5-17 Gennaio, la Dakar della (terza) svolta. Dopo Africa e Sud America, è Arabia Saudita. 8.000 chilometri, 12 Tappe, una giornata di riposo. 350 veicoli iscritti. Nuove regole
Il penultimo velo sulla Dakar 2020 è stato tolto. Calendario, percorso di massima, partenti, caratteristiche generali. Della Dakar 2020 Arabia Saudita (100% Arabica) adesso si sa tutto… e niente (ma è già qualcosa di interessante). Il resto, il dettaglio fine, arriverà più avanti in corrispondenza con la “mossa” del Rally.
Dopo dieci anni il Marchio e il Rally traghettano dal Sud America all’Arabia Saudita (e prima ancora aveva vissuto trent’anni di leggenda in Africa). È il frutto di un contratto di cinque anni tra ASO e il Paese della Penisola Arabica, per la realizzazione della Dakar che è definita Capitolo Terzo: Il Regno della Sabbia.
12 Tappe, dal 5 Gennaio 2020, un totale di quasi 8.000 chilometri di cui 5.000 di Prove Speciali. La prima parte del Rally si svilupperà sui dedali di piste lungo la costa, alzando il livello delle difficoltà di navigazione, la seconda sarà specificamente caratterizzata dal mixed feeling di correre attraverso scenari stupendi (e non poteva essere altrimenti) ma con grosse difficoltà legate alla natura del terreno: sabbia e dune a perdita d’occhio!
Si parte da Jeddah, si risale la costa del Mar Rosso fino Neom ed è subito Super Marathon (solo dieci minuti di meccanica e mezzi in Parco chiuso). Poi si piega a Sud-Est verso Riyadh, dove è prevista la giornata di riposo dell’11, e quindi verso il Sud-Ovest di Wadi Al-Dawasir. Si risale per piegare decisamente a Sud Est per raggiungere Shubaytah. Il ritorno verso Harad e poi verso Riyadh, ma con arrivo nella vicina Qiddiyah, conclude il programma della 42ma edizione del Rally-Raid per definizione.
È il richiamo d’Oriente. Gli iscritti sono 351, provenienti da oltre 50 Nazioni. Nel dettaglio, 170 Moto, 134 Auto, 47 Camion. Un leggero incremento rispetto all’ultima Edizione sudamericana, o 100% Perù, leggero anche il rilancio rispetto alle ultime edizioni.
Cambiamenti. Del primo e evidente, il trasferimento geografico, si è già detto. Cambia l’atmosfera, e si tratta di un elemento importante che è tutto da scoprire. Il Sud America era diverso dall’Africa, e l’Arabia Saudita sarà per gran parte dei partenti una vera e propria scoperta. Non è lo stesso mondo cui siamo generalmente abituati, ma è vero che il solo fatto di aver voluto la Dakar sul proprio territorio depone a favore di una decisa apertura al turismo, e dunque alla relazione.
Sul piano sportivo, arrivato David Castera, che sostituisce Etienne Lavigne, arrivano anche le novità introdotte dall’ex Navigatore di Despres e Peterhansel (ma anche ex motociclista “Dakariano” ed ex Direttore della Dakar prima di Marc Coma) nel recente Rally del Marocco di sua proprietà. In particolare, struttura delle Tappe Marathon e Road Book a colori. L’obiettivo è quello di restituire alla Dakar una maggiore componente di quell’Avventura che ne aveva decretato il successo sin dalla leggendaria prima edizione e, per quanto possibile, tendere a livellare le opzioni a disposizione di privati e ufficiali, amatori e professionisti. Si ricorderà che al Rally del Marocco in alcune tappe il road book veniva consegnato al mattino, addirittura pochi minuti prima della partenza. L’applicazione delle nuove idee aveva immediatamente ottenuto due effetti. Il primo era la stroncatura delle fiorenti carriere dei mapmen, i “googlemappisti” che passavano la notte e rieditare i road book dei propri assistiti. Il secondo era stato, insieme al generale disorientamento di Piloti e Navigatori nello scoprire il percorso praticamente in tempo reale, di accrescere il livello della concentrazione abbassando di conseguenza velocità e rischio. Altre regole: neutralizzazione di rifornimento per tutti i mezzi, in modo da evitarne il rimescolamento, e “jolly” Wild Card, ovvero la possibilità, per i ritirati, di proseguire in una classifica “Dakar Experience” a parte e continuare fino alla fine.
Cambia molto, e cambia anche la lingua. Lo si è visto già alla presentazione di Parigi all’Istituto del Mondo Arabo. In Africa e Sud America molti potevano almeno “arrangiarsi”. In Arabia Saudita sarà un po’ più complicato.
Fonte: automoto.it/dakar
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