L’esperimento nel secondo scalo della capitale UK, contro le stressanti file all’ingresso: si imbarca un passeggero per volta, chiamato per posto, a cominciare da quelli esterni
L’imbarco in aereo è una delle fasi più stressanti di un volo. Specialmente per chi viaggi poco e non disponga di accessi prioritari al velivolo legati ai programmi fedeltà delle compagnie come gli status Ulisse o Freccia Alata di Alitalia o Frequent Traveller di Lufthansa. Ogni compagnia e ogni aeroporto organizzano infatti le operazioni come meglio preferiscono: chi in modo tradizionale, con le classiche file e dando la priorità ai passeggeri di business class o a quelli che hanno appunto un qualche tipo di precedenza; chi per zone (strategia tipica dei vettori statunitensi); chi ancora – specialmente negli scali meno attrezzati – senza una logica precisa alla base, specialmente quando l’imbarco avvenga tramite autobus. Con la conseguenza che sistemare il bagaglio nella cappelliera e sedersi può diventare un dramma fra chi si attarda nelle prime file prendendosi tutto il tempo e bloccando l’afflusso regolare, chi non trova più spazio negli alloggiamenti e perde la pazienza, fra steward e hostess messi a dura prova e tempi del decollo che si allungano, spesso perdendo lo slot di partenza previsto.
All’aeroporto di Gatwick, il secondo di Londra a Sud della capitale britannica che rappresenta un mercato da oltre 170 milioni di viaggiatori all’anno, stanno pensando a nuove strategie per risolvere uno dei problemi più rognosi dell’intera esperienza aeroportuale. Un collo di bottiglia che può avere forti ripercussioni specialmente per quelle compagnie che operano diversi voli sul breve e medio raggio in stretta successione e per le quali i tempi d’imbarco sono essenziali per la puntualità e la redditività. E dunque per la soddisfazione dei passeggeri, visto che tutto si tiene nel magico mondo aeroportuale. Al gate 101 dello scalo inglese, mostro che nel 2017 ha raccolto 45,6 milioni di passeggeri contro i 75,7 di Heathrow, si stanno infatti sperimentando nuovi sistemi per un imbarco più veloce e meno stressante.
La strategia più promettente, che verrà testata per due mesi, sembrerebbe essere quella di ricorrere all’imbarco in base alla poltrona, cioè al numero della fila e al posto (A, B, C eccetera). Secondo gli esperti, fra cui Abhi Chacko, responsabile delle tecnologie digitali dell’aeroporto, il metodo potrebbe ridurre drasticamente i tempi, almeno del 10%, facilitando la vita a passeggeri, equipaggio e conti delle compagnie. Il punto centrale è (o sarà, nel caso venga implementato) abituare i viaggiatori al nuovo schema, che potrebbe funzionare in questo modo. L’imbarco dei passeggeri (chiamati attraverso grandi schermi in cui verrà visualizzato il loro posto) potrebbe iniziare, e così sta avvenendo a quel gate, dalle poltrone che danno sul finestrino nelle file posteriori dell’aeromobile e procedere poi verso le file più avanzate. Non, però, saltando da un lato all’altro del corridoio ma completando prima un lato dell’aereo e poi passando a quello opposto, proprio per evitare ogni possibile inghippo legato all’alternanza fila destra-fila sinistra. E le famiglie, che evidentemente dispongono di posti vicini ma che finirebbero per imbarcarsi in momenti molto diversi, sarebbero autorizzate a salire tutte insieme, specialmente se hanno acquistato una qualche forma di imbarco prioritario come lo Speedy Boarding di easyJet, che è una delle compagnie che partecipano visto che Gatwick è l’hub storicamente più importante. Altrove, invece, alle famiglie viene accordata sempre la precedenza. A proposito: chi salta l’appello salirà a bordo per ultimo.
“Comunicando meglio con i passeggeri e imbarcandoli per numero di poltrona ci aspettiamo di rendere l’intera esperienza più rilassante e, potenzialmente, evitare a un gran numero di viaggiatori di affrettarsi in ogni fase dell’imbarco” ha spiegato Chacko.
Non è l’unica strada. Allo scalo britannico stanno pensando a una serie di altre opzioni, molte delle quali in realtà già provate in precedenza, anche se potrebbe non esserci una sola strategia vincente. Dipende dagli aeroporti e dal tipo di viaggiatori che li frequentano: certi voli o gate potrebbero continuare a imbarcare nei modi classici, magari perché c’è in attesa un velivolo più piccolo e orientato a una clientela strettamente business, altri potrebbero sposare l’imbarco 2.0 con questa sorta di “appello” per poltrona, uno ad uno, evitando gli affollamenti, i litigi e gli intoppi sul corridoio fra borse che precipitano e vicini di posto che se la prendono comoda.
Il metodo in fase di sperimentazione a Gatwick appare in effetti interessante. La questione centrale da risolvere è proprio quella degli imbarchi prioritari. Non tanto per le compagnie tradizionali, che assegnano gratuitamente la scelta del posto riservando la priorità a disabili, famiglie e frequent flyer, quanto per le low cost che invece fanno della selezione della poltrona una notevole fonte di ricavi ancillari già in fase di prenotazione: chiunque acquisti uno Speedy Boarding, per esempio, lo fa anche perché sa che potrà accedere rapidamente all’aereo e questo riguarda spesso un numero elevato di passeggeri. Anche perché agli imbarchi veloci delle low cost è spesso associato un bagaglio aggiuntivo. Il che renderebbe in parte inefficace la nuova modalità d’imbarco nella sempreverde battaglia all’imbarco lumaca.
Fonte: repubblica.it – SIMONE COSIMI
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