IL CENTRE POMPIDOU SI ESTENDE, PER LA PRIMA VOLTA, FUORI DALL’EUROPA. IL COMPLESSO ARCHITETTONICO, PROGETTATO DALLO STUDIO DAVID CHIPPERFIELD ARCHITECTS, OCCUPA UN LOTTO ALL’INTERNO DI UN NUOVO DISTRETTO CULTURALE DELLA METROPOLI CINESE, CHE PROPRIO IN QUESTI GIORNI OSPITA LA FIERA WESTBUND ART & DESIGN
Non è mancato neppure il presidente francese Emmanuel Macron alla cerimonia di inaugurazione del Centre Pompidou x West Bund Museum Project, accessibile ufficialmente al pubblico da venerdì 8 novembre. Con questa apertura, che arriva al termine di un percorso non privo di battute d’arresto, l’istituzione francese sembra compiere un balzo in avanti nei propri piani di espansione culturale, traghettandosi fino al cuore commerciale della Cina. Mentre le precedenti esperienze – dal Centre Pompidou Metz, in terra francese, allo spazio pop-up di Malága, in Spagna; dal progetto in fieri a Bruxelles fino all’Art Factory, annunciato solo una manciata di giorni fa – si erano svolte all’interno dei confini europei, tutto sommato non distantissimi dalla casa madre, l’approdo in Asia attesta un cambiamento di passo. Nello stesso tempo, si presta ad alimentare analisi dettate anche dall’attuale fase politica, segnata dalle manifestazioni in corso a Hong Kong e dalla “guerra dei dazi” con gli Stati Uniti.
IL PIÙ GRANDE ACCORDO CULTURALE TRA FRANCIA E CINA
Suonano dunque quasi come una rassicurazione le parole scelte dal presidente del Pompidou, Serge Lavignes, nelle dichiarazioni rilanciate dalla stampa francese. Lavignes ha voluto specificare che la nuova istituzione disporrà di una “sufficiente libertà” per operare in Cina. Una precisazione necessaria per chiarire il lavoro che il Pompidou svolgerà nel neonato centro artistico di Shanghai, dato il suo diretto riflesso a livello curatoriale e programmatico. Francia e Cina, nella fattispecie il Centre Pompidou Paris e la società statale West Bund Development Group, hanno infatti sottoscritto un accordo quinquennale, nel quale sono stati definiti i dettagli del “mandato culturale”. Come testimonia la prima delle mostre semipermanenti ospitate – The Shape of Things, curata da Marcella Lista e comprensiva di un centinaio di opere della collezione parigina, invero con una selezione un po’ banale e scontata in spazi non propriamente ariosi – sarà l’istituzione francese a disegnare l’identità espositiva del nuovo museo. Visitabile fino al maggio 2021, questo primo progetto include opere dell’arte europea, tra cui Il chitarrista di Pablo Picasso del 1910, affiancate da lavori di artisti cinesi contemporanei come Zhang Huan e Zao Wou-Ki. Il tutto, a quanto si apprende, preventivamente approvato dalle autorità locali. Al di là della collezione, con una selezione di opere piccole e in sovrannumero, è ad ogni caso il museo a convincere sino ad un certo punto, sia all’esterno per la scelta dei materiali e dei colori, sia all’interno per il dimensionamento delle sale e l’assenza pressoché totale di personalità.
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
Sviluppato dai professionisti dello studio guidato dall’architetto britannico David Chipperfield – coinvolte, in particolare, le sedi di Pechino e Berlino -, il museo dispone di circa 25.000 metri quadrati di spazi. Sorge all’interno di un distretto industriale dismesso della città, lungo la riva settentrionale del fiume Huangpu, attualmente in corso di profonda rivitalizzazione. Grazie anche a istituzioni come Long Museum West Bund, il Museo Yuz e il Centro di fotografia di Shanghai e a ulteriori luoghi di rilievo artistico, quest’area sembra proiettata verso un ruolo di primo piano nell’offerta culturale della città. Lo attesta anche la contemporanea apertura della fiera WestBund Art & Design, in corso fino al 10 novembre: questo infatti è a Shanghai anche il weekend delle fiere d’arte contemporanea. Oltre a WestBund c’è anche Art021, in un edificio storico più centrale. La struttura include tre gallerie, sistemate in altrettanti distinti volumi a forma di scatola, un auditorium, un negozio, un servizio di caffetteria e altre aree. Il museo sarà in grado di affiancare al format delle mostre a lungo termine due esposizioni temporanee all’anno. Chi si aspetta edifici spettacolari e mostre spettacolari però potrebbe restare deluso.
Fonte: Artribune.com – Valentina Silvestrini e Massimiliano Tonelli
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