con l’obiettivo preciso, fissato al 2021, di trasformare il 30% delle acque oceaniche circostanti in area protetta. È questa la cosiddetta “Blue economy”, ovvero una nuova, futuristica concezione dell’economia basata sulla tutela dell’ambiente e sul fatto che questo vale di più se pulito, sano, protetto e rispettato. Ecco perché in tutti e sei i parchi marini delle Seychelles la pesca non è permessa e il divieto viene monitorato costantemente a bordo di imbarcazioni dedicate.
I gruppi ambientalisti che lavorano nell’arcipelago per la tutela di piante e animali sono ormai parecchi, a partire da Sustainability for Seychelles, che incoraggia un “green lifestyle” che altro non è che la combinazione tra le pratiche tradizionali creole con le più moderne tecnologie, un mix tra passato e futuro che punta a liberare l’ambiente dalla plastica; la Terrestrial Restoration Action Society of Seychelles, con sede a Praslin Island, grazie a una ramificata rete di volontari monitora invece l’impoverimento del suolo e si adopera per ripiantare la vegetazione indigena.
Il progetto governativo è talmente interessante da aver attirato l’attenzione di un attivista come Leonardo di Caprio. Nei prossimi anni l’arcipelago potrà contare su due enormi nuovi parchi marini, andando a sigillare un’operazione di tutela ambientale senza precedenti di cui beneficeranno delfini, mante, squali, megattere, dugonghi, tartarughe, uccelli di mare e tutti quei pesci straordinari che rappresentano il vero e più profondo tesoro dell’arcipelago, un forziere di cui tutti siamo responsabili, ora più che mai.
Fonte: repubblica.it – Sara Ficocelli
Leave a reply